BAROLIAMO! Un weekend con il “Re dei Vini”

Testo e Foto di Cesare Zucca


Benvenuti a Barolo (Piemonte) suggestivo borgo delle Langhe e patria del Barolo, il “Re dei Vini” prodotto esclusivamente da uve Nebbiolo, un vitigno autoctono a bacca nera le cui radici raggiungono quasi 7 metri di lunghezza, qualità che permette di estrarre e di riportare sul vino le caratteristiche delle varie stratificazioni del terreno. È considerato uno dei vini italiani più prestigiosi, riconosciuto in tutto il mondo per i tannini decisi, il lungo potenziale di invecchiamento, gli aromi e i sapori che spaziano da petali di rosa a frutti di bosco rossi, catrame, caffè, cioccolato e terra.CONOSCIAMO IL BAROLO
Nel Castello comunale Falletti, ci attende il Museo WiMu che racconta la storia e le personalità che dal 1800 hanno contribuito a portare il vino Barolo sulle tavole dei regnanti d’Europa.
Avventuratevi in un viaggio interattivo attraverso la cultura e la tradizione del vino dalla preistoria fino a oggi.
Uno spazio museale diverso dal solito che non si limita a dare informazioni in maniera fredda ma coinvolge il visitatore nei colori, nei profumi, nelle sensazioni e nelle suggestioni che da secoli aleggiano intorno alla bevanda più buona del mondo. La visita si snoda attraverso quattro piani e 25 stanze, tra eleganti sale a ambienti di fantasia e divertimento, come la “panchina ruotante colle ruote” su cui sedersi e pedalare!


Si parte dal terzo piano, dedicato alle divinità, alla natura, alle stagioni, alla notte ed al buio delle cantine dove il carattere del vino ha tempo di maturare. Nel secondo piano si passa dalla Mesopotamia, Egitto, Grecia e Impero Romano fino a oggi, scoprendo le influenze del vino nell’arte, nella musica e nella letteratura. Il piano nobile conserva gli arredi degli ultimi marchesi Falletti di Barolo, Carlo Tancredi e sua moglie Giulia di Barolo, figure fondamentali nella creazione del vino barolo
ARTE E VINO
All’uscita dal museo, vi aspettano due imperdibili esperienze: il MAP (Museo Aula Picta) che ospita le opere dei tre grandi Maestri spagnoli: Mirò, Dalì, Picasso e l’Enoteca Regionale del Barolo che vanta più di 120 etichette di Barolo di annate e produttori differenti. Qui le degustazioni sono pensate proprio per offrire la possibilità di un primo approccio al Barolo a chi non lo conosce o lo conosce ancora poco e proponendo così un’occasione di approfondimento.

E NEL CALICE?
Dalla mente creativa di Sandra Vezza è nata un’etichetta dal nome curioso “L’Astemia” simpaticamente ribattezzata l’“Astemia Pentita”.

Scoprirete un’enoteca davvera insolita, quasi una galleria d’arte dall’atmosftera pop, a cominciare dalle pareti floreali, all’ imprevedibile design delle bottiglie del rosato Adorabile, del bianco Arminico e del rosso Dinamico.


Ottimo il Barolo Cannubi 2020, elegante e setoso, capace di invadere con grazia il palato, dispiegando disparate sensazioni olfattive con vi porteranno a freschi sentori di bacche rosse e di frutta matura. Terlo, un barolo affinato secondo il metodo tradizionale in grandi botti di rovere di Slavonia, per preservare le caratteristiche dell’uva e trasferire nel bicchiere i sentori autentici della vigna, arricchiti da note tostate di fiori e liquirizia che evolvono in un profumo di frutti neri e spezie.

Terlo è un vino dalla struttura olfattiva giovane e attraente dai tannini molto intensi, ma eleganti con un tocco balsamico. Ideale con carni, bolliti e brasati e (per chi come me ama le frattaglie) l’iconica “finanziera”. piemontese. Tradizione e contemporaneità distinguono questa cantina davvero unica.
Passiamo a Vajra, un vigneto storico nato nel 1650 e ripreso nel 1971 da Aldo Vajra, uno dei primi piemontesi ad abbracciare l’agricoltura biologica. Tra i sui “gioielli” spiccano Albe un classico barolo di assemblaggio dal colore rosso granato, piacevolmente fruttato, con sentori di petali di rosa, frutti rossi freschi, spezie, tabacco e buccia d’arancia. “La vera bellezza racchiusa nell’Albe, racconta Milena Vajra è la carezza del sole e l’eccezionale semplicità della natura che rende possibile il quotidiano miracolo della vita che si risveglia.Costa di Rose prodotto da vitigni nebbiolo su sabbia è un vino intenso, persistente al palato, minerale, da vitigni nebbiolo su sabbia, ideale con carni rosse. Ravera, balsamico al naso, frutta speziata, aroma intenso. per finire in bellezza, il Bricco delle Viole, il cui nome deriva dalle violette che sbocciano a primavera. Profondo e setoso al palato, con tannini ben integrati, frutti rossi, ribes nero, eucalipto e un finale minerale di incredibile persistenza.
Insomma, un barolo da Oscar!


Shopping “gourmet” a Barolo
Scoprite la storica Macelleria Sandrone, un vero paradiso di carni di razza bovina piemontese. Spiccano la carne cruda, ottenuta da un 70% di carne suina e 30% bovina, il salame crudo e cotto al Barolo e i saporiti cacciatori, mentre nella Macelleria Graziano a Cherasco, troverete l’irresistibile salsiccia al barolo, ottima anche cruda.

Un dolce souvenir?
Lasciatevi sedurre dai baci di Cherasco, cioccolatini dalla forma irregolare fatti con cioccolato fondente e le famose nocciole “gentili”del Piemonte

DOVE MANGIARE
RossoBarolo, nel centro del borgo. Questa tradizionale osteria vi delizierà con il suo menu ricco di piatti tipici. Spettacolari antipasti, dalla frittatina di spinaci con raschera di formaggio. alla tartare di fassona. al vitello tonnato con crema di rosso d’uovo, tonno, acciughe, capperi e majonnese.

Come primo ho assaggiato i quadrotti di pasta ripieni di brasato e timo, seguiti da una “finanziera” di frattaglie, il classico brasato al barolo

Per terminare i dolcezza con  una spettacolare torta di nocciole “battezzata” da un meraviglioso zabajome servito direttamente dal pentolino della simpaticissima Signora Patrizia, che assieme al marito Chef Emanuele cura con garbo e simpatia le tavole degli ospiti.

Tra i “piatti forti” troviamo una gustosissima “Cipolla ripiena con salsiccia e toma di Langa”. Vivace e saporita. Volete la ricetta? Eccola, direttamente dallo Chef!

CIPOLLA RIPIENA CON SALSICCIA E TOMA DI LANGA
Ricetta dello Chef Emanuele Garda, RossoBarolo, Barolo


Ingredienti
Cipolla bionda 380.gr circa, pasta di salsiccia 180 gr. circa, toma di langa o robiola 100.gr, un bicchiere di latte, amido di mais 1 cucchiaio.
Preparazione
Tagliare la cipolla al di sopra della meta’ per ottenere il contenitore e ottenere il coperchio ,infornare a 180 gradi per 40 minuti.una volta raffreddata svuotare la cipolla della sua polpa lasciando uno strato di cipolla. Per la fonduta :tagliare la toma di langa a dadini spolverare con la maizena, mettere in un pentolino coprire con il latte e a fuoco lento mescolare fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo.
Per la salsiccia: spadellare la pasta di salsiccia con la polpa della cipolla tagliata a dadini a coltello. Unire la fonduta e la pasta di salsiccia con la cipolla  una volta raffreddate per ottenere il ripieno, farcire la cipolla abbondandemente e spolverare con un po’ di parmigiano. Infornare a 150 gradi per 15 minuti o finche non faccia una bella crosticina. Abbinare un buon bicchiere di barolo.

INFO
Vajra
L’Astemia pentita
WiMu
MAP
RossoBarolo

Un grazie speciale a Mario Ferrero/Strada del Barolo e Chiara Roggero/Ente Turismo Langhe Monferrato Roero




RAVENNA, LO SPLENDORE DEL MOSAICO

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA
Sei un amante del mosaico? Ti incuriosisce l’arte? Vorresti creare un ‘tuo’ mosaico?
Segna in agenda Ravenna, destinazione top per scoprire una tra le più belle città del mondo, sognare davanti ai suoi mosaici, imparare questa meravigliosa forma d’arte.
Tra realtà, leggende e segreti…

La Città
Ravenna è un luogo con un passato davvero prestigioso, tre volte capitale: dell’Impero Romano d’Occidente, del regno di Teodorico e dell’Impero bizantino in Europa, fino all’VIII secolo d.C. Durante questo periodo di ricchezza e prestigio, furono costruiti chiese e mausolei, splendidamente decorati con meravigliosi mosaici, sicuramente i più scintillanti e famosi del mondo, così preziosi da  essere stati riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1996.

Dove trovarli?
Venite con me. Partiamo alla grande con la Basilica di San Vitale, probabilmente lo spettacolo più imponente che vedrete a Ravenna. È considerata uno dei più importanti esempi di arte paleocristiana e rappresenta un perfetto incontro tra tradizioni orientali e occidentali.
La vera meraviglia sono gli abbaglianti mosaici bizantini che decorano il presbiterio e il coro.
Riccamente vestita, trionfa l’Imperatrice Teodora scortata dal suo seguito.

E’ davvero emozionante trovarsi a tu per tu con la bellissima sovrana di Ravenna. Beh, anche Teodora aveva  i suoi segreti di bellezza, perlomeno così sostiene l’ Erboristeria in Via Salara che vende appunto i Segreti di Teodora.

Mausoleo dell’Imperatrice Galla Placidia
Varcate l’ingresso e guardate in alto, entrerete in un mondo magico dal cielo blu trapuntato da stelle dorate. Le preziose tessere sono in oro e lapislazzolo. Davvero mozzafiato. Si racconta che il compositore Cole Porter, dopo una visita a questo edificio,  fosse stato ispirato a scrivere la canzone“ Night and Day ”, forse la sua composizione più conosciuta.

.San Giovanni Evangelista
Uno dei miei luoghi preferiti. Non solo per i teneri mosaici pavimentali, vagamente naif, che sembrano fatti da mani di giovani studenti, ma anche perchè c’è una misteriosa leggenda che coinvolge proprio l’imperatrice.
Si racconta infatti La sera prima della consacrazione della Basilica dedicata a San Giovanni Evangelista, Galla Placidia vide apparire una figura luminosa. Era proprio San Giovanni! Galla si prostrò ai suoi piedi e quando la figura sparì, le restò in mano il sandalo del santo. L’episodio è raffigurato sul portale medievale, antistante la Basilica, location perfetta per una foto-souvenir…
Basilica di Sant’Apollinare Nuovo
Poco distante dal centro, troverete un’ altra meraviglia, eretta nel 505 e dichiarata nel Patrimonio Mondiale Unesco nel 1996. Le pareti nella navata centrale sono completamente decorate con mosaici dorati che rappresentano il più antico ciclo musivo del Nuovo Testamento, dove le figure umane sono quasi completamente assenti, a significare che tutto è simbolo. Il prato verdeggiante, costellato di fiori, sassi, cespugli, uccelli, si distende senza profondità prospettica, privo di vita concreta. Il contrasto tra il verde e l’oro crea un’atmosfera che ipnotizza lo spettatore.
Molti artisti e scrittori famosi si sono innamorati di Ravenna. Nomi come George Byron, Gustav Klimt, Oscar Wilde e Dante Alighieri, l’autore della Divina Commedia e padre della lingua italiana, che ha trascorso gli ultimi tre anni della sua vita a Ravenna.


Nella “zona di silenzio dedicata a Dante” Potrete visitare la Tomba di Dante, situata in un piccolo tempio neoclassico risalente al 18 ° secolo, proprio accanto alla Basilica di San Francesco che al suo interno nasconde un bellissimo segreto: una finestrella sotterranea che offre una favolosa vista sulla Cripta dai pavimenti mosaicati.

Si trova sotto il livello del mare e perciò piena d’acqua e pesciolini rossi. Un ‘mmagine che non dimenticherete facilmente. Talvolta la cripta diventa lo scenario per installazioni d’arte ad opera di mosaicisti famosi come Nittolo e Tinarelli, docente all’Accademia di Belle Arti di Ravenna.


I segreti della tomba di Dante
Ma qual è la storia della sua sepoltura? Tra leggende e verità, circolano moltre storie sui travagliati viaggi che fece la salma del Poeta, per poi venire letteralmmente rubata da frati francescani, che in seguito tolsero le ossa dall’urna per nasconderlle in una cassetta murata nell’attiguo oratorio.

Nessuno ne seppe più nulla, finchè nel 1865 un operaio trovò per caso una cassetta decorata con la scritta ‘Ossa di Dante’  La salma del Poeta fu ricomposta e esposta al pubblico in una teca di cristallo per poi essere nuovamente tumulata nel tempietto che oggi possiamo ammirare.

MAR Museo d’Arte di Ravenna
Ospitato nella Loggetta Lombardesca, il monastero del XVI secolo dell’adiacente Abbazia di Santa Maria a Porto, come parte di un insieme più ampio, il Museo d’Arte di Ravenna ospita mostre periodiche con artisti e pittori di fama nazionale e internazionale.

