BAROLIAMO! Un weekend con il “Re dei Vini”

Testo e Foto di Cesare Zucca


Benvenuti a Barolo (Piemonte) suggestivo borgo delle Langhe e patria del Barolo, il “Re dei Vini” prodotto esclusivamente da uve Nebbiolo, un vitigno autoctono a bacca nera le cui radici raggiungono quasi 7 metri di lunghezza, qualità che permette di estrarre e di riportare sul vino le caratteristiche delle varie stratificazioni del terreno. È considerato uno dei vini italiani più prestigiosi, riconosciuto in tutto il mondo per i tannini decisi, il lungo potenziale di invecchiamento, gli aromi e i sapori che spaziano da petali di rosa a frutti di bosco rossi, catrame, caffè, cioccolato e terra.CONOSCIAMO IL BAROLO
Nel Castello comunale Falletti, ci attende il Museo WiMu che racconta la storia e le personalità che dal 1800 hanno contribuito a portare il vino Barolo sulle tavole dei regnanti d’Europa.
Avventuratevi in un viaggio interattivo attraverso la cultura e la tradizione del vino dalla preistoria fino a oggi.
Uno spazio museale diverso dal solito che non si limita a dare informazioni in maniera fredda ma coinvolge il visitatore nei colori, nei profumi, nelle sensazioni e nelle suggestioni che da secoli aleggiano intorno alla bevanda più buona del mondo. La visita si snoda attraverso quattro piani e 25 stanze, tra eleganti sale a ambienti di fantasia e divertimento, come la “panchina ruotante colle ruote” su cui sedersi e pedalare!


Si parte dal terzo piano, dedicato alle divinità, alla natura, alle stagioni, alla notte ed al buio delle cantine dove il carattere del vino ha tempo di maturare. Nel secondo piano si passa dalla Mesopotamia, Egitto, Grecia e Impero Romano fino a oggi, scoprendo le influenze del vino nell’arte, nella musica e nella letteratura. Il piano nobile conserva gli arredi degli ultimi marchesi Falletti di Barolo, Carlo Tancredi e sua moglie Giulia di Barolo, figure fondamentali nella creazione del vino barolo
ARTE E VINO
All’uscita dal museo, vi aspettano due imperdibili esperienze: il MAP (Museo Aula Picta) che ospita le opere dei tre grandi Maestri spagnoli: Mirò, Dalì, Picasso e l’Enoteca Regionale del Barolo che vanta più di 120 etichette di Barolo di annate e produttori differenti. Qui le degustazioni sono pensate proprio per offrire la possibilità di un primo approccio al Barolo a chi non lo conosce o lo conosce ancora poco e proponendo così un’occasione di approfondimento.

E NEL CALICE?
Dalla mente creativa di Sandra Vezza è nata un’etichetta dal nome curioso “L’Astemia” simpaticamente ribattezzata l’“Astemia Pentita”.

Scoprirete un’enoteca davvera insolita, quasi una galleria d’arte dall’atmosftera pop, a cominciare dalle pareti floreali, all’ imprevedibile design delle bottiglie del rosato Adorabile, del bianco Arminico e del rosso Dinamico.


Ottimo il Barolo Cannubi 2020, elegante e setoso, capace di invadere con grazia il palato, dispiegando disparate sensazioni olfattive con vi porteranno a freschi sentori di bacche rosse e di frutta matura. Terlo, un barolo affinato secondo il metodo tradizionale in grandi botti di rovere di Slavonia, per preservare le caratteristiche dell’uva e trasferire nel bicchiere i sentori autentici della vigna, arricchiti da note tostate di fiori e liquirizia che evolvono in un profumo di frutti neri e spezie.

Terlo è un vino dalla struttura olfattiva giovane e attraente dai tannini molto intensi, ma eleganti con un tocco balsamico. Ideale con carni, bolliti e brasati e (per chi come me ama le frattaglie) l’iconica “finanziera”. piemontese. Tradizione e contemporaneità distinguono questa cantina davvero unica.
Passiamo a Vajra, un vigneto storico nato nel 1650 e ripreso nel 1971 da Aldo Vajra, uno dei primi piemontesi ad abbracciare l’agricoltura biologica. Tra i sui “gioielli” spiccano Albe un classico barolo di assemblaggio dal colore rosso granato, piacevolmente fruttato, con sentori di petali di rosa, frutti rossi freschi, spezie, tabacco e buccia d’arancia. “La vera bellezza racchiusa nell’Albe, racconta Milena Vajra è la carezza del sole e l’eccezionale semplicità della natura che rende possibile il quotidiano miracolo della vita che si risveglia.Costa di Rose prodotto da vitigni nebbiolo su sabbia è un vino intenso, persistente al palato, minerale, da vitigni nebbiolo su sabbia, ideale con carni rosse. Ravera, balsamico al naso, frutta speziata, aroma intenso. per finire in bellezza, il Bricco delle Viole, il cui nome deriva dalle violette che sbocciano a primavera. Profondo e setoso al palato, con tannini ben integrati, frutti rossi, ribes nero, eucalipto e un finale minerale di incredibile persistenza.
Insomma, un barolo da Oscar!


Shopping “gourmet” a Barolo
Scoprite la storica Macelleria Sandrone, un vero paradiso di carni di razza bovina piemontese. Spiccano la carne cruda, ottenuta da un 70% di carne suina e 30% bovina, il salame crudo e cotto al Barolo e i saporiti cacciatori, mentre nella Macelleria Graziano a Cherasco, troverete l’irresistibile salsiccia al barolo, ottima anche cruda.

Un dolce souvenir?
Lasciatevi sedurre dai baci di Cherasco, cioccolatini dalla forma irregolare fatti con cioccolato fondente e le famose nocciole “gentili”del Piemonte

DOVE MANGIARE
RossoBarolo, nel centro del borgo. Questa tradizionale osteria vi delizierà con il suo menu ricco di piatti tipici. Spettacolari antipasti, dalla frittatina di spinaci con raschera di formaggio. alla tartare di fassona. al vitello tonnato con crema di rosso d’uovo, tonno, acciughe, capperi e majonnese.

Come primo ho assaggiato i quadrotti di pasta ripieni di brasato e timo, seguiti da una “finanziera” di frattaglie, il classico brasato al barolo

Per terminare i dolcezza con  una spettacolare torta di nocciole “battezzata” da un meraviglioso zabajome servito direttamente dal pentolino della simpaticissima Signora Patrizia, che assieme al marito Chef Emanuele cura con garbo e simpatia le tavole degli ospiti.

Tra i “piatti forti” troviamo una gustosissima “Cipolla ripiena con salsiccia e toma di Langa”. Vivace e saporita. Volete la ricetta? Eccola, direttamente dallo Chef!

CIPOLLA RIPIENA CON SALSICCIA E TOMA DI LANGA
Ricetta dello Chef Emanuele Garda, RossoBarolo, Barolo


Ingredienti
Cipolla bionda 380.gr circa, pasta di salsiccia 180 gr. circa, toma di langa o robiola 100.gr, un bicchiere di latte, amido di mais 1 cucchiaio.
Preparazione
Tagliare la cipolla al di sopra della meta’ per ottenere il contenitore e ottenere il coperchio ,infornare a 180 gradi per 40 minuti.una volta raffreddata svuotare la cipolla della sua polpa lasciando uno strato di cipolla. Per la fonduta :tagliare la toma di langa a dadini spolverare con la maizena, mettere in un pentolino coprire con il latte e a fuoco lento mescolare fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo.
Per la salsiccia: spadellare la pasta di salsiccia con la polpa della cipolla tagliata a dadini a coltello. Unire la fonduta e la pasta di salsiccia con la cipolla  una volta raffreddate per ottenere il ripieno, farcire la cipolla abbondandemente e spolverare con un po’ di parmigiano. Infornare a 150 gradi per 15 minuti o finche non faccia una bella crosticina. Abbinare un buon bicchiere di barolo.

INFO
Vajra
L’Astemia pentita
WiMu
MAP
RossoBarolo

Un grazie speciale a Mario Ferrero/Strada del Barolo e Chiara Roggero/Ente Turismo Langhe Monferrato Roero




A marzo Bolzano diventa la “Città del Vino”

Bolzano si prepara a un grande evento che, dal 27 al 30 marzo, trasformerà la città gioiello dell’Alto Adige nella Città del Vino. L’appuntamento è nella sale di Castel Mareccio, che per l’occasione faranno da splendida cornice a degustazioni, laboratori del gusto e masterclass, con la partecipazione di importanti nomi del settore enogastronomico, che accompagneranno i visitatori in un affascinante percorso alla scoperta delle circa 200 etichette e delle 47 cantine provenienti da Bolzano, Oltradige, Bassa Atesina, Valle Isarco, Valle dell’Adige, Merano e Burgraviato.

Prenota “Il tuo sommelier”!

Fiore all’occhiello della manifestazione è l’iniziativa “Il tuo sommelier”, che consente di prenotare un personal sommelier per lasciarsi guidare nelle varie degustazioni ed entrare così nel mondo del vino attraverso curiosità, racconti e consiglio preziosi. Il costo? 50 euro per un’esperienza di 45 minuti. Il sipario si alza giovedì 27 marzo alle ore 15 con le prime degustazioni durante le quali i sommelier serviranno direttamente al tavolo i diversi vini e li “racconteranno” svelando anche curiosità legate alle varie cantine. Non solo. Durante la kermesse organizzata dall’Azienda di Soggiorno e Turismo di Bolzano in collaborazione con l’Accademia Italiana della Cucina e l’Associazione Sommelier, si terranno anche concerti musicali nel grande cortile del castello nonché tre seminari e tre laboratori del gusto: un approccio adatto sia per gli appassionati ma anche per chi si accosta per la prima volta al “mondo di Bacco”.

L’Oste del Castello

Tra le iniziative imperdibili ci saranno i tre appuntamenti con “L’Oste del Castello”, che si terranno il giovedì, il venerdì e il sabato sera. Gli chef delizieranno gli ospiti con i propri piatti, frutto di una straordinaria commistione fra la cucina altoatesina e la tradizione enologica secolare. La location? Da favola: la raffinata Sala Thun di Castel Marechio. Ad aprire le danze, giovedì sera, sarà lo chef Günther Lobiser del ristorante Signaterhof di Signato/Renon che presenterà i piatti della tradizione rivisti in chiave creativa. A seguire, il giorno dopo, sarà il turno dello chef Anton Dalvai della Locanda Alpina Dorfner a Montagna (BZ) che porterà in tavola il meglio della cucina locale con un tocco innovativo. In chiusura, lo chef Louis Agostini del ristorante Condito, emblema della nuova wave contemporanea del panorama culinario bolzanino.

Imperdibili, inoltre, Helmut Köcher con il seminario Le cuvée e André Senoner con il seminario Biodiversitá al castello nonché l’incontro di sabato 29 marzo, alle 18 con l’enologo Otto Cologna e l’affineur di formaggi Hansi Baumgartner, dedicato all’abbinamento vino-formaggio. Anche la sommelier Christine Mayr accoglie i visitatori con due esperienze uniche: la prima, “I Rosé… dal salato al dolce”, e la seconda, “Le Bollicine… sfiziose”, quest’ultima in abbinamento con frutta e verdura.

Il tour di “Bolzano, Città del Vino”

Non può poi mancare una visita guidata. Con “Bolzano, Città del Vino” i visitatori potranno scoprire il centro storico della città attraverso un percorso enogastronomico molto interessante, che si concluderà con un brindisi alla Mostra dei Vini. La visita è disponibile nei quattro giorni della mostra e la prenotazione è obbligatoria. L’ingresso costa 25 euro e comprende 10 buoni degustazione e seminari.

I pacchetti vacanza

Per chi volesse approfittare dell’evento per trascorrere un weekend a Bolzano, sono disponibili degli speciali pacchetti vacanza che includono 3 pernottamenti con prima colazione, la partecipazione gratuita a una visita guidata del programma settimanale, una bottiglia di Lagrein o Santa Maddalena omaggio e un ingresso ridotto a 15 € a persona alla Mostra dei Vini.

Gli hotel aderenti all’iniziativa sono:

Hotel La Briosa – 639 €

Hotel Regina– 405 / 465 € 

Parkhotel Laurin – 891 €

Hotel Figl– 573 €

Hotel Fiera– 430 €

Stadt Hotel Città– 629 €

Palais Hörtenberg– 600 €

INFO

Azienda di Soggiorno e Turismo di Bolzano

Via Alto Adige 60 Südtiroler Straße

I-39100 Bolzano Bozen

T +39 0471 307 040 

info@bolzano-bozen.it

www.bolzano-bozen.it

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Weekend alla scoperta di Asti e dei vini del Monferrato Astigiano

Benvenuti nella parte occidentale della Provincia di Asti, tra il fiume Tanaro e le ripide colline del Moscato, caratterizzata da un paesaggio prevalentemente collinare, arricchito da borghi storici tra cui Moncalvo, Grazzano Badoglio, Montemagno, Vignale, tante piccole perle in un mare di colline e paesaggi vitivinicoli divenuti patrimonio dell’UNESCO. Scoprirete gli infernot, antichissime cantine sotterranee dove da secoli si mette il vino ad affinare, grazie alla temperatura costante e il grado di umidità, ideali per invecchiare e affinare spumanti e vini,.

Asti

Gli amati del bello troveranno luoghi storici e notevoli strutture d’arte a cominciare da Palazzo Mazzetti di Asti, il capoluogo della provincia che fu “Municipium” romano, poi sede del ducato di Asti e del Ducato longobardo ricordati nell’ annuale Palio Storico tra i più antichi d”Italia, che offre al pubblico uno spettacolo senza eguali grazie alla corsa di cavalli montati senza sella.

Le bandiere del Palio Astigiano nelle strade della città.

Vi aspettano Palazzo Alfieri, il Museo del Risorgimento, il Castello medioevale, la suggestiva Torre di San Vittore a Montemagno e tanti borghi da scoprire, ognuno con le proprie delizie gastronomiche locali e vini eccellenti.

