I parchi del gusto. La ciclovia dei sapori calabri, forti e autentici

Di Palmarosa Fuccella, foto Daniele Carletti

Viaggiare d’autunno attraverso i boschi dell’Appennino calabrese in sella alla propria bici è davvero una buona idea. A questa latitudine, fra ottobre e novembre, il clima è ancora prevalentemente mite e consente di godere appieno dei profumi, dei colori e dei frutti di boschi e foreste secolari.

E la Ciclovia dei Parchi della Calabria è il tracciato ideale per vivere un’esperienza di completa immersione nel paesaggio più meridionale della nostra penisola, in una regione che proprio nelle aree montane interne presenta un patrimonio di biodiversità e culture sorprendenti in oltre 300.000 ettari di superficie protetta. Una infrastruttura su cui la Regione Calabria e i Parchi puntano tantissimo per rivitalizzare le aree interne nella prospettiva di un turismo sostenibile che possa innescare processi sociali e di sviluppo nuovi nelle comunità locali.

E i numeri di questi due primi anni di vita della Ciclovia sono assolutamente confortanti: i flussi di cicloturisti provenienti dall’Italia e dall’estero sono costanti e sul territorio nascono nuove imprese e attività collegate, ospitalità dedicata, servizi di assistenza, noleggio, anche grazie al sostegno che la Regione ha assicurato ai migliori progetti proposti. Un attivismo che nel 2021 ha portato all’assegnazione dell’Oscar del Cicloturismo “Italian Green Road Award”, primo posto ex aequo con la Provincia Autonoma di Trento.

Podoliche nei boschi della Sila

Nuova avventura in autunno

Abbiamo già percorso la Ciclovia a fine giugno, in giorni altrove di caldo insopportabile, viaggiando in un mare di felci giganti in compagnia del suono dei campanacci delle mandrie di mucche podoliche al pascolo, e la convinzione che ne abbiamo tratto è che ogni stagione qui ha la sua bellezza e che fosse impensabile non immaginare di tornarci ora, in autunno. Difatti, siamo nel pieno dei preparativi per il nostro nuovo viaggio che faremo nella seconda metà di ottobre in vista della redazione della guida della Ciclovia dei Parchi della Calabria, che sarà disponibile dalla prossima primavera, con approfondimenti su tutte le tappe, mappe, cose da non perdere, tipicità.

Ma cosa ci aspettiamo da questa nostra nuova avventura in bicicletta nel cuore della Calabria in autunno? Tante cose. In primis colori, profumi e sapori nuovi, quelli dei boschi e delle faggete secolari dei quattro grandi Parchi che la Ciclovia attraversa, Pollino, Sila, Serre e Aspromonte, circa seicento chilometri per la maggior parte immersi in una fitta vegetazione che se in primavera offriva fragoline in ogni dove ora promette funghi porcini, castagne, bacche e molto altro ancora. E poi un cambio sostanziale nei colori che imprimono il paesaggio naturale, il verde intenso della primavera a tratti sostituito dal giallo e dal rosso, dai marroni intensi delle colline che si preparano alle nuove coltivazioni.

Dal profumo di mosto al caprino dell’Aspromonte

Ma anche il profumo di mosto delle vendemmie che qui promana non solo dalle cantine delle aziende che realizzano grandi vini come il Cirò o il Greco di bianco, per citare solo alcune delle tante DOC calabresi, ma anche da quelle dei piccoli produttori che in ogni paese dell’area interna fanno da sé il vino per la propria famiglia. E poi non vediamo l’ora di assaggiare le patate nuove della Sila, che cotte in padella, spesso unite alla celebre cipolla rossa di Tropea, qui chiamano ’mpacchiuse perché in cottura si “appicicano” l’una all’altra, e sono buonissime.

Zuppa di fagioli e funghi porcini

Che dire poi dei tanti piatti a base di castagne, dolci e salati, e le mille varietà di pasta fatta in casa con farina di grano duro condita con i funghi o con i fagioli “russujanchi” delle Serre, lagane, fileja, “maccaruni”,  cavatelli… L’autunno, lo avevamo annotato nei nostri taccuini di viaggio, è la stagione migliore per gustare il Caprino dell’Aspromonte, Prodotto Agroalimentare Tradizionale, vera e rara prelibatezza, uno tra i tanti formaggi di alta qualità che si possono incontrare sulle tavole dei paesi che la Ciclovia attraversa, dal Caciocavallo Silano, alla ricotta salata, al Caciocavallo di Ciminà.

Salsicce calabresi

Per alcuni di noi, molte delle attese in termini culinari sono rivolte ai prodotti ricavati dalle carni lavorate, non solo la rinomatissima ’nduja, che però è più diffusa sul versante tirrenico, tra Spilinga e l’altopiano del Poro, ma anche salsicce, soppressate e pancetta riconosciute dal marchio DOP, quasi sempre conservate con il peperoncino, ortaggio/spezia che in Calabria regna sovrano.

Dal vino degli Enotri ai dolci degli Arabi

E poi, ancora, il pane fatto con lievito madre e cotto in forno a legna, famoso quello di Cerchiara, e le friselle condite con l’origano di montagna e l’ottimo olio extravergine di oliva dal sapore fruttato e leggero, che qui si produce dai tempi degli Enotri, le focacce e la “pitta cu u majo” con i fiori di sambuco, senza dimenticare i taralli, i biscotti, i bocconotti di Mormanno e la Pitta ‘mpigliata, dolce tipico della tradizione calabrese con miele, uva passa e frutta secca e, per finire, i torroni, i fichi secchi con la mandorla, i rosoli e i liquori aromatizzati con tutti i frutti che questa terra generosa produce, dal bergamotto al cedro, dalle clementine alla liquirizia. Un misto agrodolce che risente di tutte le culture che da sempre hanno attraversato questo estremo lembo della penisola, congiunzione naturale nel cuore del Mediterraneo, dai greci, agli arabi, dai normanni agli aragonesi, e così via.

Bocconotti di Mormanno

Come si può comprendere le aspettative che vincono per la Calabria sono sempre quelle legate ai sapori e al buon cibo, del resto non è un caso che sia la dieta mediterranea, Patrimonio Immateriale UNESCO, sia gli studi sulla dieta della longevità condotti dallo scienziato Valter Longo, originario di Molochio, riguardino la tradizione agroalimentare di questa regione.

La ciclovia regala silenzi, ma anche incontri generosi

Ma nondimeno ci attendiamo di ritrovare nel silenzio dei boschi dove si pedala avvolti nella polifonia della natura e null’altro, costeggiando laghi e oasi faunistiche, nei luoghi della spiritualità, nei musei diffusi, nei paesi che attraverseremo, nella voce e nei racconti dei calabresi che incontreremo lungo il percorso, sempre ospitali e generosi – primo fra tutti Frate Damiano che al Villaggio Limina accoglie e assiste pellegrini e cicloturisti – il senso di un viaggio che è meta e cura per chi vuole ritrovarsi lontano dal “frastuono” delle città e dall’indifferenza.

È di certo un’esperienza attiva, per chi ha buone gambe per percorrere una Ciclovia che propone circa undicimila metri di dislivello su strade a bassa percorrenza di auto e alcuni tratti ad uso esclusivo, che a breve rappresenteranno circa un quarto dell’intero tracciato. Si sale e si discende continuamente e sebbene ci si trovi nel cuore della regione il più delle volte, e questa è un’emozione che solo la Calabria può regalare, il Mediterraneo si può vedere, fino alle pendici dell’Etna, e persino “sentire”.

La Sicilia vista dalla Calabria

INFO

Documenteremo il nostro tour giorno per giorno sui canali social della Ciclovia, facebook e instagram (@cicloviaparchicalabria).Per tutte le altre informazioni e per l’organizzazione del viaggio consigliamo di consultare il sito www.cicloviaparchicalabria.it che offre anche le mappe scaricabili in gpx.




In Calabria una ciclovia unisce quattro grandi Parchi

Il cuore verde della Calabria corre…su quattro ruote. È in questa splendida regione del nostro Sud, infatti, che i quattro grandi polmoni verdi, il Parco dell’Aspromonte, il Parco del Pollino, il Parco della Sila e il Parco delle Serre sono uniti dalla Ciclovia dei Parchi, un percorso ciclabile di ben 545 km che attraversa aree naturali di rara bellezza, ricca di storia e tradizioni. Scopriamo le tappe nel dettaglio.

Parco del Pollino, le tappe della Ciclovia

Si può partire a percorrere la Ciclovia dei Parchi dal Parco Nazionale del Pollino, che dal 2015 fa parte del Patrimonio dell’Umanità UNESCO per la sua straordinaria biodiversità. Qui le cime superano i 2000 metri e lo sguardo può spaziare fino alle coste del Mar Ionio e a quelle del Mar Tirreno. Simbolo del parco è il pino loricato, che deve il suo nome alla lorica, la corazza romana che ricorda la sua corteccia. Per quanto riguarda la fauna, qui nidificano il nibbio reale e il gracchio corallino. Vediamo allora come scoprire il parco sulle due ruote.

Da Laino Borgo a Morano Calabro

La prima tappa, di circa 34 km, è quella che parte da Laino Borgo, dove si possono ammirare le vestigia dell’antica fortezza longobarda e prosegue verso Laino Castello. Ancora 14,5 km e si arriva a Mormanno, a 830 metri di altezza, noto per essere il paese dei “bocconotti”, deliziosi dolcetti ripieni, e delle lenticchie, per le quali è Presidio Slow Food. Si prosegue fino a superare il Parco della Lavanda e si risalgono poi le pendici del Serra arrivando in località Il Fortino, a 1050 metri. Si inizia poi la discesa fino a Morano Calabro, delizioso borgo medievale conosciuto come “il presepe del Pollino” e inserito tra i “Borghi più belli d’Italia.

Morano Calabro il “Presepe del Pollino”

Il percorso Castrovillari – Lungro – Acquaformosa

Un altro bel tratto della Ciclovia dei Parchi di 34 km è quello che parte da Castrovillari, a 360 metri, dove ha sede il Centro Servizi del Pollino. Si prosegue poi sulla SP263 e si sale verso San Basile, splendido borgo di origine bizantine, continuando poi in direzione di Saracena, il paese dove nasce il celebre Moscato. La ciclovia comincia poi a scendere attraverso suggestivi campi coltivati e arriva a Firmo, a 344 metri, per poi risalire di nuovo in direzione di Lungro, a 590 m, che conserva ancora intatte alcune tradizioni e riti bizantini. Da cui il percorso sale ancora verso Acquaformosa, dove si trova la splendida Chiesa di San Giovanni Battista, del XVI secolo.