Guidarello: le labbra più sexy del Rinascimento.
Sempre al MAR, sosta d’obbligo alla scultura del leggendario  (e bellissimo) Guidarello Guidarelli,  Quest’opera cinquecentesca è sempre stata oggetto di ammirazione per la bellezza del suo viso e sopratutto delle sue labbra… Si diceva che se una donna avesse baciato le sue labbra, si sarebbe maritata entro l’anno. Scoppiò una tale ‘bacio-mania’ che la lastra originale dovette essere sostituita con una copia. Oggi è tornata l’originale, ma è severamente vietato avvicinarsi, quindi care zitelle… alla larga!

Battistero degli Ariani
Pronti a una visione da capogiro? La prossima tappa, patrimonio mondiale dell’UNESCO, vanta uno strabiliante soffitto coperto di meravigliosi mosaici colorati che rappresentano il corteo dei dodici apostoli e con, nel clipeo centrale, il battesimo di Cristo, rappresentato uomo giovane e nudo, immerso nell’acqua fino ai fianchi.

Ravenna oggi.
Non pensate che la scena artistica della città sia ferma nel passato. Troverete anche mosaici moderni sparsi per le strade di Ravenna e nascosti nei piccoli atelier di artisti locali del mosaico, mentre un ricco calendario di concerti, mostre, festival si svolgono all’interno della città e attirano appassionati mosaicisti da tutto il mondo.

In Ottobre si festegga la Notte d’Oro, dove poesia, musica, mosaico e mistero si succedono fino all’alba; a cadenza biennale, la città ospita  RavennaMosaico, Festival Internazionale dedicato al Mosaico.


Piccola pausa dal mosaico?
A Savio, una frazione di Ravenna,vi aspetta Mirabilandia il parco più grande d’Italia nonchè
destinazione eccellente per tutta la famiglia. Immaginate: una superficie di 850.000 metri quadrati, popolate da giostre e attrazioni, Sta spopolando ‘Ducati World’, esperienza immersiva offerta da otto simulatori in grado di trasformarvi in veri piloti. Il realismo mozzafiato del video che, utilizzando l’aerofotogrammetria e il drone-scanning, riproduce fedelmente ambienti e dettagli dei tracciati garantisce una guida emozionante da vivere tutta d’un fiato.

Il

Anche tu mosaicista?
A questo punto, non mi meraviglierei se ti fosse venuta la voglia di cimentarti in un ‘tuo’ mosaico, anche minuto, ma comunque una tua creazione ispirata dai gioielli ravennati. Molte scuole, corsi, classi anche di poche ore, come Koko che tiene anche mini corsi di un’ora per i bimbi.

.Oppure basterà infilarsi dentro una bottega e chiedere (con discrezione) al Maestro mosaicista di poter assistere al suo lavoro o addirittura insegnarvi a farne uno, magari piccolo, come quello che ho fatto io, beh, non proprio un capolavoro, ma un bel souvenir di questa  fantastica città.

INFO
Ravenna Mosaici 
Ravenna Tourism

Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e riporta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.

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Weekend nelle Langhe: borghi, vino e delizie a tavola

Testo e Foto di Cesare Zucca
Tra i filari che si snodano sulle colline e i panorami da cartolina, le Langhe sono un tripudio di borghi, castelli e scenari unici che meritano una visita. 100 comuni dalle colline del Barolo al Castello di Grinzane Cavour, alle colline del Barbaresco, a Canelli e le colline dell’Asti spumante, Nizza Monferrato, le colline della Barbera, Vignale e le colline del Monferrato con i tipici Infernot, cantine scavate nell’arenaria.

Il centro del borgo, aggrappato a declivi soleggiati, ha un assetto medievale, con vie strette che portano alla piazza dell’Antica Chiesa dallo stile neo-gotico, caratterizzata dal bel campanile, dalla ampia gradinata e una facciata divisa in tre corpi verticali dove si trovano l’oratorio di Sant’Agostino e Palazzo Scarampi, ricavato dalle strutture di un castello medievale.

Spettacolare anche l’Auditorium Horszowski, anfiteatro naturale ricavato dalla pendenza morfologica naturale del terreno dai gradoni rivestiti di erbapi. Per la sua acustica perfetta è sede del Monfortinjazz, rassegna nazionale di jazz

DOVE ALLOGGIARE
Felicin
Regalatevi un viaggio nel tempo, nel bello e nel gusto. La ” Dimora Storica” Felicin vi aspetta nella casa di famiglia arredata con mobilia originale d’epoca.

I balconi delle camere offrono un’impagabile vista panoramica, mentre l’elegante sala da pranzo ospita  un ricco buffet a colazione e la cena .
I rampolli della Famiglia Rocca, Giulio, Leonardo, Filippo e Alessandra sono cresciuti in magico angolo di mondo che hanno voluto trasportare nell’atmosfera di questo luogo davvero magico
Al timone della cucina troviamo Chef Leonardo Rocca, che ho incontrato per una piacevole intervista

Buongiorno Chef, domanda di rito. dove ama passare un weekend?
(sorride) Un weekend lungo direi… mi piacciono le grandi città come New York, Los Angeles, mentre tra le destinazionipiù vicine, Torino e csenza dubbio Parigi, visto che adoro la cucina francese.


Un viaggio indimenticabile?
Le Filippine, affascinato tra l’altro dalla produzione della canna da zucchero , alla base industriale di bevande, alcohol, dolciumi,
Il suo primo ricordo in cucina?
Una caccia al tesoro, a 4 anni. Il cuoco dispettoso aveva nascosto il mio giocattolo preferito: Superman. Ricordo bene la ricerca tra i fornelli… Ecco, qui sono con nonno Giulio, perfettamente a mio agio con le pentole!

Tre parole per descrivere la sua cucina?
Di famiglia, tradizionale ma contemporanea

Tra i piatti più significativi?
Senza dubbio i tajarin al ragù di fassona che propongo anche in versione estiva com pomodorini. mentuccia e basilico, un piatto fresco. il classico brasato al barolo e, visto che mi piace il pesce, la trota scottata servita su erbette e il suo caviale.

Il suo piatto del cuore?
Zabajone di parmigiano con verdure di stagione, porri croccanti e chips di topinambur, ricetta del bis-nonno Felicin. Amo questo piatto per la sua semplicità e perché rappresenta una delle ricette più rappresentative del nostro ristorante, rimasta sulla nostra carta nel periodo invernale dall’apertura del locale più di cento anni fa nel 1923. Il mio bis-nonno Felice Rocca “Felicin”, chef e fondatore dell’omonimo ristornate, lo chiamò “zabajone di Parmigiano” per la sua consistenza anche se tecnicamente si tratta di una salsa olandese con l’aggiunta del parmigiano, fu un grande successo allora e lo è ancora oggi, nella sua semplicità apprezzatissimo dai clienti e dalle guide di tutto il mondo per un secolo.

Ci regala la ricetta?
Con piacere, eccola!
Zabajone di parmigiano con verdure di stagione, porri croccanti e chips di topinambur, ricetta del bis-nonno Felicin

Ingredienti per 4 persone:
2 tuorli d’uovo, 30 ml di aceto di mele, 50 g di parmigiano reggiano grattugiato, 200 g di burro, Sale e pepe q.b.
Procedimento:
In una ciotola resistente al calore, sbattiere i tuorli, 30 ml di aceto di mele e un pizzico di sale. Mettere la ciotola sopra un pentolino di acqua calda (a bagnomaria), Sbattere continuamente i tuorli finché non si addensano e diventano spumosi. Una volta che la salsa è ben densa, aggiungi il burro poco alla volta (200 g), mescolando continuamente fino a farlo sciogliere completamente. Aggiungere il parmigiano reggiano grattugiato, mescolando delicatamente fino a farlo sciogliere. Aggiusta di sale e pepe a piacere. Versare lo zabajone su verdure precedentemente bollite e scolate (cavolfiore, cavoletti Bruxelles, topinanbur) Decorare con topinanbur e porri , ambedue fritti in olio di semi.

NEL CALICE?
I prodotti tipici della zona delle Langhe come i vini Barbera d’Alba e Dolcetto d’Alba Doc.
In questa terra meravigliosa si produce il Barolo, uno dei vini più pregiati al mondo. Il “re dei vini” viene conservato e invecchiato nelle numerose cantine di Monforte, dove acquista il suo sapore caratteristico, pieno e raffinato.


Abbiamo incontrato Giovanni Rocca, titolare di una delle cantine più rinomate del territorio.
Personaggio davvero unico, schietto, grande lavoratore e degno rappresentante di una famiglia avventurosa che nei primi del ‘900 si avventurarono a  New York, Los Angeles, Argentina, dove è iniziata laloro  viticultura.

Una degustazione con Giovanni significa non solo scoprire i migliori vini della zona, ma anche i segreti di come servire e degustare il vino. Sapevate per esempio che il bicchiere va prima pulito con qualche goccia di vino, per evitare possibili residui di polvere? E che il tanto decantato “decanter”non è assolutamemte necessario? “Basterà aprirlo, svela Rocca, lasciarlo respitare per 15 minuti e il vino è pronto per essere servito”.

Tra i gioielli Rocca spiccano il Ravera 2018, mineralita. tannini eleganti, sentori di nocciolo, mentuccia , cuoi o e cacao , ideale con carni e formaggi, il Mosconi 2020, vi porterà in una suggestiva passeggiata nel bosco dopo un acquazzone, sentori di legna agnata e muschio, perfetto con i tradizionali tajarin
Ho apprezzato il suo Barbera d’Alba e il Dolcetto Vigna Sant’Anna, accompagnato da un bocconcino di salsiccia cruda.

 




AGRIGENTO, IMPERDIBILE!

di Cesare Zucca —-

Essenziale! Mettete nella lista dei prossimi weekend uno dei più emblematici tra i luoghi storici di tutto il mondo: la celeberrima Valle dei Templi di Agrigento  una delle più importanti testimonianze archeologiche della civiltà greca classica e Patrimonio  Unesco dell’Umanità.

L’origine della valle risale al VI secolo a.C., quando i coloni greci, insediatisi inizialmente a Gela (a sud di Agrigento), decisero di tornare un po’ più nell’entroterra per contrastare i tentativi di espansione di Selinunte. Il terreno nella valle era molto fertile e favorevole alla coltivazione dei cereali, quindi il posto era perfetto.

Nel corso dei secoli la Valle dei Templi è stata fonte di ispirazione per numerosi poeti e filosofi e ha catturato l’immaginazione di pittori, scultori e fotografi, attratti dalla sua storia millenaria e dalle atmosfere uniche che si possono vivere passeggiando tra le sue antiche rovine.
Pronti? Partiamo alla scoperta di questa meraviglia di quasi 1.300 ettari.
Tra i numerosi templi e monumenti, ecco quelli di maggiore spicco e fama che dovrete assolutamente conoscere.
Tempio della Concordia
Le sue colonne, le scalinate e i frontoni lo definiscono come il più iconico della Valle dei Templi. E’ il tempio dorico meglio conservato al mondo.
Davanti al tempio spicca l’imponente statua dell’Icaro morente, realizzata dallo scultore polacco Igor Mitoraj. un’opera che aggiunge un tocco di mitologia ad un luogo già meravigliosamente mistico.Tempio di Ercole
Il più antico, costruito intorno al VI secolo a.C. La sua struttura, montata su 38 colonne era talmente imponente che si lo poteva osservare a grandi distanze. Oggi, rimangono solo 8 colonne  che vennero restaurate dopo le distruzioni belliche.Continuate la vostra indimenticabile passeggiata per incontrare il Tempio di Castore e Polluce, di Efesto, di Demetra e di Asclepio (Dio della Medicina) che accoglieva i malatI.
Gran finale al Tempio di Giunone, dedicato alla moglio di Giove.
Appartiene al periodo dorico classico, nel 406  fu Incendiato dai Cartaginesi e dovette essere ricostruito. Vi regalerà uno spettacolo meraviglioso al tramonto, quando il sole si interseca fra le colonne rendendo l’atmosfera ancora più magica.

ARRIVA LA PRIMAVERA1
La zona dell’agrigentino non solo è famosa per essere ricca di storia e cultura, ma possiede anche il fascino di tanti paesaggi naturali mozzafiato e suggestivi eventi annuali, come la “Sagra  del Mandorlo in Fiore”, celebrazione della Primavera Siciliana, che trasforma tutto in un paradiso di petali

Durante la Sagra (e tutto l’anno…) siete invitati a tavola per gustare la meravigliosa cucina agrigentina che presenta una ricca e gustosa varietà, dovuta sia alle influenze delle dominazioni che si sono succedute. sia alla diversità fra le varie zone della provincia. Tra le eccellenze, le arance di Ribera, la pesca di Bivona, l’uva di Canicattì, il melone cantalupo di Licata, le olive e l’olio di Caltabellotta, Burgio e Lucca Sicula e gli spettacolari formaggi di capra prodotti a Cammarata, S.Giovanni Gemini e S.Stefano di Quisquina.Tra i piatti tipici, si annoverano la minestra di seppie, da gustarsi a Siculiana Marina, la sogliola alla saccense a Sciacca, le polpette di sarde a Licata mentre l’isola di Lampedusa, vi offre gli spaghetti all’isolotto e il dentice al forno con brodo di carne. Ancora più ricca e varia la gastronomia dell’entroterra e della zone montane: la pasta di S.Giuseppe a Ribera, quella coi carciofi a Menfi, con fave e ricotta a Montevago, coi ceci a Favara; i cavatelli all’agrigentina, il coniglio all’agrodolce a S.Angelo Muxaro, la stigghiola a Racalmuto, “u pitaggiu” a Castrofilipppo”.
Tra le specialità più originali della provincia di Agrigento, spiccano il“tagano” di Aragona e lo squisito “macco” una purea di fave secche da consumare da sola o come condimento per una pasta. Una squisitezza…ho fatto il bis!