Torre di S,Guido a Montemagno

Per gli amanti dell’arte, il Palazzo Mazzetti ospita una grande mostra dedicata ad Escher, artista delle geometrie e dei mondi impossibili.Attraverso l’esposizione di oltre 100 opere, corredata da approfondimenti didattici, video e sale immersive, ad Asti viene presentato l’intero percorso artistico di Escher, dagli inizi ai viaggi in Italia alle varie tecniche artistiche che lo videro impegnato per tutta la vita e che lo hanno reso un artista unico.Pochi chilometri e siamo a Castagnole Monferrato, dove scopriamo l’azienda agricola Montalbera, una suggestiva struttura che, oltre alla produzione di vini doc, offre una showroom per degustazioni vini, sale relax, sessioni di yoga nella barricai, piscina con idromassaggio affacciata sui vigneti,Tutt’intorno, trionfa un vero anfiteatro di vigne dove nascono molte varietà di vini (Barbera d’Asti, Grignolino, Viognier, Monferrato Nebbiolo) e “last but not least” il Ruchè docg, un rosso prodotto da un vitigno autoctono, rinato grazie alle ricerche di Franco Morando. Vengono lavorate le particelle più selezionate come il Ruché Laccento e il Ruché Limpronta e 12 mesi di legno per avere la Docc  Tutto è cominciato negli anni Ottanta, quando la famiglia Morando ha iniziato (e continua) ad acquisire terreni oltre agli attuali 175 ettari. Grazie a loro è avvenuta la rinascita del Ruchè, un rosso prodotto da un vitigno autoctono omonimo tipico di otto paesi e altre varietà (Barbera d’Asti, Grignolino,Viognier, Monferrato Nebbiolo) Ruchè è un vino dal carattere inconfondibile dallo sgargiante color rosso granato, ai piacevoli sentori floreali di rosa e viola, le note fruttate di albicocca e la speziatura che emerge con l’evoluzione lo rendono immediatamente riconoscibile nel bicchiere.Oggi il Ruchè è conosciuto e apprezzato sulle tavole nazionali ed internazionali per le sue caratteristiche uniche ed affascinanti che hanno origine da questo straordinario terroir. “ Il Ruché per il Monferrato è un sogno, una meraviglia, rappresenta la possibilità di emergere per tutto il territorio” racconta il Ceo Franco Morando, che, per la prima volta ha voluto applicare su un vitigno a bacca nera la tecnica e lo studio della vendemmia notturna, che già da diversi anni l’azienda aveva realizzato sui vini bianchi

Franco Morando

L’assaggio del Barbera d’Asti Superior, ci porta in un mondo di eccellenze, dove spiccano i ruchè LA TRADIZIONE,  LACCENTO, LIMPRONTA  Parliamo di vini caldi, piacevole e di rara setosità, dal profumo Intenso, persistente con sentori di petali di rosa e frutti di bosco che evolgono in spezie orientali e pepe nero.E le bollicine?Scoprite gli Extra Dry, Cuvée Rosé e Cuvée Blanche Metodo Martinotti e l ’ottimo 120+1 un, lasciatemelo dire, champagne piemontese. Un progetto sposato dall’enologo Luca Caramellino e concluso da Morando. “La prima bottiglia stappata dovrà riposare 40 giorni, poi il mio giovane campione sarà presentato a Parigi, in Francia. Perché il nostro 120+1 è a tutti gli effetti uno ‘champagne’, Io condivido….DOVE DORMIREPer chi volesse passare una notte da sogno, magari dopo un tour in cantina e una ricca degustazione dei vini Montalbera accompagnata dalle delizie delle eccellenze gastronomiche del territorio…. beh, proprio girato l’angolo potrà alloggiare in una delle Wine Suites, quattro alloggi indipendenti dove accoglienza, servizio, privacy, relax, confort e un panorama mozzafiato sono garantiti… Vi verrranno consegnate le chiavi, proprio come se foste a casa vostra: riservatezza e squisita accoglienza rendono il soggiorno indimenticabile.

 



Verso la dolce Merano di Sissi con la Nuova Fiat 600 Hybrid

L’estate è il momento perfetto per intraprendere un’avventura “on the road” alla scoperta dei paesaggi, del buon cibo e del divertimento che solo il Bel Paese sa offrire. Quest’anno ho avuto il piacere di farlo a bordo della nuova Fiat 600 Hybrid, un’auto perfetta per un weekend al femminile. Il nostro viaggio parte dalla frenetica Milano e ci conduce attraverso paesaggi mozzafiato fino alla pittoresca Merano. Ecco il racconto di questa indimenticabile esperienza.di Benedetta D’Argenzio

Partenza da Milano

La nostra avventura inizia a Milano, dove la nuova Fiat 600 Hybrid di colore blu ci aspetta, promettendo il massimo comfort e la più ampia versatilità per questo nostro viaggio. Il capoluogo meneghino, con i suoi grattacieli moderni e i monumenti storici, scivola rapidamente alle nostre spalle mentre imbocchiamo l’autostrada A4 in direzione est. La Fiat 600 Hybrid si dimostra subito un’ottima compagna di viaggio, con il suo motore ibrido che offre un equilibrio perfetto tra potenza e risparmio di carburante. A velocità di codice, la vettura si muove silenziosa, ma se si ha la necessità di un sorpasso basta schiacciare decise sull’accelerazione per ottenere tutto il brio dei 100 CV, erogati in maniera dolce e senza strappi dal cambio elettrico a doppia frizione a 6 rapporti. Dopo un rapido passaggio per Peschiera, senza tempo per ammirarla, puntiamo verso Affi per prendere l’autostrada che ci porterà verso Bolzano.

Arrivo a Merano

La tappa finale del nostro viaggio ci porta verso nord, in direzione di Merano, la dolce città prediletta dalla Principessa Sissi. Attraversiamo il Trentino-Alto Adige, con le sue valli verdeggianti e le maestose montagne. La Fiat 600 Hybrid continua a sorprenderci per il comfort di guida e la silenziosità del motore elettrico, che rende il viaggio ancora più piacevole. La nuova Fiat 600 Hybrid offre tecnologia e comfort al 100% per garantire un’esperienza coinvolgente della Dolce Vita italiana. Ricca di funzionalità di sicurezza e assistenza alla guida all’avanguardia, porta tutti i vantaggi associati alla mobilità urbana ed extraurbana con la guida assistita di livello 2.

Soggiorno a Villa Eden*****

Arrivati a Merano, quale miglior scelta se non l’hotel Villa Eden, un cinque stelle lusso che ci ha offerto un’accoglienza senza pari. Situato in una posizione panoramica, Villa Eden è rinomata per la sua ospitalità di alto livello e per l’atmosfera rilassante che si respira in ogni angolo della struttura. Le camere eleganti, il servizio impeccabile e l’attenzione ai dettagli ci hanno fatto sentire coccolati sin dal primo momento. Questo esclusivo hotel è dedicato alla cura, alla longevity e al benessere, con un medico sempre a disposizione per seguire gli ospiti in ogni necessità, offrendo un soggiorno dedicato alla salute e il benessere personale.Indirizzo: Winkel 68-70 – Merano, BZContatti per maggiori informazioni: +39 0473 236583 – info@villa-eden.com

Esplorazione del centro storico di Merano

Durante il nostro soggiorno, abbiamo avuto l’opportunità di esplorare il centro storico di Merano. Abbiamo passeggiato lungo le caratteristiche vie, ammirando l’architettura tradizionale e i suoi tipici portici. Ci siamo poi fermati nei caffè locali per assaporare il tradizionale strudel, sia nella variante con pasta sfoglia che con pasta frolla, e la sacher torte, un’esperienza gastronomica che ci ha fatto apprezzare ancora di più la cultura locale autentica.

Visita al Castel Rametz

Un momento indimenticabile del nostro soggiorno è stata la visita guidata al Castel Rametz, raggiunto con la nuova Fiat 600 Hybrid. Questo storico castello, famoso per la sua cantina e la produzione di vini pregiati, offre una vista mozzafiato sulla città e sulle montagne circostanti. La visita è stata arricchita da una deliziosa degustazione di vini locali e speck, che ci ha permesso di apprezzare i sapori autentici della regione. Il proprietario Stanislaus Schmid ci ha guidato attraverso una selezione di vini della cantina, spiegando le caratteristiche uniche di ciascuno e come meglio abbinarli ai piatti tipici del posto.Indirizzo: Via Labers, 4, 39012 Merano BZContatti per maggiori informazioni: +39 0473 211 011 – info@rametz.com

Giardini di Castel Trauttmansdorff

I giardini di Castel Trauttmansdorff sono stati un altro highlight del nostro viaggio. Questi giardini botanici, tra i più belli d’Europa, offrono una varietà incredibile di ambienti botanici, dai giardini acquatici ai boschi di bambù, dalle terrazze con vista panoramica ai giardini mediterranei. Passeggiare attraverso questi giardini è stato un vero piacere per i sensi, con colori vivaci, profumi inebrianti e il suono rilassante dell’acqua che scorre nelle fontane.Indirizzo: Strada Provinciale 8 Merano – Scena, 39012 Merano BZTelefono: 0473 255600

Tappa alla Birreria FORST

Il nostro viaggio non sarebbe stato completo senza una tappa alla storica birreria FORST, Forsterbräu Merano, nel cuore di Merano. Immersi in un’atmosfera accogliente e tradizionale, abbiamo assaporato la tipica birra artigianale, accompagnata da deliziosi canederli e uno stinco cucinato alla perfezione. Seduti a un tavolo di legno massiccio, circondati dal profumo del luppolo e dal calore della convivialità, ci siamo chiesti se anche la principessa Sissi, in un’altra epoca, avrebbe apprezzato questi sapori autentici. Con questa suggestiva immagine in mente, lasciamo Merano – lei ci arrivava in carrozza, noi a bordo della nostra fidata Fiat 600 Hybrid.


Fiat 600 Hybrid, una perfetta compagna di viaggio

Accattivante e bella, la nuova Fiat 600 Hybrid offre dimensioni generose con una lunghezza di 4,17 metri, è dotata di 5 porte, può ospitare comodamente 5 persone e ha 15 litri di spazio interno, con il vano portaoggetti anteriore migliore della categoria e un bagagliaio con 385 litri di capacità. La brillante nuova Fiat 600 Hybrid è caratterizzata da un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 9 secondi e da un’erogazione di coppia praticamente istantanea da parte del motore elettrico.Il motore MHEV che equipaggia la nuova Fiat 600 Hybrid è la massima espressione della tecnologia e assicura comfort e prestazioni. Grazie a questa tecnologia avanzata, la nuova Fiat 600 Hybrid offre un’esperienza di guida estremamente fluida e consente alle clienti di vivere anche la mobilità elettrica, non solo quando si viaggia in città a una velocità inferiore a 30 km/h, ma anche su strade urbane e extraurbane e perfino in autostrada quando la conducente rilascia il pedale dell’acceleratore in condizioni stabili o in discesa.La nuova Fiat 600 Hybrid La Prima offre stile, tecnologia e comfort al 100% per garantire un’esperienza coinvolgente della Dolce Vita italiana. Ricca di funzionalità di sicurezza e assistenza alla guida all’avanguardia, porta tutti i vantaggi associati alla mobilità urbana ed extraurbana con la guida assistita di livello 2. Nuova Fiat 600 Hybrid offre alle sue clienti due pacchetti di servizi connessi: Connect One e Connect PLUS.


Scheda Tecnica

  • Lunghezza: 4,17 metri
  • Bagagliaio: 385/1231 litri
  • Motore: 1.2 litri ibrido (benzina-elettrico)
  • Potenza: 100 CV
  • 0-100 km/h: in 9 secondi
  • Cambio: automatico a doppia frizione e-DCT a 6 rapporti
  • Consumo: 4,9 l/100 km
  • Prezzo: da 24.950 euro



Andria, Puglia: storia, arte, tradizioni e la “burrata” più buona del mondo!

