Questa volta è un caffè che unisce queste due meravigliose città, o meglio i caffè dove gli artisti si incontravano e dove anche creavano. E forse proprio in un caffè nacque l’IMPRESSIONISMO, 150 anni fa. Si racconta tutto nella mostra, curata da Vittorio Sgarbi, a Napoli fino al 27 aprile. Un’occasione in più per un pubblico che apprezza sia la cultura che la bellezza.
Di Adriana Poleselli
La Mostra si svolge nella suggestiva Basilica barocca di S. Maria alla Pietrasanta, nel cuore del Decumano maggiore a Napoli, in un clima ricco di iniziative culturali, in continuo fermento. È frequentatissima da un pubblico che, oltre al folclore, cerca bellezza, stimoli e contenuti e celebra i 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo, il rivoluzionario movimento artistico che debuttò sullo scenario mondiale, a Parigi, il 15 aprile 1874.
Sopra, “Ladies in caffè”, di Richard Ranft, e, sotto, Signore napoletane al caffè oggi, come 150 anni fa.
L’esposizione, suddivisa in tre sezioni, accompagna il visitatore attraverso la storia dell’Impressionismo, dalla nascita e durante la sua evoluzione, con 69 opere di pittori, quali Cézanne, Manet, Boudin, Degas, Renoir, Guillaumin, Monet, Mary Cassant, amica ed allieva di Degas.
La Parigi della Belle Epoque non era solo teatro di un rinnovamento artistico, ma anche di una continua trasformazione con la costruzione della Tour Eiffel, la métro, l’avvento della fotografia e del cinema, mentre si avvicinavano gli eventi della prima guerra mondiale.
Da sinistra, Paisage” di Mary Cassant e “”La lecture” di Maurice Denis
I giovani pittori anticonformisti lasciarono il chiuso degli atelier per dare spazio alla natura, ai paesaggi, ai personaggi della vita quotidiana ed alle impressioni che suscitavano. Nasceva così la pittura “in plein air”. Ora gli artisti dipingono direttamente sul luogo, immergendosi nell’atmosfera e nelle condizioni ambientali. Ciò è possibile anche perché i colori erano diventati trasportabili in tubetti.
Da sinistra, “Femme a’ la robe verte” di Henri Geruex e “Bagneuse en dormi’” di Auguste Renoir
La luce irrompe nei dipinti, illumina paesaggi, scene quotidiane, corpi femminili. Gli impressionisti adottano anche il “giallo napoletano” per dare solarità alle loro opere e con sfumature rosate raffigurano l’incarnato di splendidi nudi.
L’IMPRESSIONISMO NAPOLETANO
Pierre Auguste Renoir subì il fascino di Napoli e visse 2 anni in Campania. Infatti l’Impressionismo, in Italia, conquistò particolarmente Napoli, dove nacque una vera scuola napoletana, che ebbe esponenti di grande rilievo, come Palizzi, De Nittis (pugliese), Toma… tutti formati all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Al Palazzo reale di Milano, dal 24 febbraio al 30 giugno 2025, si terrà la mostra “I Francesi e De Nittis”, che era attratto da Parigi, città che condivideva con Londra il primato di capitale europea dell’Arte.
“Baia di Napoli” A. Renoir
A fine percorso, la Digital Transformation arricchisce il Museo di tecnologie avanzate, che consentono un’esperienza multimediale.
All’uscita della Basilica, la luce che dalla cupola si insinua morbidamente in ogni angolo, srotolandosi finanche nei quadri, ora scheggia il cielo sui vicoli, si posa sui volti della folla, inseguendo ogni suono, ogni linguaggio, ogni gesto, in un rimescolare continuo, come animata dall’impeto di un artista. Impressionista.
INFO
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A Milano una mostra celebra Niki de Saint Phalle
Milano celebra Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, 1930 – San Diego, 2002), artista franco statunitense tra le grandi protagoniste dell’arte femminile del Novecento, con una splendida retrospettiva monografica, in programma al MUDEC – Museo delle Culture (in via Tortona 56), fino al 16 febbraio 2025.
Niki de Saint Phalle, pseudonimo di Catherine-Marie-Agnès Fal de Saint Phalle ha lasciato il segno per le sue sculture di figure femminili dalle forme accentuale, dipinti con colori sgargianti, di dimensioni gigantesche, al punto che alcune possono essere persino abitate. Ecco che, allora, una visita alla mostra milanese rappresenta non solo un modo per trascorrere un “weekend d’arte” alla scoperta di questa grande artista, ma anche un primo incontro per programmare una visita a quello che può essere considerato il suo capolavoro: il Giardino dei Tarocchidi Garavicchio, frazione di Capalbio (GR), un parco realizzato insieme al secondo marito Jean Tinguely su un terreno donato a Niki da Marella Caracciolo Agnelli, moglie dell’Avvocato Gianni Agnelli, che la pittrice aveva conosciuto durante un soggiorno a Saint Moritz.
Il Giardino dei Tarocchi di Capalbio (GR)
Il Giardino, che è “abitato” da 22 gigantesche sculture che rappresentano gli arcani maggiori dei Tarocchi, sono veri e propri monumenti, alcuni dei quali persino abitabili, dalle forme fantasiose e dai colori vivaci, ispirati al Parco Guel di Gaudì di Barcellona, che Niki de Saint Phalle ebbe modo di visitare. Grazie al contributo del marito, che era esperto nella creazione di installazioni meccaniche, gli arcani hanno un’anima metallica, rivestita poi di cemento e poi decorata con un mosaico di vetri, specchi e ceramiche. Un gioiello che vale un weekend.
Niki de Saint Phalle, artista libera
La mostra al MUDEC, articolata in otto sezioni, consente di scoprire l’universo e la produzione artistica di Niki de Saint Phalle, ma anche la storia di questa artista dalla grande sensibilità, che utilizzò la sua arte per esprimere il suo sostengo ai più deboli e fragili. La sua storia personale, la sua infanzia difficile, infatti, trovarono espressione nella pittura. Il risultato sono opere che, nella forma e nei colori, celebrano la diversità, la libertà e la ribellione nei confronti degli stereotipi sociali.
Niki de Saint Phalle nasce nel 1930 a Neully-sur-Seine, in Francia. Sua madre è un’artista statunitense, mentre suo padre è un ricco banchiere francese. Sebbene sia nata in una famiglia più che benestante, l’infanzia di Niki è segnata dai traumi. Pochi anni dopo la sua nascita, a causa delle conseguenze della crisi del 29, la sua famiglia si trasferisce a New York. I rapporti familiari sono duri e violenti, culminati all’età di undici anni, quando subì abusi sessuali da parte del padre. La sua vita sarà segnata per sempre da questo episodio traumatico, ma Niki troverà sfogo nella pittura, che si rivelerà un’ottima cura per la sua anima tormentata.
Attorno al 1948, grazie alla sua bellezza raffinata, posa come fotomodella per importanti riviste di moda, da Vogue ad Harper’s Bazaar. Tenta anche la strada del cinema e si sposa con lo scrittore Henry Matthews, con il quale va a vivere a Parigi. La vita familiare, tuttavia, non la soddisfa, si sente schiacciata nel ruolo di moglie e attraversa una profonda crisi depressiva che la porterà sull’orlo del suicidio. Viene ricoverata in una clinica psichiatrica a Nizza, ma è proprio in questo periodo che scopre la pittura e il sollievo che ne ricava. Attraverso l’arte Niki esprime il suo tormento, la sua rabbia e il suo disagio interiore. Nel 1956 riesce a esporre i suoi lavori in Svizzera. Ed è qui che conosce Jean Tinguely, uno dei maggiori esponenti dell’arte cinetica. La loro relazione fu prima solo artistica, al punto che condivisero uno studio a Parigi.
I Tiri e le Nanas
Attorno agli anni Sessante, Niki realizza i suoi primi Tiri, gli shot painting realizzati attraverso spari di carabina che colpivano sacchi di vernice appesi sopra alle tele o a supporti di gesso, spesso dalle fattezze maschili. Non solo Niki li realizza personalmente, ma organizza vere e proprie performance creative in cui viene coinvolto anche il pubblico. I Tiri diventano un modo per sfogare la sua rabbia e liberarsi dalle violenze subite nell’infanzia. Grazie al supporto di Tinguely, che nel frattempo è diventato il suo compagno di vita e sarà il suo secondo marito, Niki viene introdotta negli ambienti artistici parigini, soprattutto nel movimento del Nouveau Réalisme, di cui fu l’unica esponente donna.
Niki de Saint Phalle mentre realizza uno dei suoi “Tiri”
Le sue opere più famose, tuttavia, sono le Nanas, cioè “ragazzine di piccola statura”, termine ironico attribuito alle sue potenti figure femminili, gigantesche, ispirate all’arte di Antoni Gaudì, ma anche all’arte sudamericana, africana e alle Veneri del Paleolitico, che recano in sé un messaggio di lotta agli stereotipi femminili e di sostegno alla diversità, in un’ottica di “body positive” ante litteram.
Le Nanas esposte a Milano
La mostra al MUDEC
Curata dalla critica d’arte Lucia Pesapane, la mostra “Niki de Saint Phalle” al MUDEC ha portato a Milano 110 opere, di cui una decina di grandi dimensioni, oltre a una selezione di opere su carta, video e persino abiti della Maison Dior, che ricordano il passato da modella di Niki, insieme a bellissime fotografie.