Il ” macco” di fave

Benvenuti in un dolce paradiso…
Nella pasticceria agrigentina dominano ricotta e mandorle che troviamo nelle cassatelle a S.Margherita Belice e nei biscotti ricci di mandorla e pistacchio a Canicattì; mentre nel piccolo centro di Joppolo Giancaxio gusterete l’iconico gelato al melone Senza reggiseno…
Decisamente erotici, scoprite  i minni’i’virgini , deliziosi dolcetti chiamati anche  minne o minnuzze. Hanno una particolare forma semisferica, che ricordano il seno di una donna. La loro origine è da rintracciarsi nell’antichità, quando venivano preparati come segno propiziatorio. Il loro un guscio di pasta frolla nasconde un ripieno di crema o cioccolato o ricotta di pecora, il tutto spolverato da zucchero velo.
le minni’i’virgini

Cannolo o ciarduna?
Palermo vanta la creazione del fomoso cannolo siciliano, Agrigento controbatte con la ciarduna, una tra le ricette siciliane più antiche di pasticceria a base di frolla
, farcite con crema di ricotta di pecora e rivestite con granella di mandorle.

Pronti per scoprire La Valle dei Templi ? Attenzione…
Dato che il percorso dura circa 2 ore, vi consiglio di portare un cappellino e una bottiglia d’acqua. Il sole, infatti, batte molto forte in quella zona, soprattutto nei mesi estivi. Quindi, sarebbe consigliato visitarla al tramonto, sia per il clima più mite che per il fascino dei templi che, illuminati dalla luce che in quelle ore assume dei colori meravigliosi, rendono la Valle ancora più magica.

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CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

 

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Dubrovnik, scopriamo la perla della Croazia

di Cesare Zucca

( italian and english versions)

Dubrovnik (chiamata in italiano Ragusa) è la perla della Croazia dalla bellissima costa selvaggia.
La sua roccaforte medievale si staglia nel cielo azzurro del Mare Adriatico e domina la suggestiva cittadella fortificata, scelta dal colossal americano Games of Thrones, che a Dubrovnik ha ambientato alcune delle sue scene più spettacolari, tra possenti mura medievali, pittoresche piazze e suggestive scalinate , mentre chi ama il mare scoprirà le bellissime spiagge tra cui Banje, Baia di Lapad e Copacabana all’estremo nord di Dubrovnik.

DA VEDERE
Le Mura, imponente percorso tra forti, torri e bastioni, sono nate nel IX secolo con l’obiettivo di proteggere la Città Vecchia. Tra le mura spicca la Torre di Forte di San Giovanni, oggi sede dell’Acquario cittadino e del Museo Marittimo.


Il Centro Storico, attraversando Porta Pile, imponente porta cinquecentesca, vi apparirà la suggestiva Placa, conosciuta anche come Stradun: una lunga strada lastricata in marmo bianco lucente sulla quale si affacciano negozi, cafè e ristoranti all’aperto e da cui si diramano, su entrambi i lati, stradine e vicoletti acciottolati tutti da scoprire.
Fontana di Sant’Onofrio dai sedici mascheroni, la Chiesa di San Biagio, la Cattedrale, il Palazzo dei Rettore che fu sede del governo, prigione e arsenale. Palazzo Sponza con la sua Torre dell’Orologio, Chiesa di Sant’Ignazioe la piazza del mercato con la sua caratteristica scalinata
Museo della Guerra d’indipendenza croata racconta la Guerra d’indipendenza della Jugoslavia
Monastero francescano custode della terza farmacia più antica del mondo, la Colonna di Orlando tributo al coraggioso cavaliere che salvò Dubrovnik e che tutt’oggi rappresenta il principale punto di incontro della città.
LA CUCINA DI DUBROVNIK
Trionfano gustosi piatti di pesce e di frutti di mare, influenzatI dalla cucine costiere italiane greche e slave: cozze e gamberi, calamari, dall’ inchiostro di seppia si ricava il delizioso “Risotto nero” mentre il brudet, di anguille e rane è un must. Si tratta di un sostanzioso stufato fatto con pesce fresco, cipolle, aglio e pomodori, Questo delizioso piatto è solitamente accompagnato da pane fatto in casa, cotto in un camino sotto un coperchio a cupola ricoperto di braci, aggiungendo un ulteriore strato di prelibatezza.

Gli amanti della carne dovrebbero provare “Zelena Menestra”, a base di ,maiale e carne di pecora stagionata, lo Sporki Makaruli”, un piatto di pasta con manzo in salsa di vino rosso. Zelena menestra, un mix di cavoli, patate e vari tipi di carne di maiale e di pecora stagionata, Ottima quella del popolarissimo Konoba Dubrava, nascosto tra le colline sopra Dubrovnik.

Amate le ostriche?
Le ostriche di Stagno, sono conosciute per essere le più buone del mondo: quelle di Ston sono servite all’Oyster & Sushi Bar Bota. Le potrete gustare in vari stili, da crude a in tempura, mentre da Kamenice vengono servite direttamente dalla conchiglia, abbinate a un bicchiere di vino bianco locale.

INFO
https://croatia.hr/it-it

 
CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’.

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Let’s discover DUBROVNIK , the pearl of Croatia

by Cesare Zucca
Dubrovnik (called Ragusa in Italian) is the pearl of Croatia with its beautiful wild coast. Its medieval fortress stands out against the blue sky of the Adriatic Sea and dominates the suggestive fortified citadel, chosen by the American blockbuster Game of Thrones,

The world famous serie set some of its most spectacular scenes in Dubrovnik, among mighty medieval walls, picturesque squares and suggestive stairways, while those who love the sea will discover the beautiful beaches including Banje, Lapad Bay and Copacabana in the far north of Dubrovnik.

MUST SEE
The Walls, an imposing route between forts, towers and bastions, were built in the 9th century with the aim of protecting the Old City. Among the walls stands out the Tower of Fort San Giovanni, today home to the city Aquarium and the Maritime Museum.
The Old Town, crossing Porta Pile, an imposing sixteenth-century gate, you will see the suggestive Placa, also known as Stradun: a long street paved in shiny white marble overlooked by shops, cafes and outdoor restaurants and from which branch off, on both sides, small cobbled streets and alleys all waiting to be discovered.

Fountain of St. Onofrio with sixteen masks, the Church of St. Blaise, the Cathedral, the Rector’s Palace which was the seat of government, prison and arsenal. Sponza Palace with its Clock Tower, Church of St. Ignatius and the market square with its characteristic staircaseMuseum of the Croatian War of Independence tells the story of the Yugoslavian War of IndependenceFranciscan monastery that houses the third oldest pharmacy in the world,

Orlando’s Column, a tribute to the brave knight who saved Dubrovnik and which still represents the main meeting point of the city.

DUBROVNIK CUISINE
Tasty fish and seafood dishes, influenced by coastal Italian, Greek and Slavic cuisines, triumph: mussels and shrimp, calamari, from the ink of cuttlefish the delicious “Risotto nero” is obtained while the brudet, of eels and frogs is a must. It is a hearty stew made with fresh fish, onions, garlic and tomatoes, This delicious dish is usually accompanied by homemade bread, cooked in a fireplace under a domed lid covered with embers, adding an extra layer of deliciousness.

Meat lovers should try “Zelena Menestra”, made with pork and cured mutton, Sporki Makaruli”, a pasta dish with beef in red wine sauce. Zelena menestra, a mix of cabbage, potatoes and various types of cured pork and mutton, is excellent at the very popular Konoba Dubrava, hidden in the hills above Dubrovnik.

Do you love oysters?
Ston oysters are known to be the best in the world: the Ston oysters are served at Oyster & Sushi Bar Bota. You can enjoy them in various styles, from raw to tempura, while at Kamenice they are served straight from the shell, paired with a glass of local white wine.

INFO
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Morano Calabro, magia e gusto di un borgo-presepe

di Cesare Zucca —–
Benvenuti in Calabria!
Scoprite Morano Calabro, incantevolo borgo-presepe nella zona settentrionale della provincia di Cosenza. E’ una gemma del Parco Nazionale del Pollino, l’area naturalistica più estesa d’Italia e geoparco Unesco. Il suo fascino coniuga perfettamente arte e natura: da un lato le opere di Pietro Bernini e Vivarini, dall’altro l’imponenza del Serra Dolcedorme, del monte Pollino e di Serra del Prete, le tre vette più alte del Parco. La sua posizione strategica ha contribuito al suo sviluppo in epoca antica ed al suo splendore nei periodi medievale e rinascimentale, i suoi paesaggi hanno ispirato poeti e pittori, tra cui li celebre incisore e grafico olandese Maurits Cornelis Escher che è vissuto per molti anni in Italia, affascinato dai paesaggi e dalle architetture del nostro paese. Nel suo celebre ritratto di Morano sembra voglia svelarci le simmetrie, le geometrie, le tassellature nascoste, naturali o involontarie che formano il creato e questa terra, in un preciso ordine matematico che  caratterizza le sue opere.

DA VEDERE
Il Parco della lavanda, il magico fiore lilla in piena fioritura va dal 20 giugno al 20 agosto, diciamo che fine luglio è sicuramente il periodo top, in cui i campi hanno massima intensità di profumo e di colore.
Il Castello Normanno Svevo, di origine romana, in posizione strategiaca, domina tutta la Valle.
La Bottega Del Pollino artigianato tipico e tradizionale, prodotti in ceramica artigianale, lavorazioni in legno, pietra e ceste in vimini.
Chiesa di Santa Maria Maddalena dalleplendide maioliche verdi e ocra che ricoprono la cupola. Il vero capolavoro si trova nella sagrestia: è il Polittico di Bartolomeo Vivarini,
Chiesa dei Gloriosi Santi Pietro e Paolo, r
isalente all’anno mille, è la più antica di Morano Calabro. È stata restaurata in chiave tardo-barocca e custodisce al suo interno ben quattro dei sette capolavori esistenti nel borgo dello scultore barocco Pietro Bernini.
Rione San Nicola, il più caratteristico del borgo. Ti ritroverai davanti a biciclette colorate, frasi sui portoni che raccontano di un passato ormai lontano e le opere di alcuni artisti locali.

La Festa della Bandiera
Nel mese di maggio, tutta Morano si ferma per tre giorni per celebrare la suggestiva Festa della bandiera, in cui si rievoca la leggendaria battaglia medievale,  da cui si vuol far risalire la nascita dell’identità moranese, il senso di una comune appartenenza, l’orgoglio di appartenere a una stessa comunità.

La gastronomia di Morano
A tavola trionfano i primi piatti: gnocchi cavateddri (una specie di gnocchi), i rascateddri al sugo di salsiccia e le lagane servite con fagioli o ceci. Un piiatto tipico è lo stoccu e patati, stoccafisso presentato con patate ‘mbilacchiate (cioè attaccate, ovviamente alla padella, e cancareddri cruschi, ovvero peperoni secchi, quelli che spesso si vedono appesi a seccare alle finestre.

La cucina locale offre saporiti insaccati di maiale, generosamente arricchiti di peperoncino, e i formaggi al latte di pecora della zona: tra cui il “pecorino di Morano” un caciocavallo stagionato, oltre al canestrato, il burrino, le ricotte e le mozzarelle. Fra i salumi troviamo capocollo, prosciutto crudo, filetto, salsiccia e soppressata, mentre a Natale si gustano i cannaritoli , piccoli cannoli ricoperti di miele. . 

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CESARE ZUCCA
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Venezia, Carnevale, magia e dolci chiacchiere

Welcome to Venice Carnival !
by Cesare Zucca—
(italian and english version)
Carnevale è una ricorrenza antichissima, che nasce come festa contadina che celebrava la fine dell’inverno e l’avvicinarsi della primavera. Come in ogni festa le tavole erano rallegrate da dolci tradizionali e la storia continua!

Il Carnevale è alle porte, niente di più appropriato di un coloratissimo weekend tra i colori,  le maschere e i costumi del Carnevale Veneziano. La nostra meta è una delle zone più caratteristiche della città: il Sestiere di Cannaregio.


Ci attende un itinerario di circa 7 km, da fare in mezza giornata. un percorso davvero unico dove l’allegria del Carnevale risuona nelle calli, sui ponti e…nelle pasticcerie veneziane che proprio in questi giorni sfornano i loro tradizionali ‘galani’  conosciuti in tutta Italia con tanti nomi diversi ….


Pronti? Si parte!
Lasciata la Stazione di Santa Lucia, ci attende la sfarzosa Chiesa degli Scalzi, attraversiamo Campo San Geremia, verso il Ponte delle Guglie e Tre Archi che fiancheggia l’ampio Canale di Cannaregio, dove spicca il Palazzo Contarini Venier.