Testo e Foto © Cesare Zucca —–Puglia. Oggi vi porto a Andria splendida cittadina amata da Federico II di Svevia che nei suoi pressi volle costruire il suo possente Castel del Monte.Una città ricca di luoghi sotterranei: frantoi, ipogei, cripte, cave e cisterne, resti di chiese paleocristiane e rupestri. La maggior parte delle case sono state costruite con sassi vivi e tufo bianco, di natura cedevole, che diventa pietra dura al contatto con il freddo e il caldo. Un’ eclettica lavorazione lo trasforma in lastre, ciottoli, pavimenti e grezzi o lucidi, fino a diventare arredi da giardino, suggestivi accessori per la casa, fino a simboliche icone storiche, come il castello-scacchiera creato dagli artisti della Si.MarmiVi aspettano mille scoperte: castelli, cattedrali, suggestive processioni religiose e sopratutto la simpatia, l’ospitalità, la grande generosità del popolo pugliese e, impossibile non citarla, la squisita cucina di Andria…Ragù d’asino, polpette di pane, cicoria con purea di fave, funghi cardoncelli, i cavatelli con le cozze e le famose orecchiette cucinate con le cime di rapa o in mille altri modi. Le strade profumano dei fragranti aromi delle irresistibili focacce, calzoni e taralli sfornati in mattinata da antichi forni, il territorio fornisce squisiti formaggi tra cui le mozzarelle, il caciocavallo podolico e il canestrato. Trionfa l’incomparabile olio extravergine di oliva con la sua tipica “Coratina” e i vini, dal Nero di Troia al rosato Bombino.DA VEDEREBasilica Santa Maria dei Miracoli, il cui livello inferiore, la chiesa rupestre di Santa Margherita è il più antico della città. La laura basiliana, include un’interessante sala a tre navate con decorazioni tratte dalla Genesi. In questa grotta è stata rinvenuta ed è presente tuttora l’icona in stile bizantino di una Madonna a cui sono stati attribuiti molti miracoli.Cattedrale di Santa Maria Assunta, dove dimorano le spoglie di Jolanda e Isabella mogli di Federico II che elesse Andria a sua residenza.All’interno scoprirete la preziosa reliquia della Sacra Spina della Corona di Gesù, oggetto di devozione e venerazione per il verificarsi del ripetuto prodigio dove la Sacra Spina muta improvvisamente d’aspetto e subisce trasformazioni: dal liquefarsi di gocce di sangue, al ravvivarsi del colore, alla comparsa di escrescenze biancastre argentee di pochi millimetri e persino di una inaspettata fioritura! L’ultimo evento è del 2016, seguito a quello del 2005, mentre il prossimo miracolo si dovrà aspettare il 2157!Castel del Monte Maestosa struttura ottagonale datata 1240. Ma perchè 8 lati e 8 torri?C’è chi suggerisce la possibilità di scrutare le stelle, chi sostiene il richiamo alla corona ottagonale di chi lo ha voluto: Federico II di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia. Un sovrano piuttosto “scomodo” infatti si è beccato ben due scomuniche dal Papa Gregorio IX, che arrivò a vedere in lui l’anticristo. In verità, Federico fu un apprezzabile letterato, protettore delle arti, studioso della cultura greca, latina, germanica, araba ed ebraica. Uomo straordinariamente colto ed energico, ma…un vero libertin. Tre matrimoni di convenienza, Costanza d’Aragona, Iolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra. numerose amanti tra cui la nobildonna tedesca Adelaide di Urslingen da cui ebbe due figli e la giovane Bianca Lancia con cui intratterrà addirittura una convivenza in piena regola, scandalizzando clero e benpensanti.Abbandoniamo l’Imperatore per un altro incontro, altrettanto regale: Sua Maestà la “Burrata di Andria” I G PLa sua storia ci riporta indietro nel tempo, inizio del 1900 quando, a causa di una forte nevicata che paralizzò la città, il casaro andriese Lorenzo Bianchino Chieppa ebbe l’idea di creare un sacchetto di pasta filata in cui racchiudere degli sfilacci di panna che affiorava dal latte (la cosiddetta stracciatella); richiuse il tutto e modellò con cura l’imboccatura donandole la caratteristica forma apicale. Nacque così la prima Burrata di Andria, (chiamatela con il suo nome per intero !) uno dei latticini più ghiotti della Puglia e considerata una vera regalità tanto che, per tutelarne, valorizzarne e promuoverne il nome e la sua area geografica, è stato costituito un apposito Consorzio dove ogni fase del processo produttivo viene monitorato e documentato garantendone sempre la tracciabilità ed il rispetto del disciplinare di produzione.A furor di popolo andriesino, il “Re” della Burrata” è Riccado Olanda, rampollo della leggendaria famiglia che dal 1988 produce artigianalmente la prelibatezza top della città. Vedere le esperte acrobazie delle sue mani e di quelle del suo agguerrito team è davvero una magia che Riccardo ama condividere nel corso di degustazioni aperte al pubblico, accompagnate da formaggi tipici, salumi locali, pane e olio prodotto nella sua azienda agricola, un brindisi e un cordiale arrivederci.DOVE MANGIAREPrimi tagliUn medley rosticceria-salumeria-take away-piatti pronti serviti al tavolo.Affollato, il che è un buon segno. Tutto ottimo, dal ricco tagliere con salumi e formaggi, burratine, mozzarelle e ricottine, agli squisiti funghi cardoncelli marinati, alla squisita parmigiana, il tutto innaffiato da un rosè Pungireso di Castel del Monte 5QuarteNel cuore di Andria antica, lasciatevi coinvolgere dall’allegria della movida nella suggestiva Piazza. Qui Chef Vincenzo Vecchietti sfodera tutti i sapori ed i profumi tipici della salutare tradizione enogastronomica pugliese, prodotti provenienti direttamente dai produttori localia chilometro zero e targati “Radici di Puglia”Tra le squisitezze, la parmigiana di melanzane con pomodorino bio, stracciatella di Andria e pecorino canestrato, il polpo alla Trapanese, lo  spaghettone e zucchina alla poverella con graniglia di tarallo.Coq d’OrAmbiente accogliente e gioviale, si inzia con un’atmosfera di Festa, quella della Vigiia di Natale dove si servono le pettole con o snza acciuga incapasa, frittelle di cavolfiore  caciocavallo murgiano, una tiella da Oscar, fave e cicoria, spaghetti “all’assassina” cucinati, speziati e bruciacchiati nella padella ferrea dello chef Giuseppe CannoneEstSlow food impera: dal baccalà alla lucana con peperone crusco al fiore di zucca ripieno di ricotta e servito con una purea di carote. polpo con la zucchina “poverella” , tartare di carne podolica, mucca locale, su una acqua salata disidratata. Non ci facciamo mancare le iconiche polpette della nonna e la tradizionale “tiella” che vanta strati di olio, pomodorini, cipolla rossa, cozze, riso arborio, prezzemolo, pecorino romano, patate, il tutto accompagnato , ovviamente da un vino Est Est EstCucromiaTra aranceti e maioliche, sboccia una cucina fatta di colori, come la terra pugliese e i suoi prodotti. Cucromia sostiene che un piatto, prima di essere assaggiato, deve essere anche gustato con gli occhi e, attraverso i suoi colori, ci racconterà una storia, una terra, il suo passato ed il suo futuro, la sua gente. Al timone della tavolozza gourmet troviamo la Chef Grazia Antonini che mi confessa di aver un debole per il giallo e il verde, quindi zafferano, carote, fiori di zucca, cime di zucchiine, basilico, erbe aromatiche e  sorbetti al mandarino, mentre, nei momenti di realx, si lascia abbandonare ai ricordi: il profumo del ragu di Nonna Grazia e i suoi dolcetti natalizi al marzapane.Gran FornoUna visita a Andria non è completa senza una tappa al Forno di Via Lissa, dove Antonio Cammarrota propone le tradizionali focacce andriesi decorate con dolcissimi datterini e strizza l’occhio anche alla barese, ricoperta da uno strato di pomodoro e olive nere. Nota di merito: l’inaspettato calzone locale, quasi una torta farcita con cipolle, formaggio e uva passa.E NEL CALICE?Le viti andriesi crescono nel clima temperato della Murgia da cui derivano vini dalla spiccata personalità, tra cui il Nero di Troia D.O.C. e gli I.G.P. Negroamaro, Primitivo, Uva di Troia, Bianco di Puglia e Rosso di Puglia olte a vini bio certificati ICEA come il Rosso Bio Puglia I.G.P., il Bianco Bio Puglia I.G.P. e il Rosato Bio Puglia I.G.P.AgrestiLa famiglia Agresti da tre generazioni coltiva la passione per il lavoro nei campi, l’intima alleanza con l’ambiente e l’impegno rivolto alla qualità delle produzioni. Tra i miei preferiti lo Chardonnay IGP, fine, delicato, fresco dai sentori di fiori di campo ottimo come aperitivo, per piatti di pesce lesso e ai ferri, crostacei e frutti di mare. Dal terzo grande vitigno autoctono e storico del territorio andreisino nasce Uva di Troia, Rosso Puglia dall’intenso colore rubino e dai sentori di lampone e mirtillo. Ideale per accompagnare carni rosse, arrosti, selvaggina, formaggi stagionati e salumi. Azienda vinicola RiveraÈ qui che approdò, dalla vicina Grecia, la coltura della vite che si diffuse, in tutt’Europa ed è qui che si raccolgono i frutti di una millenaria tradizione di qualità. Rivera eccelle con i suoi rossi dall’ottimo rapporto prezzo-qualià. Una meritata citazione va al Falcone Castel del Monte Rosso Riserva maturato in rovere francese per almeno 14 mesi e per un ulteriore anno in bottiglia. Svela un bouquet complesso di frutta rossa matura, cuoio, tabacco e spezie; palato ricco, pieno, austero, molto lungo ed equilibrato. Struttura, carattere ed eleganza, perfetto per carni rosse, selvaggina e formaggi stagionatiNell’elegante show room dedicata ai tasting, troneggia una foto storica: il Rosè  Rivera sulla tavola di Sophia Loren in una scena del film “La Ciociara” Conti Spagnoletti ZeuliSan Domenico e Zagaria: le due tenute dell’Azienda Agricola del Conte Spagnoletti Zeuli, in totale 400 ettari in Agro di Andria, di cui 250 ettari dedicati all’allevamento dell’ulivo.Le propaggini collinari sono destinate a vigneti allevati a schiera di Nero di Troia, Montepulciano, Aglianico e Bombino Nero, vitigni autoctoni da cui nasce il Castel del Monte, gloria dell’enologia locale. Vini di qualità da vitigni selezionati, tra le cultivar troviamo le classiche autoctone pugliesi. Tra le gemme del Conte: Terranera, un rosso dal colore rubino intenso,  Al gusto si presenta persistente e ampio, offrendo grande piacevolezza grazie ai tannini dolci ben integrati nella complessità del vino. L’invecchiamento di 12 mesi in barriques di Rovere Allier, seguiti dall’affinamento in bottiglia, contribuiscono alla sua straordinaria qualità. Servito a 18°C, si sposa perfettamente con pasta casereccia condita con sughi a base di carne, grigliate e brasati, mentre se cercate un rosè dal bouquet fruttato, fresco, sapido e dal gusto morbido, provate il Colombaio in particolare di piccoli frutti rossi, con aromi ben bilanciati Grande abbinabilità a tavola, intrigante come aperitivo. E non perdetevi la degustazione vini, abbinata alle golosità tipiche del territorio compreso un afrodisiaco piatto di orecchiette al pomodoro, semplicente indimenticabili. Applauso alla cuoca!PER TERMINARE IN DOLCEZZAOpen LightRendez vous con il pastrotto, tipico dolce andriese, farcito con deliziose creme, in più di 70 varianti, dalla classica Nutella,ricotta, pere e gocce di cioccolato, al pistacchio del Babà Berry con crema pasticcera, confettura di fragole, pezzi di babà imbevuti al rum, allo Stellato di frolla al cacao, crema di latte con cuore di gianduia e glassa di cioccolato  e stelline zuccherate. Lo troverete perfino semifreddo e in versione Peperoncino, frolla al cacao, crema pasticcera al cioccolato fondente e peperoncinoPetit GateauBenvenuti nel Paradiso delle delizie da passeggio, tra cui lo stecco di ricotta mista a fichi secchi, cioccolato fondente e pralinato di mardorle.Oltre all mini delizie take-away e golosità da portare a casa, Antonio e Francesca propongono la loro ersione del  un classico della cucina di Andria il “trenocelle”, un dolce gelato alla crema torrone nato negli anni ‘50 caratterizzato all’interno da tre nocciole  che richiamano i tre campanili di Andria. C’è invece chi sostiene che rappresentino le tre dita benedicenti di San Riccardo, patrono della città.Non so da dove sia venuta l’ispirazione, ma vi posso assicurare che questo dolce… vale da solo un weekend a Andria. quindi “bye bye dieta .. welcome felicità !”E una scorpacciata di confetti?Storia e gusto: benvenuti nell’Olimpo del confetto!Entriamo nell’iconica Confetteria Mucci nata nel 1894 e destinata a una lunga storia. Con immutata passione, Loredana Mucci e la sua famiglia continuano a tramandare l’amore e l’entusiasmo per le loro creazioni. I loro prodotti varcano i confini regionali e nazionali divenendo famosi per bontà e gusto inimitabili. Confetti, tenerelli, dragées e che arcobaleno di creazioni!Dal Bianco Cocco, con nocciole piemontesi, al maculato Princesse alla grappa e peperoncino, dal confetto Ghiaia identico ai sassolini del mare pugliese, fino all’elegantissima “Queen Elisabeth”, in argento puro, prodotta con mandorla siciliana “Pizzuta di Avola” ricoperta di cioccolato bianco ed olii essenziali di limone, arancio, mandarino o bergamotto.La sfilata contnua… Fruttini di Marzapane, lavorati e decorati a mano; Gocce al Rosolio con un ripieno analcolico alla frutta; gli storici Cannellini e Confetti Ricci, questi ultimi nelle varianti zucchero di canna o zucchero di barbabietola.Scendiamo e scopriamo il Museo del Confetto, ricco di stampe antiche, attrezzi vintage per la tostatura delle mandorle, macchine originali del passato e lavorazioni di una volta, anche se l’intenso profumo di dolce tentazione, ve lo assicuro, è sempre attualissimo…DOVE DORMIREMasseria Torre di NebbiaPreparatevi al silenzio! Nel cuore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia vi aspetta un’elegante oasi di quiete, natura e tranquillità tra delicati mandorleti e dorati campi di grano.Una masseria ottocentesca sapientemente ristrutturata da soluzioni contemporanee e un gradevole design. Cinque ampie suites dotate di tutti i comforts combinano sapientemente essenzialità e ricercatezza del dettaglio. Due ampi saloni interni arredati con stile ed un vasto piazzale esterno, dominato dal bianco delle chianche e dei muretti a secco dove si erge maestosa un’antica quercia. Tra le attività proposte ci sono trekking, escursione alla vicina ( e splendida) Trani, e un servizio ristorante su richiesta. Cosi come la prima colazione personalizzata con  frutta fresca, miele di Corato e un delizioso pasticciotto dolce.I Muretti a SeccoPiacevole e confortevole Bnb immerso nel verde. Situato a Castel del Monte, quindi perfetta location per chi desidera (e deve, aggiungo io…) visitare lo spettacolare Castello. Stile contemporaneo, un salone in comune, giardino, una bella piscina, ombrelloni, parcheggio privato gratuito e la cortesia dei proprietari che vi delizieranno con un genuino, sfizioso e super abbondante breakfast.Borgo Murgia B&BUn tuffo nel cuore di Andria antica. Pulito, moderno, funzionale, cucina ben attrezzata, letto comodo , insomma super accogliente. La terrazza vi offre una vista incantevole della città di Andria e dei suoi meravigliosi campanili, inutile dire quanto piacevole possa essere un “breakfast con vista” ! Sorpresa! Il pianterreno, che posa sulle fondamenta, dove un segreto  è stato celato per decenni: gli antichi insediamenti urbani risalenti all’epoca normanna.Oggi  Il tour Casa Museo offre un viaggio esperienziale e sensoriale, alla scoperta di ambienti ipogei scavati nei secoli e posti a oltre 12 metri di profondità, tra antiche grotte e dimore contadine, cisterne, cave di pietra e stratificazioni rocciose in cui sono incastonati come gemme reperti fossili risalenti a milioni di anni fa.Insomma , Puglia top !Vi ho fatto venire voglia di un weekend alla scoperta di Andria e delle meraviglie della Murgia?Un grazie particolare aCesareo Troia, Assessore di AndriaAntonella Millarte/Promozione PugliaRiccardo OlandaClaudio Sinisi/Si.MarmiTutte le meravigliose persone che mi hanno aiutato a scoprire questo meraviglioso territorio pugliese.