I visitatori potranno conoscere la carriera dell’artista attraverso un percorso di visita che si articola in otto sezioni, dagli esordi agli ultimi lavori, quelli del cosiddetto “periodo californiano”, successivo alla grande impresa del Giardino dei Tarocchi. In California, Niki de Saint Pahlle creò una serie di serigrafie dal titolo “Diario Californiano” e tornò al cinema con alcuni nuovi film, tra cui “Ofelia e il drago”. Le sezioni della mostra si articolano con un ritmo diacronico e fortemente antologico, che ripercorre attraverso il mondo colorato, polimorfo, tondeggiante e materno delle Nanas (e non solo), una vita personale molto meno gioiosa.
INFO
“Niki de Saint Phalle”, fino al 16 febbraio 2025
MUDEC, via Tortona 56, tel 02/54917
Orario: lun-ven 10-17; lun 14.30 – 19.30, mar, mer, ven, dom 9.30 – 19.30. Gio-sab 9.30-22.30
Il Panettone è il simbolo dell’arte dolciaria milanese. Questa volta, ve lo proponiamo in un insolito accostamento con l’Arte ed in particolare, quella della magnifica Accademia di Brera di Milano.
Uno degli autentici Panettoni milanesi, di quelli con la P maiuscola, è quello minuziosamente creato dal laboratorio dolciario della pasticceria Martesana, vincitrice di tanti premi, tra cui il più recente Tre torte del Gambero Rosso.
Bar Brera ha creato un prodotto unico che racchiude l’anima di Milano: il “Panettone dell’Arte”.
Questo dolce speciale è frutto della collaborazione tra la pasticceria Martesana, rinomata per la sua maestria artigianale, e l’Accademia di Belle Arti di Brera, che ha curato il design della confezione.
L’obiettivo è celebrare il Natale attraverso un connubio di tradizione e creatività contemporanea.
Disponibile in una versione classica con vaniglia e canditi o in una variante senza canditi, questo panettone si distingue per la qualità degli ingredienti e la sua lavorazione artigianale.
La confezione, ispirata a un carillon natalizio, aggiunge un tocco artistico al prodotto, che è venduto esclusivamente presso il Bar Brera.
Dal Bar Brera alla Pinacoteca di Brera ci sono soltanto pochi metri, sembra quasi doveroso attraversare il magnifico cortile della pinacoteca e salire i marmorei gradini che ci innalzano nel cielo della talentuosissima arte di Raffaello, Caravaggio, Luini, Bellini…
Per poi terminare la visita con Hayez e il suo Bacio immortale.
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La pittura a Bologna nel lungo Ottocento: un’imperdibile mostra diffusa del 2024
Scopri la ricca storia artistica di Bologna attraverso la mostra espositiva diffusa
Se sei un appassionato d’arte e hai programmato di visitare Bologna, ti consigliamo caldamente di non perdere la mostra diffusa “La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915“. Questa rassegna espositiva, che si svolgerà dal 21 marzo al 30 giugno 2024, è dedicata alla pittura felsinea dell’Ottocento e mostra la ricchezza espressiva e la complessità artistica di questo periodo.Organizzata dal Settore Musei Civici attraverso il Museo civico del Risorgimento e curata da Roberto Martorelli e Isabella Stancari, la mostra presenta oltre 500 opere di 80 artisti differenti, tra cui molti capolavori che sono stati raramente esposti in passato. Potrai ammirare dipinti, disegni e acquerelli che spaziano dai paesaggi ai ritratti, dai soggetti storici alle vedute urbane.Alfredo Savini (Bologna, 1868 – Verona, 1924) Auxilium ex alto, 1896 Olio su tela, cm 229 x 165 Provenienza: Concorso Baruzzi, 1896 Bologna, Collezioni Comunali d’Arte (deposito MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Colle- zioni storiche), n. inv. P372
Bologna per una mostra diffusa in tutta la città
Le opere sono esposte in 18 sedi diverse, tra cui musei, gallerie antiquarie, fondazioni e edifici storici situati tra Bologna, Crespellano e San Giovanni in Persiceto. Questo percorso espositivo ti darà l’opportunità di esplorare la città e di scoprire luoghi culturali suggestivi che rappresentano l’eccellenza artistica dell’Ottocento bolognese.Durante la mostra, verranno organizzate visite guidate, conferenze, laboratori didattici e attività per famiglie, per offrirti l’opportunità di approfondire la tua conoscenza dell’arte ottocentesca di Bologna. Inoltre, numerosi soggetti pubblici e privati hanno collaborato per la realizzazione di questo progetto culturale e hanno contribuito a rendere possibile la visibilità di opere d’arte di alto valore storico-artistico.Non perdere l’occasione di scoprire una parte importante della storia artistica di Bologna e di immergerti nell’atmosfera artistica dell’Ottocento. Pianifica la tua visita alla mostra diffusa “La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915” e lasciati affascinare dalla bellezza e dalla varietà delle opere esposte.Ottavio Campedelli (Bologna, 1792 ‐ ivi, 1862) Un mulino in mezzo a un luogo montuoso, 1826 Olio su tavola, cm 35 x 45 Bologna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (Collezioni storiche), n. inv. H103 / 2019/5106 (1995)
Guide e informazioni
Per ulteriori informazioni sugli orari di apertura, i prezzi dei biglietti e le sedi espositive, ti consigliamo di consultare i siti web dei Musei Civici di Bologna e di ogni singola sede espositiva coinvolta nella mostra.Non perdere questa occasione unica per esplorare la pittura felsinea dell’Ottocento e scoprire le origini e le evoluzioni della modernità artistica. Siamo certi che questa mostra ti lascerà un ricordo duraturo dell’arte e della cultura di questa affascinante città italiana.Scorcio di Piazza Santo Stefano, BolognaPer non perderti nessuna novità sulle mostre ed eventi culturali del 2024 dai un occhio alla nostra rubrica WeekendinArte!
Alfabeto OBIC. A Roma una mostra che unisce arte e cibo
Si apre venerdì 22 marzo alla Galleria Micro Arti Visive di Roma (in via Mazzini 1) la mostra “Alfabeto OBIC. Mangiare l’arte, contemplare il cibo”, curata da Anna Paola Lo Presti e Gianluca Marziani.
OBIC (cioè CIBO letto al contrario) è un rivoluzionario progetto culturale, editoriale ed espositivo, un alfabeto che nasce per creare una nuova dimensione dell’opera d’arte, una nuova lettura, una nuova codifica, qualcosa di non ancora interpretato, ma che esiste e, soprattutto, che può regalare allo spettatore uno strumento inatteso con cui osservare e leggere l’arte. Saranno presenti opere di Roberto Giacomucci, Giulio Marchetti e Mario Ricci, oltre che una serie di opere fotografiche della OBIC Photo Collection, di cui tre realizzate appositamente per la mostra di Roma.
L’arte e il cibo, infatti, sono il binomio che in assoluto rappresenta quel patrimonio di idee tutto italiano. OBIC è lo spazio creativo dove è nato il processo di contaminazione e sperimentazione tra arte e cibo, dove la relazione tra chef e artisti, ricette e opere, si posa su una piattaforma inusuale dove il cibo si può contemplare e l’arte si può mangiare.
Nell’impasto tra arte e cibo non bisogna dimenticare come tradizionalmente, e in particolare nel passato, i pittori componevano i loro colori a tempera e olio utilizzando molte sostanze organiche, tant’è che oggi, attraverso la fluorescenza, laddove il colore è totalmente svanito, l’opera si rivela attraverso le materie organiche utilizzate dall’artista come, ad esempio, nei contorni delle figure dove Giotto aveva utilizzato il bianco dell’uovo come amalgama.
La rassegna sarà preceduta giovedì 21 marzo alle ore 18:00 al Teatro Casa Manfredi di Roma da una Live Performance e dall’esposizione straordinaria delle opere e delle immagini della OBIC photo Collection. Saranno presenti gli artisti Roberto Giacomucci, Giulio Marchetti e Mario Ricci, Giorgia Proia, pastry chef e Luciano Monosilio, chef e pasta Ambassador.
La performance live aperta racconta al pubblico il progetto OBIC. Una grande tavolo di 15 metri posto al centro della sala sarà allestito dalla curatrice come un vero e proprio spazio scultoreo, una “mise en place” che darà come riverbero le peculiarità sensoriali delle opere al pubblico che prenderà parte alla performance e che, dopo aver osservato le opere, potrà sentire il loro sapore e verificare come il Codice OBIC sia davvero insito in ognuna di esse.
Giorgia Proia e Luciano Monosilio saranno gli interpreti del gusto delle opere presenti in mostra e gli esecutori delle ricette: la Parmigiana di Melanzana contemporanea senza l’uso della cottura che rappresenta l’artista Giulio Marchetti, le Fettuccine di pasta ai due colori per l’artista Roberto Giacomucci e i Fiocchi di cioccolata per l’artista Mario Ricci.
La mostra ALFABETO OBIC alla Galleria MICRO Arti Visive è aperta a tutti, gratuita e fruibile durante gli orari di apertura della Galleria dove resterà aperta fino al 24 aprile.
INFO
Live Performance e presentazione del progetto aperta al pubblico
21 marzo 2024 ore 18:00 – TEATRO CASA MANFREDI – Roma – Via dei Conciatori 5
Mostra ALFABETO OBIC – 22 marzo – 24 aprile 2024
GALLERIA MICRO ARTI VISIVE – Roma – Viale Mazzini 1 – Ingresso: gratuito
Weekend ad Amsterdam: tra arte e delizie culinarie invernali
Amsterdam, con i suoi canali pittoreschi e il suo fascino unico, si presenta come la meta perfetta per un weekend fuori porta all’insegna dell’arte, dei musei e dei sapori autentici. Nei mesi invernali, la capitale olandese si trasforma in un’esperienza incantevole che cattura i cuori degli amanti della cultura e dei buon gustai.