Palazzo Contarini Venier.

Passiamo da Rio San Girolamo e Fondamenta Ormesini per raggiungere le sinagoghe del Ghetto Nuovo, che dal ‘500 al ‘700, fu la residenza degli ebrei, un luogo pieno di storia e memorie.

Il Ghetto Ebraico

Prossima tappa la Chiesa della Madonna dell’Orto. con il suo campanile quattrocentesco dalla caratteristica cupoletta. Lì scopriamo una fontanella arabeggiante e il famoso bassorilievo del cammello guidato dal suo cammeliere con tanto di turbante.

Passiamo da Fondamenta dell’Abbazia, la Scuola Nuova di S. Maria della Misericordia e il Campo dei Gesuiti dalla Chiesa ricca di marmi e affreschi. Proseguiamo per le Fondamenta Nuove, tra i caratteristici passaggi chiamati ‘calli’ Fumo, Widman e Varisco, la più stretta di Venezia, larga solo 53 cm. Beh, io ci sono passato…. di sbieco!

A questo punto vi attende un vero gioiello: la Ca’ d’Oro, un trionfo di trafori marmorei un tempo ornati da decorazioni in oro. Il nostro viaggio sta per finire, ma prima di ritornare in Stazione, Venezia ci vuole regalare un’ indimenticabile cartolina: infatti  arrivati alla Chiesa di San Marcuola ci aspetta una meravigliosa vista del Canal Grande.

Le dolcezze del Carnevale
Le chiacchiere sono il dolce simbolo del Carnevale e cambiano nome a seconda della regione d’Italia in cui si mangiano, ma la ricetta è molto simile dappertutto. Bugie, cenci, frappe, galani, cròstoli… Ogni regione ha la ‘sua ‘ chiacchIera

Cenci o Melatelli (Toscana) Frappe (Lazio, Umbria e Marche), Cioffe  (Sulmona, Cunchiell’ (Molise), Guanti (Caserta), Risòle (Cuneo), Gale (Bassa Vercellese. In Piemonte sono conosciute come Bugie e Gasse nel basso Alessandrino, mentre, quasi in un gemellaggio a distanza, le Merveilles della Val d’Aosta sposano le Maraviglias della Sardegna.


Controbatte l’Emilia e Romagna: a Rimini sono Fiocchetti Intrigoni (Piacenza) Sfrappole (Modena)  A Bergamo diventano Galarane, a Brescia Saltasù, a Mantova Lattughe  mentre mia mamma, ottima cuoca e Cadorina doc, preparava grandi cesti di  crostoli.


Ma perchè si chiamano chiacchiere?
Si racconta, pare che la Regina Margherita di Savoia chiese a Raffaele, il cuoco di corte, di preparare qualcosa da gustare in compagnia delle sue amiche e Raffaele preparò questi dolcetti che Sua Maestà e le sue ospiti consumarono tra una chiacchiera e l’altra.
Da qui il nome…

Dove trovare le migliori ‘chiacchiere’ della Serenissima?

Ecco il parere ‘gourmet’ della mia cara amica Marisa, vera (e golosa) veneziana doc.
“D’accordo: chiacchiere, ciacole, precisa Marisa, chiamatele come volete, per noi veneziani sono i ‘galani’ e occhio, diffidate da chi li vende prezzati al pezzo…Vanno pagati a peso data l’irregolarità delle pezzature.
Tonolo, tra San Rocco e San Pantalon, buone anche le loro frittelle:
Italo Didovich in campo Santa Marina
Panificio Crosera in campiello del Pestrin, verso Fondamenta Nove,
Nobile in strada Nova
Dal Mas a Cannaregio

LA RICETTA DEI ‘GALANI’ VENEZIANI


Ingredienti:
50 gr. di zucchero, 2 uova, 250 gr. di farina, olio o strutto per friggere, zucchero a velo per spolverizzare.
Procedimento:
Mescolare lo zucchero e la farina, creare la tipica collinetta con un buco al centro e porvi il burro e le uova dentro. Impastare bene il tutto, amalgamando gli ingredienti tra loro e nel frattempo tirare una sfoglia molto sottile. Ritagliare dei rettangoli di una misura di circa 5cm x 10cm, grazie all’uso di coltelli da cucina che abbiano la tipica rotellina dentata.


Creare uno o più tagli al centro, seguendo la direzione della lunghezza, facendo attenzione a non tagliare i margini, e poi friggere il tutto nell’olio o nello strutto, a scelta. Il colore dei galani deve restare molto chiaro e non va reso dorato. Dopo averli preparati, metterli sopra la carta da cucina a sgocciolare.
Una volta asciutti, servirli con abbondante zucchero a velo ben spolverizzato.

Buon Carvenale!

CESARE ZUCCA
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(English version )

Benvenuti a Venezia! Welcome to Venice!

Carnival is an ancient recurrence, which began as a peasant festival that celebrated the end of winter and the approach of spring. As in any feast, the tables were enlivened by traditional sweets and the story continues! Every year Carnival brings a delicious and crunchy dessert calledchiacchiere’

Our destination is one of the most characteristic areas of the city: the Cannaregio district.

Are you ready? Let’s go!
Leaving the Santa Lucia  train station, the sumptuous Chiesa degli Scalzi awaits us, we cross Campo San Geremia, towards the Ponte delle Guglie and Tre Archi which flanks the wide Cannaregio Canal, where the Contarini Venier Palace stands out.

Palazzo Contarini Venier.

We pass by Rio San Girolamo and Fondamenta Ormesini to reach the synagogues of the Ghetto Nuovo, which from the 16th to the 18th century was the residence of the Jews, a place full of history and memories.

Il Ghetto Ebraico

The next stop is the Church of the Madonna dell’Orto. with its fifteenth-century bell tower with a characteristic dome. There we discover an Arabian fountain and the famous bas-relief of the camel guided by his camel driver with a turban. .

We pass by Fondamenta dell’Abbazia, the New School of S. Maria della Misericordia and the Campo dei Gesuiti from the church rich in marble and frescoes. We continue to the Fondamenta Nuove, between the characteristic passages called ‘calli’ Fumo, Widman and Varisco, the narrowest in Venice, only 53 cm wide…

At this point, a real jewel awaits you: the Ca ‘d’Oro, a triumph of marble tracery once adorned with gold decorations. Our journey is about to end, but before returning to the station, Venice wants to give us an unforgettable postcard: in fact, once we arrive at the Church of San Marcuola, where a wonderful view of the Grand Canal is waiting for you 

The sweets of Carnival
Chiacchiere are  the sweet symbol of Carnival, They change the name according to the region of Italy in which they are eaten, but the recipe is very similar everywhere. Lies, rags, frappe, galani, cròstoli


But why it is called ‘ chiacchiera’? (chatter)
It is said, it seems that Queen Margherita of Savoy asked Raffaele, the court cook, to prepare something to taste in the company of her friends and Raffaele prepared those sweets that Her Majesty and her guests ate while chatting .

Where to find the best ‘chatter’ in Venice?
Here is the ‘gourmet’ opinion of my dear friend Marisa, a true (and greedy) Venetian born.
“All right, all right…chatter, ciacole, Marisa specifies, call them what you want, for us Venetians they are nicknamed ‘galani’ and watch out for those who sell them priced by the piece …They must be paid by weight given the irregularity of the sizes”

Tonolo, tra San Rocco e San Pantalon,
Italo Didovich in campo Santa Marina
Panificio Crosera in campiello del Pestrin,
Nobile in strada Nova
Dal Mas a Cannaregio

LA RICETTA DEI ‘GALANI’ VENEZIANI- THE ‘GALANI’ RECIPE


Ingredients:
50 gr. of sugar,
2 eggs,
250 gr. made with flour,
oil or lard for frying,
powdered sugar for sprinkling.
Method:
Mix the sugar and flour, create the typical hillock with a hole in the center and put the butter and eggs inside.
Mix everything well, mixing the ingredients together and in the meantime roll out a very thin sheet.
Cut out rectangles measuring approximately 5cm x 10cm, thanks to the use of kitchen knives that have the typical toothed wheel.


Create one or more cuts in the center, following the direction of the length, taking care not to cut the edges, and then fry everything in oil or lard, as you wish.
The color of the galani must remain very clear and must not be made golden.
After preparing them, place them on the kitchen paper to drain.
Once dry, serve them with plenty of powdered sugar on top, well sprinkled.

Wishing to all of you Happy and Cheerful Carvenale!

CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style 
 



Lekeitio, gioiello della Biscaglia tutto da scoprire

di Cesare Zucca —


Spagna: benvenuti a Lekeitio, incantevole villaggio di pescatori situato sulla costa della Biscaglia, nella regione di Lea-Artibai, adagiato sulle pendici dei monti Otoio e Lumentza.a metà strada tra Bilbao e San Sebastian, vicino alla foce del fiume Lea, parte della comunità autonoma dei Paesi Baschi.
Lekeitiocon il suo porto colorato e il grazioso centro storico, offre al visitatore importanti gioielli del gotico, rustiche case dei pescatori e meravigliose e ampie spiagge.

Prima tappa il Porto. raggiungibile attraverso la via Txatxo Kaia Kaia da cui potrete godere di una bella vista del cuore della città con piccole barche da pesca, case colorate, balconi in legno e numerose terrazze con vista sul mare, ideali per bere un drink o mangiare del buon pesce fresco.
Dietro al porto si trova la Città Vecchia, l’ex quartiere dei pescatori, uno dei luoghi più suggestivi della città. Passeggiando per le sue strette vie acciottolate come Arranegi ed Ezpeleta, circondate da palazzi medievali, case di pescatori e vecchie chiese, visiterete gli edifici più notevoli di questo quartiere, tra cui l’antica Corporazione dei pescatori di San Pedro, il Municipio, i palazzi di Oxangoiti, Uriarte e Abaroa, la chiesa di San José e la Torre Turpin, una torre difensiva del XVI secolo trasformata in una casa medievale e scoprirete angoli incantevoli come Plaza Arranegiko Zabala, dove si vende ancora il pesce appena pescato.

  1. Basilica dell’Assunzione, costruita nella seconda metà del XV secolo in stile tardo gotico basco, colpisce per le sue grandi dimensioni, che comprendono una torre alta 50 metri. All’interno si trova la fantastica pala d’altare maggiore, realizzata in stile gotico ispano-fiammingo o isabellino, considerata una delle più belle pale d’altare dei Paesi Baschi.

LA GASTRONOMIA LOCALE
Trionfa il pesce, visto che l’economia del villaggio di Lekeitio è sempre stata legata al mare e
la pesca è stata la sua base e il suo motore. A un certo momento storico, anche il trasporto marittimo rappresentava un ingresso rilevante. Un buon numero di industrie ausiliarie e conserviere sono sorte intorno alla pesca e al mare. Non perdetevi i gustosi piatti di pesce, come la rana pescatrice, il polpo, i calamari, le seppioline in salsa, il merluzzo in salsa Phil Phil,  il tradizionale stufato di pesce marmitako e le kokotxas di baccalà, accompagnati dal Txakoli de Vizcaya, un eccellente vino bianco.

La cucina di Likeitio incarna l’essenza della classica cucina basca, come gli stufati di carne e verdure, le costolette di bue e le bistecche alla griglia, ma se volete gustare gli irresistibili spiedini pinchos più squisiti, cercateli nella zona di Arranegi e Pascual Abaroa

CESARE ZUCCA
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FUMETTI FOOD

Topolino, Popeye, Tom e Jerry, Pippo, Nonna Papera e Company… tutti ai fornelli!

di Cesare Zucca —-
Festeggiamo la “Nona Arte” … a tavola!
Pittura, Scultura, Architettura, Musica, Poesia, Danza, Teatro, alle tradizionali sette “belle arti”
si è aggiunta la Fotografia  e finalmente la “Nona Arte”: un linguaggio artistico che si esprime attraverso i fumetti, capaci di combinare le immagini con il testo e attraverso i cartoni animati, opere audiovisive d’animazione.

DISNEY & COMPANY…  AI FORNELLI
Piatti fumanti, pentole sul fuoco, ricette attraenti, impiattature strabilianti: fumetti e cartoni animati sfidano gli chef stellati e ci regalano delizie gastronomiche dall’ aspetto talmente accattivante da farci venire l’acquolina in bocca… anche se non sono reali! Basti citare  le bisteccone contese da Tom e Jerry,  il tradizionale tacchino del Giorno del Ringraziamento al barbeque degli Antenati, oppure la deliziosa frittata di Remy, il protagonista di Ratatouille, un topolino che in cucina ci sa fare.

Vi piacciono le ciambelle? Ecco, appena sfornati i donuts dei Simpson ricoperti di glassa rosa e confettini colorati, Irresistibili!

E i Puffi blu? Il loro cibo preferito sono i piatti a base di salsapariglia, una pianta  a bacche rosse che esiste davvero e che ha un’azione diuretica, depurativa, espettorante ed emetica.Per non parlare del valore nutrizionale degli spinaci, ne sa qualcosa Braccio di Ferro Popeye che, proprio negli ultimi minuti di uno scontro, quando tutto sembra perduto, tira fuori una lattina di spinaci, la mangia e stravince

I fumetti ci regalano tanti piatti che illustrano ricette della tradizione, che raccontano storie di ristoranti o che narrano le peripezie di grandi chef stellati, non si salva nemmeno  Antonino Cannavacciuolo che nei fumetti di Topolino diventa Paperaccioulo (schiaffone compreso…)

I CLASSICI DI WALT DISNEY A TAVOLA
Papà Disney deve essere stato certamente una buona forchetta… niente è più memorabile della romantica cena di Lilly e il Vagabondo, alle prese con il più classico dei piatti italo-americani: spaghetti e polpette.