CESARE ZUCCATravel, food & lifestyle.Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

 




Magico weekend in Alsazia. La Vallée de Kaysersberg

di Cesare Zucca —Benvenuti nei fiabeschi borghi dell’Alsazia, Francia.(italian and english version)Quando la Walt Disney decise di realizzare il film “La Bella e La Bestia” inviò suoi disegnatori a scoprire le fiabesche cittadine della Vallè de Kaysersberg, popolata da suggestivi borghi che sembrano appena usciti da un libro di fiabe e che sono letteralmente abbracciati da mantelli di vigneti, da cui si ricavano pregiati vini.La Valle di KaysersbergComposta da 8 villaggi, si estende dai vigneti alsaziani, passando per il Pays Welche, fino alle alture della Route des Crêtes del massiccio dei Vosgi.  Raggiungibile in 10 minuti da Colmar o Riquewihr, sarà il punto di partenza ideale per le vostre vacanze alla scoperta della Strada del Vino dell’Alsazia, dei suoi villaggi tipici, dei suoi castelli e della gastronomia alsaziana.Tra i villaggi spicca Kaysersberg Vignoble, un’ autentica perla attravesata dal fiume Weiss, lungo la suggestiva Route des Vins d’Alsace.Nerl 2017 è stato proclamato “Villaggio preferito dai francesi”, le sue viuzze acciottolate, le case a graticcio. i colori pastello, i gerani ai balconi, le delizie gastronomiche e la tipica cordialità degi Alsaziani sono gli ingredienti che garantiscono un vero weekend da fiaba.La sua posizione strategica risveglia il ricordo dell’antica strada romana che collegava l’Alsazia alla Lorena. Il suo nome, in lingua tedesca, significa “Collina dell’Imperatore”. Le prime notizie della sua esistenza risalgono al XIII secolo con Federico II Hohenstaufen Duca di Svevia e suo figlio Enrico VII che ne acquista i diritti. Il ruolo di Kaysersberg è stato di primissimo piano in Alsazia fino a inizio del 1500, con rilevanza economica e commerciale, grazie soprattutto all’esportazione dei suoi vini. La Guerra dei Trent’anni prima e la Seconda Guerra Mondiale poi, hanno causato notevoli danni al villaggio che ha saputo però riprendersi e tornare ad essere una delle più belle e amate località Alsaziane.Godetevi lo spirito di questo villaggio con una sugggestiva passeggiata per Rue du Général de Gaulle dove potrete sentire il profumo del pane che viene dalle boulangerie, ammirare (e gustare…) i dolci che trionfano nelle vetrine delle patisserie, degustare vino in una delle numerose cantine  e scoprire deliziosi cortili interni, in cui son ancora presenti cave di vendita di vino locale.DA VEDEREMunicipioImponente edificio in stile rinascimentale costruito nel 1604 decorato con un bellissimo bovindo intagliato e arcuato. L’interno ospita un bellissimo pozzo rinascimentale datato 1500 ornato con figure di delfini, un pezzo unico in tutta l’Alsazia.Chiesa della Santa CroceCostruita tra il 1200 e il 1500 in stile romanico. Il portale in arenaria e il campanile a 5 campane hanno contribuito all’iscrizione della chiesa tra i “Monumenti Storici di Francia”Fontana dell’imperatore CostantinoCostruita nel 1500 e dedicata all’imperatore romano famoso per aver posto fine alle persecuzioni dei cristiani con l’editto di Milano del 313.Il CastelloA circa 300 m di altezza domina la città e offre una vista mozzafiato sui vigneti e sulla cittadella medievale Viene eretto tra il XIII e XVI secolo, in posizione strategica, su volere di Federico II di Svevia, al fine di controllare il passaggio tra Alsazia e Lorena e diventare fondamentale durante i conflitti tra l’Impero e i Duchi di Lorena.La torre cilindrica fungeva da prigione ed è ancora in buono stato di conservazione mentre il resto del castello è prevalentemente in rovina. Il castello può essere raggiunto con una passeggiata di circa 10-15 minuti dal centro di Kaysersberg.Il ponte fortificatoPonte in pietra costruito nel 1500 , collega le due parti del centro storico divise dal torrente Weiss e offre una vista davvero romantica sul borgo.Museo Albert Schweitzer, dedicato al dottore filantropo Albert Schweitzer, Premio Nobel per la Pace nel 1952.La Hostellerie Du PontUna locanda costruita agli inizi del XVII secolo qui giungevano i compratori di vino nel loro giro di degustazioni.E le degustazioni continuano…Kaysersberg è in fatti il cuore dei vigneti dell’Alsazia , la sua Valle ci regala vini eccellenti. E’ impensabile venire in Alsazia senza percorrere la famosa ROUTE DES VINS la strada dei vini, perché non in bicicletta?Kaysersberg può essere raggiunta dai paesi circostanti attraverso la ciclabile che collega i borghi lungo la Route des Vins d’Alsace o da qui si può partire alla scoperta delle altre località. Potrete soffermarvi sul fianco di una collina per scoprire un perfetto uno spot fotografico sul vigneto. Troverete bici e caschi a noleggio, intorno ai 30/40 euro per un giorno e sbizzarritevi a creare il vostro itinerario.Salite di quota verso la Route des Crêtes dal Col du Calvaire – dove si trova il resort Lac Blanc – e le sue mitiche cime dei Vosgi! Lì scoprite un ricco patrimonio dei prodotti locali , tra cui ilMuseo del legno , il Museo della vigna e del vino d’Alsazia, il Museo del lino, ecc.)Vi aspettano tipici villaggi alsaziani e autentici villaggi di montagna,potrete avventuravi in una ( o più…) delle tante cantine dove si possono degustare alcuni dei migliori vini dell’Alsazia : Muscat, Gewurztraminer, Silvaner e soprattutto il Pinot Grigio importato dall’illustre Schwendi e , cavallo di battaglia, il Riesling secco, perfetto per la gastronomia il cui abbinamento più comune è con la choucroute.Anche se i bianchi costituiscono la stragrande maggioranza della produzione, in Alsazia si produce qualche rosso a partire dal Pinot Nero. Una notevole eccezione ai vini monovarietali è l’Edelzwicker che è un mix di varie uve che ciascuna azienda vinicola determina per adattarsi al proprio stile da secco a leggermente dolce. È il vino più economico, tipicamente venduto in bottiglie da 1 litro anziché nella classica da 75 cl.Un’altra eccezione degna di nota è il Crémant = Spumante. Sono possibili diversi abbinamenti delle classiche uve alsaziane con l’aggiunta dello Chardonnay, che come nello Champagne dona eleganza e finezza allo spumante. Ma si possono trovare bellissimi vini dolci da dessert che sono i famosi vini della vendemmia tardiva (vendange tardive), realizzati il più delle volte con Gewuztraminer e talvolta Riesling.Continuando il viaggio scoprirete artigianato artistico: oggetti in ferro, ceramiche, la Vetreria d’Arte di Kaysersberg e magari potrete fare tappa al vicini villaggi di Riquewihr, Ribeauvillé , Hunawihr e Sigolsheim.Sarà come sfogliare un libro delle fiabe. Gli itinerari sono facili, con pendenze minime, adatti per tutta la famiglia. Se pensate di dedicare un’intera giornata in bicicletta alla scoperta della Strada dei Vini allora non dimenticate di portare con voi un piccolo zainetto e una borraccia d’acqua..LA CUCINA ALSAZIANADurante il vostro soggiorno dovrete assolutamente assaggiare le specialità della cucina locale: choucroute alsatienne, a base di carne e crauti, tarte flambée, una minuta sfoglia di pane ricoperta da formaggio munster, panna, pezzetti di bacon , cipolla e baeckeoffe, uno spezzatino ben speziato composto da vari tipi di carne e da patate.Come mi ha consigliato la mia guida, ho scelto Chez Roger Hassenforder, che mi servito una splendida choucroute verticale. Se proprio volete avventuravi nel più tipico pasto alsaziano , optate per un “repas marcaire” popolare nelle fattorie locali. Inizia con una zuppa di verdure a cui segue una deliziosa torta ricoperta di pasta sfoglia e il cui ripieno è composto da due carni, solitamente maiale e manzo spesso marinate nel vino bianco d’Alsazia, servito con il classico pretzel  o raddolcito da un beignet.Segue un pezzo di maiale delicatamente affumicato accompagnato da patate brasate. Sono i famosi “roïgabrageldi” o “tofailles” a seconda del versante in cui ci si trova. Gli albergatori contadini li cucinano con pancetta, cipolle, burro e talvolta annaffiati con vino bianco in un calderone di rame che appendono su un fuoco di legna. Cotte così per due ore, le patate si amalgamano delicatamente con la pancetta in un composto tanto tenero quanto saporito. Provare per credere!PER RAGGIUNGERE KAYSERSBERGL’ auto, nonostante sia il mezzo meno ecologico, risulta quello più pratico per esplorare l’Alsazia e tutti i suoi villaggi. Kaysersberg dista da Colmar neanche 25 minuti a in auto quindi, se alloggiate lì, è sicuramente una meta facile da raggiungere. Se non siete automuniti nessun problema, potete usare i bus e le corriere.Un grazie particolare alla mia perfetta guida Christophe Bergamini /Office de Tourisme de la Vallée de KaysersbergINFOhttps://www.kaysersberg.comEnglish versionby Cesare Zucca Welcome to the fairytale villages of Alsace, France.When Walt Disney decided to make the film “Beauty and the Beast” he sent his designers to discover the fairytale towns of the Vallè de Kaysersberg, populated by charming villages that seem to have just come out of a fairy tale book and which are literally embraced by cloaks of vineyards, from which fine wines are obtained.The Kaysersberg ValleyMade up of 8 villages, it extends from the Alsatian vineyards, passing through the Pays Welche, to the heights of the Route des Crêtes of the Vosges massif. Reachable in 10 minutes from Colmar or Riquewihr, it will be the ideal starting point for your holidays to discover the Alsace Wine Route, its typical villages, its castles and Alsatian gastronomy.Among the villages, Kaysersberg Vignoble stands out, an authentic pearl crossed by the Weiss river, along the suggestive Route des Vins d’Alsace.Nerl 2017 was proclaimed “Favorite village of the French”, its cobbled streets, half-timbered houses. the pastel colours, the geraniums on the balconies, the gastronomic delights and the typical friendliness of the Alsatians are the ingredients that guarantee a truly fairytale weekend.Its strategic position awakens the memory of the ancient Roman road that connected Alsace to Lorraine. Its name, in German, means “Emperor’s Hill”. The first news of its existence dates back to the 13th century with Frederick II Hohenstaufen, Duke of Swabia and his son Henry VII who purchased the rights. The role of Kaysersberg was of the utmost importance in Alsace until the beginning of the 1500s, with economic and commercial importance, thanks above all to the export of its wines. The Thirty Years’ War first and then the Second World War caused considerable damage to the village which, however, was able to recover and return to being one of the most beautiful and beloved Alsatian locations.Enjoy the spirit of this village with a suggestive walk along Rue du Général de Gaulle where you can smell the bread coming from the boulangerie, admire (and taste…) the desserts that triumph in the windows of the patisserie, taste wine in one of the numerous cellars and discover delightful internal courtyards, where there are still quarries selling local wine.TO BE SEENCity HallImposing Renaissance style building built in 1604 decorated with a beautiful carved and arched bay window. The interior houses a beautiful Renaissance well dating back to 1500 adorned with figures of dolphins, a unique piece in all of Alsace.Church of the Holy CrossBuilt between 1200 and 1500 in Romanesque style. The sandstone portal and the 5-bell bell tower contributed to the church’s inscription among the “Historical Monuments of France”Fountain of Emperor ConstantineBuilt in 1500 and dedicated to the Roman emperor famous for having put an end to the persecutions of Christians with the Edict of Milan in 313.The castleAt around 300 m above sea level it dominates the city and offers a breathtaking view of the vineyards and the medieval citadel. It was built between the 13th and 16th centuries, in a strategic position, at the behest of Frederick II of Swabia, in order to control the passage between Alsace and Lorraine and become fundamental during the conflicts between the Empire and the Dukes of Lorraine.The cylindrical tower served as a prison and is still in a good state of preservation while the rest of the castle is mostly in ruins. The castle can be reached with a walk of approximately 10-15 minutes from the center of Kaysersberg.The fortified bridgeStone bridge built in 1500, connects the two parts of the historic center divided by the Weiss stream and offers a truly romantic view of the village.Albert Schweitzer Museum, dedicated to the philanthropist doctor Albert Schweitzer, Nobel Peace Prize winner in 1952.The Hostellerie Du PontAn inn built at the beginning of the 17th century, wine buyers came here on their tasting tour.And the tastings continue…Kaysersberg is in fact the heart of Alsace vineyards, its valley gives us excellent wines. It is unthinkable to come to Alsace without traveling along the famous ROUTE DES VINS, the wine route, why not by bicycle?Kaysersberg can be reached from the surrounding villages via the cycle path that connects the villages along the Route des Vins d’Alsace or from here you can set off to discover the other locations. You can linger on the side of a hill to discover a perfect photographic spot on the vineyard. You will find bikes and helmets for hire, around 30/40 euros for a day and have fun creating your own itinerary.Climb up towards the Route des Crêtes from the Col du Calvaire – where the Lac Blanc resort is located – and its legendary Vosges peaks! There you will discover a rich heritage of local products, including the Wood Museum, the Alsace Vine and Wine Museum, the Flax Museum, etc.) Typical Alsatian villages and authentic mountain villages await you, you can venture into one ( or more…) of the many cellars where you can taste some of the best wines of Alsace: Muscat, Gewurztraminer, Silvaner and above all the Pinot Grigio imported from the illustrious Schwendi and, the workhorse, the dry Riesling, perfect for gastronomy whose most common combination is with the choucroute.Although whites make up the vast majority of production, some reds are produced in Alsace starting from Pinot Noir. A notable exception to the monovarietal wines is Edelzwicker which is a mix of various grapes that each winery determines to suit its own style dry to slightly sweet. It is the cheapest wine, typically sold in 1 liter bottles rather than the classic 75 cl.Another notable exception is Crémant = Sparkling Wine.Different combinations of the classic Alsatian grapes are possible with the addition of Chardonnay, which as in Champagne gives elegance and finesse to the sparkling wine. But you can find beautiful sweet dessert wines which are the famous late harvest wines (vendange tardive), made most often with Gewuztraminer and sometimes Riesling.Continuing the journey you will discover artistic craftsmanship: iron objects, ceramics, glassworks Art of Kaysersberg and perhaps you can stop in the nearby villages of Riquewihr, Ribeauvillé, Hunawihr and Sigolsheim.It will be like leafing through a fairytale book. The itineraries are easy, with minimal gradients, suitable for the whole family. If you plan to dedicate an entire day on a bike to discover the Wine Route then don’t forget to bring a small backpack and a water bottle with you.ALSATIAN CUISINEDuring your stay you absolutely must taste the specialties of the local cuisine: choucroute alsatienne, based on meat and sauerkraut, tarte flambée, a thin sheet of bread covered with munster cheese, cream, pieces of bacon, onion and baeckeoffe, a well-spiced stew composed of various types of meat and potatoes.As my guide advised me, I chose Chez Roger Hassenforder, who served me a splendid vertical choucroute. If you really want to venture into the most typical Alsatian meal, opt for a “repasmarcaire” popular in local farms. It starts with a vegetable soup followed by a delicious cake covered in puff pastry and whose filling is made up of two meats, usually pork and beef often marinated in Alsace white wine, served with the classic pretzel or sweetened with a beignet. This is followed by a delicately smoked piece of pork accompanied by braised potatoes. They are the famous “roïgabrageldi” or “tofailles” depending on the side you are on. Peasant innkeepers cook them with bacon, onions, butter and sometimes watered with white wine in a copper cauldron that they hang over a wood fire. Cooked like this for two hours, the potatoes blend delicately with the bacon into a mixture that is as tender as it is tasty. Try it !TO REACH KAYSERSBERGThe car, despite being the least ecological means of transport, is the most practical one for exploring Alsace and all its villages. Kaysersberg is less than 25 minutes away from Colmar by car so, if you stay there, it is certainly an easy destination to reach. If you don’t have a car, no problem, you can use buses and coaches.Special thanks to my perfect guide Christophe Bergamini / Office de Tourisme de la Vallée de Kaysersberg.INFOhttps://www.kaysersberg.comROUTE DES VINS  