Acquaformosa, Chiesa di San Giovanni Battista

Il percorso San Sosti – Ferramonti – Lago di Tarsia

Questo tratto nel Parco del Pollino copre circa 39 km. Si parte da San Sosti, a 360 m, dove vale una sosta il meraviglioso Santuario del Pettoruto. Si pedala attraverso boschi di castagno e si scende sulla SP123 che costeggia i fiumi Rosa ed Èsaro. Si supera poi Mottafollone e si procede in direzione di Pianette, sede del più grande campo di concentramento italiano dell’epoca fascista, come ricorda il Museo della Memoria, che vale una visita. Si continua poi per altri 7 km su un tratto pianeggiante e si arriva infine alla Riserva Naturale del Lago di Tarsia, notevole area umida che si sviluppa attorno al fiume Crati.

Riserva Naturale del Lago di Tarsia

I percorsi nel Parco Nazionale della Sila

La Ciclovia dei Parchi si inoltra poi nei magnifici scenari del Parco Nazionale della Sila, che con i suoi 70mila kmq occupa il cuore della Calabria. Tra scenari spettacolari e selvaggi, con una natura che cambia in tutte le stagioni, si possono scoprire alberi secolari e monumentali, ma anche Musei Tematici, centri visita dove ricevere tutte le informazioni, ristoranti per gustare i cibi della tradizione e praticare tante attività sportive, dallo sci di fondo all’orienteering, dalle passeggiate a piedi a quelle a cavallo. Per quanto riguarda i percorsi in bici, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Da Bisignano al Lago Cecita

Questa tappa abbastanza impegnativa della Ciclovia dei Parchi di 44 km parte da Bisignano, a 350 m, antica città che è stata sede vescovile e che conserva ancora l’importantissimo Santuario di Sant’Umile, fondato dal Beato Pietro Cathin su mandato di San Francesco d’Assisi. La Ciclovia risale poi per circa 10 km sulla SS 660 fino al Timpone della Morte a 760 metri, per poi scendere verso Acri, dove si trova la Basilica del Santo Angelo d’Acri. Si attraversa poi la Conca delle Noci e si sale fino a 1262 m, nelle vicinanze della Cava di Melis, dove si trovano i vigneti più alti d’Europa. Si raggiunge infine il Lago Cecita, a 1143 m, dove si trova il Centro Visita di Cupone.

Lago Cecita

Dal Lago Cecita a Silvana Mansio

Chi vuole può proseguire dal Lago Cecita lungo un percorso di rara bellezza che sale sulla montagna. Dopo circa 12 km sulla SP 208 si supera la Serra della Castagna e si raggiungono i pendii del Pettinascura a 1560 m. Dopo una lunga discesa e una breve salita, si arriva a Germano, frazione di San Giovanni in Fiore, e da qui si gira attorno al Lago di Ariamàcina, a 1316 m, e si arriva alla Croce di Megara nella Riserva Naturale dei Giganti di Fallistro, formata da 5 ettari di bosco di pini secolari. Si supera poi il borgo di Sculca, si imbocca la SP 211 e si arriva infine a Silvana Mansio, un suggestivo villaggio di baite di legno, che si trova a 1470 metri di quota. Totale della tappa: 50 km per circa 3 ore di pedalata.

La Riserva Naturale dei Giganti di Fallistro

Da Rovale a Villaggio Mancuso

Questo tratto impegnativo di 56 km parte da Rovale, a 1350 m, un piccolo centro di vacanza che sorge all’estremità nord orientale del Lago Arvo, vicino al villaggio di Lorica. Si procede in direzione del Lago Ampollino e, dopo una serie di saliscendi, si arriva nei pressi di Trepidò, dove ha sede il Centro Visite del Museo dell’Acqua e dell’Energia. La Ciclovia costeggia il lago per circa 13 km poi raggiunge la frazione di Manco Spineto Migliari, a quota 1435 metri. Si scende poi verso i villaggi di Racise e Mancuso, dove si ammirano le splendide baite di legno costruite per la villeggiatura all’inizio del Novecento.

Villaggio Mancuso

Da Taverna a Tiriolo

L’ultima tappa della Ciclovia nel Parco della Sila parte da Taverna, a 521 m, un paese ricco di storia e cultura, che ha dato i natali a Mattia Preti, uno dei più grandi pittori del Seicento. Nel Museo Civico sono custodite infatti alcune delle sue opere. Si attraversa poi Sorbo San Basile e si continua sulla SS109 salendo fino all’abitato di Fossato Serralta, a 720 m, per poi raggiungere località Donnalenardo. Da qui si scende poi lungo la strada che attraversa il fiume Melito, si supera Gimigliano e il fiume Corace. Dopo circa 8 km lungo la SP 40 si arriva a uno splendido punto panoramico sul Monte Tiriolo, a 818 m, da cui si lascia spaziare la vista fino ai due mari, Ionio e Tirreno e, nelle giornate più terse, si può scorgere anche il profilo delle Isole Eolie.

I percorsi nel Parco Regionale Naturale delle Serre

Tra la Sila e l’Aspromonte si trova il Parco Regionale Naturale delle Serre, il cui territorio è formato da valli, boschi, fiumare e sorgenti. Nella parte orientale, poi, i corsi d’acqua diventano torrenti impetuosi e formano forre, gole strette e cascate di rara bellezza come quelle del Marmarico e della fiumara Assi. Qui vivono il lupo, il gatto selvatico e l’istrice, ma la zona è caratterizzata anche dalle produzioni artigianali, come quella della lana, della seta e del legno. Tra le eccellenze, ci sono le pipe di Brognaturo e i vasi di terracotta di Sorianello e Gerocarne. Vediamo di seguito le tratte della Ciclovia dei Parchi.

Da Caraffa a Torre di Ruggiero

Questa tratta di 41,2 km parte da Caraffa di Catanzaro, a 358 m, fondata a metà del XV secolo. Si procede in direzione di Girifalco, di origine medievale per circa 12 km di cui 6 in salita. Si continua poi fino al Bivio di Ponticelle a 873 m. Si svolta poi a sinistra per intraprendere una discesa di 10 km sulla SP 145 fino a San Vito sullo Ionio, rinomato per la produzione casearia e delle pipe. Si continua poi lungo la SP 172 e la SP 182, attraverso il centro di Chiaravalle Centrale e si risale tra boschi di nocciolo e di faggio fino a Torre Ruggiero, che prende il nome dal suo fondatore, Ruggiero il Normanno. Qui si trova il Santuario della Madonna delle Grazie, uno dei centri religiosi più importanti della Calabria. Infine, ci si immette sull’ultimo tratto con direzione Serra San Bruno.

Torre Ruggiero

Da Caraffa a Monterosso

Questo tratto di 43 km parte anch’esso da Caraffa, passa sempre per Girifalco, da cui si sale poi verso il Passo Fosso del Lupo, a 949 m. Si scende poi in direzione di Polia, uno splendido borgo colonizzato dai Greci che è situato nel punto più stretto della Calabria. Dopo aver superato la frazioni di Menniti, si arriva a Monterosso, dove ci si ferma per una visita al bel Museo delle Serre Calabresi. Poco distante c’è anche l’Oasi Naturalistica del Lago Angitola.

Da San Nicola da Crissa a Mongiana

L’ultimo tratto della Ciclovia del Parco nella zona delle Serre parte da San Bicola da Crissa, borgo di origini greche, e procede verso Torre di Ruggiero e Cardinale. Da qui si pedale verso Simbario e Spadola per poi iniziare la salita costeggiando a tratti il fiume Ancinale in direzione di Serra San Bruno. Arrivati qui, dopo circa 2 km si arriva alla Certosa eretta da Bruno da Colonia alla fine del XI secolo. Superato il Santuario di Santa Maria del Bosco, attraverso il bosco di abeti bianchi in cui si inoltra il Sentiero del Brigante, la strada sale fino a 1026 m per poi cominciare a scendere verso Mongiana, dove aveva sede la fabbrica di armi voluta da Ferdinando IV di Borbone. Qui ha sede l’interessante Museo delle Reali Ferriere Borboniche che vale una visita.

Museo delle Fonderie Borboniche

I percorsi nel Parco Nazionale dell’Aspromonte

L’ultimo dei quattro parchi attraversati dalla Ciclovia e quello dell’Aspromonte, ricco di meravigliosi sentieri naturalistici che incontrano numerosi corsi d’acqua, boschi di faggi e, nel tratto più vicino alla costa, oleandri e tamerici. Salendo fino a 2000 metri, invece, si incontrano le splendide pinete di pini larici, simbolo del parco. Arrivando qui si potranno poi scoprire le delizie della cucina montana calabrese, come il bergamotto, il pecorino dell’area grecanica, realizzato con la musulupa, uno stampo di legno che lascia un’impronta circolare raffigurante figure umane o pupazzi. Da non perdere inoltre i tradizionali “maccaruni ‘e casa“, maccheroni fatti a mano arrotolando un pezzetto di pasta attorno a un giunco oppure a un ferro da calza e i salumi – capocolli, soppressate, ‘nduja’ e salsicce. Vediamo i percorsi della Ciclovia in questo splendido parco.

Da Fabrizia a Canolo

Questo tratto di 39 km parte da Fabrizia, a 963 m, un paese di antiche tradizioni boscaiole e carbonaie, e prosegue verso il Passo della Croce Ferrata, a 1128. Si scende poi verso Valle Gelata per poi risalire ancora sul Monte Seduto, a 1137 m. Si torna poi a scendere per 12 km durante i quali si supera il Piano della Limina. Si prende poi la SS Jonio-Tirreno fino all’incrocio con la SP 35, da dove inizia la discesa verso Canolo, splendido borgo tra due canyon sui Dossoni della Melia, che dominano la Locride e si trovano a 2 km dal Passo del Mercante, che mette in comunicazione le due coste delle Calabria.

Canolo panorama

Da Canolo a Gambarie

Questo tratto piuttosto impegnativo di 55 km parte da Canolo e sale verso i Piani dell’Aspromonte attraversando Piano Abbruschinato, a 1027 m, Sito di interesse Comunitario. Si supera poi l’incrocio con la SP che conduce a Trepitò e a Molochio e alle Cascate di Mundu e Galasia, tra canyon e salti d’acqua, e si incontrano le Pinete dello Zillastro. Si arriva poi al Sanatorio di Zervò, a 1152 m e si risale verso il Piano Pietra Cuccuma, tra giganteschi monoliti, non lontano dal Santuario della Madonna di Polsi e dell’antica faggeta di Valle Infernale. Si affrontano poi alcuni saliscendi, toccando i 1349 m sulla Guardiola, e si scende lungo la SP 3. Superato il bivio di Sant’Eufemia, dopo 1,3 km si arriva al Mausoleo di Garibaldi e dopo 3,6 km nella rinomata località sciistica di Gambarie d’Aspromonte a quota 1324 m.