Arte e Musei: un viaggio nell’anima di Amsterdam
Per iniziare il tuo weekend culturale, immergiti nelle ricchezze artistiche di Amsterdam. Il Rijksmuseum, con la sua vasta collezione di capolavori olandesi, offre un’esperienza indimenticabile. Le opere dei maestri come Rembrandt e Vermeer prendono vita, raccontando storie secolari. Il Museo Van Gogh, dedicato al genio olandese dell’arte moderna, offre una prospettiva unica sulla sua vita e sul suo talento visionario. Non dimenticare il Moco Museum, noto per le sue esposizioni provocatorie che sfidano le convenzioni artistiche contemporanee. Per assaporare l’effervescenza della scena artistica locale, percorri i quartieri Jordaan e Leidseplein. Jordaan è ricco di gallerie indipendenti, botteghe creative e caffè accoglienti. Leidseplein, con le sue strade animate e i locali alla moda, offre un’atmosfera giovane e creativa.
Gastronomia Olandese: un viaggio per il palato
La gastronomia olandese, e in particolare di Amsterdam, è un altro tesoro da scoprire. Inizia con i classici stroopwafels, sottili waffle ripieni di sciroppo, da gustare nei mercati locali come Albert Cuypmarkt. Per un’autentica esperienza culinaria, visita De Kas, un ristorante situato in una serra convertita, dove i piatti sono preparati con ingredienti provenienti dal loro giardino. Se ami il pesce, concediti una cena al The Seafood Bar, rinomato per il pesce fresco e le prelibatezze del mare. Infine, non dimenticare di assaporare il formaggio Gouda, uno dei simboli della cucina olandese, in uno dei mercati del formaggio locali.Porzione di Gouda
Atmosfera notturna: SkyLounge Amsterdam
Per concludere la giornata in bellezza, dirigi i tuoi passi verso la SkyLounge Amsterdam. Situato all’11° piano dell’Hotel DoubleTree by Hilton, questo lounge bar panoramico offre una vista mozzafiato sulla città illuminata. Gusta un drink mentre ammiri lo skyline di Amsterdam, chiudendo il weekend con uno spettacolo notturno indimenticabile.In conclusione, Amsterdam nel mese di febbraio offre un weekend fuori porta ricco di arte, musei e delizie gastronomiche. Lasciati incantare dalle opere d’arte, percorri i quartieri artistici e delizia il tuo palato con i sapori autentici di questa affascinante città olandese. Un weekend ad Amsterdam è un viaggio multisensoriale che rimarrà nei tuoi ricordi per sempre.Per rimanere sempre aggiornati sulle nostre proposte estere visitate la nostra rubrica WeekendEurope e il nostro canale Facebook![Next page for the English version >>>]
Amsterdam, with its picturesque canals and unique charm, presents itself as the perfect destination for a weekend getaway filled with art, museums, and authentic flavors. In the winter months, the Dutch capital transforms into a delightful experience that captures the hearts of culture enthusiasts and food connoisseurs.
Art and Museums: A Journey into Amsterdam’s Soul
To kick off your cultural weekend, immerse yourself in Amsterdam’s artistic treasures. The Rijksmuseum, with its extensive collection of Dutch masterpieces, offers an unforgettable experience. The works of masters like Rembrandt and Vermeer come to life, narrating centuries-old stories. The Van Gogh Museum, dedicated to the Dutch genius of modern art, provides a unique perspective on his life and visionary talent. Don’t forget the Moco Museum, renowned for its provocative exhibitions challenging contemporary artistic conventions. To savor the effervescence of the local art scene, explore the Jordaan and Leidseplein neighborhoods. Jordaan is rich in independent galleries, creative boutiques, and cozy cafes. Leidseplein, with its lively streets and trendy establishments, offers a youthful and creative atmosphere.
Dutch Cuisine: A Palate Journey
Dutch cuisine, particularly in Amsterdam, is another treasure waiting to be discovered. Start with the classic stroopwafels, thin waffles filled with syrup, to be enjoyed at local markets like Albert Cuypmarkt. For an authentic culinary experience, visit De Kas, a restaurant located in a converted greenhouse, where dishes are prepared with ingredients from their garden. If you love seafood, treat yourself to dinner at The Seafood Bar, renowned for fresh fish and marine delicacies. Lastly, don’t forget to savor Gouda cheese, a symbol of Dutch cuisine, at one of the local cheese markets.
Nighttime Atmosphere: SkyLounge Amsterdam
To conclude your day in style, head to SkyLounge Amsterdam. Located on the 11th floor of the DoubleTree by Hilton Hotel, this panoramic lounge bar offers a breathtaking view of the illuminated city. Enjoy a drink while admiring the Amsterdam skyline, bringing an unforgettable nocturnal spectacle to close your weekend.In conclusion, Amsterdam in February offers a weekend getaway rich in art, museums, and gastronomic delights. Let yourself be enchanted by artworks, stroll through artistic neighborhoods, and indulge your palate in the authentic flavors of this captivating Dutch city. A weekend in Amsterdam is a multisensory journey that will linger in your memories forever.
Un viaggio romantico in Germania: 250 anni di Caspar David Friedrich
Il 2024 è un anno speciale per gli amanti dell’arte e della natura, con la Germania pronta a celebrare il 250º anniversario dalla nascita di Caspar David Friedrich, il pittore più celebre del Romanticismo tedesco. Il dipinto iconico “Il viandante sul mare di nebbia” apre le porte a un viaggio affascinante attraverso la vita e le opere di questo straordinario artista.Il viandante sul mare di nebbia, FriedrichNato nel 1774 a Greifswald, una pittoresca città sulle rive del Mar Baltico, Friedrich ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’arte romantica. La Germania, terra natale dell’autore, si prepara a onorare il suo contributo con oltre 160 eventi e grandi mostre in tutto il paese. L’anno di celebrazione inizia ufficialmente il 20 gennaio 2024 nella cattedrale di San Nicola a Greifswald, luogo del suo battesimo. Friedrich, pittore, grafico e disegnatore, ha creato opere intramontabili che catturano la suggestione della natura. La sua capacità di rappresentare paesaggi invernali, rovine avvolte dall’edera e il cielo tempestoso sopra il Mar Baltico ha reso le sue opere universalmente riconosciute. La Germania invita i viaggiatori a seguire le tracce di Friedrich, esplorando i luoghi che hanno ispirato il suo genio artistico. Sentieri come il “Sentiero Caspar David Friedrich” e il “Malerweg” offrono panorami mozzafiato e la possibilità di immergersi nella natura che ha ispirato il pittore romantico. Le celebrazioni includono imperdibili mostre nelle città chiave:
Amburgo: “Caspar David Friedrich – Art for a New Age”
Una retrospettiva tematica presso il Museo Kunsthalle di Amburgo, che espone circa 90 disegni e oltre 50 dipinti di Friedrich. La mostra esplora l’innovativo rapporto tra l’uomo e la natura nelle opere del pittore, con una sezione dedicata alla sua influenza sull’arte contemporanea.
Greifswald: Gli esordi artistici di Friedrich
La città natale di Friedrich, Greifswald, celebra con mostre come “Lifelines – A Walk in Drawings & Paintings” e “Places of Longing – Chalk Cliffs on Rügen and Greifswald Harbour.” Eventi come “Una giornata con Caspar David Friedrich” offrono un viaggio nel tempo.Greifswald, Germania
Berlino: “Caspar David Friedrich – Infinite Landscapes”
Il Museo Alte Nationalgalerie di Berlino ospita una mostra che presenta circa 60 dipinti e 50 disegni provenienti da collezioni nazionali e internazionali, evidenziando il ruolo cruciale della galleria nella “riscoperta” di Friedrich.Brandenburgertor, Berlino
Dresda: “Where It All Started”
Dresda, città in cui Friedrich visse per oltre 40 anni, dedica mostre sia alla sua opera pittorica che a quella grafica. Un omaggio completo alle radici del pittore.Dresda, GermaniaUn viaggio attraverso la Germania nel 2024 non solo offre l’opportunità di ammirare le opere di Caspar David Friedrich in prestigiose mostre, ma permette ai viaggiatori di immergersi fisicamente nei paesaggi che hanno ispirato uno dei maestri più significativi del Romanticismo tedesco.Per rimanere sempre aggiornati visitate WeekendPremium e la nostra pagina Facebook!
TOP 5 Milano: le 5 mostre imperdibili del 2024
Milano, città d’arte e di cultura, si prepara a regalare ai visitatori del 2024 un’esperienza straordinaria con cinque mostre imperdibili che spaziano dal genio di Rodin all’innovazione di Picasso. Preparatevi a un viaggio nel cuore dell’eccellenza artistica con questa guida alle mostre da non perdere.