Divagazioni silenziose in alta Valle Brembana con l’elettrica Subaru Solterra [Seconda parte]

di NICOLA D. BONETTISeconda parte

Il percorso

Partenza da Bergamo Alta, uscendo da Porta San Lorenzo (localmente nota come Porta Garibaldi, per ricordarne l’attacco di sorpresa agli Austriaci che lo attendevano invece dalla Porta principale), quindi nel fondovalle fino a raggiungere Sedrina (dove dopo il passaggio della Priula i ponti si sono moltiplicati), quindi seguendo la Valle Brembana per Zogno, San Pellegrino, San Giovanni Bianco e Piazza Brembana. Deviando qui per Olmo al Brembo e Mezzoldo: dove, salendo dall’altitudine di 835 metri si inerpicava fino a quota 1991 del valico, prima di scendere verso Albaredo per raggiungere Morbegno (SO).Poco prima del Passo di San Marco (il nuovo nome del valico), la storia è testimoniata dalla massiccia casa cantoniera (oggi Rifugio CAI, a 1830 metri) detta Ca’ San Marco, edificata al tempo come ostello per i mercanti, con lapide che mostra il Leone di San Marco, per “marcare” il confine.

Fuori asfalto

Si lascia la strada senza timori: l’altezza da terra di 210 mm toglie la preoccupazione di toccare, che su una vettura elettrica normalmente è presente. Malgrado il fondo reso insidioso dalla precipitazione, Solterra non ha esitazioni. La sensazione di sicurezza e di costante aderenza è sempre presente.Fuoristrada si traggono subito eccellenti impressioni. La guida è facilitata dal sistema che rende cofano e parafanghi anteriori virtualmente trasparenti, comprendo dove siano e come si muovano le ruote anteriori, per facilitare la guida fuoristrada ed evitando contatti involontari con gli ostacoli.

Tra malghe e alpeggi

Siamo lungo percorsi in quota, dove passano le moto e i pick-up diretti agli alpeggi, la manutenzione del fondo avviene alla fine della stagione invernale ma i temporali (oramai in quasi tutte la stagioni) fanno danni evidenti. Solterra sfodera la motricità tipica delle Subaru, inerpicandosi senza indugi su pendenze che molte altre vetture, non solo elettriche, non oserebbero neppure.Al momento del test il tratto di strada – solitamente quasi semplice – era danneggiato dalle piogge: sassi o rocce sconnessi e soprattutto trasformando le protezioni trasversali per far scolare l’acqua (in legno o cemento) in gradoni non facili da superare. Né in salita (oltretutto sono bagnati), né in discesa, per paura di interferenze con il pianale che contiene le batterie. Che a ogni buon conto, ha il vantaggio di essere protetto. E non mancano i sistemi di assistenza tecnica.

La tecnica per l’offroad

X-Mode, Grip e Hill descent control sono sistemi Subaru, evoluti per Solterra: una volta attivato il selettore di X-Mode si inerpica senza sforzi. Qualche volta le ruote posteriori arrivano al limite di escursione e si staccano da terra, ma il movimento avviene in modo progressivo e la gestione della trazione non taglia all’improvviso ma sembra distribuire la coppia – tutta e già allo spunto – sulle altre ruote. C’è il Grip control a gestire la trazione e l’Hill start per la partenza in salita, in caso di fermata. Mentre in discesa la regolazione della frenatura automatica Hdc è precisissima e con la velocità minima impostabile a tre km/h si scende meno che a passo d’uomo, evitando danni. Con un altro balzo nel passato, vediamo invece i vantaggi apportati nella storia dalla Via aperta dalla Repubblica di Venezia.

La via Priula oggi

Lungo la Valle Brembana, parte del percorso coincide con tratti della preesistente Via Mercatorum: è facile, con sguardo attento, vederne molte vestigia. Da non confondere con l’attuale ciclopedonale che da Bergamo raggiunge Piazza Brembana: suggestiva con ponti e gallerie realizzati per la ferrovia realizzata nei primi anni del 1900, portando la moda della Belle Époque alle Terme di San Pellegrino (oggi da visitare appositamente: la capitale brembana merita un weekend dedicato).Tornando alla Via Priula, tra passaggi coperti vicini ai centri storici ma anche tra un paese e l’altro, si notano però i due maggiori tratti da Mezzoldo al Passo di San Marco e discendendo vero la Valtellina, dal Passo stesso ad Albaredo.

La strada in quota

Superato Olmo al Brembo, si devia a sinistra verso Averara, dove è spettacolare l’antica via “Sottoporticata”, la cui parte esterna è finemente affrescata: si tratta però della Via Mercatorum, che merita una sosta. Giusto prima di deviare a sinistra per Santa Brigida, Cusio e Piani dell’Avaro.Questo è un ambiente verde a quota 1750 dall’aspetto ondulato: si trova sotto il monte omonimo che invece supera i 2000 metri. Si raggiunge tramite la strada panoramica e spettacolare con tornanti a sbalzo (come per il Passo Maloja, in Engadina), che inizia oltre il comune di Cusio. Dove ci si deve fermare alla macchinetta per pagare due euro di contributo alla manutenzione del percorso (nonché permesso di transito giornaliero, a buon mercato).

La guida elettrica in montagna

Luogo comune è che il maggior consumo in salita sia compensato dalla rigenerazione in discesa. Invece la nostra esperienza e le rilevazioni hanno calcolato che, in media, il consumo in salita si attesta sui 40 kW/100 km, mentre in discesa ne occorrono comunque nove o dieci, circa.Meglio salire non in Eco ma con programmi più gagliardi, che aumentano la coppia e permettono di premere meno l’acceleratore. Eco invece in discesa per la massima scorrevolezza. Da notare che la migliorata efficienza di Solterra, dopo l’aggiornamento del software rispetto alla prima produzione, ha permesso una media per tutto il test – montagna e fuoristrada compresi – di soli 17,3 kWh/100 km, aumentando anche l’autonomia, consolidata attorno a 400 km.

Conclusioni

Un gita sempre entusiasmante, perfino con un’auto elettrica o, meglio una Subaru elettrica: ecco la differenza. A conferma della qualità e del carattere da autentica offroad, capace anche di sfatare il mito che le auto a batteria temano l’acqua. Infatti nella pozza finale lungo la strada, non abbiamo resistito a sollevare grandi spruzzi. Divertendoci e senza danni, con soddisfazione anche per questo.(Ringraziamo Alexia Ribolla per la disponibilità prestata durante il test)

LA COMPAGNA DI VIAGGIO

Subaru Solterra 4e-Xperience+

Scheda tecnica

  • Lunghezza: 4690 mm
  • Motore: 2, elettrici
  • Potenza: 160 kW (218 CV)
  • Coppia: 337 Nm
  • Velocità massima: 160 km/h
  • Consumo medio dichiarato: 16-17,9 kWh/100 km
  • Consumo medio test: 17,3 kWh/100 km
  • Bagagliaio: 410-441 litri
  • Garanzia: 8 anni o 160 mila km
  • Emissioni di CO2: 0 g/km.
  • Prezzo: da 59.900 euro.



Divagazioni silenziose in alta Valle Brembana con l’elettrica Subaru Solterra [Prima parte]

di NICOLA D. BONETTILa geografia, la morfologia e la geologia sulle montagne esibiscono paesaggi sorprendenti. Certe vallate, a torto ritenute “chiuse”, senza sbocchi in altre anche solo perché con valichi soggetti a chiusura stagionale, sono un piacere da esplorare, raggiungendo località note per lo più solo ai camminatori che, come antichi viandanti, si muovono facendo tappe nei rifugi. Che abbondano nel Parco delle Orobie, in provincia di Bergamo: dove Weekend Premium si è spinto alla guida di un’auto elettrica, seguendo le tracce di un’antica strada costruita sulla fine del 1500, la Via Priula. Per divagare poi in una zona poco frequentata, i Piani dell’Avaro nel comune di Cusio in alta Val Brembana, raggiungibile invece solo dalla fine degli anni 60. Dove sembra di essere in un altro mondo.

Nuova filosofia

Avreste mai pensato, un giorno, di partire la mattina per andare in montagna – “a rifugi”, come si dice da quelle parti – guidando un’auto elettrica? E il consumo lungo le salite? E la ricarica? E tante altre obiezioni. Invece Solterra – il cui nome è composto da termini latini e legati alla natura come alle nostre stesse vite, Sol e Terra – si dimostra anche a prova di obiezioni. Dall’autonomia che con 400 km si avvicina al dichiarato, evitando le ricariche lungo la strada (o i sentieri?) di questo genere di weekend, ma soprattutto quando, una volta arrivati alla fine dell’asfalto, il fondo si fa sconnesso. Nel nostro caso ci si è messo un forte e prolungato temporale a danneggiare il percorso, redendolo ancor più difficile. Ma per una Subaru, si sa, il meteo avverso non è mai un problema. Nemmeno se è elettrica: questa la novità.

Equilibrata in tutto

Solterra da buona elettrica ha un assetto ben piantato a terra. Subaru aggiunge i pregi del marchio: oltre al baricentro basso per le batterie nel pianale, realizza la tradizionale ricerca dell’equilibrio nel bilanciamento dei pesi. Anche nei motori: di ugual potenza e posizionati su entrambi gli assi, bilanciando le masse e l’erogazione è paritetica, secondo la filosofia di Symmetrical All Wheel Drive, simbolo di Subaru. In questo modo lo sterzo in curva si dimostra preciso dall’inserimento all’appoggio fino all’uscita, anche sugli stetti tornanti a sbalzo del suggestivo percorso.Comfort elevato, fino ai sedili riscaldabili con tre livelli di intensità, perfino i posteriori, con sistema rapido e molto efficace. Passando all’itinerario, cercando le tracce di antiche vie, occorre inquadrare le epoche con un excursus nei secoli scorsi.

Il contesto storico

Era ancora medioevo, nel 1428, quando la provincia di Bergamo fu parte della Repubblica di Venezia. Territorio di confine a Sud e Ovest con il Ducato di Milano, dominato dai minacciosi Spagnoli, fattore che indusse la Serenissima a studiare il modo di migliorare i collegamenti con la Svizzera (divenuta alleata come Repubblica delle Tre Leghe), tramite il confinante Cantone dei Grigioni (Graubunden, che si estendeva alla Valtellina). Collegamento diretto che poteva essere d’aiuto in caso di attacco spagnolo, fornendo truppe (con i temibili mercenari di quelle zone), armi – compreso il salnitro indispensabile per la polvere da sparo – e attrezzature, anche con effetto deterrente.Ma non solo: un percorso diretto avrebbe favorito i commerci, evitando i pesanti dazi della Via del Lago, passante da Lecco a Colico, comunque territori ostili.

Un percorso alternativo

All’epoca l’alternativa montana da Bergamo alla Valtellina era l’antica Via Mercatorum: nome dal significato evidente, come conferma il toponimo “Trafficanti” rimasto a un abitato lungo la stessa. Contorta, con saliscendi impegnativi, saliva all’attuale Selvino sulla Valle Seriana, per costeggiare il lato Nord della Val Serina, quindi ridiscendere in Val Brembana, richiedendo più tappe e con troppi passaggi a rischio di brigantaggio.La Repubblica di Venezia, dopo accurati studi, verso la fine del Cinquecento, concretizzò il progetto, affidandolo al podestà di Bergamo, Alvise Priuli, che fece realizzare la nuova via dal capoluogo orobico a Morbegno in Valtellina. Spendendo ben più dei duemila ducati stanziati: arrivando a 8200. Fondi compensati da tasse nelle zone dell’opera: il malcontento fu però attenuato dai vantaggi economici indotti dai traffici.

Torniamo al presente

Un presente anche un po’ futuribile, non essendo le auto elettriche ancora per tutti. Però andare in montagna con un’auto a batteria, quindi del tutto silenziosa ancorché priva di emissioni (locali), è un sottile piacere, soprattutto se la mobilità si spinge oltre l’asfalto, come vedremo.Su strada, quando la pendenza comincia a farsi decisa, Solterra mostra altri pregi: la corposa quantità di coppia sin dai bassi regimi agevola l’andatura in salita. Si procede senza dover salire di giri con decisione, a velocità sostenuta: solo le accelerazioni laterali in curva danno la percezione della velocità reale, perché l’insonorizzazione è ottima e la tenuta di strada eccellente.