Alice nel paese delle meraviglie, ci ricorda che biscotti non possono parlare  ma le loro golose scritte “mangiami” e ” provami” sono sufficienti per suscitare l’interesse di chiunque si avvicini…
Nella Principessa e il Ranocchio, niente sa di New Orleans più della combinazione di gumbo e beignets, classica specialità della Luisiana, dove vengono serviti con una ricca cioccolata : un incontro paradisiaco.

Arriva il dessert! Abbiamo visto torte a uno, due, tre piani…ma se ce ne fossero dieci in più? Solo una vera Bella Addormentata potrebbe mangiarla e tornare a dormire subito dopo….E cosa dire del momento gourmet nella Bella e la Bestia, quando arriva sullo schermo lo scoppientante Chef Candeliere che ci tenta con “Qualcuno gradisce degli stuzzichini?. Non c’è bisogno di piatto o forchetta, basta prenderli con le dita e metterli in bocca”
IL DOLCE PIU’ CELEBRE?
Per un pranzo dal gran finale, niente di più disneyano della classica “Torta di mele di Nonna Papera” un “apple pie” che si presenta come un guscio di pasta frolla riempito da tante mele al profumo di cannella, servita con una pallina di gelato alla vaniglia, proprio come fanno le nonne americane, a cui ho rubato le ricetta….
Eccola !
LA “APPLE PIE” DI NONNA PAPERA

Ingredienti
Per la pasta brisè • 125 g Burro • 250 g Farina 00 • 3/4 cucchiai Acqua fredda
Per il ripieno • 4 Mele • Cannella in polvere • Succo e scorza si mezzo limone • 80 g Zucchero semolato • 1 cucchiaio Farina
Preparazione
La base in pasta brisè. Potete anche acquistarla al supermercato.
 In una ciotola capiente inserite la farina e il burro ben freddo. Impastate fino ad ottenere un impasto sbricioloso.
 Piano piano iniziate ad aggiungere dei cucchiai di acqua molto fredda fino a quando il composto non diventerà ben solido. In seguito avvolgete la pasta nella pellicola trasparente e riponetela per circa un’oretta in frigorifero, per farla ben solidificare.
Il ripieno
Grattugiate la scorza mezzo limone, e spremetelo. Tagliate le mele in fettine e inseritele in un contenitore con il succo di limone, la scorza, lo zucchero semolato, la farina e la cannella. Mescolate il tutto e lasciate insaporire. Dopo circa un’oretta in frigo, tiratela fuori e dividetela in due parti uguali
, stendetene metà con il mattarello per darle una forma circolare. Dopo questa operazione, inserite della carta forno nello stampo per torte  e appoggiate sopra di essa la pasta brisè che avete steso, poi inserite all’interno il ripieno. Ora stendete l’ altra metà della pasta e ricoprite il ripieno della torta. Modellate i bordi per andarla a chiudere. Eseguite cinque taglietti al centro della torta, e spennellate la torta con il tuorlo dell’uovo.
 Infornatela nel forno preriscaldato a 180°. per 45 – 60 minuti.
Buon Appetito da Nonna Papera!

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Ravenna, l’amore nello splendore del mosaico

Ravenna: 14 Febbraio Festa degli Innamorati
Niente di più romantico di un San Valentino nella città dell’amore eterno!

di Cesare Zucca
Ravenna, con i suoi mosaici scintillanti e le sue storie senza tempo, è la cornice perfetta per un weekend romantico o per un’esperienza diversa da condividere con chi amata. Vi aspettano momenti emozionanti da condividere con la persona amata, tra vicoli incantati, leggende affascinanti e la magia di una città che ha tanto da raccontare. Tra tour dedicati, angoli suggestivi e sapori autentici, Ravenna vi invita a vivere il lato più romantico e autentico della sua anima, Lasciatevi conquistare da questa città che ha fatto da sfondo a grandi storie d’amore e passioni senza tempo.
Che si tratti di una passeggiata tra mosaici dorati, di un aperitivo con racconti affascinanti o di un’avventura tra enigmi e misteri, non c’è occasione migliore per scoprire – o riscoprire – la città da una prospettiva diversa.
Perché l’amore ha mille forme… e a Ravenna trova il suo rifugio perfetto.
Partendo da Piazza San Francesco, attraverso le vie più suggestive della città, tra scorci romantici e angoli segreti dove l’amore ha lasciato il segno, per passare dalle grandi passioni di nobili casate fino ai piccoli gesti quotidiani che raccontano la storia dei ravennati di ogni tempo.

Lasciatevi stupire dal Mausoleo di Galla Placidia, il Battistero Neoniano e quello degli Ariani, la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo e di Sant’Apollinare in Classe, la Cappella Arcivescovile di Sant’Andrea, la Basilica di San Vitale e il Mausoleo di Teodorico sono simboli del glorioso passato di Ravenna che difficilmente dimenticherete.

In questa passeggiata guidata nel cuore del centro storico, scoprirete i racconti di amori celebri e leggendari: dall’intenso legame tra Lord Byron e Teresa Gamba alla struggente leggenda di Guidarello Guidarelli. la cui statua è stata fonte di ispirazione per molti artisti nel corso dei secoli, ha suggestionato innumerevoli visitatori e si dice che abbia anche ricevuto qualche milione di baci.La statua si trova nella Loggetta Lombardesca del Museo MAR, e pare sia stata creata avendo a disposizione la maschera mortuaria del cavaliere, che doveva essere del tutto simile al viso marmoreo. Questa scultura è anche stata catturata dall’obiettivo della macchina da presa di Marcello Aliprandi per il film La ragazza di latta (1970). Nei titoli di testa, la protagonista interpretata da Sydne Rome, si china sulla statua per baciare il suo bellissimo volto e le sue labbra marmoreeLasciatevi conquistare da questa città che ha fatto da sfondo a grandi storie d’amore e passioni senza tempo, amori epistolari, casate nobili, ma anche tragedie e tradimenti, amor di patria e tanto altro.
Un San Valentino ravennate è dunque l’occasione ideale per immergersi nell’atmosfera intima e suggestiva del suo borgo, con i suoi vicoli raccolti e i mosaici che catturano la luce e le storie che si intrecciano tra arte e passato.Per chi cerca un’esperienza speciale, il tour guidato “Ravenna Romantica”, condurrà i partecipanti attraverso i luoghi più romantici della città, raccontando le passioni e gli amori che hanno attraversato le sue strade, da Dante a Lord ByronPer chi ama la creatività, un laboratorio di mosaico è un’esperienza sicuramente originale: un momento per sperimentare insieme la tecnica del mosaico e magari realizzare un cuore da portare a casa come ricordo. Un’idea perfetta per chi cerca qualcosa di diverso da condividere, che sia con il partner, un amico o un familiare. E per chi vuole sorprendere con un regalo speciale, presso l’Ufficio Informazioni Turistiche il Mosaic Temporary Shop propone una selezione di oggetti artigianali in mosaico, pezzi unici realizzati da mosaiciste locali che possono diventare un dono perfetto per San Valentino.

INFO
 www.visitravenna.it
Ravenna Incoming 

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Magica Varsavia, da vedere e da gustare

Varsavia: una destinazione da inserire nella lista dei vostri futuri weekend.

di Cesare Zucca —

Varsavia, città distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è stata ricostruita con tale minuziosa perfezione che l’UNESCO l’ha proclamata  Patrimonio dell’Umanità. Oggi la capitale della Polonia è il cuore pulsante e il centro intellettuale del Paese nonché uno spazio culturale eclettico che rivive le tradizioni del passato e si proietta nel futuro. Se siete appassionati di storia, musica e arte, sia classica che contemporanea. Per non parlare di gastronomia… ma procediamo con ordine.

Varsavia, tradizione e contemporaneità

DA VEDERE

La Città Vecchia (Stare Miasto) Patrimonio Unesco, perfettamente ricostruita dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Piazza del Mercato (Rynek Starego Miasta) dalle caratteristiche case colorate e la statua di una Sirenetta, sorella della più famosa di Copenaghen
Piazza del Castello, dove troneggia il Castello Reale, residenza dei reali polacchi tra il XVI e il XVIII secolo

Il Castello Reale
Splendori regali

Il Palazzo della Cultura e della Scienza, grattacielo di 42 piani (il più alto della Polonia, dalla terrazza si ammira una vista stupenda sui tetti di Varsavia
La Strada Reale porta alla Residenza di Wilanow, bellissimo palazzo barocco definito la “Versailles polacca“.

Il Palazzo Wilanow
Il Palazzo Wilanow

Il Ghetto Ebraico
Prima dell’occupazione nazista, a Varsavia vivevano 400.000 ebrei, un numero indefinito di ebrei morì. Via della Memoria li commemora in 16 blocchi di granito e nel monumento agli Eroi del Ghetto
Museo della Rivolta di Varsavia
Itinerario multimediale che replica l’atmosfera della rivolta del 1944 e la fine della seconda guerra mondiale

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Rivolta di Varsavia – Powstanie Warszawskie

Il Parco Lazienki incatevole progetto barocco del XVII secolo, ospita il Museo, il Palazzo sull’acqua, quello Myślewicki, la Casa Bianca, l’Orangeria e un anfiteatro neoclassico

Il Parco Lazienki

La riva del fiume Vistola, offre una suggestiva camminata dove moda e cultura si incontrano, qui Il bar Plażowa ospita concerti gratuiti eseguiti dai migliori giovani musicisti polacchi. Parlando di musica, nel Parco Lazienski spicca il monumento a Frederyk Chopin, nato nella capitale polacca e universalmente considerato il principe del romanticismo musicale. Sotto il monumento si tengono concerti che rendono omaggio alla musica del maestro.

Il monumento a Chopin

Sull’altro lato di Varsavia scoprite la Fabbrica Wedel  che produce il miglior cioccolato, potrete fare tour e degustazione e vedere il quartiere Praga che sfuggì ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Roman Polanski l’ha scelto per girare il film “Il pianista” Oggi il quartiere è la meta preferita di artisti, designer, architetti, fotografi e pullula di bar, ristoranti, gallerie, musei improvvisati e spazi per esposizioni.

Il poster del film ” Il Pianista” girato nel quartiere di Praga

LA GASTRONOMIA DI VARSAVIA

La cucina polacca è particolarmente ricca e deve la sua varietà all’influsso di diverse etnie che nel corso dei secoli hanno convissuto per ragioni storiche sul territorio dell’attuale Polonia: ebrei, ucraini, bielorussi, lituani, russi, tedeschi, cechi, austriaci e, sì, anche italiani.
La cucina attuale infatti, è frutto dei cambiamenti storici, e delle numerose invasioni, che hanno profondamente influenzato la moda culinaria

Spiccano i prodotti tipici, regionali, DOP e IGP, i sapori genuini e l’utilizzo dei prodotti della terra, ma anche le nuove tendenze e il recupero di ricette antiche.
Tra i piatti celebri i pierogi, ravioli ripieni, a scelta, di formaggio, funghi, frutta, cavoli o carne, i Gołąbki, involtini di cavolo ripieni di carne e di riso, i pyzy, gnocchi di patate con o senza ripieno di carne, e la karp, carpa in gelatina o fritta.
Il Sernik è uno dei dolci più famosi della Polonia. Si tratta di una specie di cheesecake, preparato con il twaróg, un formaggio fresco simile alla ricotta.

INFO
Polonia Travel

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OURENSE, immergetevi nella “Città dell’acqua” capitale termale della Galizia

di Cesare Zucca.—
Ourense (Galizia) fu fondata dai Romani che la chiamarono Auriense “città dell’oro” per la presenza di oro nelle sabbie e nelle acque del fiume Mino, ancor oggi attraversato dal superbo Ponte romano, simbolo della città.

Oggi Ourense è diventata la “Citta dell’acqua” data l’immensa ricchezza di acque termali che ha trasformato questa città nella capitale termale della Galizia. Ogni giorno sgorga una portata di oltre 3 milioni di litri di acqua termale e le stazioni termali sono dovunque.


Ci sono terme in tutta la città e molte sono gratuite, come A Chavasqueira sulle sponde del fiume, dove potrete godervi un bagno zen. A cinquecento metri si trova la fontana O Tinteiro, con buone proprietà per i problemi dermatologici, le piscine pubbliche di Burga do Muíño das Veigas e le quattro piscine di Outariz. Le acque sgorgano a 65 ºC anche in pieno centro, dalla fontana di As Burgas, le fonti d’acqua termale più famose della città. La più antica è quella di Arriba, una fontana in stile popolare del XVII secolo. Sono uno dei simboli della città e, senza dubbio, uno dei luoghi imperdibili per scoprire il patrimonio e il passato storico di Orense.