1. “Rodin e la Danza” – Mudec
La mostra “Rodin e la Danza” al Mudec di Milano offre un affascinante viaggio attraverso una parte meno conosciuta della produzione di Auguste Rodin. Famoso per capolavori come “Il Pensatore” e “Il Bacio”, Rodin si ispirò alla danza all’inizio del Novecento, trasformando i movimenti e l’energia del corpo in opere d’arte. La serie dei “Mouvements de danse” rivela la maestria di Rodin nel catturare la grazia e la potenza dei ballerini. Un’occasione unica per esplorare il lato meno noto di questo genio della scultura.Quando: 25 ottobre 2023 – 10 marzo 2024Il pensatore, Rodin
2. “Francisco Goya: Tra Illuminismo e Romanticismo” – Palazzo Reale
La mostra dedicata a Francisco Goya presso Palazzo Reale in centro Milano è un’opportunità unica per immergersi nell’arte di uno dei più affascinanti pittori europei del periodo tra il Settecento e l’Ottocento. Da Madrid a Parigi, Goya ha attraversato epoche di grandi cambiamenti politici e culturali, lasciando un segno indelebile sulla storia dell’arte. Con opere che spaziano dai ritratti della nobiltà agli intensi dipinti della guerra d’Indipendenza spagnola, la mostra offre uno sguardo approfondito sulla versatilità e l’ingegno di questo maestro.Quando: 31 ottobre 2023 – 3 marzo 2024
3. “De Nittis: Impressionismo e Verismo” – Palazzo Reale
Giuseppe De Nittis, pittore italiano dell’Ottocento, viene celebrato in una mostra a Palazzo Reale in centro a Milano. Un ribelle dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, De Nittis abbracciò le correnti dell’Impressionismo e del Verismo, ritraendo con maestria paesaggi, scene di vita urbana e ritratti. Con oltre cento opere provenienti da prestigiose collezioni, questa mostra offre un viaggio nella pittura di un artista che catturò l’essenza della vita moderna con uno sguardo originale e personale.Quando: 24 febbraio – 30 giugno 2024In una competizione cromatica dalla terra di Siena al variegato verde degli alberi, Giuseppe De Nittis nel quadro “Flirtation, Hyde Park” tratteggia in primo piano, un uomo che corteggia una dama in abiti eleganti. Con un tocco veloce, luminoso ed impressionista, il pittore narra un momento di svago mentre alcuni spettatori assistono ad una corsa di cavalli sullo sfondo. Tecnica: Olio su Tela, 33 x 43 cm, Collezione privata, Napoli, courtesy Enrico Gallerie d’Arte
4. “Cézanne e Renoir: Dialogo tra Impressionismo e Modernità” – Palazzo Reale
La mostra “Cézanne e Renoir” a Palazzo Reale presenta una straordinaria selezione di opere provenienti dai musei parigini d’Orsay e dell’Orangerie. Attraverso il confronto tra Paul Cézanne e Auguste Renoir, due giganti dell’Impressionismo, la mostra offre una prospettiva unica sulla rivoluzione artistica di questo periodo. Esplorate i soggetti condivisi dai due maestri, dalle nature morte alle bagnanti, e comprendete l’influenza che hanno avuto sulle avanguardie del Novecento.Quando: 19 marzo – 30 giugno 2024Provencal landscape, France, showing Mont Ste Victoire, from the same spot in Aix-en-Provence where Cezanne painted the same landscape as it was in the 19th century
5. “Picasso, lo Straniero” – Palazzo Reale
La mostra dedicata a Picasso a Palazzo Reale offre uno sguardo inedito sull’artista spagnolo. Attraverso oltre ottanta opere, tra dipinti, sculture, disegni e altro, la mostra esplora temi sociali cari a Picasso come l’immigrazione e le relazioni personali. La condizione di “straniero” di Picasso a Parigi ha influenzato profondamente la sua identità e la sua produzione artistica. Questa esposizione offre una visione intima di uno degli artisti più influenti del XX secolo.Quando: 20 settembre 2024 – 2 febbraio 2025 Preparatevi a vivere un’esperienza artistica straordinaria durante il vostro soggiorno a Milano nel 2024, dove l’arte e la cultura si fondono per creare un viaggio indimenticabile. Seguite la nostra rubrica weekend in arte per tutticgli eventi culturali del 2024!Per non perdere nessun aggiornamento su Milano del 2024 seguiteci su Facebook!
Un weekend d’arte al mese: ecco i 12 TOP del 2024
Il 2024 si prospetta come un anno ricco di opportunità per gli amanti dell’arte e della cultura, con una serie di destinazioni straordinarie in Italia che offrono esperienze uniche. Questo itinerario artistico promette di trasportare i viaggiatori in un affascinante viaggio attraverso secoli di storia, architettura e creatività. Scopriamo insieme le 12 tappe imperdibili da includere nei tuoi weekend del 2024. Come? Lo abbiamo chiesto alla redazione, a validi esperti e a illustri firme* di Weekend Premium, che da sempre promuove le eccellenze scegliendo le destinazioni migliori. Abbiamo letteralmente “messo ai voti” alcune mete della nostra bella Penisola: ecco i 12 TOP Weekend d’arte del 2024, uno per ogni mese.
*Hanno votato i TOP Weekend (in ordine alfabetico): Rosanna Bianchi Andreotti, Benedetta d’Argenzio, Francesca Binfaré, Marina Cioccoloni, Damiano De Crescenzo, Giovanna Ferrari, Manuela Fiorini, Antonio Marangi, Beba Marsano, Giuseppe Ortolano e Cesare Zucca.
1. AOSTA, COGNE E GRAN PARADISO (VALLE D’AOSTA)
Se amate la montagna, la storia e gli spazi verdi, o innevati in inverno, regalatevi nel 2024 un weekend in Valle d’Aosta. Dedicate il primo giorno per vedere Aosta, la “Roma delle Alpi”, suo primo nome latino, essendo stata fondata dai Romani nel 1158 a.C. in posizione strategica per accedere alla Via delle Gallie. Tantissime le vestigia romane da ammirare in città, su cui spicca l’Arco di Augusto, del 25 d.C. Impossibile non notare poi la Porta Pretoria, ingresso orientale alla città, e l’anfiteatro romano sono testimoni della sua antica grandezza. La Cattedrale di Santa Maria Assunta, con i suoi affreschi e opere d’arte, aggiunge un tocco di spiritualità al tuo weekend. Per un’esperienza completa, passeggiare per il centro storico è un viaggio nel tempo tra case medievali e botteghe artigianali.
Splendido anche il Criptoportico forense, nell’area del foro romano, che congiungeva il tempio di Auguro e quello dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Superbo il Teatro Romano, oggi inglobato nel Monastero delle Suore di Santa Caterina. Cuore dello shopping è invece la centrale Piazza Cavour, con negozi e locali. Alle spalle della piazza, si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista. Tra i musei da non perdere, invece, c’è il MAR – Museo Archeologico, insieme all’Area Megalitica. Da Aosta spostatevi poi nel delizioso paese di Cogne, a circa 40 minuti dal capoluogo, porta di Accesso al Parco Nazionale del Gran Paradiso.
2. AQUILEIA E GRADO (FRIULI VENEZIA GIULIA)
Aquileia e Grado, patrimonio mondiale dell’UNESCO, sono gemme nascoste nel nord-est dell’Italia. Aquileia, con i suoi maestosi mosaici romani, è una finestra aperta sul passato, è una delle mete da mettere in lista per un weekend nel 2024. Con Ravenna e Brescia, Aquileia è il più importante sito archeologico dell’Italia settentrionale. La sua storia è veramente tutta da scoprire. Fondata nel 181 a.C. dai Romani come colonia militare, è diventata presto una delle principali città dell’Impero, grazie alla sua posizione strategica sulle rive del fiume Natisone, che all’epoca era navigabile, e a pochi chilometri dal mare. Fulcro del sito UNESCO è il foro romano con la splendida Basilica.
Da non perdere il Porto Fluviale, uno degli esempi meglio conservati nel mondo romano. Tra i Musei da non perdere c’è poi il Museo Archeologico Nazionale, che racconta la storia della città dalla sua fondazione. Durante una visita ad Aquileia, poi, imprescindibile un assaggio del Prosciutto di San Daniele Dop. Tra gli altri prodotti tipici c’è anche il salam tal aset, un salame fresco cotto nell’aceto e nelle cipolle. A 14 km da Aquileia si trova poi la bellissima Grado, con le sue spiagge e gli sport acquatici, ma bella anche in inverno con i suoi presepi galleggianti.
3. CASERTA CON LA REGGIA E SAN LEUCIO (CAMPANIA)
Se non ci siete ancora stati, Caserta vale certamente un weekend nel 2024. La città infatti ha molto da offrire, a partire dalla celeberrima Reggia, a cui dedicare un’intera giornata. Gareggia in bellezza con la famosa reggia di Versailles ed è un inno al Barocco, al Neoclassico e alla sontuosità, tempio dell’arte e della bellezza con gli splendidi Giardini Reali e i parchi del complesso Vanvitelliano.
Tuttavia, lasciati gli sfarzi della reggia borbonica, vale la pena dedicare il secondo giorno alla visita di Casertavecchia, che dista circa 10 km da Caserta, splendido borgo medievale di origine longobarda. Qui, Pier Paolo Pasolini ambientò il suo Decameron, nel 1971. Si trova a 400 metri di altezza alle pendici dei Monti Tifanini e si presenta come un dedalo di case e antichi palazzi, sovrastati dal campanile del Duomo e dalle vestigia del suo castello. Un’altra frazione di Caserta che vale una visita è San Leucio, a 3,5 km dal centro. Nata come città utopistica, fondata da Ferdinando IV di Borbone per ritirarsi dalla vita di corte dopo la morte del primogenito, rispettava criteri urbanistici rigorosi, con case dotate di servizi igienici e acqua corrente. Qui c’era anche una fiorente produzione industriale di seta, apprezzata in tutto il mondo. Anche oggi, si può vedere quello che resta del setificio.
4. CASTELSARDO (SARDEGNA)
Situata sulla costa nord della Sardegna, Castelsardo è un affascinante borgo medievale con una vista spettacolare sul Mar Mediterraneo. In posizione superba al centro del golfo dell’Asinara, Castelsardo è splendida città per un weekend d’arte (da vedere la smagliante pala del Maestro di Castelsardo nella concattedrale di Sant’Antonio Abate), famosa nel mondo per i riti della Settimana Santa, una tradizione secolare, portata avanti dalla confraternita di Santa Croce fin dal XVI secolo.