Alta montagna

Monte Avaro
Il percorso permette di apprezzare il panorama, con il cielo reso terso dal vento da Nord, freddo ma che ha spazzato il temporale. La quota è oltre il limite della vegetazione (come peraltro suggerisce il toponimo Monte Avaro) i boschi si vedono solo in lontananza, rendendo ancor più l’aspetto da alta montagna.
Monte Avaro
Il fascino di questa località è molto particolare, in tempi lontani (stavolta, solo nel secolo scorso anche se pare un’altra era) e meno restrittivi fu concessa l’organizzazione di una prova del Campionato Europeo di Trial (moto: allora il Mondiale non esisteva ancora) e di alcune gare di Trial 4×4, per la varietà di percorsi con difficoltà crescenti. Eventi pianificati giusto prima della nevicate, che allora coprivano il terreno fino a primavera inoltrata, “medicandolo” dalle tracce lasciate. Davvero altri tempi.

I vantaggi della Via Priula

Realizzata tra il 1592 e l’anno successivo con larghezza per carri a due ruote (tranne che nella zona di valico, al Passo di Albaredo, dove permetteva comunque l’incrocio di muli a pieno carico), abbreviò di 25 km il percorso lacustre e ridusse da 300 a 175 soldi il costo di ogni soma trasportata dai muli. Oltre che evitare il transito nel Ducato di Milano, che in caso di tensioni non avrebbe consentito il passaggio di armi e naturalmente truppe. Ma fu la diminuzione dei costi di trasporto a favorire i commerci, fino al punto che, nel settembre 1603 la Serenissima siglò il trattato di alleanza con le Tre Leghe, comprendente l’esenzione dai dazi sia alle merci prodotte in Italia ed esportate sia a quelle importate da Valtellina e Grigioni.

Opera mirabile

Rifugio Ca San Marco
Il pregio maggiore della Via Priula fu la semplificazione del transito superando la gola a Botta di Sedrina: ostacolo che costringeva a complessi percorsi alternativi sopra descritti, lungo la Via Mercatorum. Difficoltà tecnica che lo stesso Alvise Priuli evidenziò per l’imponenza dell’opera, con la frase «Ho fatto tagliare una strada nel sasso vivo». Un tratto di soli duecento metri, pericolosamente esposto e così descritto nel 1803 da Giovanni Maironi da Ponte: «Un pezzo di strada sostenuta da archi appoggiati sopra macigni eminenti sul Brembo, che vi passa ad una spaventosa profondità».

DOVE MANGIARE

“RISTOROBIE” GASTRONOMIA AD ALTA QUOTAIl locale, panoramico e con posti anche all’esterno secondo la stagione, è noto per la vista ineguagliabile, e per la gestione al femminile. Paola Rovelli e Miriam Gozzi in cucina, con Claudia a Sara in sala e nei dehor, accolgono con simpatia. La gastronomia con materie prime di eccellenza fino alla selvaggina, naturalmente, e ai formaggi a km meno di zero – la malga Giupponi con capre e mucche è pochi passi) – è trattata con passione. Preparazioni curate e perfetti abbinamenti, con la scelta di vini consigliata da vere esperte.Consigliabili la zuppa asciutta di funghi e formaggi, gli gnocchi con mirtilli, e la carne di cervo (il progetto “Selvatici e Buoni” seleziona la selvaggina locale), la cui tartare è entusiasmante, con marmellata di ribes speziati a parte. In genere gli abbinamenti variano secondo la stagione, e le erbe aromatiche sono dell’orto locale.Con i raffinati vini, peraltro a prezzi equi, sono elementi che “valgono il viaggio”: non solo per la cornice, unica, del panorama spettacolare tutt’attorno, ovunque si guardi.Meglio prenotare. La sera apre per gruppi.RistorobiePiani dell’Avaro, 24010 Cusio (BG)Tel. 333.47.52.942 – 338.87.34.535www.altobrembo.it/struttura/ristorobie/Facebook+Instagram Ristorobie

DOVE DORMIRE

RIFUGIO MONTE AVAROÈ situato al “piano” più alto dei “Piani dell’Avaro” a quota 1750 metri: posizione dalla quale la vista può spaziare tra montagne e vallate. Ottima base per escursioni verso le montagne più alte della zona, è stato costruito (con la strada) da sognatori che intendevano fare dell’area una nuova stazione sciistica.Semplice e funzionale, offre la possibilità di pernottamento, con undici camere, anche solo per evitare il rientro notturno, nel caso di libagioni.Rifugio Albergo Monte AvaroPiani dell’Avaro, 24010 Cusio (BG)Tel. 340.59.81.942Facebook Rifugio Monte Avaro(CLICCA QUI PER LA SECONDA PARTE DELL’ARTICOLO)(Ringraziamo Alexia Ribolla per la disponibilità prestata durante il test) 




BOTTICINO: MARMO, AUTO, CIBO, VINO E… CALZE CHIC

di Cesare ZuccaBenvenuti a Botticino, piccolo comune nella provincia di Brescia ai piedi delle prealpi bresciane in una posizione pittoresca, sovrastato dal Monte Maddalena e circondato da numerose colline su cui sorgono vigneti e uliveti.E’ la patria del pregiato “marmo botticino”, caratterizzato dall’estrema compattezza, con bassi valori di assorbimento e porosità, idoneo all’impiego all’esterno e rinomato per le sue caratteristiche meccaniche quali la resistenza alla compressione, alla flessione e all’usura. Per l’indiscutibile bellezza e le grandi doti di resistenza, è dunque considerato un marmo pregiato.Utilizzato fino dai tempi dei Romani per edificare nell’antica Brixia, fino al XVII secolo nella Repubblica di Venezia, fino a costruzioni più recenti, comel’Altare della Patria a Roma, il Teatro alla Scala a Milano, la Casa Bianca a Washington, il Palazzo delle Nazioni a Ginevra, il Parlamento di Vienna, e il Basamento dell’ iconica Statua della Libertà.Prima tappa del nostro weekend sarà proprio il Museo del Marmo di Botticino, che si snoda attraverso l’area interessata da precedenti cave e offre una vasta panoramica di attrezzi, foto e documenti relativi al mondo delle cave. Un viaggio dalla geologia alla trasformazione artistica, dalla storia estrattiva al trasporto, alla memoria storica fino alla memoria locale. Il museo organizza interessanti tour che, oltre agli spazi museali, vi portanteranno nel cuore delle cave di marmo.NEL CALICEIl botticino è un marmo molto importante anche per la viticultura, infatti nel terreno si trovano altissime percentuali di calcare, carbonato di calcio e altri minerali che insieme alle argille danno origine alle tipiche Marne. I minerali poi assorbiti dalle piante contribuiscono alla struttura conferendo sapidità e eleganza. Ne sanno qualcosa le attivissime sorelle Alessandra e Rossella Noventa che coltivano viti con i metodi dell’agricoltura biologica.

Alessandra e Rossella Noventa
Il cavallo di battaglia di Noventa è “L’ Aura”, un rosato giovane, fresco, profumato e minerale. Secco, elegante, sapido, persistente, è un perfetto condimento per piatti di pesce di lago, di carni bianche e vegetariani. Tra i loro gioielli troviamo il rosso “Ulivi” 2020, premiato come il più “green” tra le guide vini Slow Wine di Slow Food.MARMO, VINO E… CALZE!Si, a Botticino scoprirete uno dei calzifici più prestigiosi d’Italia, che da oltre settant’anni rappresenta una nicchia di mercato di altissima gamma e massima espressione artistica. Si tratta di DèPio, fondato nel 1949 dall’inventore Pio Chiaruttini che per primo brevettò brevetto l’immaglio dell’elastico nella calza. Un’invenzione rivoluzionaria che decretò la fine della giarrettiera. Oggi DèPio è guidato dalla figlia Mary e dai figli, Elisabetta e Giordano, produttori di griffatissime collezioni da donna, che sfilano sulle passerelle più prestigiode del mondo, coprendo una nicchia di mercato di altissima qualità.Le creazioni di DèPio sono frutto di una ricerca incessante e di una massima espressione artistica, piccole opere d’arte dai filati pregiati, che vanno dalla pura lana all’alpaca, al cachemire, alla lana del bufalo tibetano sino ad arrivare al pelo di cervo, veri pezzi cult che si aggirano sui 300 euro al paio.Ho curiosato nel loro laboratorio e ho visto creazioni per nomi stellari della moda internazionale (che per accordi con le griffes non posso rivelare) ma che presto ammirerete nelle riviste di moda.Quali saranno le tendenze moda 2024?La donna indosserà sexy collants coloratissimi e semi trasparenti mentre l’uomo porterà calzini scuri, a righe, pois o ispirati a disegni decò, come i calzini in seta “Del Vate” dedicati a Gabriele d’Annunzio. icona di stile e eleganza.DA VEDEREPalazzo della CanonicaCostruito nel 1765. Sul portale in bugnato, con cancello in ferro battuto, spicca lo stemma di famiglia dei parroci don Pietro e Francesco Morari, fautori dei lavori della nuova chiesa.Chiesa della Santissima TrinitàSul colle di San Gallo, adiacente all’ex monastero omonimo, nato intorno al 110, da tempo immemore luogo di devozione della popolazione della frazione San Gallo, così come la Madonna con Bambino, statua lignea risalente ai primi del Seicento.Basilica minore di Santa Maria AssuntaArricchita da altari marmorei e pale d’altare nei secoli XVII, XVIII, XIX e XX, Chiesa dei Santi Faustino e GiovitaL’antica chiesa parrocchialeÈ da ritenersi l’edificio sacro di più antica fondazione di tutta la Valverde, eretto attorno all’VIII secolo. Ospita o tre cicli pittorici eseguiti nei secoli XV, XVI e XVIITeatro Centro LuciaFuturistico complesso polifunzionale articolato su tre piani e una terrazza-sala “a cielo aperto”, con straordinaria vista sul paese, sulle cave e sulle montagne.Museo 1000 MigliaSpettacolare passerella di auto storiche avvolte da allestimenti e scenografie che richiamano, agli occhi dello spettatore, i vari periodi ed epoche storiche toccati dalla corsa. Gift shop dedicato ai gadget, oggetti e abbigliamento della Mille Miglia e non solo. Potrete trovare l’abbigliamento da pilota come ad esempio tute, cuffie, caschi con visiera, occhiali, guanti e il merchandising delle principali case automobilistiche.Nella libreria del museo troverete molte pubblicazioni sul mondo delle corse automobilistiche e diversi libri dedicati a marchi specifici e modelli particolari.Aperto anche nei week-end, una vera istituzione per il mondo dell’auto d’epoca.La prima LunaSale divertimento per i più piccoli che si perderanno per ore a giocare nella sala gonfiabili e altre coinvolgenti attrazioni che mentre i genitori si gustano pizza e birra in beata pace sapendo che i loro figli si divertono un mondo.FAME?Cascina Brugnola, RezzatoAntica e solida struttura di campagna nel mezzo di un’ oasi di verde.Chef Giuseppe Pasini propone una cucina dal tocco mediterraneo/internazionale, caratterizzata da piatti di carne e di pesce.
Giuseppe Pasini
Il suo menu predilige ricette semplici e nello stesso tempo sofisticate, sempre con attenzione alla qualità dei prodotti e alla stagionalità e sempre mantenendo certi ingredienti e piatti tipici del territorio, come il formaggio bagoss, il manzo all’olio, lo stracotto di pecora, il carpaccio di cervo marinato e la tipica maialata con cotechino e fagioli, a cui lo Chef dedica delle serate speciale a tema. Oltre ai piatti in menù vi saranno proposti gustosi “fuori carta” in base alla disponibilità di prodotti freschi di stagione come il delizioso coniglio disossato e porcini o il risotto al tartufo bianco o nero, a secondo della stagione. Trattoria CaveAmbiente familiare e accogliente, ricca di piatti della cucina tipica Bresciana paladina dei sapori di una volta, tra cui i classici casoncelli di bagoss, di cinghiale o di cervoTrattoria Antico SoleAmbiente rustico, tovaglie a quadretti, ottimi taglieri di salumi, più trattoria di così…Un particolare ringraziamento alla mia agguerrita guida Francesca Facchetti, bresciana doc.

  CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

  




Al Castello di Rametz il vino fa la storia

Che cosa c’è di più romantico di un castello? Ancora di più se tra le antiche mura si può anche soggiornare, dormire nelle stesse stanze degli storici abitanti, mangiare in un ristorante di qualità con un menù di prodotti tipici e degustare vini pregiati nelle cantine del maniero. Come al Castello di Rametz, a Merano, in Alto Adige, dove pregiati vini nascono tra antiche mura e dove c’è anche un Museo del Vino per celebrare una storia davvero gustosa.

Qui nascono vini storici

Circondato da dieci ettari di vigneti di proprietà, la storica tenuta del Castello di Rametz viene menzionata già in alcuni documenti del 1227. Ma è nel 1860 che, per la prima volta in Alto Adige, viene coltivata la vite del Pinot Nero, ma anche il Cabernet Sauvignon, il Riesling Renano e il Cabernet Franc. Da non perdere una visita alla cantina grande del castello, risalente al XVIII secolo, costruita interamente in pietra, con botti in rovere perfettamente allineate e illuminate.

Nella cantina piccola, del XII secolo, maturano invece i pregiati vini in Barrique. Al Castello di Rametz si può vivere una fantastica esperienza che inizia con una passeggiata tra i vigneti. È poi prevista una visita al Museo del Vino, dove in quattro ampie sale sono esposti attrezzi d’epoca utilizzati per la viticoltura.

Immancabile una visita alle cantine Grande e Piccola con degustazione di cinque vini e con un tagliere di Kaiserspeck, il pregiato salume altoatesino, e formaggi locali. E, per chi volesse fermarsi a pranzo o a cena, c’è il Ristorante “Al Castello Rametz” con menù di raffinate specialità locali, i piatti della tradizione internazionale e la qualità dei vini prodotti al castello.

INFO

CASTELLO RAMETZ,via Labers 4, 39012, Merano (BZ), tel +39 0473 211011,info@rametz.com, www.rametz.com




Destinazione SANTA FE: arte, shopping, sci, gastronomia, champagne e “chile”mozzafiato!