DA VEDERE
Un buon itinerario parte dal cuore della città: Praza Maior, dall’atmosfera medievale che ci porta indietro nel tempo. Proseguendo verso la Piazza del Trigo, incontrerete l’antico cortile degli aranci di Piazza Damas e la pittoresca calle Juan de Austria e Coronel Ceano, dove potrete concedervi una piccola pausa Di fianco s’innalza l’antico Palazzo Vescovile che ospita il Museo Archeologico
Il Convento di San Francisco, monumento storico, famoso per il suo importante chiostro, abbellito da decorazioni raffiguranti uomini, animali e vegetali.

Chiesa di Santa María Madre sulla facciata conserva colonne del VI secolo, testinomi di Orense allora capitale del regno germanico. La Cattedrale. ospita la Capilla Mayor e il Pórtico do Paraíso. Nel suo antico chiostro è stato collocato il Museo della Cattedrale


Chiesa di Santa Eufemia, dalla facciata nello stile barocco di Santiago de Compostela.
Chiesa di San Cosme e San Damián ospita tutto l’anno un suggestivo presepio
Oca-Valladares, splendido palazzo rinascimentale del XVI secolo, uno dei più importanti della Galizia
Ponte do Milenio, passerelle pedonali a 22 metri di altezza, da cui godere di un fantastico panorama sul fiume e sulla città.

Non dimenticate Alameda, cinta da magnifici esempi di edifici modernisti. Al suo fianco il tradizionale Mercado de Abastos per immergerci nella più tradizionale vita locale.

CAPITALE DEL CARNEVALE
Da metà Febbraio al 5 Marzo, si celebra Entroido, festa non-stop animata da bande musicali, carri allegorici e sfilate in costume, dove i ragazzi e le ragazze camuffati da “mecos” (bambole del sesso opposto) si dedicano a balli e baldoria. In un’atmesfera gioiosa, colorata e folle, si festaggiano il Giovedì degli uomini (20 febbraio ) e il suggestivo Giovedì delle donne (27 Febbraio), dove le ragazze hanno il compito di inseguire i ragazzi per rubare loro le malelingue
.

IL CIBO
Riguardo alla gastronomia, Orense offre i tipici piatti dell’entroterra, tra cui la carne ao caldeiro, vitello cotto accompagnato da patate, la cacheira di maiale e il capretto arrosto, mentre fuori città è tipico mangiare le anguille, fritte o in empanada. I marrón glacé e le cañas pasteleras (pasticcini ripieni di crema) sono i dessert più famosi della città.

Durante il Carnevale si gusta un buon stufato galiziano, fatto di verdure, ceci, patate, persino castagne e naturalmente carne, in particolare maiale, tra cui salsicce tradizionali come androllas e botelo. Il tocco dolce è dato da frittelle  bicas e orellas, il dessert più carnevalesco, fatto con uova, farina e zucchero. Nel calice troviamo i vini più tradizionali del territorio Ribeiro,tra cui Ribeiro, Ribeira Sacra, Monterrei o Valdeorras.

 
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ATENE, scopritela e gustatela in 9 mosse e un piccolo segreto

Weekend nella Capitale Ellenica?
di Cesare Zucca

Atene: storia, arte, cultura, cibo e divertimento vi terranno occupati dalla mattina fino all’alba. Io ci vado spesso, parto venerdi e ritorno domenica o addirittura lunedi. Il migliorI modI per scoprirla? Anche se un po’ turistico, l’autobus rosso https://www.citysightseeing.gr/ ti farà scorazzare per la città, ti fermi dove vuoi, visiti e prendi quello dopo, il tutto commentato in più di 10 lingue.

Decisamente ‘ turista non turista’ l’organizzazione volontaria This is Athens, offre la possibilità di visitare la città scortati da una guida locale. Sono tutti volontari ateniesi che amano la loro città e che vogliono che anche tu te ne innamori….


Ecco 9 mosse per scoprire la città più… un segreto davvero gustoso.
Buon viaggio!


1)
Si parte alla grande con la meta più classica e più spettacolare: l’Acropolis. Disseminati su una collina, vi attendono il Partenone, il tempio di Atena Nike, i monumenti Propilei, Eretteo e il Teatro di Dionisio. Molti scalini, ma senza grossi problemi. No passeggini. Ovviamente affollatissimo. Fate come me, visitatelo verso metà pomeriggio, troverete meno turisti e meno fila al botteghino.

Non perderdetevi il vicino Museo Acropolis, dall’ essenziale architettura moderna e minimalista, quasi una fortezza che vuole proteggere bellezze e tesori inestimabili. Aperto fino alle 20, venerdi alle 22. Lunedì chiuso.

2)
Il Centro Stavros Niarchos, disegnato dal nostro famosissimo architetto Renzo Piano. Ospita la Biblioteca Nazionale con piu’ di 750.000 libri, e il Greek National Opera Theatre, dove gli amanti del balletto e dell’opera potranno applaudire le stelle della danza e i capolavori di Verdi, Puccini, Mozart e tanti altri. Ci si arriva con navette gratuite dalla popolare Piazza Syntagma.


3)
Volete farvi un look greco? Ispiratevi neI Museo di arte folkloristica, nel Museum of the History of the Greek Costume (Dimokritou 7) e nel Benaki Museum (Koumpari 1), dove è in scena la mostra ‘Doulamas, the magnificent. An exceptional overcoat’ dedicata ai meravigliosi costumi storici e agli abiti tradizionali magnificamente ricamati. E poi…via con lo shopping tra le bancarelle di Monastiraki, quartiere famoso per le sue boutiques vintage e il mercatino delle pulci di fine settimana.


4)
Volete tutta Atene (e il mare) ai vostri piedi? Il Monte Licabeto è la vostra meta. Prendete un taxi (costano pochissimo) per Aristippou St, Kolonaki. Potrete salire a piedi o prendere la curiosissima funicolare gialla (5 Euro). Breve tragitto, vista mozzafiato e, ovviamente, un selfie. Potete scendere a piedi e godervi la passeggiata.


5)
Varvakeios, storico, caotico mercato tradizionale, tutti i pesci dell’Egeo, carni, le verdure locali. i  famosi pistacchi dell’isola di Egina e un’infinità di spezie.

Dai venditori improvvisati accampati nelle vicine strade Athinas, Evripidou, Sofokleous e Vissis troverete di tutto: icone religiose, strumenti musicali, oggetti d’antiquariato veri e fasulli e tanti souvenir, C’è perfino una strada dedicata esclusivamente alle maniglie

6)
Il quartiere Anafiotika. Ci sono capitato per caso…mi sembrava di essere su un’isoletta greca. E’ un villaggio semi abbandonato nascosto sul collina. Piccole case piene di graffiti, viuzze popolate da gattoni pigri.

Location perfetta per un lunch in una delle tante taberne, tra cui Elaia, Zorbas, Psara e il mio preferito To Kafeneio, pura cucina greca, dolmates fatti a mano, la storica puree di favas, cipolle, limone e feta, tradizionale formaggio greco.


7) Per quelli che amano il mare.
Atene offre una meravigliosa Riviera. Nella escusiva zona di Vouliagmeni,  il 5 stelle boutique hotel Margi è un vero paradiso!

Camere luminose, tutti i comfort e un delizioso ristorante al bordo della piscina, servizio impeccabile ! Ho gustato un ‘ottima insalata di quinoa e melograno

8) Serata wow? Per lui: capello e barba da copertina di Vogue, pantalone a sigaretta, sneaker tendenza. Per lei: tubino sexy, tacco 12 o giù di lì, pronti per tuffarvi nella movida ellenica. Meglio non andarci in auto o taxi: le strade sono spesso intasate, usate la metropolitana (efficientissima fino alle 2 di notte) per scendere a Gazi o Keramikos, i quartieri più frequentati da ateniesi e turisti. Troverete musica, club, pub e locali e ouzo non stop.

9) La miglior pita della città?
Non ho dubbi: da Yoleni’s. Anche il New York Times è d’accordo.

Locato nella trendy zona Kolonaki, Yoleni’s ha un’ enorme quantità di pregiati prodotti locali, produce i suoi vini e offre  un ristorante e un bar. La loro pizza e sopratutto le pita sono insuperabili!
UN piccolo SEGRETO
Si chiana Diporto, si trova al 9 di Sokratous, all’angolo con Theatrou. Cercatelo;  è un sotterraneo a cui si accede scendendo dalle minuscole porte semi nascoste dai graffiti. Nessuna insegna, difficile da  trovare ma, grazie all’indirizzo e alle mie foto, sono certo che raggiungerete la meta.


Frequentato principalmente da lavoratori della zona, più qualche intrepido turista.  Ambiente spartano, cibo casareccio e freschissimo. Nessun menù,  le pietanze si scelgono direttamente dalle pentole: pochi piatti serviti con pane, acqua e vino (solo bianco).

Due primi, un paio di secondi di carne o pesce e naturalmente una ricca insalata greca con olive nere e feta. Io ho assaggiato una spettacolare minestra di ceci e una di fagioli. Proprietario (e oste)  piuttosto burbero. Che non vi venga in mente di fotografarlo nè tantomeno chiedergli un selfie…vi manderebbe a quel paese (rigorosamente in greco). Prezzi bassi, ma non bassissimi… l’oste si è fatto furbo. Però l’atmosfera è magica e il cibo saporito.

Attenzione: è aperto solo a mezzogiorno, chiuso sabato e domenica, ma se arrivate di venerdì mattina o se il vostro ritorno è di lunedi pomeriggio, potrete fare questa esperienza davvero unica. 

INFO
www.visitgreece.gr
www.thisisathens.org
http://www.visitgreece.gr/
National Greek Opera
Margi
Yoleni’s.

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PANETTONE “NO WASTE”: come riciclare gli avanzi delle Feste

di Cesare Zucca —-Le feste sono finite, addio regali e abbuffate… e se il panettone è avanzato?Vi portiamo in quattro suggestive mete dove incontriamo quattro top Chef che risolvono il problema con ricette stellari.La nostra prima tappa del “panettone riciclato” è Pontelongo, un suggestivo comune della provincia di Padova posto lungo le due sponde del fiume Bacchiglione e attraversato da uno storico ponte un tempo in legno, poi in pietra, poi in ferro, ora in cemento armato.  Piergiorgio Siviero del ristorante Lazzaro 1915 ha recuperato il panettone di Natale, trasformandolo in protagonista nella nuova versione di un tradizionale piatto della montagna: i canederli in brodo. Per questa ricetta Siviero si è affidato a un panettone Loison dall’intenso profumo del mandarino tardivo di Ciaculli.CANEDERLI DI PANETTONE RAFFERMO IN CONSOMME’Ingredientiper 4 persone

  • 250 g Panettone Loison al Mandarino Tardivo di Ciaculli
  • 100 cl latte
  • 50 g Vezzena d’alpeggio grattugiato
  • 30 g pancetta affumicata tagliata a dadi di circa mezzo centimetro per lato
  • 1/2 tuorlo d’uovo
  • Un mazzetto di erba cipollina
  • Pepe nero Sarawak
  • Sale fino
  • Polvere di Panettone Loison al Mandarino Tardivo di Ciaculli
  • Carote gialle e pimpinella
  • 200 cl brodo di pollo o gallina completamente sgrassato (o brodo vegetale)
  • 10 cl succo di limone
  • 50 cl succo mandarino verde
  • 5 cl salsa di soia

ProcedimentoPrivare il panettone della crosta, tagliarlo a fettine e farlo ammordire  In una terrina in cui avrete versato il latte portato ad ebollizione. Far riposare almeno due ore. Quando il composto risulterà morbido aggiungere il Vezzena ed il 1/2 tuorlo d’uovo. Regolare di sale e pepe. Aggiungere la pancetta affumicata e formare i canederli e l’erba cipollina. Passarli infine nella polvere di Panettone al mandarino. Cuocerli a piacere in un brodo di carne o pollo per 5/6 minuti, oppure più leggeri al vapore (8/9 minuti).Aggiungere al brodo fresco il succo di limone e mandarino e la salsa di soia. Regolare di sale. Portare a bollore. Porre in una fondina tre canederli, versare il consommé bollente, guarnire con filetti di carota gialla e foglioline di pimpinella.Buon Appetito!Rimaniamo in zona, la nostra seconda tappa è Grancona , nella Val Liona, in provincia di Vicenza. Al timone del ristorante TreQuarti troviamo Alberto Basso,  la cui cucina valorizza il territorio, adotta tecniche innovative, mira alla soddisfazione del gusto. Basso è anche promotore de’ “Le alture”, appuntamento annuale per la raccolta di ondi da destinare ad una borsa di studio per sostenere il percorso formativo di un giovane chef del territorio.

Un’idea che per recuperare in modo originale le fette avanzate del panettone che qui è proposto con prosciutto, yogurt, insalata e senape per ottenere un tramezzino arrotolato che è diventato popolare in molti bar della zona. Ideale con l’aperitivo.

TRAMEZZINO DI PANETTONE ALBICOCCA E ZENZERO LOISON

Ingredienti per 4 persone

4 fette di Panettone Loison allo zenzero e albicocca.8 fette di prosciutto crudo spagnolo6 foglie di insalata150 g yogurt greco3 cucchiaini di senape di Digione

ProcedimentoAppiattire con un matterello le fette di panettone, rifilare i bordi eliminando la crosta, realizzando così dei rettangoli. Incorporare la senape nello yogurt e, dopo aver mescolato bene, spalmare questa crema sulle fette di panettone. Adagiare le foglie di insalata e per ultimo stendere il prosciutto. Con l’aiuto del cellophane arrotolare la fetta, realizzando così un rotolo compatto. Mettere il rotolo nel frigo per 10/15 minuti per renderlo più sodo. Al termine, togliere il cellophane, tagliare il rotolo a girelle larghe e servire.