Giornata cruciale è quella del lunissanti, durante la quale si effettua un affollato pellegrinaggio alla vicina basilica di Tergu. Castelsardo si distingue per una cucina spiccatamente di mare. Fiore all’occhiello l’aragosta e il tipico Sa Cassola, una zuppa di pesce del golfo. Tutto da accompagnare con un buon Vermentino di Sardegna.
5. LUCCA (TOSCANA)
Lucca, circondata da mura cinquecentesche perfettamente conservate, è una destinazione toscana ricca di arte e cultura. Nel 2024 Lucca celebra i cent’anni della morte del suo concittadino più celebre, Giacomo Puccini, con un fitto calendario di eventi. È quindi l’occasione giusta per un weekend nella città toscana, che quest’anno si è anche aggiudicata l’Oscar Italiano del Cicloturismo, assegnato alle ciclovie e alle città che promuovono il turismo sostenibile per la Ciclopedonale Puccini, lunga 58 km, che collega Lucca a Torre del Lago.
Ma Lucca colpisce anche per il suo impianto urbano, la sua arte e i suoi monumenti, tra cui l’anfiteatro romano del I sec. d.C, la Cattedrale di San Martino e i suoi tesori, tra cui la reliquia del Volto Santo, custodita in un tempietto nella navata sinistra. Nella sagrestia, invece, si trova una delle opere più famose di Jacopo della Quercia, il Sarcofago di Ilaria del Carretto. Da non perdere poi una visita al Museo dell’antica zecca, all’Orto Botanico e, naturalmente, alla Casa Museo di Giacomo Puccini, in cui il compositore visse fino a 22 anni. Noleggia una bicicletta e percorri il perimetro delle mura per una vista panoramica della città.
6. MANTOVA E SABBIONETA (LOMBARDIA)
Entrambe Patrimonio dell’Umanità UNESCO, Mantova e Sabbioneta hanno fatto parte dei domini della potente famiglia dei Gonzaga e si possono visitare entrambe in un weekend. Fondate secondo l’ideale di “città perfetta rinascimentale” hanno visto alternarsi i più grandi artisti del suo tempo, tra cui Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna e Giulio Romano. Mantova è anche la città natale del poeta Virgilio (è infatti di origine romana).
Un itinerario ideale parte da Ponte San Giorgio per poi arrivare nel cuore della città, il centro storico e ammirare, la Rocca di Sparafucile, il Castello di San Giorgio con la Camera degli Sposi affrescata da Andrea Mantegna. In Piazza Sordello si affacciano lo splendido Duomo e il maestoso Palazzo Ducale, simbolo della potenza della famiglia Gonzaga. Di fronte, si trova il più modesto Palazzo Bonacolsi, abitazione signorile dei primi signori di Mantova. Imperdibile, invece, la visita a Palazzo Te, una delle più belle ville italiane capolavoro di Giulio Romano.
Sabbioneta, la piazza
Dedicate il secondo giorno alla visita di Sabbioneta, accedendovi da Porta Vittoria o da Porta imperiale. Arrivate a Piazza Ducale per ammirare la facciata del Palazzo Ducale, fulcro della vita politica di Vespasiano Gonzaga. Da non perdere, infine, le delizie della cucina mantovana, tra cui il risotto alla pilota, i tortelli di zucca, gli agnoli, i tortelli amari, il bollito accompagnato dalla celebre mostarda, il cotechino e la torta sbrisolona.
7. MATERA (BASILICATA)
Matera, con i suoi caratteristici sassi e le grotte scavate nella roccia, è una delle destinazioni più affascinanti d’Italia. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, Matera offre un’esperienza unica nel suo genere. Dedicare un weekend a Matera significa visitare la terza città più antica del mondo. La città della Basilicata, infatti, si piazza al terzo posto, con 10 mila anni di storia, dopo Aleppo, in Siria, che ne ha 13 mila, e Gerico, in Cisgiordania, che ne ha 12 mila. Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è famosa per i suoi Sassi, su cui il sole si riflette meravigliosi giochi di luce a ogni ora del giorno.
Colpisce il colpo d’occhio di questa città unica, scavata nel tufo e che si sviluppa lungo i pendii della Gravina, una valle profonda. Oggi, tra i Sassi si possono ammirare residenze, locali, botteghe artigiane ristrutturate. Incamminatevi nella zona più antica, costituita dai rioni di Sasso Barisano e Sasso Cavernoso, divisi dal Colle della Civita. Qui si trovano il Duomo, le chiese scavate nel tufo, tra cui la Chiesa di San Giovanni e di San Domenico, le più antiche. Lungo “Il Piano” si sviluppa invece la città nuova, con i rioni più moderni ed eleganti. Non mancate di fermarvi ad ammirare il tramonto.
8. PAESTUM (CAMPANIA)
Paestum, antica città greca, è celebre per i suoi tre maestosi templi dorici. Un weekend a Paestum, da mettere in calendario in primavera vuol dire regalarsi un tuffo nella storia. Nota anche come Pesto, fino al 1926, la città è stata fondata dai coloni Achei nel VI secolo a.C. La sua storia, tuttavia, continua ancora oggi, poiché offre la possibilità di visite archeologiche che ne testimoniano la sua unicità. In particolare è possibile ammirare zone sacre, come il santuario settentrionale e meridionale, ma anche il Foro d’epoca romana (l’antica agorà greca) con le sue strutture pubbliche, l’area abitativa, l’area termale e le mura difensive.
Il museo invece è organizzato in sezioni diverse che, tramite racconti ed immagini, raccontano la storia di Paestum a partire dall’età preistorica e protostorica, la Poseidonia d’epoca greca per poi finire con la colonia romana. Inoltre è possibile ammirare le metope arcaiche del favoloso Tempio di Hera collocate presso la foce del Sele.
9. PESARO (MARCHE)
Affacciata sull’Adriatico, coniuga la bellezza artistica con la splendida costa marchigiana. Pesaro, patria di Gioacchino Rossini, Città creativa per la musica Unesco, è Capitale italiana della cultura, teatro per tutto il 2024 di un cartellone di circa mille eventi (perfetto per tutti i weekend d’arte in programma). Due su tutti? Il Rossini Opera Festival in una super edizione e la mostra evento su Federico Barocci ai Musei Civici, scrigno della Pala di Pesaro di Giovanni Bellini.
Un capolavoro del Rinascimento maturo, che incanta per le misure monumentali, il minuzioso lavoro di carpenteria, l’impalcatura prospettica, la luce di una pittura capace di trasformare in smalto i colori. Da vedere, ancora, il Museo nazionale Rossini, che racconta il grande compositore in chiave multimediale, e Villa Imperiale, progettata da Gerolamo Genga e decorata, tra gli altri, da Bronzino e Dosso Dossi per gli svaghi estivi di Francesco Maria I della Rovere, duca di Urbino.
10. SPELLO (UMBRIA)
Un borgo medievale immerso tra colline verdi, è noto per la sua bellezza e tranquillità. Un weekend a Spello, splendido borgo dell’Umbria, in provincia di Perugia, annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, consente di unire arte, storia e gusto. Il periodo migliore? La nona domenica dopo Pasqua per assistere alla celebre Infiorata del Corpus Domini, un evento molto suggestivo per il quale il borgo umbro è famoso in tutta Europa.
Durante la notte, gli infioratori tappezzano le vie del centro storico di tappeti floreali per consentire a tutti di ammirarli fin dal mattino successivo. Durante la visita, entrate dalla grandiosa Porta Consolare e percorrete i suggestivi vicoli, ammirando scorci e panorami, e fermandovi per ammirare i beni artistici, come la chiesa Santa Maria Maggiore con affreschi del Pinturicchio, Sant’Andrea e San Lorenzo. Uscendo da Porta Venere, poi, si ammirano le belle Torri di Properzio. Da non perdere i piatti della tradizione, tra cui gli gnocchi di patate al sugo d’oca, gli strangozzi al tartufo nero e la Torta al Testo, di antica origine romana.
11. TORINO (PIEMONTE)
Torino, città elegante e raffinata, è un paradiso per gli amanti dell’arte e circondata dalle Alpi, offre un mix irresistibile di cultura, storia e gastronomia. Compie duecento anni il Museo Egizio di Torino, nella top 10 delle attrazioni turistiche più amate d’Italia. Per il bicentenario si presenta con un nuovo look, che riempie d’orgoglio questa superba città d’arte, che brulica di musei d’eccezione meno mediatici e tutti da scoprire. Esempi? La Galleria Sabauda, pinacoteca con collezioni da capogiro.
Il Museo Civico in Palazzo Madama, 70mila opere dall’Alto Medioevo al Barocco, tra cui quel Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, vertice della ritrattistica rinascimentale. La Biblioteca Reale, custode di un corpus inestimabile: ben tredici fogli autografi di Leonardo da Vinci, tra i quali il celeberrimo Autoritratto, e un manoscritto, il Codice sul volo degli uccelli.
12. URBINO (MARCHE)
Urbino, città natale di Raffaello, è un gioiello rinascimentale. In pieno centro storico, per esempio, si trova l’Oratorio di San Giovanni con il suo meraviglioso ciclo di affreschi quattrocenteschi, opera dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino, tra gli interpreti più importanti del tardo gotico marchigiano. A circa 2 chilometri da centro, in piena campagna, sorge invece la Chiesa di San Bernardino, chiamata anche Mausoleo dei duchi, poiché destinata ad accogliere le spoglie di Federico da Montefeltro.