For the RED HOT CHILE SAUCE recipe in english click heredi Cesare ZuccaPronti con il vostro taccuino dei “prossimi viaggi del bello e del gusto” ? Riservate una pagina al New Mexico, la “Terra incantata” nel West-Ovest degli Stati Uniti. La sua storia, le leggende, le bellezze naturali, l’arte, la ricca cucina al sapore di “chile” il peperoncino piccante, l’artigianato, i turchesi e una miriade di attività ed eventi fanno del New Mexico una destinazione da sogno.La nostra meta è a Santa Fe, la più antica capitale degli Stati Uniti, ufficialmente fondata dagli spagnoli nel 1610. Caratterizzata dalle sue costruzioni in adobe, un antico impasto di argilla, sabbia e paglia  mescolata a erba secca e fango, patrimonio di molte famiglie che si tramandano questa tradizione da generazione in generazione.Santa Fe e’ una cittadina veramente a misura d’uomo, che merita una visita per scoprire come l’influenza della cultura dei nativi sia ancora forte e capace di personalizzare cucina, arte, cultura, architettura e spirito. Frequentata da artisti e celebrità, Santa Fe è soprattutto un centro internazionale d’arte, un susseguirsi di gallerie e spazi espositivi. Oltre 250 gallerie e una dozzina di festival d’arte in uno dei più grandi mercati d’arte degli Stati UnitiI weekend sono spettacolarmente animati, tutto l’anno. Dovunque vibra musica dal vivo, canti, balli e fantastiche vibrazioni per gentile concessione di musicisti locali che fanno echeggiare i loro strumenti da ponti, dai balconi, dalle piazze. ARTE!Imperdibile un giro a Canyon Road dove scoprire tesori nelle numerose e varie gallerie d’arte, ma anche per ammirare i meravigliosi giardini e gli edifici dallo stile unico.In Luglio, l’annuale  “Art Santa Fe” vede la partecipazione di rinomati galleristi da tutto il mondo.Visitatissimo il Museo d’Arte Folk.Vero tempio dell’immagine e della creatività e quindi meta dovuta di una visita a Santa Fe  è il Museo dedicato alla grande artista Georgia O’Keeffe che di queste terre si innamorò, dipingendole con colori e suggestioni indelebili. Accoglie oltre 2.2 milioni di visitatori da tutto il mondo e è il museo d’arte più visitato nello stato del New Mexico e l’unico museo al mondo dedicato a questa artista di fama internazionale.

Un quadro di Georgia O’Keeffe
Anche in inverno !Ski Santa Fe offre 86 piste diverse a sole 16 miglia dal centro di Santa Fe , magari con una tappa per una birra da Totemoff’s o da Railyard, WinterBre w 2023 dove potrete assaggiare la creazioni di 17 birrifici artigianali del New Mexico Lensic Performing Arts CenterCostruito nel 1931, lo storico  nel cuore del centro, appena fuori dalla Plaza, ospita ogni tipo di musica, classica, jazz, moderna, di provenienze diverse come flamenco spagnolo, salsa cubana, samba brasiliana, valzer parigino oltre a ospiti celebri come Lyle Lovett a Benise “Il principe Spagnolo della Chitarra”SHOPPING !Scopriretei tesori artigianali unici in una suggestiva odissea dello shopping in squisite boutique e affascinanti edifici storici.. Che tu stia cercando moda o mobili, stivali da cowboy o cinture concho, salsa o gioielli in argento e turchese, sarai ricompensato in questo paradiso dello shopping di specialità e meraviglie del sud-ovest da tutto il mondo. Troverete arte popolare locale, nazionale e internazionale, oggetti d’antiquariato, cimeli, tappeti, tessuti, arte tribale e globale e una vasta gamma di gioielli raffinatI.Sotto il lungo portico del Palazzo dei Governatori troverete botteghe, shops, bancarelle multicolori: ad ogni angolo c’è un posticino dove fermarsi a curiosare e a fotografare! E non c’è  sotto la pioggia o vento o neve che trattenga i venditori a aprire le loro bancarelle per proporre gioielli, ceramiche. oggetti in argento, tutti artiginali. Il Winter Mercado, situato all’interno dell’edificio El Museo de Cultural con la partecipazione di 40 paesi, non è solo un luogo dove fare acquisti, ma una vera esperienza…A TAVOLA !La cucina del New Mexico è molto variegata: americana, indigena, messicana e spagnola. Tra le sue specialità troviamo i “burrito” (chili, uova, formaggio e fagioli racchiusi in una tortilla)l le “sopaipillas“, una specie di frittella di pasta che si mangia come contorno agli altri piatti oppure da sola, come dessert, e in questo caso servita con miele.
sopaipillas
Volete davvero sperimentare la cucina newmexicana?Allora non fatevi mancare un “pozole”,  uno dei piatti più autenticamente messicani. Di origine precolombiana, a base di maiale, arricchito da un trionfo di sapori e fragranze legate a tradizioni antichissime e preparato con tipici ingredienti locali, tra cui mais, chile gajilio, lime, verdure e spezie eccetera. Assolutamente da sperimentare….Il vero re a tavola è il chile, piccantissimo peperoncino rosso o verde, protagonista assoluto  e condimento storico dei piatto newmexicani. Su tutti i tavoli troverete un vasetto o una bottiglietta di “red hot chili sauce”La sua ricetta non è complicatissima, ma richiede tempo e un’attenta ricerca di ingredienti…. meglio portarsi a casa qualche bottiglietta per poi goderselo al vostro ritorno. Se proprio volete cimentarvi e fare bella figura con gli amici … troverete la ricetta originale a fine articolo.A TAVOLA!Santa Fe è popolata da eclettici ristoranti che propongono la New Mexican cuisine, dove i sapori tradizionali dei nativi indiani incontrano gli ingredienti che gli spagnoli portarono dall’Europa, fino a ricette più innovative, create da chef di fama internazionale.Nei menù troverete grigliate di carne, pietanze piccanti e piatti  della tradizione, come huevos rancheros, burritos, enchilladas, fajitas, tortillas,tacos e i chimichangas, ripieni di fagioli, pollo, carne macinata.Tra i ristoranti più conosciuti: Coyote Cafè, SantaFe Cafè, mentre per un’esperienza davvero “New Mexico” , vi consiglio Da Casa Sena dove la specialità è un pesce al cartoccio, avvolto in una vero mattone di “adobe”: il camerie-e ve ne regalerà un pezzetto, quale souvenir portafortuna., mentre per chi ama la carne, Rio Chama serve una bistecca da Oscar.E nel calice?Ottimi i vini locali, tra cui un adorabile e davvero poco costoso, mentre una margarita o una buona birra messicana non mancano mai. .Non fatevi mancare un calice di Champagne Gruet Brut  ottimo e davvero a buon prezzo. Fondata nel 1984, Gruet Winery è specializzata in vini spumanti Méthode Champenoise. Di proprietà e gestione familiare, l’azienda produce spumanti a base di Pinot Nero e Chardonnay e una piccola collezione di vini fermi, con radici originarie della casa di Champagne di Gilbert Gruet a Bethon, in Francia. Più di 25 annate dopo, Gruet Winery ha ottenuto consensi senza precedenti e rimane uno dei preferiti dai migliori sommelier della nazione.L’ultima settimana di Settembre vive il tradizionale Santa Fe Wine & Chile Fiesta, un appuntamento annuale di cinque giorni che celebra i migliori vini che Santa Fe ha da offrire. Partecipano oltre 60 ristoranti partecipanti e 90 aziende vinicole partner. Ospiti , esperti e amanti e visitatori “gourmet” arrivano da tutto il mondo per questa festa unica nel suo genere.DOVE DORMIRE La Posada Resort e SpaPer un soggiorno davvero magico. Sorge laddove nel 1882 c’era la lussuosa residenza del mercante Abraham Staab. Fa parte della Internazionalmente conosciuta, offre abitazioni, “casitas” e suites con uno scoppiettante caminetto, una SPA rinomata per la filosofia dei trattamenti e una splendida piscinaVe l’avevo promesso… Siete pronti a sfidare la sferzata di una vivacissima salsa al chile?Ecco come prepararla a casa e far rimanere i vostri ospiti… a bocca aperta! RED HOT CHILI SAUCE Ingredienti

  • 20-25 baccelli di peperoncino rosso del Nuovo Messico essiccati,.Potete scegliere quelli meno o più piccanti oppure una combinazione
  • 4 tazze di acqua o brodo di pollo (uso suddiviso)
  • 2 cucchiai di olio vegetale
  • 1 cipolla media, tritata
  • 3 spicchi d’aglio tritati
  • 1 o 2 cucchiaini di origano messicano essiccato sbriciolato o maggiorana
  • 1 cucchiaino di sale, o più a piacere

Prepaazione

  1. Tostare i baccelli di peperoncino interi essiccati in una padella pesante a fuoco medio finché non sono caldi e rilasciano la loro fragranza, da 1 a 2 minuti per lato.
  2. Rimuovi immediatamente i peperoncini dalla padella. Quando è abbastanza freddo da maneggiarlo, spezza ogni baccello di peperoncino in più pezzi (indossando guanti di gomma o di plastica se la tua pelle è sensibile), scartando il gambo e i semi.
  3. Metti metà dei pezzi di peperoncino in un frullatore e versa metà dell’acqua o del brodo. Purea fino a quando non è quasi liscia ma con alcune macchioline di peperoncino ancora visibili nel liquido.
  4. Riscaldare l’olio in una pentola capiente a fuoco medio. Aggiungere la cipolla e l’aglio e rosolare per diversi minuti fino a quando la cipolla è molle.
  5. Versare la miscela di peperoncini frullati, quindi aggiungere l’origano e il sale.
  6. Frullare i restanti peperoncini con l’acqua rimanente e versarli nella salsa nella padella. Ridurre il fuoco a medio-basso e cuocere a fuoco lento per un totale di 20-25 minuti.7. Dopo circa 15 minuti, assaggia la salsa e regola i condimenti. Quando sarà pronta, la salsa sarà cotta abbastanza da ricoprire densamente un cucchiaio ma comunque cadrà facilmente. Utilizzare caldo o refrigerare per un uso successivo

INFOhttps://www.santafe.org/

CESARE ZUCCATravel, food & lifestyle.Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’
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CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ” non touristy tourist ” style 

Are you ready to challenge the kick of a lively chili sauce?Here’s how to prepare it at home and leave your guests… amazed!RED HOT CHILI SAUCEIngredients20-25 dried New Mexico red chili pods. You can choose milder or hotter, or a combination4 cups water or chicken stock (split use)2 tablespoons of vegetable oil1 medium onion, chopped3 minced garlic cloves1 to 2 teaspoons crumbled dried Mexican oregano or marjoram1 teaspoon salt, or more to tastePreparationToast the dried whole chile pods in a heavy skillet over medium heat until hot and releasing their fragrance, 1 to 2 minutes per side.Immediately remove the chiles from the pan. When cool enough to handle, break each chili pod into several pieces (wearing rubber or plastic gloves if your skin is sensitive), discarding the stem and seeds.Place half of the chili pieces in a blender and pour half of the water or broth. Puree until almost smooth but with some pepper flecks still visible in the liquid.Heat the oil in a large pot over medium heat. Add the onion and garlic and saute for several minutes until the onion is mushy.Pour in the blended chile mixture, then add the oregano and salt.Blend the remaining chiles with the remaining water and pour them into the sauce in the pan. Reduce the heat to medium-low and simmer for a total of 20 to 25 minutes.7. After about 15 minutes, taste the sauce and adjust the seasonings. When ready, the sauce will be cooked enough to thickly coat a spoonful but still fall easily.Use hot or refrigerate for later useINFOhttps://www.santafe.org/




Colli Euganei: natura, storia, vini e “giuggiole” per un dolce weekend con Petrarca