Bassano del Grappa Nel ridente vicentino troviamo il Ristorante Impronta, dove la cucina, grazie alla suggestiva vetrata, si trasforma in un palcoscenico dove lo Chef e la sua brigata sono i protagonisti. Il menu ama dosare i suoi piatti  con equilibri e contrasti, sempre alla ricerca di nuovi stili e di materie prime da valorizzare e rispettare. La ricetta ‘recupero’ è un crostino di panettone, zucca e tartufo, un piatto sfizioso rivisitato con un tocco di eleganza, dove il sapore intenso della zucca sposa il gusto vivace del tartufo
CROSTINI DI PANETTONE, ZUCCA E TARTUFO

Ingredientiper 4 persone1 ZuccaPanettone Classico LoisonBurroTartufo nero, due fettine a crostino  ………………………..salsa tartufata di qualità.Erbe aromatiche (salvia, timo e rosmarino) a piacereSale q.bProcedimentoTagliare la zucca in 4 grandi spicchi e metterla in forno per un’ora a 180°C con olio sale e rosmarino Togliere la polpa dalla scorza della zucca e metterla in una ciotola in vetro con olio, pepe, sale e timo. Schiacciare e mescolare il tutto. Tagliare il panettone in fette, rifilare e dividere in fettine rettangolari. Poi tostarle sul grill o al forno. Affettare il tartufo.ImpiattamentoSu un piatto da portata disporre le fettine tostate di panettone, con l’aiuto di due cucchiai formare delle piccole quenelle di crema di zucca e da adagiare sui crostini. Completare con il tartufo.Da un panettone avanzato nasce un crostino gourmet!

La nostra prossima tappa è Spezia, dove incontriamo una giovane stella del panorama gastronomico spezzino: Andrea Besana , al timone di Andree affascinante ristorante gourmet nel cuore di Spezia, giustamente segnalato dalla Guida Michelin.

” Sono partito da un panettone tradizionale con le sole uvette, ci svela Besana, e mi sono   isiprato al tradizionale pandolce ligure, rivisitandolo e giocando con le consistenze degli altri ingredienti: arancia candita, pinoli e finocchietto. Ho realizzato un dessert che ho chiamato “tra panettone e pandolce “, un dolce festivo… anche giorni dopo!
TRA PANETTONE E PANDOLCE

Ingredienti per 4 persone:
Per il panettone tostato:
Un panettone da 750g, senza canditi

Burro q.b.

Per la gelatina di agrumi
Una arancia

Un pompelmo

Un limone

100g zucchero di canna

20g Gelatina 180 bloom

Per il gelato ai pinoli e finocchietto
500g di panna fresca

200g di tuorlo d’uovo

100g di zucchero

100g di pinoli

15g (4 rametti) di finocchietto selvatico

20g di rhum scuro

Per la finitura:
Qualche ciuffo di finocchietto selvatico

Qualche pinolo tostato

PreparazionePer il panettone tostato:
Preparare il panettone parando lo strato più esterno e riducendolo a parallelepipedi di circa 10 x 2 x 2 cm. In una padella lionese fondere una noce abbondante di burro, e quando inzia a spumeggiare, inserire il panettone, 3 pezzi per ogni porzione, rosolandolo su tutte e quattro le facce, fino a doratura, per circa 30 secondi per faccia. Togliere dalla padella e riporre su carta assorbente in caldo.

Per  la gelatina di agrumi:
Pulire gli agrumi, rimuovendo accuratamente la buccia e l’albedo, quindi recuperare la polpa tagliando i singoli spicchi e scartando le pellicine (taglio suprême).Pressare tutti gli scarti ad eccezione delle bucce, per recuperare i succhi, il peso totale di polpa e succhi dovrebbe essere di 300g circa. Inserire polpa e succhi in un pentolino, con 100g di zucchero di canna, e porlo su un fuoco dolce. A parte, idratare la gelatina in acqua, quindi incorporarla nel composto di agrumi curando che non si formino grumi. Non appena giunto a bollore, togliere dal fuoco e versare in una placca o piatto a bordi alti in uno strato spesso circa 1,5cm, porre in frigo a riposare per qualche ora, fino a che non sarà correttamente solidificato.

Per il gelato ai pinoli e finocchietto
Tostare i pinoli in forno a 180°C per 8 minuti, raffreddare, quindi inserire i pinoli in un frullatore riservandone qualcuno intero per la finitura del piatto, aggiungere lo zucchero e frullare fino ad ottenere una pasta fine ed uniforme. Incorporare i tuorli al composto di zucchero e pinoli in una boule, lavorando con la frusta fino a che i tuorli non saranno omogenei e schiariti.A parte, mondare e tritare finemente il finocchietto, inserirlo insieme alla panna in un pentolino, e quindi procedere come per una classica crema inglese, portando la panna a bollore, versandola sui tuorli in due mandate, e quindi cuocendo il composto a 82°C (fino a che non vela la spatola). Incorporare il rhum, procedere quindi con l’attrezzatura preferita per mantecare il gelato.

Finitura del piatto:
Disporre il panettone tostato, caldo, nel piatto, quindi la gelatina di agrumi precedentemente rimossa dallo stampo e tagliata a cubettoni, ed una quenelle di gelato.Decorare con qualche pinolo tostato e ciuffetti di finocchietto.
Ideale servirlo accompagnato da un Vino Bianco da un pregiato passito di uve vermentino prodotto in edizione speciale da La Bettigna Doze di Luni

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W.P. in Tour: in Bassa Valtellina con la Jeep Renegade

Da Tirano alla punta settentrionale del Lago di Como

https://youtu.be/-QNaKnBtcEs



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Partiti con l’intenzione di raggiungere Bormio, dove speravamo di godere delle sue celebri terme e della magica atmosfera alpina, arrivati a Tirano abbiamo avuto un’illuminazione. Da quando abbiamo lasciato la punta estrema del Lago di Como a Fuentes, tanti dettagli lungo il percorso ci hanno catturato seguendo la strada più veloce: borghi intimi, panorami inaspettati, sapori autentici. Abbiamo così deciso di invertire la marcia dell’auto scelta per accompagnarci in questo viaggio, una Jeep Renegade E-hybrid, e di dedicare il nostro weekend a scoprire questi tesori. Partendo proprio da Tirano e percorrendo la valle a ritroso, con l’obiettivo di assaporare la vera essenza della Bassa Valtellina meno nota ai turisti distratti. La scelta dell’auto non è casuale, abbiamo preferito l’ibrida più semplice, con un piccolo motore elettrico a 48V, che ha il compito di assistere quello alimentato a benzina. La sua batteria si ricarica automaticamente in movimento, fornendo l’energia necessaria per consentire brevi tratti in modalità solo elettrica nei piccoli borghi, e fornire un supporto al motore a scoppio in salita, consentendo riduzioni di consumi fino al 20 per cento rispetto a un’auto tradizionale.

Il ponte di Ganda, costruito nel 1776, collega le due sponde dell’Adda, ed è uno dei simboli di Morbegno. In dialetto valtellinese, Ganda significa zona rocciosa

Tirano: crocevia di storia e futuro

Tirano, porta d’ingresso all’alta Valtellina, e stazione di partenza del famoso Trenino Rosso del Bernina, merita ben più di una sosta frettolosa. Passeggiando nel centro storico, scopriamo una città che custodisce gelosamente la sua storia. Le antiche dimore signorili, come Palazzo Salis, ci raccontano di epoche passate in cui Tirano era un importante crocevia commerciale. Non possiamo tralasciare la Basilica della Madonna di Tirano, monumento rinascimentale costruito per celebrare l’apparizione mariana avvenuta nel 1504: un luogo di pace che affascina con i suoi interni riccamente decorati.

Pochi chilometri più a nord dalla stazione, il caratteristico Trenino Rosso delle Ferrovie Retiche varca il confine ed entra nel cantone dei Grigioni, per proseguire verso Poschiavo, l’Engadina e il cuore della Svizzera, offrendo la possibilità di un viaggio unico tra viadotti mozzafiato e panorami da cartolina che cambiano a ogni stagione, al punto che è impossibile stabilire quale sia la migliore per concedersi questa piccola avventura. Anche se questa volta il nostro itinerario non lo include, non possiamo non menzionare questo capolavoro ingegneristico, Patrimonio dell’UNESCO.

Teglio: la culla  autentica dei pizzoccheri, che ha dato il nome alla Valtellina

Dal fondovalle risaliamo verso Teglio, transitando da Tresenda, seguendo la strada che ha ospitato fino agli anni Settanta una tra le più spettacolari gare in salita riservate alle moto, una scalata  molto apprezzata anche da chi ama le due ruote a pedali. Teglio è il borgo che ha dato il nome a tutta la valle, e la strada è un susseguirsi di curve che si aprono su panorami incantevoli, e qui la nostra Jeep Renegade ibrida dimostra grande versatilità. Arrivati a Teglio, ci immergiamo nella tradizione gastronomica più autentica. Visitiamo l’Accademia del Pizzocchero, dove scopriamo le rigide linee guida per preparare questo piatto simbolo della cucina valtellinese: farina di grano saraceno, verza, patate, formaggio Casera e burro fuso, un connubio di semplicità e bontà. Passeggiamo tra le stradine del borgo, dove il tempo sembra essersi fermato. Ci fermiamo per pranzo in una trattoria storica, dove il calore dell’ospitalità valtellinese si sposa con i sapori della tradizione.

La strada panoramica: tra vigneti e panorami unici

Riprendiamo il viaggio senza scendere nel fondovalle, ma seguendo il versante settentrionale, un’area caratterizzata dai terrazzamenti coltivati a vite. La strada panoramica è una delle più belle che abbiamo mai percorso: ogni curva regala una nuova prospettiva sulla valle e sui vigneti eroici, dove si producono i grandi vini valtellinesi come il Sassella, l’Inferno e il Grumello. La Jeep si comporta egregiamente su questa strada stretta e tortuosa, con una stabilità che ci permette di godere appieno del panorama senza preoccupazioni. I muretti a secco che sostengono i terrazzamenti sono un’opera d’arte, testimoni di un’antica tecnica tramandata di generazione in generazione.

Inaugurata nel 2021, la Passerella delle Cassandre è un passaggio ciclopedonale sospesa a quasi 100 metri sopra il torrente Mallero, che scende dalla Valmalenco e le sue gole selvagge, chiamate Cassandre

Sondrio: tra storia e modernità

Arrivati a Sondrio, ci immergiamo nel capoluogo dell’intera Valtellina. Piazza Garibaldi, con i suoi eleganti caffè, è il punto di partenza ideale per esplorare la città. Ci perdiamo tra i vicoli del centro storico, scoprendo palazzi nobiliari e piccole botteghe artigiane. Visitiamo la passerella sulle Cassandre, un ponte ciclopedonale che si affaccia sulle gole del Mallero, il torrente che scende dalla Valmalenco, regalando una vista spettacolare sul capoluogo valtellinese. Prima di ripartire, una deviazione ci porta alla Chiesa di Sassella, un gioiello costruito su uno sperone di roccia, che domina la valle con la sua semplicità e bellezza.

Postalesio e le sue “piramidi”: una meraviglia naturale autentica

Da Sondrio saliamo verso Postalesio, dove una strada ripida e disseminata di stretti tornanti ci conduce alle famose piramidi di terra. Queste colonne naturali, sormontate da massi, sono il risultato di secoli di erosione, e rappresentano uno spettacolo unico, sconosciuto ai più. Il percorso per raggiungerle è impegnativo, ma la Jeep si dimostra ancora una volta una compagna di viaggio affidabile, affrontando senza difficoltà i tornanti più stretti.

Le valli laterali: Masino e Tartano

Dedichiamo il pomeriggio alla scoperta di due valli laterali. La Val Masino, con le sue pareti granitiche e i boschi rigogliosi, è un paradiso per gli amanti della natura, soprattutto in primavera ed estate. Una volta celebre per le sue terme, è oggi una delle mete irrinunciabili per gli amanti dell’arrampicata, che qui trovano pane per i loro denti, con le famose pareti del Sasso Remenno, un monolite di granito tra i più grandi d’Europa, perfetto per sfide adrenaliniche o semplici passeggiate nei dintorni.

La Val Tartano, invece, ci sorprende con il Ponte nel Cielo, una passerella sospesa da record che offre un’emozione unica. Attraversare il ponte regala una vista da un punto di vista inconsueto sulle vette circostanti e sulle profonde gole della valle. La sensazione di camminare sospesi tra cielo e terra è indimenticabile, un’esperienza che combina l’adrenalina con il fascino della natura incontaminata. La valle offre inoltre percorsi escursionistici ideali per ogni livello, portando i visitatori alla scoperta di alpeggi isolati e tradizioni rurali che sembrano sospese nel tempo.