Il Mausoleo di Garibaldi

Da Gambarie a Reggio Calabria

L’ultimo tratto della Ciclovia dei Parchi, di 31,5 km, parte da Gambarie, dove ha sede l’Osservatorio per la Biodiversità e risale a 1366 m nei pressi della Montagna di Reggio da dove inizia la discesa che porta al Passo dei Petrulli, nei pressi della Serra secolare dove venne ferito Garibaldi. Si continua poi verso Straorino da dove la Ciclovia risale fino alla fiumara della Cartiera a 634 m. Si scende di nuovo su via Reggio Campi, in direzione di Terreti e Nasiti e si arriva in prossimità della collina su cui sorge l’Eremo della Madonna della Consolazione, il balcone su Reggio Calabria e sullo Stretto di Messina. Il percorso termina proprio a Reggio, la città più antica della Calabria greca dove è d’obbligo una visita al Museo Archeologico Nazionale per ammirare i celebri Bronzi di Riace. Vale la pena fare un altro piccolo sforzo e pedalare lungo l’ultimo tratto della Ciclovia dei Parchi che costeggia il Lungomare Falcomatà, che Gabriele d’Annunzio ha definito “il più bel chilometro d’Italia”.

Reggio Calabria, lungomare

COME ARRIVARE

In auto: si possono raggiungere direttamente diverse località interessate dalla Ciclovia oppure arrivare in prossimità, sia dal versante tirrenico che da quello jonico: da occidente, si giunge tramite l’Autostrada del Mediterraneo (A2) Salerno-Reggio Calabria (E45) che corre lungo il versante tirrenico ma che si spinge più all’interno nei territori del Parco del Pollino e delle Serre; da est si può utilizzare la strada statale SS106 Taranto-Reggio Calabria (E90), che percorre la costa Jonica e che collega tutte le suggestive e panoramiche strade che attraversano la Calabria da costa a costa.

INFO

www.cicloviadeiparchicalabria.it




I migliori itinerari ciclabili in Carinzia, la perla dell’Austria

Grazie al clima mite e alla natura rigogliosa, gli itinerari ciclabili in Carinzia sono il massimo per gli amanti del cicloturismo. Ve ne proponiamo due tra quelli classici.

 Tanto per cominciare, dov’è la Carinzia? Vicinissima all’Italia. Si tratta infatti della regione più meridionale dell’Austria, e confina con le province italiane di Belluno e Udine. Subito al di là dei nostri confini, quindi, si estende un territorio di boschi, laghi e dolci colline che è un vero paradiso per gli amanti della bicicletta.

camper e bici
Il camper è il mezzo perfetto per accompagnarci in una vacanza cicloturistica in Carinzia.
Tanto più che in fatto di itinerari ciclabili in Carinzia non sono secondi a nessuno. La regione vanta una rete di piste e di percorsi segnalati che tra le migliori al mondo.Non solo: in Carinzia in tutte le strutture turistiche si parla italiano. Quindi anche chi ha poca dimestichezza con le lingue straniere non corre il rischio di sentirsi estraniato.
Itinerari ciclabili in carinzia
La Carinzia vanta una rete di piste e di percorsi segnalati che tra le migliori al mondo.

Il Tour dei Laghi uno dei migliori itinerari ciclabili in Carinzia

Uno dei migliori itinerari ciclabili in Carinzia è senza dubbio il Tour dei Laghi. Secondo il tempo a disposizione e il proprio livello di allenamento, l’itinerario lungo 340 chilometri si può suddividere in più tappe a piacimento.L’ideale è prevedere almeno una settimana per percorrerlo interamente e avere il tempo sufficiente per gustare la natura e i caldi laghi balneabili. L’itinerario è perfetto anche per chi viaggia con la bicicletta elettrica. Chi non ha un mezzo proprio, può noleggiarlo in uno dei circa 50 punti presenti nella regione, e poi restituirlo comodamente in qualsiasi altro.

itinerari ciclabili in carinzia
Chi non ha un mezzo proprio, può noleggiarlo in uno dei circa 50 punti presenti nella regione.
Villach è un ottimo punto di partenza per questo itinerario a forma di otto. La città è facilmente raggiungibile in autostrada o in ferrovia. L’itinerario segue principalmente piste ciclabili ben segnalate e include alcuni tratti molto belli della Ciclovia Alpe-Adria-Radweg e della ciclabile della Drava – Drauradweg (vedi più avanti). La stagione perfetta per intraprendere questo giro? Da aprile a ottobre.

Oltre 500 km lungo la Ciclabile della Drava

Un altro dei più begli itinerari ciclabili in Carinzia è la Ciclabile della Drava (Drauradweg), lunga circa 510 chilometri. Si tratta di un percorso adatto a tutta la famiglia, che attraversa la Carinzia da ovest a est e che ha ottenuto dall’ADFC (club nazionale tedesco di ciclismo) una valutazione di cinque stelle per la sua elevata qualità.

itinerari ciclabili in carinzia
La Ciclabile della Drava attraversa la Carinzia da ovest a est.
In sei tappe si va dal punto di partenza a Dobbiaco, in Alto Adige, e sempre seguendo la Drava si arriva fino a Maribor in Slovenia, e poi oltre fino a Legrad, vicino a Varaždin, in Croazia. La maggior parte del percorso si snoda comunque in territorio carinziano.La pista ciclabile è ben segnalata in entrambe le direzioni ed è quasi tutta pianeggiante. Proprio per questo può essere percorsa da ciclisti di ogni livello, bambini compresi.

Leggi anche: Bimobis, un bellissimo itinerario in bicicletta in Friuli Venezia Giulia

Un altro vantaggio di questo itinerario è che quasi sempre corre a poca distanza dalla ferrovia, quindi è possibile in certi tratti salire sul treno portando con sé la bicicletta.In più – cosa da non sottovalutare – lungo questo percorso si trovano ben 55 trattorie e ristoranti che propongono i piatti tipici della zona. Fermarsi a mangiare sotto un pergolato per una tappa rigenerante è un’esperienza che rende ancora più soddisfacente la giornata.  




Bimobis, un bellissimo itinerario in bicicletta in Friuli Venezia Giulia

Un itinerario in bicicletta in Friuli Venezia Giulia? Bastano cinque giorni per percorrere senza fretta i 150 km di Bimobis, l’anello cicloturistico che corre tra la Slovenia e l’Italia.

 Seppure a rilento, la campagna vaccinale contro il Covid prosegue. E a noi, nell’attesa, non resta che programmare le prossime uscite outdoor. Questa settimana vi portiamo in una regione tanto bella quanto poco battuta: quella che si trova a nord di Gorizia, al confine tra Italia e Slovenia.È qui infatti che corre un percorso cicloturistico ad anello battezzato Bimobis (bimobis.eu), nato proprio per valorizzare e implementare la mobilità ciclistica nei due Paesi. In realtà questo percorso non è stato ancora completato, ma con l’aiuto di un Gps è comunque possibile – soprattutto per chi ha un po’ di spirito “pionieristico” – pedalare senza problemi per tutti i suoi 150 km.

Parte da Gorizia il nostro itinerario in bicicletta in Friuli Venezia Giulia

Quindi prepariamoci a caricare in macchina (o sul camper) le nostre biciclette, e a partire in direzione di Gorizia. È proprio qui infatti, e precisamente dal piazzale della Stazione Ferroviaria, che prende il via Bimobis. Al di là del passaggio a livello, parte la ciclabile che porta a Solkan. Da qui si prosegue poi per un tratto sulla strada 402 che sale alle colline del Collio, e in seguito ci si collega alla nuova ciclabile che costeggia l’Isonzo. 

itinerario in bicicletta in Friuli Venezia Giulia
Pronti a caricare le bici sul camper? Questa volta la nostra meta è il Friuli Venezia Giulia.
Si pedala immersi in un bellissimo panorama, alternando strade a bassa percorrenza a vere e proprie piste ciclabili. Tra i paesi che si incontrano lungo il percorso: Kanal, con il suo bel ponte sul fiume, famoso teatro di gare di tuffi; Tolmin, con le sue gole che rappresentano uno spettacolo naturale unico; Caporetto, dove merita una sosta la visita al museo che ricorda le vicende della Prima Guerra Mondiale; San Pietro al Natisone e la bellissima Cividale, già capoluogo longobardo del Friuli, con i suoi tesori artistici; Cormons, che conserva le antiche atmosfere asburgiche.L’ultima delle cinque tappe in cui è suddiviso l’itinerario si conclude al punto di partenza: cioè Gorizia. Dove è consigliabile prevedere – all’inizio o alla fine del percorso – una sosta di una giornata. Dall’alto del suo Castello medievale, cuore e simbolo della città, si abbracciano le distese di colli e l’intera città, dove convivono architetture medievali, barocche e ottocentesche.
itinerario in bicicletta in Friuli Venezia Giulia
Un panorama del Carso durante la fioritura.

Per i grandi pedalatori, c’è anche il Carso Trail

E una volta che ci avrete preso gusto a pedalare in questa meravigliosa regione, sappiate che per i ciclisti più agguerriti c’è anche la possibilità di partecipare a una manifestazione molto particolare: il Carso Trail.Si tratta di un’avventura su due ruote che si disputa nella zona del Golfo di Trieste, ed è rivolta a tutti gli appassionati di Gravel (cioè di bici “fuoristrada”). In questo caso, però, bisogna essere disposti a percorrere ben 350 km in totale autonomia.Per terminare il percorso, che si svolge in mezzo alla natura, non ci sono limiti di tempo. Ogni partecipante deciderà come suddividere le proprie tappe scegliendo dove dormire e quando mangiare. Il dislivello positivo è di circa 6.900 metri, con il punto più alto in prossimità dell’abitato di Sviščaki sul monte Nevoso, a quota 1.300 metri.Come nel caso di Bimobis, anche il Carso Trail è un percorso “di confine”. Il Carso infatti è un altopiano calcareo che si estende dalle Prealpi Giulie nel nord-est dell’Italia, incornicia il mare Adriatico attraversando la Slovenia, e giunge al massiccio del Velebit nell’estremo nord-ovest della Croazia.  Avvolto dai profumi della macchia mediterranea, dà il meglio di sè quando l’aria è resa tersa dal vento di bora.Per tutti i percorsi cicloturistici del Friuli Venezia Giulia e per scaricare le mappe Gps, vi consigliamo di consultare il sito dell’Alpe Adria




In mountain bike alla scoperta dei percorsi della Bassa Valtellina

Per gli appassionati di mtb, i percorsi della Bassa Valtellina sono una destinazione top. Tanto è vero che proprio lì si terrà la prossima edizione del Valtellina e-Bike Festival. Una buona occasione per un weekend a pedali.