Si ritiene che sia il risultato della collaborazione tra Giorgio Martini e Bramante, di cui tipico è lo stile semplice all’interno della struttura. Gli amanti della tavola adoreranno essere avvolti da pietanze ricche di funghi e tartufi. Ma sappiate che il prodotto tipico locale è la crescia, una specie di piadina da accompagnare con il Salame di Montefeltro, con il Prosciutto di Carpegna, con il pecorino di fossa e, soprattutto, con la Casciotta, un pecorino D.O.P. di origini antiche molto apprezzato anche da Michelangelo.
Questo itinerario artistico attraverso l’Italia nel 2024 promette non solo di soddisfare la tua sete di bellezza artistica ma anche di immergerti in viaggi di storia, cultura e autenticità. Ogni tappa offre un’esperienza unica, un viaggio attraverso i secoli che ti lascerà con ricordi indelebili e una profonda connessione con il patrimonio artistico italiano. Preparati a essere affascinato, ispirato e a vivere un’avventura culturale senza pari. Buon viaggio!Visitate la nostra pagina Facebook per rimanere sempre aggiornati!
Una mostra per scoprire una Cina più vicina
Di Giovanna Ferrari
Si è chiusa a Milano la mostra Cina. La nuova frontiera dell’arte, in collaborazione con vari enti italiani e cinesi. Con circa 150 opere di oltre cento artisti, è la più grande mostra mai organizzata in Italia sull’arte cinese contemporanea e speriamo che altre città italiane abbiano presto l’occasione di vederla. È stato un privilegio visitarla guidati da chi l’ha voluta e curata, Vincenzo Sanfo, il massimo esperto dei contatti artistici tra Italia e Cina, che è presidente del “Centro Italiano delle Arti e la Cultura” di Torino, nonché consulente per il governo cinese relativamente all’arte occidentale.
Un privilegio e una sorpresa perché, anche se la comunità cinese è ben presente in Italia, gli scambi culturali tra i nostri due popoli sono ancora piuttosto superficiali e riguardano soprattutto il passato: la ceramica bianco-azzurra del periodo Ming, i paesaggi ad acquerello, l’esercito di terracotta di Xi’an.
Invece esiste da decenni un’arte cinese nuova, modernissima nelle forme e nel linguaggio, in dialogo continuo con la tradizione nei soggetti e nei materiali, che alimenta un rigoglioso collezionismo locale ma che negli ultimi anni ha conquistato, oltre che il mercato artistico, alcuni “santuari” internazionali come le Biennali di Venezia, il Moma, il Guggenheim. Se in tutti i campi il repentino sviluppo cinese ci interpella e ci riguarda, direttamente o indirettamente, vale la pena volgere uno sguardo curioso anche alla sua arte.Con Vincenzo Sanfo, ideatore e organizzatore della mostra
Alla Fabbrica del Vapore, sede della mostra, Vincenzo Sanfo ci ha accompagnato in un velocissimo viaggio per immagini che, partendo dalla fine del Celeste Impero, passa nel giro di pochi decenni, come in un film accelerato, attraverso tutte le esperienze della cultura visiva cinese contemporanea. L’esposizione si articola in cinque sezioni: la Cina dell’Ultimo Imperatore Pu Yi, deposto definitivamente nel 1945; Mao e la rivoluzione culturale (1966-76); una sezione dedicata all’antica arte della Calligrafia, la Pittura a inchiostro e infine la “nuova Pittura” che presenta opere degli ultimi decenni.
Realismo socialista (anni ’70)Abbandonata la tradizione, che produceva un raffinatissimo artigianato, la nuova arte rivoluzionaria (ricordiamo che la Repubblica popolare nasce nel 1949) si evolve in fretta, passando dalla fase del realismo socialista degli anni iniziali allo sperimentalismo della rivoluzione culturale (1966-76). La figura di Mao tuttavia continua a dominare anche il panorama successivo, declinata in forme Pop.Ma Han, Art for people white 1 (2007, scultura in fibra di vetro, vernice e chicchi di riso)
Tuttavia molti artisti hanno scelto negli ultimi decenni di recuperare le antiche tecniche e generi della scrittura calligrafica o gli acquerelli di paesaggio, dipingendo enormi tele a inchiostro, che hanno riscosso molto successo presso l’ampia, affluente borghesia cinese: si è creato rapidamente un vasto mercato di opere con un forte richiamo alla tradizione nazionale, rivisitata e ingigantita.
Raffaele d’Argenzio, direttore di Weekend Premium, davanti a un esempio della pittura a inchiostro di paesaggio
Accanto a queste forme d’arte troviamo sculture e molti dipinti a olio (una tecnica introdotta recentemente in Cina), astratti e figurativi, che sperimentano stili e moduli espressivi in dialogo con l’Occidente: sulla scia della Pop Art occidentale, abbiamo le correnti del cosiddetto Pop-cinico e del più gradevole Pop – ludico: vale la pena ricordare, tra le moltissime suggestioni visive offerte da queste sale, le grandi tele di Xu de Qi con giovani belle e sicure di sé in marcia verso il futuro, che uniscono provocatoriamente il passato e il presente.
Ritratti pop
Infine, non si possono tralasciare le straordinarie invenzioni della poliedrica artista Zhang Hong Mei, nata nel 1973 e ormai notissima in tutto il mondo. Zhang Hong Mei, pur specializzata in disegno tessile, spazia dalla videoarte alla scultura, trasformando con grande libertà elementi e tecniche della tradizione in un’esplosione di colori.
Xu De Qi, Beauty and the Beast, olio, 2018
Nelle ultime sale della Fabbrica del Vapore possiamo ammirare tra l’altro le sue teste dei guerrieri di Xi’an, in bronzo ricoperto di stoffe colorate, e immensi arazzi realizzati con stoffe incollate a strati, secondo l’antica arte cinese delle carte ritagliate, a rappresentare paesaggi urbani nobilitati dalla sua maestria.
Zhang Hong Wei, XI ‘An Warriors, 2017 (bronzo e tessuto)Grazie a iniziative come queste, attraverso il linguaggio universale dell’arte, la Cina può diventare davvero più vicina.Zhang Hong Wei, durante la Biennale di Venezia (2015)
Al Pompei Street Festival protagonisti anche musica e cinema
Non sono Street Art nella terza edizione del Pompei Street Festival, la grande festa dell’arte di strada che si tiene fino al 2 luglio in via Sacra, Piazza Bartolo Longo, via Lepanto, Piazzale Schettini e presso il Parco Archeologico e il Parco Fonte Salutare.
Le tematiche Resilienza e Armonia, che quest’anno stanno ispirando la creatività dei 23 street artists provenienti da tutto il mondo per le loro splendide opere, che animeranno le vie del centro e decoreranno gli edifici della cittadina, hanno coinvolto anche grandi esponenti della musica e del cinema che saranno presenti alla kermesse.
Cinema: 150 corti e docufilm in concorso
Il ricchissimo programma, infatti, include anche altre forme di arte, come cinema e musica, ma anche mostre e workshop. Il filo conduttore sono le tre A: Archeologia Ambiente Arte e ad esse è dedicato il concorso internazionale di corti e docufilm del Pompei Street Art Festival 2023. Sono ben 150 le opere in concorso che, sotto la supervisione del filmmaker Egidio Carbone Lucifero saranno visionate dai giurati e dal pubblico, che dovrà decretare il vincitore.
Tra i lavori in gara, c’è anche il documentario della regista americana Katie Cleary dal titolo “Why On Earth”, un lungometraggio di 75 minuti con la partecipazione straordinaria della leggenda del cinema Clint Eastwood.
La premiazione è in programma venerdì 30 giugno all’interno del Museo Temporaneo d’Impresa di Pompei, in piazza Bartolo Longo, sancirà la vittoria finale. Durante la serata sarà anche assegnato un riconoscimento Enzo Moscatospeciale con il premio alla carriera al drammaturgo napoletano Enzo Moscato e la menzione speciale al regista ucraino Stanislav Konoplov per il cortometraggio “How are you?”
Musica per tutti i gusti
Per quanto riguarda invece la musica il Pompei Street Festival punta sulla trasversalità, rivolgendosi a diverse generazioni e gusti musicali. Sul palcoscenico, in ordine di data, saliranno Frankie Hi-NRG (30 giugno ore 21.30), i Planet Funk (1° luglio, ore 22.00). Raiz, interprete nella serie tv di successo dal titolo Mare Fuori (Don Salvatore Ricci) e che ha realizzato la colonna sonora della fortunata produzione dalla Rai già disco di platino, omaggerà lo storico cantautore Sergio Bruni (2 luglio, ore 21.30). I concerti, gratuiti, animeranno le serate del festival in piazzale Schettini. Tutte le sere DJ Set accompagneranno, prima dei concerti, le notti pompeiane.