All’interno della stalla modello dell’Agriturismo La Fiorida gli animali sono allevati ponendo massima attenzione al loro benessere, alla loro alimentazione e al luogo che li ospita. Sono presenti 200 vacche da latte di razza Bruna Alpina , 250 maiali e 80 capre

La notte a La Fiorida: relax, gusto e la bresaola autentica

Per la notte ci fermiamo all’Agriturismo La Fiorida, a Mantello. Questo splendido hotel a quattro stelle è molto più di un semplice luogo dove dormire: è un’esperienza completa di relax e gusto. L’ambiente è curato nei minimi dettagli, con camere accoglienti e un centro benessere che invita a rilassarsi dopo una giornata di esplorazioni. Ceniamo in uno dei due ristoranti della struttura, dove i piatti sono realizzati con prodotti a km zero provenienti dalla fattoria interna visitabile dagli ospiti della struttura. Dal latte alla bresaola, tutto qui parla di qualità e autenticità. Uno dei ristoranti, La Preséf, peraltro, vanta una stella Michelin, un dettaglio che rende l’esperienza ancora più speciale.

OGNI VIAGGIO PUO’DIVENTARE POESIA
 

In Val Gerola la Poesia l’ha trovata anche una vera poetessa. La troverete anche voi?

BITTO

Innarrestabile luccichio incastonato
tra monti e girotondi
di baite a un passo dal cielo,
la parola chiusa e breve dei celti,
antico vessillo di fame e di fatica,
di vita e di stagione 
azzurra e verde di pascoli alti,
dentro ci scorre il latte, 
da cima a valle,
“bitu”… eterno… 
mai nome fu 
destino migliore.

Roberta Ceudek

Val Gerola: dove è nato il Bitto Storico

Il giorno seguente esploriamo la Val Gerola, una valle che sembra uscita da una cartolina. Le montagne innevate incorniciano un paesaggio che regala pace e bellezza. Arriviamo al Centro del Bitto Storico, un luogo che custodisce una delle tradizioni più preziose della Valtellina. Qui scopriamo il segreto del formaggio Bitto, prodotto esclusivamente nei mesi estivi con latte crudo di animali che pascolano liberamente sugli alpeggi. L’atmosfera è resa fiabesca dalla presenza del torrente che nasce poco più in alto, e che ha dato il nome al formaggio, e l’accoglienza dei casari ci permette di entrare in contatto con un mondo che resiste ai ritmi moderni. Degustiamo questo formaggio unico, che racchiude in sé tutti i sapori e i profumi delle montagne circostanti.

A Gerola Alta l’edificio della Casa Comunale ospita anche il Centro del Bitto Storico. Oltre al negozio, è possibile visitare la cantina dove sono conservate oltre tremila forme di Bitto Storico di diverse annate

Morbegno: tradizione, sapori, e molto di più

Concludiamo il nostro viaggio a Morbegno, il cuore della Bassa Valtellina. Anche se è meno noto, talvolta sottovalutata, rispetto ad altre località della Valtellina, Morbegno può essere considerato un luogo Premium per diverse ragioni. Per le sue tradizioni autentiche e l’atmosfera senza tempo che si respira passeggiando per le sue vie in un’atmosfera lontana dal turismo di massa, ma anche per l’enogastronomia d’eccellenza, per l’accesso privilegiato alla natura, senza dimenticare la sua storia e l’architettura ricercata, l’atmosfera discreta e sofisticata, gli eventi e la cultura. In sintesi, Morbegno è un luogo che racchiude il meglio della Valtellina, ma senza ostentazione. Una destinazione Premium per chi cerca un’esperienza sofisticata, ma lontana dai circuiti più battuti.

Questo borgo ci sorprende per la sua ricchezza storica e culturale. Visitiamo Palazzo Malacrida, un gioiello architettonico che racconta di un passato nobile e raffinato. Passeggiando per il centro, entriamo nella bottega dei Fratelli Ciapponi, dove il tempo sembra essersi fermato al 1883: scaffali di legno carichi di prodotti locali, un’atmosfera d’altri tempi e un calore che ci fa sentire a casa.

Proseguiamo verso il Ponte di Ganda, una struttura storica che attraversa il fiume Adda, simbolo del borgo e punto panoramico di grande fascino. Infatti è stato scelto dall’artista Tiziana Carcagni come soggetto per un dipinto nel quale sono racchiusi gli elementi chiave di questo WEEKEND PREMIUM.

E non possiamo lasciare Morbegno senza portare a casa gli autentici sapori di questa valle. Ci concediamo  quindi una visita alla Latteria Sociale Valtellina, una cooperativa nata nel 1969 che rappresenta una pietra miliare della produzione casearia locale. Qui il 70 per cento del latte valtellinese viene trasformato entro 48 ore dalla mungitura in formaggi autentici e di altissima qualità. Scopriamo le tecniche artigianali utilizzate per produrre il Casera e il Burro, ingredienti fondamentali per i pizzoccheri valtellinesi. Una degustazione dei loro prodotti ci convince che la genuinità e la passione sono il cuore pulsante di questa realtà. Un assaggio che ci convince a tornare presto a Morbegno per un’immersione ancora più profonda nei suoi sapori, esaltati dagli eventi dedicati, come la Mostra del Bitto e Morbegno in cantina, gli appuntamenti autunnali che tra settembre e ottobre di ogni anno richiamano in bassa Valtellina migliaia di appassionati dei gusti autentici.

Dove dormire e mangiare: Agriturismo la Fiorida – Mantello

Dove mangiare: Hotel Ristorante Combolo – Teglio

Dove mangiare: Osteria del Zep – Morbegno

Dove acquistare: Latteria Sociale Valtellina – Delebio

Dove acquistare: Centro del Bitto Storico Ribelle – Gerola Alta

La Compagna di Viaggio: Jeep Renegade E-Hybrid

 

 




La classifica delle Auto Più Vendute in Italia nel 2024: le Weekend Car piacciono ancora?

Nel 2024, il mercato automobilistico italiano ha visto un ritorno alla stabilità, con alcune novità e conferme che hanno caratterizzato le vendite. Tra i modelli più apprezzati, spiccano diverse vetture che sono diventate scelte popolari per i consumatori italiani, non solo per l’uso quotidiano ma anche per i fine settimana, in particolare quelle ideali per le gite fuori porta e le fughe brevi: le cosiddette “weekend car”. Ecco un’analisi delle dieci auto più vendute in Italia nel 2024, con un focus sulle vetture che si prestano maggiormente alle esigenze di chi cerca un’auto versatile per il tempo libero.

  • Benzina: Le vetture a benzina hanno rappresentato il 29,0% del mercato
  • Diesel: Le auto diesel hanno subito una contrazione, scendendo al 13,9% del mercato
  • GPL: La quota di mercato delle vetture a GPL è rimasta stabile al 9,4%.
  • Ibride (HEV): Le auto ibride hanno visto una crescita significativa, raggiungendo una quota del 40,2%, suddivisa in 11,8% per le “full hybrid” e 28,4% per le “mild hybrid”.
  • Elettriche (BEV): Le vetture completamente elettriche hanno mantenuto una quota stabile al 4,2%-
  • Ibride Plug-in (PHEV): Le auto ibride plug-in hanno registrato una diminuzione, attestandosi al 3,3% del mercato.   (FONTE UNRAE)

Analisi delle tendenze:

Il 2024 ha evidenziato una crescente preferenza per le motorizzazioni ibride, con un aumento significativo della loro quota di mercato. Al contrario, le vetture diesel hanno continuato a perdere terreno, mentre le auto a benzina hanno mostrato una leggera ripresa. Le alimentazioni alternative, come il GPL, sono rimaste stabili, e le auto elettriche non hanno registrato l’incremento atteso, mantenendo una quota invariata rispetto all’anno precedente.Queste dinamiche riflettono un mercato in evoluzione, con consumatori sempre più orientati verso soluzioni di mobilità sostenibile, sebbene l’adozione delle vetture elettriche pure sia ancora limitata. Le politiche di incentivazione e lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica saranno determinanti per favorire una maggiore diffusione delle auto elettriche nei prossimi anni.

Auto Più Vendute in Italia nel 2024, la classifica

1. Fiat Panda 99.871
2. Dacia Sandero, 60.380
3. Jeep Avenger, 41.184
4. Citroen C3, 38.591
5. Toyota Yaris Cross, 36.942
6. Renault Clio, 35.809
7. Peugeot 208, 32.488
8. Toyota Yaris, 32.294
9. Lancia Ypsilon, 32.167
10. Renault Captur, 31.901
  1. Fiat Panda – 99.871 unità

In cima alla lista delle vendite c’è la Fiat Panda, un’auto che continua a essere la scelta principale per milioni di italiani, grazie alla sua compattezza, economia di gestione e praticità. Nonostante la sua vocazione cittadina, la Panda è anche perfetta per le brevi escursioni nei weekend, soprattutto grazie alla sua maneggevolezza su strade strette e alla disponibilità di motorizzazioni adatte anche ai viaggi più lunghi.

  1. Dacia Sandero – 60.380 unità

La Dacia Sandero si è confermata una delle auto più vendute, grazie alla sua eccellente combinazione di prezzo competitivo, efficienza e praticità. Il suo spazio interno e il comfort la rendono adatta anche a chi cerca una macchina economica per le gite fuori porta, un’auto che si distingue per la sua semplicità e la capacità di adattarsi a vari stili di vita, perfetta per famiglie e giovani.

  1. Jeep Avenger – 41.184 unità

Nuova entrata nella top 10, la Jeep Avenger è un SUV compatto che ha conquistato il cuore di molti automobilisti italiani. Con il suo design robusto e le caratteristiche tipiche del marchio Jeep, la Avenger si adatta bene sia alla vita cittadina che alle escursioni nel weekend, con una buona capacità di carico per i bagagli e l’attrezzatura da viaggio.

  1. Citroën C3 – 38.591 unità

La Citroën C3 è un’auto che ha trovato una solida clientela in Italia, grazie al suo design moderno e alla praticità. Con dimensioni contenute e una buona abitabilità, la C3 è perfetta per chi cerca un’auto agile in città ma anche comoda per i viaggi nel fine settimana, offrendo un buon equilibrio tra comfort e consumi contenuti.

  1. Toyota Yaris Cross – 36.942 unità

Il Toyota Yaris Cross ha conquistato il mercato italiano con la sua versatilità, combinando la praticità di un SUV compatto con la tecnologia ibrida di Toyota. Perfetta per le famiglie che cercano un’auto che si adatti a ogni esigenza, dalla città alle gite nei weekend, la Yaris Cross è ideale per chi desidera viaggiare in modo economico ma senza rinunciare a comfort e spazio.

  1. Renault Clio – 35.809 unità

La Renault Clio rimane uno dei modelli più venduti in Italia, grazie al suo design elegante, la praticità e la solidità. È una delle auto preferite per chi cerca una city car che però non delude durante i weekend fuori porta. Le dimensioni compatte, il buon bagagliaio e i consumi contenuti la rendono ideale per chi ama fare brevi viaggi e scoprire nuove destinazioni.

  1. Peugeot 208 – 32.488 unità

La Peugeot 208 è un’altra vettura che si distingue per il suo mix di comfort, tecnologia e stile. Con il suo motore efficiente e un design attraente, è una delle auto più scelte da chi cerca una weekend car versatile, perfetta per i viaggi brevi e i weekend in famiglia. La sua abitabilità e la qualità della guida sono punti di forza per chi fa dell’agilità e della praticità le sue priorità.

  1. Toyota Yaris – 32.294 unità

La Toyota Yaris è un altro modello della casa giapponese che ha conquistato il cuore degli italiani. Piccola, ma con una sorprendente capacità di carico, la Yaris è perfetta per chi cerca un’auto piccola ma adatta anche per i viaggi nel weekend, soprattutto grazie alla versione ibrida che offre efficienza e bassi costi di gestione.

  1. Lancia Ypsilon – 32.167 unità

La Lancia Ypsilon si conferma una delle auto preferite dalle donne e dalle famiglie italiane. Con il suo stile raffinato e la sua praticità, è adatta sia per la città che per i brevi spostamenti nel weekend. Le sue dimensioni contenute e il design elegante la rendono ideale per chi cerca un’auto versatile e comoda anche per i viaggi di piacere.

  1. Renault Captur – 31.901 unità

Infine, il Renault Captur, un SUV compatto che continua a riscuotere successo in Italia grazie al suo stile moderno, al comfort di guida e alla sua efficienza. Ideale per chi cerca un’auto spaziosa per la famiglia, ma che non disdegna i weekend fuori porta, la Captur si fa apprezzare anche per la sua versione ibrida, che combina risparmio di carburante e prestazioni elevate.ConclusioniIl 2024 ha visto un forte interesse per auto compatte, pratiche e versatili, che ben si adattano alla vita quotidiana ma anche alle esigenze di chi cerca un’auto ideale per il weekend. Le vendite in Italia confermano una crescente preferenza per modelli che combinano praticità, comfort e basse emissioni, come le versioni ibride, che sono ormai una scelta naturale per le famiglie e i giovani automobilisti. Da city car come la Fiat Panda e la Renault Clio, a SUV compatti come la Jeep Avenger e la Toyota Yaris Cross, il panorama delle auto più vendute in Italia è dominato da modelli adatti a ogni tipo di esigenza, dal traffico cittadino alle gite nel fine settimana.Seguici anche sui Instagram & Facebook per essere aggiornato su tutte le prossime uscite!E iscriviti alla Newsletter per ricevere  in regalo il nostro magazine digitale per TUTTO L’ANNO