Un weekend in bicicletta? In Valtellina. Anzi: in Bassa Valtellina. Che è poi tutta quella porzione di territorio intorno a Morbegno. Un luogo ideale per chi ama dedicarsi alle vacanze attive (il territorio della Val Masino è ribattezzata lo Yosemite Park italiano), con la possibilità però di svaghi culturali e momenti di relax. Per esempio alle terme del Relais Bagni di Masino, immerso in un bosco secolare.Un altro dei buoni motivi per scegliere la Bassa Valtellina come meta di un weekend a pedali, è che proprio lì si terrà – il 18 e 19 settembre prossimi – il più grande evento sportivo dedicato alla mountain bike elettrica: il Valtellina e-Bike Festival. Tante le attività in programma, molte delle quali con limitazioni al numero dei partecipanti per garantire la sicurezza e la qualità dell’experience. L’iniziativa regina del Festival sarà la Festival Ride: un grande giro all-montain di 40 km su un percorso che attraversa antichi borghi, castelli medievali e vigneti terrazzati. Sullo sfondo, gli stupendi panorami che abbracciano la Valtellina e l’alto lago di Como. 

La bassa Valtellina è un territorio ideale per gli amanti della mountain bike.
Appena sarà di nuovo possibile muoversi, quindi, non resterà che caricare le biciclette sull’auto (o sul camper) e dirigersi verso la Bassa Valtellina. Da segnalare, tra l’altro, che il territorio della Val Gerola è la patria del Bitto Storico, un formaggio d’alpeggio dalle caratteristiche uniche. Quindi anche il palato avrà sicuramente la sua parte.

I percorsi della Bassa Valtellina per tutte le gambe

Gli itinerari su cui pedalare sono davvero tanti nella zona, e adatti a cicloamatori di tutti i livelli. Certo le salite non mancano: quindi è indispensabile avere buone gambe… oppure essere muniti di una e-bike. Uno dei percorsi classici è quello che – con partenza a Morbegno e arrivo a San Pietro in Vallate – copre 13 km e 500 metri di dislivello positivo. Il bello di questo percorso è soprattutto la sua meta: i resti dell’antica abbazia di San Pietro in Vallate.

percorsi in bassa valtellina
Camper più bicicletta: la formula vincente per un weekend outdoor.
Per chi viaggia con famiglia – e magari con bambini – il percorso migliore è sicuramente il Sentiero Valtellina. Si tratta nel suo complesso di un itinerario di oltre 100 km che collega Bormio e Colico. La parte che corre in Bassa Valtellina è quella compresa tra Mantello e Morbegno. Circa 7 km, su cui anche i più piccoli possono pedalare senza problemi. Tra l’altro a Mantello si trova anche una fattoria didattica (presso l’Agriturismo La Fiorida) che organizza diverse attività per i bambini. Il percorso è su strada sterrata, completamente immerso nel verde, ed è facilissimo avvistare gli aironi che planano sull’acqua dell’Adda.

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Sempre dall’Agriturismo La Fiorida, parte un altro percorso ciclistico. Questa volta però non adatto ai bambini. Si tratta di un itinerario che corre lungo la cosiddetta Costiera dei Cech, il tratto di versante retico valtellinese che si estende fra l’imbocco dalla Valchiavenna ed il solco della Valmasino. È un lungo terrazzo soleggiato sulla piana di Morbegno, cosparso di paesi, frazioni e contrade fra i castagneti e i terrazzamenti a vigneti. L’arrivo è nello stesso punto della partenza, dopo una pedalata di quasi 30 km con 700 metri di dislivello positivo.

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Thule offre una serie completa di sistemi per il carico delle bici su auto e camper.

L’attrezzatura giusta per partire

Pronti a partire? Non resta che caricare le bici e dirigersi verso la Bassa Valtellina. Se la vostra auto non è ancora attrezzata, date un’occhiata alle proposte di Thule. Tra queste, i portabici da auto che consentono di montare le biciclette sul tetto, di installarle sul gancio da traino oppure di sistemarle sul portellone posteriore. Con la possibilità di portare con sé fino a quattro bici.         




Un weekend alla scoperta dei percorsi ciclabili del Canton Ticino

Con 150 km di percorsi segnalati, 3.000 km di strade e 30 bike hotel, il Canton Ticino è un vero paradiso per chi ama pedalare. Ecco le nostre proposte per un weekend su due ruote.

L’emergenza sanitaria non ci consente ancora di caricare la bicicletta in macchina e trascorrere un weekend (o magari più giorni) pedalando alla scoperta di nuovi territori, bellezze naturali, sapori tipici. Però possiamo cominciare a fare programmi per il futuro prossimo. E per chi ama pedalare, il Canton Ticino è una meta da tenere in considerazione.Questo angolo di Svizzera, che si vanta di contare ben 2.170 ore di sole all’anno, è un piccolo paradiso per i ciclisti. Sempre parlando di numeri, sono ben 150 i percorsi ciclabili segnalati, lungo cui sono disseminati 30 bike-hotel dove i turisti su due ruote possono trovare un’accoglienza su misura. E in tutto il Cantone, i km di strada percorribili in bicicletta sono ben 3.000.

percorsi ciclabili in canton ticino
Ciclisti in Vallemaggia (fonte: Ticino Turismo).

Percorsi ciclabili del Canton Ticino: si comincia da Vallemaggia

I percorsi ciclabili più belli? Difficile scegliere. Sicuramente però quello di Vallemaggia è uno di questi. La partenza è a Locarno e l’arrivo a Cavergno. Si tratta di un itinerario molto facile, che si snoda per poco più di 35 km in un panorama da cartolina.Il fiume Maggia, che dà il nome alla valle e la attraversa tutta, nasce sotto il Pizzo Cristallina e sfocia nel Lago Maggiore dando vita al Delta della Maggia. Nel corso dei secoli il fiume si è scavato un percorso attraverso il paesaggio, creando elementi imponenti come la suggestiva gola di granito all’imboccatura della valle a Ponte Brolla.

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La chiesa di San Maurizio, lungo il percorso in Vallemaggia.
Da segnalare lungo il tragitto: le torbe (caratteristiche costruzioni rurali in legno e pietra, che venivano utilizzate per stivare i cereali); la chiesa di San Maurizio, a cui si accede attraverso un’imponente scalinata di 100 gradini; la chiesa di Santa Maria delle Grazie, decorata con cicli di affreschi che vanno dal ‘500 all’800.

Un tour con partenza e arrivo a Bellinzona

Un altro itinerario molto facile e pianeggiante è quello ad anello che – con partenza e arrivo a Bellinzona – percorre il piano di Magadino lungo tranquille strade di campagna, pascoli e corsi d’acqua. È lungo circa 42 km.Con una deviazione a Camorino, è possibile percorrere la strada collinare che porta ai Fortini detti «della fame» costruiti tra il 1853 ed il 1854. Si tratta di cinque costruzioni collegate da un itinerario didattico-escursionistico.

Leggi anche: I migliori weekend in bici / Sulle piste ciclabili dell’Alto Adige

Interessante anche, per chi pedala con la famiglia, una sosta al Parco Avventura di Gordola. Che tramite l’installazione di cavi e piattaforme aeree permette ai ragazzi di effettuare in sicurezza un tragitto tra gli alberi.

percorsi ciclabili in canton ticino
I Castelli di Bellinzona.

Per i più atletici, la salita alla capanna Tamaro

Un altro territorio da scoprire in modalità “slow” è quello del Mendrisiotto. Qui, in mezzo ai vigneti, si snoda un itinerario di 30 chilometri che costeggia il fiume Laveggio. Un itinerario ideale anche per famiglie.Tra i percorsi ciclabili del Canton Ticino, ce ne sono però ovviamente anche parecchi impegnativi. Uno di questi  parte dal Monte Tamaro, ed è raggiungibile in funivia. Una ripida salita e 330 metri di dislivello portano alla capanna Tamaro dove è possibile ammirare una magnifica vista a 360 gradi. Si prosegue poi nei boschi fino ad Arosio (Alto Malcantone) e a Bedano. Da qui si rientra attraversando diversi caratteristici centri storici.

capanna tamaro
Arrivo in bicicletta alla capanna Tamaro (ph. Ticino Turismo).

Lungo i percorsi ciclabili del Canton Ticino con la bici a noleggio

Da segnalare che – nel caso non si volesse caricare la bici sulla propria auto – è possibile noleggiare in loco biciclette da strada, e-bike e mountain bike. Rent a Bike è il principale fornitore di servizi e conta in tutta la Svizzera 200 stazioni di noleggio. La flotta viene continuamente rinnovata: nessuna bici ha più di 3 anni. La prenotazione può essere effettuata online oppure telefonando presso il punto di noleggio.   




I migliori weekend in bici / Sulle piste ciclabili dell’Alto Adige

In Val Badia, per esempio. Oppure lungo la strada che collega Bolzano a Merano. O ancora sul percorso tra Cortina e Dobbiaco. Ogni settimana vi proponiamo le destinazione dove trascorrere i migliori weekend in bicicletta. Cominciamo con le piste ciclabili dell’Alto Adige: il top per chi ama pedalare a contatto con la natura.

Metti un weekend in bicicletta, al cospetto di montagne maestose, lungo percorsi che attraversano boschi, frutteti, pascoli. Con la possibilità di soste golose a base di prodotti locali. Niente di meglio che puntare sull’Alto Adige, che grazie all’organizzazione teutonica offre – oltre a una natura spettacolare – anche un’organizzazione impeccabile.

Leggi anche: Weekend sui Navigli alla scoperta di cascine e abbazie con la Renault Captur

In questa regione la bicicletta ha sempre goduto di un’attenzione particolare, e le piste ciclabili sono davvero tante. Tutte dotate di buona segnaletica e molto curate. Tra l’altro una vacanza in bicicletta è l’ideale in questo periodo in cui il distanziamento è d’obbligo. Ecco allora alcune idee per organizzare un fine settimana o una breve vacanza. 

piste ciclabili in alto adige
Un ciclista sui prati di Armentara, in Alta Badia.

Escursioni guidate in Val Badia

Da maggio a luglio, per esempio, l’Alta Badia propone i Bike Guided Tours: un ricco calendario di tour guidati, per scoprire i percorsi più affascinanti. Da lunedì a venerdì vengono proposte ogni giorno due gite di due livelli differenti: “tour” per i più esperti e “hobby” per ciclisti intermedi. Le uscite permettono di raggiungere, insieme ad esperte guide locali, i luoghi e i passi più iconici delle Dolomiti. Tra questi il classico percorso Sellaronda, il Passo Fedaia, oppure ancora il Passo Giau o la località Pederü ai piedi del Parco Naturale Fanes-Senes-Braies. Le escursioni costano 32,00 euro e sono prenotabili presso gli uffici turistici della zona.