AFRICA 1:1 a Ca’ Pesaro in un viaggio alla scoperta dell’Africa
di Benedetta d’ArgenzioLa nostra rubrica d’arte torna con un evento che vi porterà con vista e cuore in un luogo tanto lontano quanto caldo e accogliente: l’Africa. A Venezia infatti, nella meravigliosa Ca’ Pesaro, la mostra l’Africa 1:1 Labospiterà cinque giovani artisti provenienti da Kenya, Uganda, RDC e Zimbabwe. La residenza culminerà in una grande mostra site-specific, che sarà inaugurata il 20 maggio 2023. Il progetto si svolge in concomitanza con la XVIII Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, a cura di Lesley Lokko. Gli artisti partecipanti sono Option Nyahunzvi (n. 1992 Zimbabwe), Pamela Enyonu (n. 1985 Uganda), Alexandre Kyungu (n. 1992 RDC), Maina Boniface (n. 1987 Kenya) e Ngugi Waweru (n. 1987 Kenya). La residenza ha lo scopo di ispirare curiosità, creatività e apprendimento tra gli artisti, fornendo loro l’accesso alla vasta collezione d’arte di Ca’ Pesaro. Attraverso la risposta contemporanea degli artisti, il progetto mira a incoraggiare nuovi scambi culturali e il dialogo a Venezia. Ecco una breve presentazione degli artisti che saranno protagonisti di questo meraviglioso progetto:
Option Nyahunzvi (b. 1992, Zimbabwe)
Option Dzikamai è nato ad Harare, Zimbabwe, nel 1992, ed è cresciuto a Rusape, Zimbabwe. Ha iniziato a disegnare in tenera età e presto ha sviluppato una versatilità che gli permette di esprimersi elegantemente quando stampa, dipinge o usa mezzi misti. L’artista è interessato all’impatto della tecnologia sulla gioventù urbana nelle township e il suo linguaggio visivo introduce un dialogo sull’attuale Zimbabwe, la sua tradizione e cultura, le difficoltà e una qualità di magia naturale che permea la vita personale dei suoi abitanti.Participating artist in the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First. Credits: Chris Dennis Rosenberg Kimbugw
Pamela Enyonu (n. 1985, Uganda)
Pamela Enyonu è nata nel 1985 a Kampala, in Uganda, dove attualmente vive e lavora. Lo stile di Pamela si ispira alle storie, ai materiali e al processo che serve per trasformarli in opere d’arte. Le sue opere presentano una qualità tattile e tridimensionale che ha riccamente stratificato le texture esplorando narrazioni su genere, identità, empowerment e consapevolezza di sé. Pamela è particolarmente interessata alle esperienze “non abbandonate” che occupano l’intersezione di empowerment, salute mentale e identità. Si impegna continuamente con le diverse comunità attraverso collaborazioni, workshop e seminari. Recentemente, alcune delle ultime opere di Pamela sono state acquisite da Africa First e sono diventate parte della sua collezione privata di arte africana contemporanea.Participating artist in the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First. Credits: Chris Dennis Rosenberg Kimbugw
Alexandre Kyungu (n. 1992, RDC)
Alexandre Kyungu Mwilambwe è nato nel 1992 a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, dove attualmente vive e lavora. Ha studiato arte all’Accademia di Belle Arti di Kinshasa, è co-fondatore di Vision Total Group e lavora in collaborazione con Kin Art Studio (KAS). Kyungu combina pittura, disegno, scultura e installazione nella sua pratica artistica. Il suo mezzo preferito è la “porta” che, per lui, è sinonimo di apertura, incontro e scoperta in una società sempre più universale. Il suo lavoro è costruito intorno a domande relative allo spazio urbano, esplorando i parallelismi tra mappatura urbana e scarificazione del corpo. Il suo lavoro funziona come un “saggio cartografico”, in cui cerca di costruire un mondo nuovo e globale fondendo e giustapponendo le mappe di diverse città. È un modo per lui di interrogarsi sulla città, di cancellare i confini tra i popoli, e dare vita ad un unico territorio nell’immaginario spazio della sua opera.Participating artist the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First. Credits: Chris Dennis Rosenberg Kimbugw
Maina Boniface (n. 1987, Kenya)
Maina Boniface è nato nel 1987 a Nanyuki, in Kenya, e attualmente vive e lavora a Nairobi. Maina è un artista curioso che ha iniziato come un creatore barella-bar per gli artisti per sostenere la sua carriera artistica. Il suo lavoro, dal 2009, è stato figurativo e si è evoluto nella ricerca di affrontare vari temi: la satira sociale-politica, la musica, i conflitti nel comportamento umano e la salute mentale. Si ispira alle reazioni umane e ai suoi incontri quotidiani, che mostra con le sue figure surrealiste, e attualmente sta sperimentando una combinazione di astrattismo e surrealismo. Le figure e le forme nel suo lavoro sono distorte, a volte esagerate per sposare l’umore che trasuda l’opera. La curiosità di conoscere e cercare di capire come le cose e le persone coesistono fa emergere un percorso di discussione tra l’opera e lo spettatore, lasciando così un senso dell’indefinito e spazio per ulteriori interpretazioni. Anche se un artista solitario, lavora prevalentemente con acrilici, anche se non è timido di esplorare altri mezzi per affrontare temi di interesse e tecniche.
Participating artist the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First. Credits: Chris Dennis Rosenberg Kimbugw
Ngugi Waweru (n. 1987, Kenya)
Ngugi Waweru è un artista multimediale nato nel 1987 a Mukuru, Kenya, ma è cresciuto a Nairobi, dove attualmente vive e lavora. A differenza della maggior parte degli artisti, che catturano la loro attitudine artistica negli anni della scuola primaria, Ngugi è un artista autodidatta che lavora principalmente con stampe xilografiche e pittura mista su tela. Ha sperimentato con l’arte solo dopo aver osservato i suoi amici che si erano già laureati in un college d’arte praticando l’arte. Avendo già coltivato una passione e un’abilità in arte, Waweru ha deciso di abbracciarlo a tempo pieno. Cresciuto nel più grande insediamento informale di Nairobi, Ngugi si è aggrappato all’arte come recluso dal crimine della droga e dalla disoccupazione. Insieme ai suoi amici, fondò il collettivo Wajukuu Arts attraverso il quale insegna ai giovani dell’insediamento fino alla data. Participating artist the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First. Credits: Chris Dennis Rosenberg KimbugwL’Africa è un paese che noi di Weekend Premium amiamo, a cui non a caso è dedicata una poesia vincitrice del nostro concorso “Poesie di viaggio“. Si intitola “Finis terrae” ed è stata scritta Tiziana Monari: un emozionante affresco dell’Africa, delle sue notti tempestate di stelle, dei suoi paesaggi tratteggiati dalle linee sinuose delle dune nel deserto, delle sue genti dalla cultura affascinante, così lontana dalla nostra. Vi invitiamo a leggerla per potervi immergere con la fantasia nei caldi ed emozionanti paesaggi d’Africa.
Un weekend a Milano con Andy Warhol
di Benedetta D’Argenzio
Un’occasione per un weekend a Milano. La bella mostra “Andy Warhol. La pubblicità della forma”, che si può visitare fino al prossimo 26 marzo alla Fabbrica del Vapore, in via Procaccini 4. In esposizione più di 300 opera, suddivise in sette aree tematiche, che documentano l’evoluzione di un’artista che ha profondamente cambiato, rinnovandolo, la storia dell’arte mondiale, influenzando gli artisti venuti dopo di lui.
La “Art Car” una BMW M1 dipinta da Warhol nel 1979, in mostra a Milano
La ripetizione come forma d’arte
“Ogni cosa ripete se stessa. È stupefacente che tutti siano convinti che ogni cosa sia nuova, quando in realtà altro non è se non una ripetizione”, diceva Andy Warhol, nato nel 1928 a Pittsburg e trasferitosi dopo la laurea a New York, città che amò profondamente. Qui trasforma il suo nome, Warhola, di origine polacca, in Warhol. Negli anni Sessanta entra nello sfavillante mondo della pubblicità, lavorando per prestigiose riviste, tra cui “The New Yorker”, “Glamour” e “Vogue”.
Andy Warhol ritratto da Jack Mitchell
È in questo periodo che ha l’intuizione geniale che lo renderà ricco e famoso: la ripetizione di un’immagine più volte, con lo scopo di farla entrare nella mente del pubblico, e simboleggiare il consumismo e la fruibilità dell’arte. La sua prima opera “Monna Lisa” è ripetuta ben trenta volte attraverso una tecnica di serializzazione che utilizza un impianto serigrafico e gli consente di cambiare i colori. Tecnica e stile che saranno il suo marchio di fabbrica.
La Monna Lisa secondo Warhol
Ma Warhol fa di più. Estrapola e svuota dal loro contesto oggetti comuni e li trasforma in opere d’arte, come la celebre serie del 1962 Campbell’s Soup Cans, che conta 32 tele di piccole dimensioni, raffiguranti una zuppa in lattina, che nello stesso anno vengono esposte alla Ferus Gallery di Los Angeles.
La celebre Campbell’s Soup
I celebri ritratti
Alla Fabbrica del Vapore si possono ammirare anche alcuni dei celebri ritratti di personaggi famosi, che facevano a gara per diventare opere di Warhol. Da Marilyn Monroe, la cui versione con sfondo oro, la Golden Marilyn, è conservata al MoMa di New York, ma anche Mao Zedong, Che Guevara, Michael Jackson, Elizabeth Taylor, Liza Minnelli, Gianni e Marella Agnelli, Marlon Brando, Elvis Presley e principesse e regine, da Elisabetta II d’Inghilterra a Lady Diana, da Grace Kelly a Margherita II di Danimarca.
Le Brillo Box
Tra le opere che contribuirono a proiettare Andy Warhol nell’Olimpo delle celebrità ci sono le Brillo Box, attraverso le quali l’artista riuscì a valorizzare gli anni Sessanta e le nuove forme di comunicazione di massa. Si tratta di sculture del tutto simili alle scatole di pagliette saponate Brillo, che tutti potevano trovare nei supermercati. La versione di Warhol, invece, fu realizzata da una falegnameria e i bordi delle scatole furono serigrafati dall’artista e dai suoi assistenti con le etichette originali.