Tra le piste ciclabili dell’Alto Adige, il percorso della Cortina-Dobbiaco

Una bellissima pedalata, da fare anche in famiglia, è quella che copre il percorso tra Cortina d’Ampezzo e Dobbiaco: in tutto 31 chilometri, con circa 640 metri totali di dislivello. Il percorso, che è tutto su strada sterrata, è anche utilizzato per una famosa gara di running (la Cortina Dobbiaco Run, che si tiene in estate) e per una granfondo di sci.L’itinerario si snoda in un paesaggio spettacolare, e corre lungo la vecchia linea ferroviaria a scartamento ridotto che tra il 1921 e il 1964 collegava Calalzo di Cadore, Cortina d’Ampezzo e Dobbiaco, unendo le province di Belluno e Bolzano.

piste ciclabili in alto adige
Il lago di Dobbiaco.

Da Bolzano a Merano, pedalando lungo l’Adige

Un’altra escursione molto facile e di sicura soddisfazione è quella da fare pedalando sull’argine del fiume Adige, partendo da Bolzano e arrivando nella città termale di Merano. Anche in questo caso si tratta di un percorso di una trentina di chilometri, ma il dislivello è quasi impercettibile: meno di 100 metri, molto distribuiti lungo tutta la tratta.Il fondo è quasi interamente asfaltato. E va segnalato il fatto che – in caso non si volesse rientrare alla base in bicicletta – è possibile utilizzare uno dei treni regionali con trasporto bici che da Merano arrivano a Bolzano. 




Un weekend in bicicletta alla scoperta dei presepi e delle bellezze di Grado

Ci sono due buoni motivi per programmare un weekend a Grado (DPCM permettendo): l’allestimento dei suoi bellissimi “presepi lagunari” e la possibilità di pedalare su una attrezzata rete di piste ciclabili.

La laguna veneta ha un fascino indiscusso. In ogni periodo dell’anno offre suggestioni, colori, atmosfere particolari. In questo periodo, poi, nel borgo di Grado viene riproposta la tradizionale Rassegna dei Presepi.Fino al 6 gennaio, sono esposte decine di creazioni. Realizzate non solo da abili artigiani, ma anche semplici appassionati, che utilizzano i più diversi materiali per creare presepi di varie dimensioni. Tutti disposti en plein air lungo il Porto Mandracchio (all’ingresso del centro storico, dove attraccano anche le barche dei pescatori), e negli angoli più caratteristici del castrum (il cuore antico della località), perfettamente ambientati fra calli e campielli.

presepi di natale a Grado
I presepi sono allestiti “en plen air” lungo le vie del borgo (le foto dei presepi sono di Mario Callegari).

I presepi di Natale a Grado ambientati nella natura

I presepi di Natale a Grado hanno per lo più un carattere lagunare e marinaro. Il loro simbolo è il monumentale Presepe galleggiante, allestito dai Portatori della Madonna di Barbana nello specchio del porto, e collocato su una grande zattera di 6 metri quadrati. È ambientato in una mota (isolotto tipico della laguna) all’interno di un casone (l’abitazione tradizionale dei pescatori), con il caratteristico tetto spiovente di canna palustre. Una particolare interpretazione della Natività ambientata nel contesto naturale della laguna gradese.Una consuetudine, questa dei presepi, che Grado ha allargato anche ad alcuni Comuni limitrofi. Sono infatti coinvolte nella rassegna anche le cittadine di Aquileia e Terzo d’Aquileia, dove pure vengono esposti suggestivi presepi. 

presepi di natale a Grado
I presepi sono realizzati sia da abili artigiani, che da semplici appassionati.
Il modo migliore per andare alla scoperta del borgo, delle sue atmosfere natalizie e delle bellezze storiche e naturali dei dintorni? La bicicletta. Soprattutto considerando che la zona di Grado vanta una rete di piste ciclabili che ne fanno un vero paradiso per gli amanti delle due ruote.

Alla scoperta del territorio in sella a una bicicletta

Tanto per cominciare, in città è operativo il servizio di bike sharing Ride Me: per utilizzare le bici basta registrarsi inserendo tutti i dati richiesti, inquadrare il QR code con la fotocamera del cellulare e, alla fine della gita, chiudere manualmente il lucchetto e completare il pagamento. Il servizio offre audio spiegazioni attraverso l’App, per far conoscere la storia e le tradizioni della località.

Grado è un paradiso per gli appassionati di bicicletta.
La App propone anche diversi itinerari cicloturistici, alla scoperta dellocalità limitrofe a Grado, con le loro pecuiliarità naturalistiche, paesaggistiche, artistiche e archeologiche. I tragitti proposti si snodano tra piste ciclabili, carrarecce e strade con limitata fraquentazione veicolare. Sono percorribili nell’arco di una giornata, soste comprese.Non bisogna poi dimenticare che Grado è l’ultima tappa della Ciclovia dell’Alpe Adria, definita ladue vicine riserve naturali.
Una suggestiva immagine di Grado (foto Hasmik Ghazaryan Olson).




Un weekend in bicicletta a Parma, premiata con l’Urban Award

Prima della classe in mobilità sostenibile. La città di Parma, premiata con l’Urban Award 2020, diventa la meta ideale per un weekend a pedali.

A Parma si pedala di gusto. La città emiliana ha vinto la quarta edizione di Urban Award 2020, il premio per la mobilità sostenibile. I nomi dei vincitori sono stati proclamati la scorsa settimana in occasione della XXXVII Assemblea Nazionale Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Parma si è così aggiudicata il premio in palio: un parco bici composto da 30 mezzi, offerto dalle aziende che fanno capo ad ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori, di Confindustria.

parma premiata con l'urban award
Grande attenzione a Parma per le piste ciclabili (foto Gabriella Clare Marino).
Ideato da Ludovica Casellati, direttrice di Viagginbici.com, Urban Award ha l’obiettivo di premiare i Comuni virtuosi  e incentivare le amministrazioni a investire nel futuro, favorendo i progetti legati alla bicicletta e alla mobilità sostenibile. Secondo e terzo premio a  Francavilla Fontana (Brindisi) e Pesaro, mentre la  menzione speciale è stata assegnata a Cosenza. La giuria ha decretato i vincitori valutando i migliori progetti di mobilità sostenibile presentati dai diversi Comuni italiani.

Parma premiata con l’Urban Award per le tante iniziative bike-friendly

La scelta della giuria è caduta su Parma grazie alla completezza delle iniziative messe in campo: allestimento di nuove piste ciclabili, interventi di manutenzione su quelle esistenti, implementazione del bike sharing, progetti di comunicazione legati alla promozione turistica della città in chiave bike. Senza dimenticare le iniziative legate all’arte (come PedalArt)  o alla sicurezza in bici la sera (con Ciclista illuminato).Insomma, a questo punto il modo migliore per visitare Parma è proprio la bicicletta. E vale davvero la pena di organizzare un weekend da quelle parti, anche perché la città è stata designata Capitale Italiana della Cultura per il 2020-2021. E ha tutte le carte in regola per andare fiera di questo titolo: a cominciare dai tanti tesori artistici che custodisce, per proseguire con l’importanza che ha sempre avuto per la storia della musica, fino al patrimonio gastronomico (nel 2015 è stata nominata Creative City of Gastronomy Unesco). 

parma premita con l'Urban Award
Una delle attrattive di Parma sta nelle sue delizie gastronomiche (foto Jonathan Borba)
In Piazza Duomo si trovano le massime espressioni artistico-religiose della città: la Cattedrale dedicata all’Assunta, uno degli edifici romanico-padani più importanti, iniziata verso il 1059; il bellissimo Battistero, rivestito di marmo rosa di Verona, risalente al XI-XII secolo (poi più volte rimaneggiato: l’attuale versione risale all’inizio del Novecento).Da non mancare Piazza della Pilotta, oggi Piazzale della Pace, con il palazzo che fu della famiglia Farnese e che oggi ospita il Museo Archeologico, la biblioteca Palatina, la Galleria Nazionale e il Teatro Farnese. Nel suo cortile esterno, in estate si tengono spettacoli e concerti.La tavola parmigiana è un trionfo di sapori. A parte i prodotti DOP del territorio (in primis il Parmigiano Reggiano e il Culatello di Zibello), nei ristoranti sono i primi a fare la parte del leone con cappelletti, anolini, pasta fresca ripiena.
Fontanellato
Un’immagine del centro di Fontanellato.

Rocche e castelli nei dintorni della città

E una volta visitata in bicicletta tutta la città, ci si può dirigere nei bellissimi dintorni. La zona di Parma è disseminata di rocche e castelli, tra cui la bellissima Rocca Sanvitale di Fontanellato (che si trova a 18 km di distanza), il Castello di Torrechiara (20 km) e la Reggia di Colorno (15 km). Molti anche i Musei del Cibo, da visitare una volta che la situazione sanitaria lo consentirà. Tra questi il Museo del Parmigiano-Reggiano che ha sede nello storico Casello ottocentesco, il Museo del Prosciutto a Langhirano nell’ex Foro Boario, il Museo del Salame all’interno del Castello di Felino.   




Con il bonus è il momento di pedalare: ecco come scegliere la bicicletta

Sono state riaperte le domande per ottenere il bonus e c’è tempo fino al 9 dicembre. È il momento giusto per iniziare a pedalare. Ecco come scegliere la bicicletta Con i pasticci del “clic day” e l’esaurimento del fondo destinato a finanziare l’acquisto di biciclette e monopattini, moltissimi erano rimasti delusi. Ma il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha tranquillizzato tutti: il 9 novembre sono state riaperte le domande, e ora c’è tempo fino al 9 dicembre per chiedere il rimborso. Come? Registrandosi sull’apposita piattaforma online e presentando – insieme alla domanda – la copia della fattura o dello scontrino parlante che attesta l’avvenuto acquisto.Decidere di comperare una bicicletta, però, non è semplicissimo per chi non è abituato a pedalare. Perché di bici ne esistono diverse tipologie, e ognuna è adatta a usi differenti. Tanto che i veri appassionati spesso ne hanno più di una. Ecco quindi qualche consiglio su come scegliere la bicicletta giusta, in base al tipo di attività che si desidera fare.

City-bike – Ideale per pedalare in città.

È decisamente la più comoda: consente di mantenere la postura eretta; ha ruote abbastanza larghe da affrontare senza problemi rotaie del tram e selciati sconnessi; può essere dotata di cestini dove riporre la spesa, e attrezzata con seggiolini porta-bambini.Inoltre i modelli da donna, con la canna piegata, permettono di pedalare anche indossando le gonne. Se si tratta di una buona bicicletta, leggera e con le marce, può consentire di macinare anche 20-30 chilometri al giorno senza problemi. Se i chilometri diventano di più, forse può essere il caso di pensare a una bicicletta a pedalata assistita (vedere sotto).

Bicicletta da corsa Per gli amanti della velocità

Inutile negarlo: con queste biciclette – se di buona qualità – si vola. Le distanze si accorciano, e diventa un vero piacere sfrecciare come siluri. Sono perfette per chi – anche principiante – vuole fare attività sportiva. Ma non si può pensare di montare in sella e partire. La bici da corsa richiede una certa esperienza. Tanto per cominciare per la postura: infatti il particolare assetto di queste biciclette costringe a stare piegati molto in avanti. Inoltre il manubrio (anzi, per dirla in gergo tecnico “la piega”) è ricurvo per consentire a chi pedala un migliore controllo del mezzo e una posizione più aerodinamica. 

come scegliere la bicicletta
Con la bicicletta da corsa è un piacere correre.
Poi c’è il problema dei pedali: in genere nelle bici da corsa sono dotati di un particolare aggancio a cui si fissano le scarpette. Per i principianti, vuol dire cadute assicurate durante le prime uscite. Ci vuole un po’ di tempo per imparare a sganciare velocemente il piede dal pedale ogni volta che ci si ferma. L’alternativa? Optare per pedali a gabbietta: hanno il vantaggio di tenere fermo il piede (così si può spingere con maggior forza), ma non lo intrappolano. Altro aspetto da tenere presente: le bici da corsa sono concepite per correre esclusivamente su strada asfaltata. Non possono essere utilizzate su terreni sconnessi.

Mountain Bike – Per gli amanti della natura

Il battistrada largo, le forcelle ammortizzate, la struttura maneggevole ma nello stesso tempo molto robusta, fanno delle mountain bike le biciclette ideali per chi vuole trascorrere le giornate in mezzo alla natura. Con una mtb si può pedalare ovunque: lungo sentieri, strade sterrate, viottoli di montagna, o semplicemente strade bianche.

mountain bike
In sella a una mountain bike si può arrivare nei luoghi più impervi.
Scegliere una mountain bike “entry level” è abbastanza facile. I problemi cominciano quando ci si prende gusto e si si vuole cimentare su terreni sempre più difficili. In questo caso, è utile chiedere a un esperto. Il consiglio: all’inizio meglio non optare per i modelli cosiddetti Enduro, concepiti per garantire il massimo rendimento in discesa. Hanno design e colori molto accattivanti, ma per tenerli a bada è necessaria una certa esperienza.

Bicicletta Gravel – Una compagna davvero tuttofare

Le biciclette gravel stanno conoscendo un momento di grande fortuna. Cosa comprensibile, dal momento che in sella a queste due ruote si può fare davvero di tutto. L’assetto è più comodo di quello delle bici da corsa, di cui sono parenti strette. Possono correre su strada, sono perfette per il cicloturismo (tra l’altro possono essere attrezzate con borse laterali e frontali), riescono ad affrontare senza problemi strade bianche, sterrati e terreni sconnessi.

bici gravel
Le gravel sono biciclette adatte a tutti i terreni.
Le gravel, nate per i cicloviaggiatori, rispondono infatti a diverse esigenze. Prima tra tutte quella di macinare parecchi chilometri al giorno a ritmo sostenuto, ma con una certa comodità. Anche per questo sono in genere biciclette molto leggere, costruite con telai in alluminio o fibra di carbonio.

Bicicletta elettrica (o a pedalata assistita) – Non solo per i più pigri

E poi ci sono le biciclette elettriche, contrapposte a quelle cosiddette “muscolari” (cioè che si muovono esclusivamente facendo girare le gambe). Al loro esordio, erano state guardate con sospetto dai puristi delle due ruote.

bici elettrica
Le biciclette elettriche stanno vivendo una stagione d’oro.
Oggi le bici a pedalata assistita stanno vivendo un vero boom. Anche grazie al fatto che sono compagne di strada davvero duttili. Tanto per cominciare riducono la fatica, consentendo anche ai meno sportivi di fare attività fisica. Consentono di raggiungere più velocemente il posto di lavoro, e per di più senza sudare anche se è estate e il sole scotta. Permettono uscite tra amici di livello atletico diverso, perché con una e-bike anche i meno allenati riescono a stare dietro agli altri. E permettono anche uscite discretamente lunghe, senza essere assaliti dalla paura di “non farcela”.Anche nel caso della bicicletta elettrica, la scelta dipende comunque dall’uso: perché la batteria può far correre sia una city-bike, che una gravel o una mountain bike (in quest’ultimo caso, con una bici elettrica si possono davvero coprire dislivelli importanti in tempi molto brevi). E le bici da corsa? Sì, anche loro possono essere elettriche. Ma si tratta di una nicchia davvero minima di mercato. 




Un weekend a pedali alla scoperta del Gavi, il Grande Bianco Piemontese

Un weekend in bicicletta sulle colline del Gavi, in provincia di Alessandria. Terra di grandi campioni di ciclismo e patria di un grande vino bianco.

In Piemonte, incuneato tra la Liguria e la Lombardia, c’è un lembo di terra che si è corrugata in colline coperte da filari di vite. Onde verdi che sembrano inseguirsi e anticipare quelli che – poco oltre – diventano i movimenti dell’acqua del Mar Ligure. Siamo in campagna, ma si respira già aria di salmastro. E infatti qui l’uva ha un sapore tutto particolare.Questa zona di confine, sospesa nel tempo, paesaggio unico che ai vigneti alterna boschi, valli e dolci colli, è il territorio del Gavi DOCG, il Grande Bianco Piemontese. Un vino che da mille anni (esattamente dal 972) conduce una sfida impari contro Barolo, Barbera, Barbaresco e compagnia.

in bicicletta alla scoperta del gavi
Le colline coperte di filari.
Ed è proprio tra queste colline che vi proponiamo un weekend particolare. Un weekend “slow” che mette insieme tranquille pedalate in bicicletta e tappe golose per degustare le specialità enogastronomiche del territorio.

Un weekend in bicicletta sulle colline del Gavi, attraverso 11 Comuni

Dal 1993 il Consorzio Tutela del Gavi è impegnato nella tutela e nella valorizzazione del suo vino. E il nostro itinerario si snoda appunto tra le colline degli 11 Comuni che fanno parte di questo territorio: Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo. Tutti in provincia di Alessandria.Scoprire questo territorio su due ruote è forse il modo più appropriato. Perché su queste colline si sono scritte pagine del ciclismo italiano. Non a caso a Novi Ligure è stato inaugurato nel 2003 il Museo dei Campionissimi, considerato il più grande omaggio alla storia della bicicletta e del ciclismo, oltre che un modo per ricordarne i protagonisti locali che ne hanno ispirato l’idea: Fausto Coppi Costante Girardengo. Fausto Coppi era nato poco lontano da Novi Ligure, a Castellania.Il museo è stato allestito all’interno di un capannone industriale di inizi ‘900. Una speciale “pista” centrale divide e organizza lo spazio espositivo, ma soprattutto rappresenta l’evoluzione del fondo stradale: dalla terra battuta, all’acciottolato, all’asfalto, fino ai moderni materiali delle piste da ciclismo.Sono 40 le biciclette esposte che raccontano l’evoluzione tecnica di questo mezzo: dal primo esemplare in legno sul modello disegnato alla fine del ‘400 da Leonardo da Vinci fino agli ultimi prototipi al titanio.

in bicicletta sulle colline del gavi
La statua di Fausto Coppi. IL Campionissimo era nato a Castellania, poco lontano da Novi Ligure.
Dopo la visita al museo, che aiuta a “caricarsi” di adrenalina, non resta che montare in sella e partire alla scoperta delle colline del Gavi. Le insegne delle cantine sbucano a ogni curva, invitando i ciclisti a una sosta per la degustazione. E quando non sono cantine, sono castelli, borghi medievali, siti archeologici. Insomma, è un continuo “stop&go” se si vuole godere appieno di tutto quello che offre il territorio.Tra i percorsi consigliati, il cosiddetto Tour dei Castelli: un itinerario ad anello di 30 chilometri che parte da Gavi e tocca Francavilla Bisio, Pasturana e Tassarolo prima di tornare al punto di partenza. In ognuno di questi paesi c’è un castello in ottimo stato di conservazione. Tra antichi manieri e panorami imperdibili, non mancano nemmeno le salite. Ma gli scatti fotografici possono essere una buona scusa per fermarsi a riprendere fiato.Parte da Gavi anche un bel circuito di 40 chilometri che si spinge fino all’Appennino Ligure.  L’itinerario attraversa Parodi Ligure, Bosio, Voltaggio e Carrosio, addentrandosi anche nel territorio del Parco regionale delle Capanne di Marcarolo.
Il Forte di Gavi.
Anche in questo percorso le salite non mancano. Ma vengono stemperate dalle bellezze che si incontrano lungo la strada. Tanto per cominciare l’Abbazia benedettina di San Remigio a Parodi Ligure, poi il ponte romano di Voltaggio e il geo-sito di Carrosio. La stessa Gavi non è da meno, con il suo scenografico Forte secentesco che domina dall’alto il paese.E per chi non avesse voglia di pedalare, nessun problema. Questo è il posto giusto per apprezzare le atmosfere sospese nel tempo: si pesca nei torrenti Scrivia, Lemme e Orba; si fanno escursioni a piedi o a cavallo; si pratica il trekking in Val Borbera e in Val Lemme. Gli amanti del turismo verde vanno alla scoperta del Parco delle Capanne di Marcarolo o dei Laghi del Gorzente e della Lavagnina, mentre per gli appassionati di archeologia è imperdibile il sito di Libarna a Serravalle Scrivia. 




Come sentirsi campioni pedalando sulle strade del “Campionissimo”

Un weekend in bicicletta sulle strade di Fausto Coppi, tra le colline intorno a Castellania (Alessandria). Questo è il paese dove è nato e si allenava il Campionissimo. Per godere i colori dell’autunno, e scoprire le delizie enogastronomiche di questo angolo d’Italia.