Le Brillo Box catturarono l’attenzione e l’entusiasmo di Arthur Danto, celebre filosofo dell’arte, che in esse ci vide la sintesi di un periodo storico, gli anni Sessanta. La consacrazione avvenne durante la personale dell’artista, nel 1964, alla Stable Gallery di New York. In quell’occasione, Warhol scelse di disporre le Brillo Box tutte in fila e una sull’altra, esattamente come in un supermercato, creando arte nell’arte partendo da un oggetto comune.
Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta
Alla mostra si possono ammirare anche dipinti originali, serigrafie storiche, disegni, polaroid, fotografie e altri cimeli, come le cover originali di dischi e riviste disegnate e autografate da Warhol, attraverso un viaggio temporale che dagli anni Cinquanta, attraversa gli anni Sessanta, quelli della sua consacrazione, gli anni Settanta, in cui diventerà “The society artist”, fino agli anni Ottanta, quando Andy Warhol si propose come il “padre spirituale” di una nuova generazione di artisti, da Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, ma realizzerà anche nuove sperimentazioni, tra novità e omaggi al passato. L’artista è scomparso nel 1987, a 58 anni, in seguito a un’operazione alla cistifellea per un’infezione non curata.
La mostra Andy Warhol. La pubblicità della forma è curata da Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni per Art Motors, partner di BMW.
INFO
Orario: la mostra è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 19,30. Sabato, Domenica e festivi dalle 9,30 alle 20,30. Ingresso: €12., www.fabbricadelvapore.org
Vedere la musica. A Rovigo per assistere all’incontro magico tra arte e musica
È davvero possibile ascoltare la musica con gli occhi? Si può dare forma al suono e colore all’invisibile? A queste domande la mostra spettacolo diRovigo ha dato delle risposte. L’esposizione prende il nome “vedere la musica, l’arte dal Simbolismo alle avanguardie” ed è in programma a Palazzo Roverella fino al 4 luglio 2021 (secondo direttive ministeriali causa Covid-19). È proprio la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con l’Accademia dei Concordi e il Comune di Rovigo, che ha voluto ripercorrere la lunga e intricata storia che ha unito musica e arte tramite la curatela di Paolo Bolpagni. Si tratta quindi di una perfetta occasione per andare a visitare la città di Rovigo per lasciarsi affascinare dalle sue meraviglie!
Questa mostra esplora le molteplici relazioni tra le due sfere espressive, dalla stagione simbolista fino agli anni Trenta del Novecento. Il percorso è composto da 170 opere provenienti da quaranta musei e altrettanti prestatori privati.
Bolpagni ricorda come, “alla fine del XIX secolo, si assista all’affermarsi in tutta Europa di un filone artistico che si ispira alle opere e alle teorie estetiche di un compositore carismatico e affascinante come Richard Wagner: i miti nibelungici, la leggenda di Tristano e Isotta, l’epopea del Graal, il tutto spesso condito di implicazioni esoteriche. A partire dal primo decennio del Novecento, però, la riscoperta di Johann Sebastian Bach e il fascino esercitato dalla purezza dei suoi contrappunti vengono a sostituirsi al modello wagneriano, non solamente in campo musicale. Infatti, il cammino in direzione dell’astrattismo troverà riscontro nell’aspirazione della pittura a raggiungere l’immaterialità delle fughe di Bach, alluse nei titoli delle opere di Vasilij Kandinskij, Paul Klee, František Kupka, Félix Del Marle, Augusto Giacometti e molti altri”.
Paul Klee, at night, 1921, matita, penna, acquarello su carta
Si arriva quindi ad evidenziare le infinite, originali sfaccettature delle interazioni tra l’elemento musicale e le arti visive. Proponendo esempi emblematici di entrambe le arti si è creata così una mostra-spettacolo di assoluto fascino capace di farvi “vedere la musica” in tutti i sensi.
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00; sabato, domenica e i giorni festivi fino alle 20.00
Vasilij Kandinskij, La grande porta (Nella capitale Kiev), 1928, Colonia, Theaterwissenschaftliche Sammlung der Universität
LA GUIDA A ROVIGO
Come sempre non manca la nostra guida alla scoperta di meraviglie culturali e culinarie! La città tra i due fiumi, si estende tra l’Adige a nord e il Canalbianco a sud e dista una quarantina di chilometri dalla costa del mare Adriatico. Il suo piccolo centro storico con i suoi palazzi, il castello medievale e le dimore nobiliari, testimonia le influenze a cui è stata sottoposta la città nel corso degli anni. Oltre al centro storico e a Palazzo Roverella, assolutamente da vedere: Palazzo Roncale, Teatro Sociale, Tempio de La Rotonda, Museo dei Grandi Fiumi.
chiesa della beata vergine , Rovigo dopo il rifacimento della piazza foto by Mauro CordioliE adesso ecco la guida ai vostri palati! Da provare sono i risotti, uno dei piatti tipici, vista conformazione del territorio ricco di risaie. Più in generale, i piatti raccontano la storia della tradizione locale, attraverso un’esperienza gastronomica di gusto e creatività.
Dove mangiare
Ristorante Al Postiglione. Un viaggio tra sapori, gusto e tradizione. Locale raffinato e familiare, immerso in un grande giardino.
Dove dormire
Millefiori la Corte delle Rose. A soli dieci chilometri dal centro di Rovigo, una vera oasi di pace. Questo agriturismo offre ospitalità completa in 10 eleganti camere dotate di ogni comfort. Offre anche la possibilità di pranzare e cenare all’interno della struttura.
L’area sacra di Largo Argentina: un nuovo museo romano firmato Bulgari
Questa domenica la nostra rubrica di weekend in arte vi porta nel pieno centro di Roma, tra strade affollate dove regna il traffico, dove l’area sacra di Largo Argentina ha da sempre attirato gli amanti dell’arte. Affascinante e misteriosa, vissuta da una storica colonia di gatti, racchiude segreti che in pochi conoscono. Proprio qui infatti, nella Curia di Pompeo, Giulio Cesare venne pugnalato a morte nel 44 a.C.e un antico basamento di tufo custodisce ancora la memoria delle Idi di marzo. L’Area Sacra conserva, inoltre, numerose testimonianze della sua vita ininterrotta per oltre 2000 anni, come le fasi imperiali dei templi o le strutture di età medievale. Quest’area, con grande gioia degli amanti della storia e dell’archeologia, verrà aperta al pubblico grazie ad un restauro milionario finanziato dalla famosa maison Bulgari per l’apertura di un nuovo museo a cielo aperto.
Area Sacra di Torre Argentina, Roma
IL MILIONARIO RESTAURO DELL’AREA DI LARGO ARGENTINA
“L’Area Sacra di Largo Argentina è uno dei siti archeologici più suggestivi, immerso nel cuore della città. Grazie alla generosità della Maison Bvlgari, legata a Roma da un rapporto profondo di collaborazione e amore per il patrimonio culturale cittadino, finalmente stanno per partire i lavori che consentiranno l’apertura al pubblico di questo luogo così affascinante. Sarà realizzato un vero e proprio percorso in sicurezza fra gli antichi splendori: i visitatori potranno letteralmente camminare nella storia”, dichiara la Sindaca Virginia Raggi. L’Area Sacra si conformerà così al criterio di “accessibilità allargata”, grazie alla realizzazione di camminamenti in quota – illuminati di notte con suggestive luci LED – che consentiranno ai visitatori una fruizione in tutta sicurezza. Un atto di mecenatismo, questo, che consentirà a Roma Capitale di procedere a una significativa opera di valorizzazione di uno dei più estesi complessi archeologici.
Percorso di visita realizzato con una passerella posta alla quota archeologica.jpg
In particolare il progetto è articolato su diversi elementi. La torre del Papito verrà restaurata e ospiterà i servizi di biglietteria. Verrà inserito un sistema di percorsi verticali e orizzontali interni all’area archeologica, comprensivi di una pedana elevatrice a cabina aperta, che consentirà l’accesso all’area agli utenti diversamente abili. I percorsi su passerella permetteranno la visione ravvicinata dei templi e dei numerosi reperti archeologici. Ci sarà anche un’area espositiva coperta, che sarà allestita nel portico orientale dell’Area Sacra. Lungo il percorso, il visitatore potrà seguire lo sviluppo storico dell’area sacra attraverso una serie di pannelli che ospiteranno reperti rinvenuti nell’area e pertinenti alle diverse fasi di vita del complesso. Tra iscrizioni, frammenti di decorazioni architettoniche, terrecotte e resti di statue sarà possibile seguire le vicende del sito a partire dal III secolo a.C. fino alle demolizioni del ventennio fascista.
Foto aerea dell’area sacra di Largo Argentina, Roma
L’INTERVENTO DI JEAN-CHRISTOPHE BABIN (ceo di Bulgari)
I lavori sono destinati a durare un anno, arricchendo la proposta di Roma per il Giubileo 2025. L’amministratore delegato, a proposito commenta “L’avvio dei lavori per l’Area Sacra di Largo Argentina segna un nuovo, importantissimo momento nella nostra sempre positiva collaborazione con Roma Capitale e la Sovrintendenza per valorizzare i tesori storici e artistici della Città Eterna […] Siamo orgogliosi di contribuire a un progetto che avvicina ai nostri occhi questo luogo, consentendoci di conoscerne la storia e scoprine i dettagli. L’Area Sacra verrà finalmente riportata al centro della vita culturale di Roma, come era secoli fa in epoca repubblicana”. Quindi, al termine di questi lavori ci auguriamo che l’Area sacra di Largo Argentina, uno dei luoghi chiave della continuità monumentale di Roma nei secoli, possa raccontare a tutti la sua storia straordinaria.