 Metti un weekend d’autunno. Metti la voglia di prendere la bicicletta e scappare dalla città. Pedalare tra i colori dorati delle ultime foglie, con la luce che filtra attraverso la nebbia. Uno dei posti più suggestivi è senza dubbio la zona di Castellania con la sua infilata di colline. E non solo per i paesaggi che regala. In questo paese in provincia di Alessandria, in Alto Monferrato, è nato infatti un personaggio che proprio grazie alla bicicletta è diventato un mito: Fausto Coppi.E allora via, la macchina corre lungo l’autostrada A7 che porta a Genova. Uscita Tortona. Si procede per circa tre chilometri sulla Statale, e poi si imbocca la strada 35 in direzione del capoluogo ligure. Da qui si seguono poi le indicazioni per Costa Vescovato – Castellania.

weekend in bicicletta sulle strade di Fausto Coppi
Tra le colline dell’Alto Monferrato corrono quattro itinerari ciclistici che seguono le tracce di Fausto Coppi.
Fa una certa impressione trovarsi proprio sulle strade che hanno visto il Campionissimo sfrecciare durante gli allenamenti. Qui Coppi era nato nel 1919. Un ragazzetto gracile (alla nascita pesava solo due chili), che aveva iniziato a dare una mano in casa lavorando come garzone in una salumeria di Novi Ligure. E proprio in questa salumeria aveva incontrato il personaggio che gli avrebbe cambiato la vita: Biagio Cavanna, una sorta di “santone” del ciclismo (era stato già allenatore del grande Costante Girardengo). Fu lui a insegnare al giovane Fausto il “mestiere” della bicicletta.Una volta lasciata l’auto e inforcata la bici, non resta allora che avventurarsi su e giù per quelle colline dove il Campionissimo si è fatto le gambe. In prossimità del borgo di Castellania, sull’asfalto sono stampate le date delle vittorie e i titoli di Coppi: cinque giri d’Italia, due Tour de France e un Campionato del Mondo su strada, tre Milano Sanremo, una Parigi Roubex e cinque Giri di Lombardia. 
weekend in bicicletta sulle strade di Fausto Coppi
La casa-museo di Fausto Coppi.
Tutto, qui, parla di lui. E non solo perché il Comune è stato addirittura ribattezzato Castellania Coppi. Meta di una sorta di pellegrinaggio da tutto il mondo, il paese vive quotidianamente il mito del suo figlio più illustre. La stessa struttura urbanistica del borgo, in particolare negli ultimi cinquant’anni, si è evoluta attorno ai luoghi del campione.

Un paese dove tutto parla di Fausto Coppi

Nella parte alta del paese è stata edificata l’area del mausoleo dei fratelli Fausto e Serse, con la chiesa e la sala dei cimeli. Il monumento è semplice ma arricchito di fotografie, di targhe, di fiori. Accanto a Fausto dorme Serse, morto a soli 28 anni per una brutta caduta in bici. A destra del monumento, le sbarre proteggono una vetrata dietro alla quale sono custodite le maglie, le biciclette storiche, i berretti, le coppe e gli stendardi delle vittorie più importanti del grande campione.

weekend in bicicletta sulle strade di Fausto Coppi
Fausto Coppi in una foto d’epoca.
La via principale del paese è stata intitolata a Fausto; la casa natale, che vi si affaccia, è stata trasformata in museo; la casa dei nonni è divenuta un ristorante per accogliere i visitatori; un’altra vecchia casa degli avi di Coppi ospita un centro di documentazione sul ciclismo. E persino la sede della scuola elementare è divenuta sala multimediale, parte integrante di un percorso museale che continua per tutte le vie del paese, con gigantografie di foto.

Quattro percorsi ciclistici attrezzati

Il Comune ha attrezzato quattro percorsi ciclistici. Il più semplice è lungo 16,5 chilometri, e parte dal Centro Sportivo di Carbonara Scrivia. Circa metà del percorso è su pista ciclabile. Gli altri tre tour seguono – con lunghezze rispettivamente di 45, 58 e 87 km – l’itinerario della famosa Mitica, vale a dire la Ciclostorica per i Colli di Serse e Fausto Coppi. Per tutti e tre i percorsi, la partenza e l’arrivo sono a Castellania. Il percorso più lungo attraversa l’area protetta del Parco dello Scrivia, e poi arriva fino a Tortona.E a proposito di Mitica, per chi avesse voglia di calarsi nell’atmosfera del ciclismo d’antan, niente di meglio che partecipare in prima persona all’evento. Le iscrizioni per la prossima edizione (che si terrà il 27 giugno 2021) apriranno il 22 febbraio. Saranno ammessi alla partenza solo ciclisti con bici “eroiche”. Per bici eroiche si intendono quelle da corsa su strada costruite prima del 1987, con una serie di requisiti che vanno dalle leve del cambio sul tubo obliquo del telaio al passaggio dei fili dei freni esterni al manubrio.

in bici sulle strade di Fausto Coppi
Alla ciclostorica La Mitica si può partecipare solo con biciclette d’epoca.
La Mitica è nata per iniziativa dell’Associazione per la Valorizzazione degli Itinerari Cicloturistici dei Colli di Coppi, che si propone principalmente di far conoscere il territorio che ha visto nascere e crescere i fratelli Serse e Fausto Coppi, attraverso lo sport che li ha consacrati.Un suggerimento per una sosta golosa? La Locanda Il Grande Airone, un altro dei soprannomi di Fausto Coppi. Si trova proprio a Castellania. Alle pareti del locale, quadri e stampe ripercorrono le tappe della vita e della carriera sportiva del Campionissimo. In cucina, i piatti della tradizione locale. Per dormire, da tenere presente che alcune strutture convenzionate con la Regione Piemonte propongono tre notti al prezzo di una.      




In bici sulla Strada del Prosecco

Un itinerario mozzafiato, tra vigneti, colline e colori autunnali. È quello che si snoda nelle terre del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOGC, dove nasce il vino italiano più richiesto al mondo.

Un panorama dei colli di Conegliano (la foto di apertura in alto è di Maria Teresa Montaruli).

In questi paesaggi da cartolina, riconosciuti dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, nel 2019, si snoda poi la Strada del Prosecco e dei Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene, un percorso ad anello di 90 km che offre la possibilità di ammirare paesaggi collinari ammantati di vigneti, piccoli borghi medievali dalle atmosfere antiche, eremi, pievi, chiesette che custodiscono piccoli e grandi gioielli d’arte e di storia.

Di seguito, per tutti gli amanti delle “due ruote” vi suggeriamo, in queste settimane d’autunno, con le temperature ancora alte, un itinerario lungo l’Anello del Prosecco Superiore, con tutte le varianti, a seconda dell’allenamento o del tempo a disposizione.

L’Anello del Prosecco Superiore e le sue eccellenze

L’itinerario naturalistico dell’Anello del Prosecco Superiore si snoda lungo circa 15 km, tra strade sterrate, sentieri, saliscendi e strade comunale, e accompagna il visitatore alla scoperta delle località di San Pietro di Barbozza, Saccol e Santo Stefano.

Tre le eccellenze e le curiosità che si incontrano lungo il percorso, ci sono le opere di Vignarte, realizzate trasformando dei semplici pali di castagno posti a supporto delle teste dei filari di vite, in piccoli capolavori artistici. Cinque le sezioni tematiche, realizzate nell’ambito delle cinque scorse edizioni: c’è El Matharol, ispirata alla figura di un folletto dispettoso della tradizione popolare, I Schei, termine veneto che indica “i soldi”, seguite dalle sezioni Futuro, Fine del mondo e Quattro Elementi.

Pedalando, noterete poi dei totem di ferro battuto, ognuno dei quali riporta una scheda che “traduce” una parola del lessico contadino. È il progetto Salvaparole, per salvaguardare il patrimonio immateriale del dialetto locale.

Arrivando a San Pietro di Barbozza, poi, troverete delle singolari composizioni realizzate assemblando dei sassi del fiume Piave. Sono i Sassi di Zoe, al secolo Angelo Favero, artista che con martello e scalpello ha dato vita a composizioni floreali e a strani personaggi, che abbelliscono la zona della piazza, quella della fontana del paese e lungo via Cima, nei pressi del suo laboratorio.

Il percorso e le sue varianti

Si parte dalla piazza di San Pietro di Barbozza, nelle vicinanze della Chiesa. Si tiene poi la sinistra e si scende a valle lungo Strada Piander. Dopo la salita di cemento, si giunge a un bivio. Qui si prende il sentiero di Strada Monti subito a sinistra e si pedala lungo il dorso della collina fino ad arrivare a un piccolo caseggiato. Qui si incontra il primo dei pannelli del progetto Salvaparole.

Si continua per circa 1 km costeggiando i ripidi versanti del Cartizze, fino a raggiungere la deviazione per l’Osteria Senz’Oste, sulla Strada delle Treziese. Da qui si imbocca poi un sentiero sulla sinistra e si scende rapidamente lungo una discesa immersa nei vigneti. In fondo alla discesa si prende a destra. A questo punto vi troverete su una strada che si divide in tre arterie. Prendete quella al centro che porta alla strada principale per Saccol. Vicino al capitello di Sant’Antonio troverete un secondo pannello “Salvaparole”.

La variante di 5 km

Chi sceglie il percorso di 5 km, a questo punto dovrà proseguire per circa 1 kn lungo la Strada di Saccol e arrivare fino all’oratorio di San Gottardo, al centro del borgo. Da qui si prende a destra e si torna sulla Strada Piander per poi risalire sul versante del Col Croset e ritornare sulla stessa strada dell’andata, che vi riporterà a San Pietro di Barbozza.

La variante di 8 km

Se scegliete invece il percorso più lungo, attraversate Saccol, ammirate l’oratoria dedicato a San Gottardo, poi girate a destra imboccando via Roccat e Ferrari. Dopo circa 1,5 km, dopo l’incrocio con via Capitello Ferrari, svoltate a destra in via Bimbi, poi risalite lungo via dei Livei, lungo la quale potete scorgere alcune delle opere di Vignarte.

Arrivate poi fino all’incrocio con via Cima, girate a destra e proseguite per circa 500 metri fino all’incrocio con via Zangaro, poi prendete la strada asfaltata per tornare a San Pietro, lungo la quale sono posizionate altre opere di Vignarte e dei Sassi di Zoe.

INFO

www.valdobbiadene.comwww.coneglianovaldobbiadene.it




Abruzzo, in bici sui sentieri dei “tratturi”, tra la Piana di Navelli e lo Zafferano

Tra ottobre e novembre i panorami dell’Abruzzo si dipingono di colori caldi e avvolgenti, tutti da scoprire in questo bell’itinerario autunnale da fare in bici. Immaginate una grande pianura, sfumature di verde e giallo a perdita d’occhio e poi ecco sbucare borghi e manieri sulla Piana di Navelli. Siamo in provincia dell’Aquila, in una zona collinare a 600-700 m slm, tra i massicci del Gran Sasso e la Valle Subequana.

Primo giorno: da Navelli a Fontecchio

Tra questi territori rurali c’è tanta storia, tradizioni, natura, luoghi ideali per un weekend tra sport e arte culinaria. Percorrendo sentieri che attraversano l’altopiano di Navelli e la valle Subequana, si possono ammirare le bellezze naturalistiche, storiche, artistiche del posto. Si può provare l’esperienza della raccolta dello zafferano, che qui viene prodotto ed è il migliore al mondo per la sua qualità. Lo chiamano “oro rosso di Navelli”.

Navelli è un borgo immobilizzato nel tempo, con i suoi 500 abitanti che vivono principalmente nella parte bassa del paese. Navelli si trova in una posizione strategica: domina infatti l’altopiano fino alla Valle Tritana e alla Conca Peligna. A Navelli alta il tempo sembra essersi fermato: all’ingresso delle case ancora si possono trovare i ganci per legare le corde che tenevano gli animali.

In bici sulle orme del Medioevo e dei complessi monastici, si raggiunge Bominaco (frazione di Caporciano) che con il suo castello, iniziato a costruire nel XII secolo, e la sua torre cilindrica, oggi ancora visibile, domina l’altopiano di Navelli.

Qui nel X secolo venne fondato un monastero benedettino appartenente all’abbazia di Farfa. Di quel monastero oggi è possibile ammirare due edifici costruiti tra l’XI ed il XII secolo: la chiesa romanica di Santa Maria Assunta e l’oratorio di San Pellegrino.

Il giro, che si snoda tra strade bianche e sterrate, porta a Caporciano e, dopo aver visitato Bominaco, si prosegue fino a Fontecchio, antico borgo medievale che conserva bellezze storiche, artistiche e architettoniche che vedono la loro massima espressione nella Torre Medievale, nell’antica Fontana trecentesca, nella chiesa e nel Convento di San Francesco, dove sono presenti affreschi di scuola giottesca.

Un itinerario ideale per una bici Gravel, il fondo è misto asfalto e strade bianche. Si rientra a Navelli dopo circa 32 km con un dislivello di 800 m.

Secondo giorno: lungo i sentieri dello zafferano

Un giro ad anello porterà a vedere la raccolta dello zafferano lungo il tratturo (i tratturi sono quei percorsi che un tempo venivano utilizzati dai pastori per compiere la transumanza, per trasferire con cadenza stagionale mandrie e greggi da un pascolo all’altro).

Prata d’Ansidonia, Peltuinum, Castel Camponeschi, Tussio sono i luoghi che si incontrano. Il borgo di Tussio con la sua Torre Campanile introduce a Castel Camponeschi, un gioiello medievale d’Abruzzo, un borgo fortificato sulla piana di Prata d’Ansidonia, cittadina di epoca romana.

È nel sito archeologico di Peltuinum, antica città presa nel 302 a. C. dai Romani, che si possono conoscere le fasi della lavorazione del famoso zafferano: in primavera vengono arati i campi e concimati e ogni anno si ruotano i terreni per evitare di produrre ogni anno nello stesso appezzamento.

In luglio e agosto vengono dissotterrati i bulbi della precedente fioritura, che nel frattempo ne hanno generati di nuovi. Nella seconda quindicina di ottobre arriva la fase più attesa, quella della raccolta.

L’operazione avviene all’alba per evitare l’apertura dei fiori, che vengono raccolti singolarmente da mani esperte, nessuna forma di automazione è possibile. Lo step successivo si chiama “sfioratura”, il processo in cui viene estratto il cuore del fiore: i 3 stimmi rossi. Si rientra poi a Navelli percorrendo strade bianche, attraverso la Chiesa tratturale di S.M. di Centurelli. Totale: 35 km con 600 m di dislivello positivo.

NOTE

  1. Bici consigliata: Gravel
  2. Difficoltà: media
  3. Periodo consigliato: ottobre/novembre
  4. Ospitalità: in residenze di campagna
  5. Specialità: zafferano e legumi
  6. Provincia: L’Aquila, Paese Navelli

COME ARRIVARE

In auto: da L’Aquila prendere la SS17 in direzione di Popoli

DOVE DORMIRE

*B&B Abruzzo Segreto, via San Girolamo 3, Navelli (AQ), tel 0862/959447, www.abruzzo-segreto.it Circondato da un parco di oltre 2mila mq, questa struttura a gestione familiare dispone di quattro ampie stanze con vista sul borgo o sulla piana di Navelli. La colazione continentale viene servita nell’ampio salone. Ludoteca e biblioteca a disposizione degli ospiti.

*Agriturismo Casa Verde, Corso Umberto I, loc. Civitaretenga, Navelli (AQ), tel 0862/959163, www.casaverdesarra.it Bella struttura con quattro camere semplici e accoglienti. Ottima cucina a base di piatti tipici del territorio.

DOVE MANGIARE

*Antica Taverna di Navelli, via dell’Osteria 16, Navelli, tel 0862/959171, www.anticataverna.it Ingredienti di qualità e del territorio nel menù di piatti tipici abruzzesi. Con possibilità di menù completo a base di zafferano e tartufo a € 25 a persona, bevande escluse.

*Ristorante Pizzeria M&M, via Roma 4, Caporciano (AQ), tel 0962/93751, www.ristorantemm.com Ristorante con cucina tipica abruzzese a base di funghi, tartufo, zafferano e prodotti del territorio. Anche pizza cotta con forno a legna. Buona carta di vini locali.

INFO

“Bikelife – Live your passion” Tour Operator, tel. 085 816221,

info@bikelife.itwww.bikelife.it




Weekend in bici in Valsugana

Il percorso che vi proponiamo oggi è l’ormai famosa ciclabile della Valsugana. E’ un percorso molto semplice e ben servito dai vari bici grill che sono sorti lungo i circa 80 km della ciclabile. Proprio perché è una distanza ragguardevole, molti si lasciano intimorire e decidono di non provarci. Ora non avete più scuse, se siete stanchi, grazie alla possibilità offerte dai noleggiatori, potete lasciare la bicicletta in una delle stazioni del treno, e tornare comodamente a casa. Alle due ruote ci penseranno loro.Partiamo da Levico Terme, quasi subito ci fermiamo per il caffè di rito al bici grill… la struttura è proprio sotto la punta del forte Vezzena. Il forte fu costruito quando il Trentino apparteneva all’impero austro-ungarico tra il 1910 e il 1914. Aveva un’importantissima funzione di osservatorio grazie alla sua posizione strategica, e proprio per questo motivo veniva chiamato “l’occhio degli altipiani”. Poteva controllare la zona a sud verso Asiago e il suo altipiano e tutto il versante nord della Valsugana. La costruzione si affaccia a strapiombo con un salto di 1300 metri sulla valle sottostante.A costruirlo furuno i Kaiserjäger, (cacciatori imperiali). Erano un reparto dell’esercito austriaco, reclutato nelle zone del Tirolo e quindi abituati a vivere in montagna. Ad essi si deve anche la famosissima strada panoramica del Menador, o appunto dei Kaiserjäger, che da Caldonazzo porta a monte Rovere. Circa 8 km di strada costruita nel fianco della montagna, con una pendenza media del 8% ma con punte fino al 10, che permette di godere di uno dei più bei panorami sui laghi di Caldonazzo e Levico. Se non ve la sentite di fare gli 80 km della ciclabile, potete sempre decidere di fare questa salita!!!!! No? Avete deciso di seguirci? Allora andiamo…Dopo aver fatto un salto indietro nel tempo di 100 anni visualizzando le fortificazioni che ci sovrastano e aver bevuto il caffè, partiamo per Bassano del Grappa.. casco in testa ben allacciato e via…I primi chilometri passano veloci accanto al fiume Brenta, chenasce dal lago di Caldonazzo e più passano i chilometri, e più diventa impetuoso. Accanto a noi oltre al fiume coltivazioni a perdita d’occhio di mais, d’altronde la polenta è uno dei passaporti di questa valle…Dopo una manciata di minuti, si arriva a Marter, piccola frazione di Roncegno Terme. Appena al di la della ferrovia troviamo il “Mulino Angeli”, un tempo importante mulino per il grano, granoturco ed altri cereali coltivati in Valsugana. Ora finemente ristrutturato, ospita una collezione permanente di spaventapasseri, continuamente aggiornata, potete trovare anche lo spaventapasseri ciclista….. Dopo la foto di rito con il “nostro” pupazzo, ci dirigiamo a Borgo Valsugana, paese noto per ospitare il centro studi dedicato ad Alcide Degasperi,nato a pochi chilometri di distanza e che qui mori nel 1954. Superato Borgo, la ciclabile continua il suo serpeggiare ora a sinistra ora a destra del Brenta, fino ad arrivare a Tezze, dove ci fermiamo per la sosta pranzo al secondo dei bici grill presenti lungo il percorso. Tezze è a circa 50 km dalla partenza e 30 dall’arrivo…Dopo il ristoro, si riprende a pedalare, sfiorando il Brenta, che ospita anche qualche airone bianco, e si continua tranquilli fino Enego. Da qui la pista diventa una strada secondaria, con poco traffico, ma bisogna comunque fare attenzione. Appena prima di entrare in Bassano si incontra la splendida villa Bianchi, concepita da Andrea Palladio, e assieme alle altre ville venete, patrimonio mondiale dell’umanità.Dopo pochi minuti eccoci alla vista del famoso ponte coperto di Bassano, anch’esso progettato dal Palladio. Il ponte vecchio o ponte degli alpini, è uno dei simboli di Bassano, reso oltremodo famoso dalla canzone degli alpini “Sul Ponte di Bassano”.Il ponte totalmente costruito in legno, e lungo 58 metri, poggia su 4 piloni di legno di forma triangolare, allineati al flusso d’acqua, ed è ricoperto da un tetto sostenuto da colonne tuscaniche, secondo lo stile del Palladio. Prende il nome “ponte degli alpini” perché furono proprio loro che ne curarono la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. Ancora una piccola curiosità, all’inizio del ponte, dalla parte del centro città potete trovare il negozio della Bortolo Nardini, che è li dal 1779, risultando così la più vecchia distilleria d’Italia. Se siete qui in orario di aperitivo non potete mancare di entrare nella grapperia, rimarrete affascinati dai quasi 240 anni di storia che vedrete…Una visita alla cittadina, passando per piazzotto montevecchio,piazza della libertà e piazza Garibaldi vi farà assaporare la Bassano più vera, quella che ha affascinato le migliaia di persone che ogni anno vengono fino a qui per stringersi la mano su quel ponte, simbolo di quella ostinata voglia di ricominciare che hanno le genti di qui… Lasciamo le biciclette alla stazione e salendo sul treno sicuramente stanchi, ma altrettanto sicuramente felici, non possiamo che apprezzare una volta di più questa nostra Italia, che nasconde ad ogni angolo bellezze e storie imparagonabili e che solo con la bicicletta, si ha il tempo e il modo di scoprire..