di Cesare Zucca
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Pronti a passare un weekend speciale nell’incanto dei Colli Euganei e scoprire  un meraviglioso borgo antico, ricco di storia, arte, enogastronomia e… tante giuggiole?Tutto super…. a cominciare dalla nostra eccezionale guida, nientemeno che Messer Francesco Petrarca.  Il sommo Poeta amò immensamente questa terra e questo borgo, fino a curarne personalmente costruzioni e lavori di restauro, a comiciare dalla sua casa, fino al mausoleo dove volle essere seppellito
Arquà Petrarca è uno dei borghi più suggestivi d’Italia, sede del Parco Letterario Francesco Petrarca e dei colli Euganei, istituzione che vuole preservare e comunicare le sensazioni che hanno ispirato tanti autori per le loro opere, facendole rivivere al visitatore e elaborando interventi che ricordano l’autore, la sua ispirazione e la sua creatività attraverso la valorizzazione dell’ambiente, della storia e delle tradizioni di quel luogo.
Il Poeta, la classica corona di alloro e la sua amata Musa ispiratrice , Madonna Laura
Petrarca sarà la vostra guida in un viaggio attraverso un itinerario in 7 targhe letterarie http://www.parcopetrarca.com/i-luoghi-del-parco/arqua-petrarca/, mentre in tutto il Parco letterario che comprende 17 comuni del Parco Regionale dei Colli Euganei saranno a breve 5  che ritraggono frasi di diversi autori che hanno immortalato il paesaggio e quei luoghi tanto celebrati nella letteratura italiana e internazionale da autori famosi. La bellezza silenziosa e incantevole dei Colli Euganei è stata fonte di ispirazione per scrittori, poeti e artisti, come Bruce Chatwin, Percy e Mary Shelley,  Lord Byron, Ugo Foscolo e Gabriele d’Annunzio
DA VEDERE A ARQUA’
Casa PetrarcaPetrarca, vi abitò dal 1369, sopravvisionò di persona la ristrutturazione, apportò modifiche , tra cui la creazione di arcate e trasformò il palazzo due unità abitative, per sè e per la sua famiglia. Attualmente sono ancora conservati, lo studiolo in cui morì il poeta, con sedia e libreria (pare) originarie. Da ricordare, inoltre, la nicchia in cui è custodita la mummia della gatta che si dice fosse appartenuta al Poeta.
la nicchia in cui è custodita la mummia della gatta che si dice fosse appartenuta al Poeta.
FONTANA E TOMBA DEL PETRARCALa fontana del Petrarca è struttura che in realtà preesisteva all’arrivo del Poeta e alla quale veniva per attingere l’acqua, tanto che forse vi fece eseguire anche dei lavori di restauro. L’arca, in marmo rosso di Verona, che tuttora contiene le spoglie del Poeta ricalca l’esempio degli antichi sarcofagi romani.
FONTANA E TOMBA DEL PETRARCA
ORATORIO SS TRINITÀ E LOGGIA DEI VICARIDatato 1181,  era una Chiesa molto cara al Petrarca, che vi era solito recarsi a pregare . Nuovo nuovo nuovo il sito dell’oratorio che ora è visitabile su prenotazione www.oratorioarqua.com)CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTARicca di affreschi di scuola veneto-bizantina in particolare una Madonna con il Bambino del secolo XI). Sono emersi poi altri affreschi risalenti al XV secolo di scuola post giottesca.FONDAZIONE MUSICALE MASIERO E CENTANINMostra permanente di antichi pianoforti. Nella Villa ad Arquà è possibile visitare il museo costituito di 25 pianoforti del XVIII e XIX secolo, a coda, a tavolo, verticali e di altre forme inconsuete.SE IL WEEKEND SARA’ IN PRIMAVERA…Nelle vicinanze di Arquà (verficate siano aperti, recentemente sono stati chiusi ma solo in maniera temporanea) tanti luoghi storici di grande interesseVilla Barbarigo, a Valsanzibio una frazione di Galzignano TermeUna sontuosa dimora del 1600, così spettacolare che è stata ribattezzata la piccola Versailles. Giocate a perdervi nello straordinario giardino-labirinto.
Villa Barbarigo
Castello Cini, Santuario delle Sette Chiese e Villa Duodo a MonseliceImponente complesso architettonico, anticamente castello, poi torre difensiva fino a diventare una Villa. La Sala del Consiglio con affreschi e stalli lignei alle pareti,la sala Jacopino con camino smussato e la cucina con una ricca collezione di utensili nella Casa romanica medioevale e rinascimentale; l’Armeria, preziosa sala con pareti affrescate e motivo carrarese a scacchiera bianca e rossa che racchiude una delle più importanti collezioni di armi e armature d’Italia.Castello Catajo,  Battaglia TermeInsolita villa veneta con 360 stanze, decorate dagli stupefacenti affreschi di GianBattista Zenotti, Fu ideato nel 1570 dalla ricca famiglia Obizzi come teatro per ricevere e divertire i loro ospiti. Balli glamour, scene di battaglie navali, enormi produzioni teatrali… probabilmente i più grandi organizzatori di feste di tutti i tempi.
Castello Catajo
Storia e buon vinoColori, sapori e profumi raccontati in oasi ambientali, antiche abbazie, castelli, ville, agriturismi e negli straordinari vini dei Colli Euganei,, dai Fior d’Arancio, un Moscato molto dorato, fino a una varietà di bianchi dal tipico colore giallo paglierino e dal profumo di gelsomino, come Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon rossi, lChardonnay, Merlot e il mio preferito, lo spumante Serprino.
Quando si dice “ dolce come un brodo di giuggiole”...
La giuggiola è il frutto prodotto dalla pianta del giuggiolo, che produce delle drupe ovoidal  dal colore rosso scuro e dal sapore dolce. Le giuggiole si possono consumare fresche subito dopo la raccolta oppure si possono conservare per lungo tempo essiccandole o mettendole sotto spirito; si prestano inoltre per preparare confetture e sciroppi, o come ingrediente per farcire dolci secchi e biscotti. Il frutto del giuggiolo è inoltre l’ingrediente principale della ricetta di un particolare liquore, conosciuto come “brodo di giuggiole”.
giuggiole fresche
Le giuggiole sono il perfetto connubio con gli zàleti, tipici dolci di Arquà.Sono biscotti secchi tipici della tradizione contadina, dove si fa largo uso della farina di mais. L’aggiunta delle giuggiole conferisce a questi un sapore più dolce e sfizioso.
giuggiole essiccate
L’ ideale è servire questi biscotti friabili con qualche vino fresco da dessert, come il Moscato Fior d’Arancio Docg dei Colli Euganei o in abbinamento al liquoroso Brodo di Giuggiole ottenuto con il frutto delle giuggiole di Arquà. Servito freddo è un ottimo digestivo, ma si può sorseggiare anche caldo come punch. Con l’aggiunta di un buon prosecco diventa un ottimo aperitivo. Si può mettere anche sul gelato e sulla frutta, tipo ananas e fragole, per scoprire un gusto molto ricercato.
E NEL CALICE…Per restare nel territorio Euganeo, consiglio bianco Val di Spie un viaggio sperimentale nel mondo dello spumante della Cantina Vignale di Cecilia, di Paolo Brunello, situata a Baone. Un bianco  che trizza l’occhio al passato, rifermentando naturalmente in bottiglia, senza successiva sboccatura, “sur lies”. Divertente slalom fra uva Glera e Garganega, trae dalla prima la semplicità e dalla seconda la freschezza.Il suo nome trae spunto dalla Val de Spin, selvaggia valletta in cui si trova il vigneto di Garganega. oppure un  autentico e vero Malterreno Quota 101, le cui uve vengono raccolte a mano nel mese di settembre, quando il sole le ha rese belle e mature .Perfetto come aperitivo, accompagna primi piatti o secondi di pesce e carni bianche e colora i biscotti di Arquà.

Malterreno Quota 101 e il tradizionale Fior d’Arancio
Da queste meravigliose colline vulcaniche proviene lo Spumante Moscato Giallo IGT di Maeli Colli Euganei  un vino ricco di emozioni e allo stesso tempo degno ambasciatore di questo prestigioso territorio. Imbottigliato con i propri lieviti e rifermentato in bottiglia secondo l’antico metodo ancestrale. Appena versato nel calice, libera note sulfuree che poi lasciano il posto a profumi di agrumi. Vino di grande personalità aromatica sia al naso che al palato, la presenza dei lieviti gli dona una particolare consistenza ma di facile beva.
DOVE MANGIARE
Osteria Del GuerrieroAntica osteria nel cuore del borgo, sapori e profumi antichi della cucina veneta, dal family comfort food ai tradizionali cicchetti, preparati con prodotti stagionali a km0  e accompagnati dai migliori vini veneti
Osteria del Guerriero
Al TavernUna nuova avventura firmata dall’esperienza e dalla passione per l’enogastronomia di Roberto Veronese con le risorse straordinarie del territorio. Nel menu spiccano che celebrano un luogo incantato, che da sempre ammalia poeti e viaggiatori
Al Tavern
I RonchiNato alla fine degli anni ’80, ambiente schietto, panorama suggestivo, un menù alla carta che varia in base alla stagione e che propone la ristorazione tipica dei Colli Euganei.
I Ronchi
MiravalleIl nome non tradisce le aspettative: un bel panorama e gli gnocchi fatti in casa con ragù di cinghiale ne confermano l’ottima cucina.

Miravalle

E NEI DINTORNI…Antica Trattoria Da Ballotta, TorregliaTempio dell’enogastronomia Euganea e italiana,Più di Cinque Secoli di Storia  , come appare in un’ antica mappa, dove la terra circostante era nota come “campagna detta dell’osteria”. Oggi, nella sua elegante veranda,  un tempo officina per riparare le antiche carrozze, si gusta un menu fedele alle radici del passato e attento alla cucina di oggi.

Un piatto dell’ Antica Trattoria Ballotta
IncalmoAmbiente ricercato per un menu gourmet. Ciascun piatto può essere abbinato a un vino, selezionato tra piccoli ma intensi vitigni autoctoni che esaltano il territorio italiano e oltre confine
Incalmo
Antica Trattoria Taparo, TorregliaDatata 1921. Celebra la tradizione con l’innovazione senza mai lasciarsi coinvolgere dagli eccessi. Da non perdere il “percorso del baccalà” stoccafisso cucinato in 3 modi diversi.
Antica Trattoria Taparo
Trattoria Al Sasso, TeoloGestione famigliare da più di 70 anni. Famoso pollo fritto e non solo: i tagliolini con morchelle e lumache, “risi e bisi” con prosciutto di Montagnana, tagliatelle allo spezzatino di manzo, cotechino con fagioli in tocio, anatra alle marasche… vado avanti?…
Trattoria Al Sasso
E siamo arrivati al dolce ! Curiosi di scoprire la ricetta dei biscotti di Arquà ? Ecco la ricetta !ZÀLETI ALLE GIUGGIOLE
Zàleti alle gIuggiole

  • 120 g di giuggiole mature tritate grossolanamente
  • 60 ml di rum
  • 150 g di farina di grano
  • 150 g  di farina di mais
  • la scorza grattugiata di 1/2 limone
  • un pizzico di sale marino
  • 1 cucchiaino di lievito in polvere
  • 3 tuorli d’uovo
  • 150 g di zucchero semolato
  • 130 g di burro, fuso e raffreddato:
PreparazioneImmergere i pezzi di giuggiola nella grappa per almeno un paio di ore o, meglio ancora, per tutta la notte. Mentre si preparano i biscotti, preriscaldare il forno a 180°C.Foderare un vassoio per biscotti con carta da forno e mettere da parte.Unire la farina bianca, farina gialla di mais, la scorza di limone, il sale e il lievito in una piccola ciotola. In una ciotola più grande, sbattere i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto giallo e spumoso, o comunque fino a quando lo zucchero si sarà sciolto completamente. Aggiungere il burro fuso al mix di farine, quindi unire delicatamente il tutto al composto di uova. Mescolare e poi aggiungere le giuggiole sgocciolate, incorporandole in maniera omogenea all’impasto.Per sagomare i biscotti, afferrare una noce di impasto e farlo rotolare tra le mani.Cercate di dare una forma piatta leggermente ellittica, per distribuirli con più facilità sul vassoio foderato.Ripetere l’operazione fino a quando si finisce la pasta, lasciando pochi centimetri tra ogni biscotto. Cuocere in forno per 13-15 minuti, o fino a quando l’aspetto superficiale dei biscotti appare bene dorato.Togliere dal forno e lasciare raffreddare i biscotti su una griglia.

ALLOGGIO E BENESSEREDopo una gironata di visite e percorsi , sarà bello rilassarsi e dedicarsi al proprio benessere. A pochi chilometri dal Arquà troverete Abano Terme, famosa in tutto il mondo come le “Terme di Venezia”, grazie alle straordinarie qualità curative dell’acqua termale e dell’argilla biotermale o fango invecchiato: una vera medicina senza effetti collaterali.

Abano Ritz Hotel è una meta ideale che si distingue per servizi, accoglienza e professionalità- Lo raggiungerete dopo una breve passeggiata lungo Viale delle Terme è il centro storico della città abbellito dalla Cattedrale, il Duomo di San Lorenzo,  fondata nel X secolo e che conserva ancora il suo campanile trecentesco. Abano Ritz Hotel offre camere spaziose, eleganti altre che a spazi vagamente retro e dll’atmosfera suggestiva, vanta due piscine, la SPA, rituali di benessere ed esperienze culinarie  immersi in un territorio ricco di cultura e folklore, oltre che di golf e altri sport.INFOParco Petrarca, Monselice e Battaglia Terme si possono raggiungere anche da Padova in barca lungo il canale Battaglia, che usava anche Petrarca per spostarsi dalla sua casa di Padova ad Arquà. https://www.anticheviedinavigazione.it/it/default.aspx)www.visitabanomontegrotto.comwww.parcopetrarca.comParco Petrarca e Colli EuganeiAbano Terme

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Guimaraes: weekend al “vinho verde” nel borgo dove è nato il Portogallo

di Cesare ZuccaFor the english version click here

Weekend in Portogallo?Oggi vi portiamo a Guimaraes, alla scoperta di  un vero gioiellino medievale, una città Patrimonio Unesco che sembra essere rimasta indietro nel tempo, piccole viuzze circondate da antiche case, palazzi trecenteschi,  chiese, conventi e botteghe di artigianato locale.

Guimaraes, borgo suggestivo ricco di gastronomia , vino e storia, infatti è considerato considerata la “culla della nazione, perchè qui nacque e regnò  Alfonso Henriques, Primo Re del Portogallo e da qui partì la grande avventura della Nazione.

Alfonso Henriques , il primo Re del Portogallo

DA VEDERE

Largo da Oliveira, nel Centro Storico, dove spiccano la Igreja de Nossa Senhora da Oliveira e la Loggia GoticaConvento de Santo António dos Capuchosl’Igreja de São Miguel, la chiesa in cui venne battezzato re Alfonso I.Palazzo dei Duchi di Braganza, costruito nel 1400 secondo lo stile delle abitazioni signorili francesi e caratterizzato dai 39 insoliti comignoli in mattoni. All’interno si trova un imponente sala banchetti con uno splendido soffitto in legno  e una ricchissima collezione di pregiati arazzi e di porcellane cinesi.Il Castello  costruito nel 10 ° secolo per proteggere la popolazione dagli attacchi dei Mori e Normanni e in seguito ampliato da Re Afonso, che fu battezzato nella piccola cappella romanica accanto al castello. Parco Penha bellissimo sito naturale raggiungibile in funicolare.Plataforma das Artes e da Criatividade, museo e centro culturale che espone le opere di Josè de Guimaraes, uno dei più importanti pittori portoghesi.CITTA’ GREEN

Quando l’energia solare si sotituisce ai fornelli per cucinare salsicce…
La città proclama la sua devozione al green a cui dedica unìintera settiama, popolata da bancarelle, street food, vendiat di piante e fiori , tutti prodotti del territorio, mentre per un tuffo nel verde e una vista spettacolare della citta’ vi aspetta il Parco Penha bellissimo sito naturale raggiungibile in funicolare

LA CUCINA TIPICA DI GUIMARAES E I PIATTI DELLA TRADIZIONE

L’arte della buona cucina e del buon mangiare è associata all’intera regione del Minho ea Guimarães, con ricette tradizionali tramandate di generazione in generazione. Trionfano le zuppe di verdure e legumi, del territorio, come le rape, i fagioli. il cavolo cappuccio o il tipico “brodo verde”.

il tipico “brodo verde”.
Il pane trova la sua forma più tradizionale nel pane di mais, e gli antipasti includono il chorizo arrosto, le polpette di merluzzo, la “stretta di mano di merluzzo”, i ventrigli di pollo, il polpo in salsa verde. Tra i piatti principali segnaliamo il “rojões à Minhota con porridge di sarrabulho”, il “pica-no-chão”, la “trippa ripiena”, il capretto arrosto, il “racheado cod”, il baccalà con pane e il gustoso polpo “à Lagareiro”,
rojões à Minhota con porridge di sarrabulho”
DOLCI TENTAZIONIConfeitaria ClarinhaDa più di 70 anni, è considerata la migliore pasticceria di Guimarães e la sua vetrina straripa di torte e dolci appena preparati. Tante specialità della tradizione:  Torta de Guimarães , Douradinhase  e Toucinho-do-Céu ghiotta torta di mandorle.I “VINI VERDI” DI GUIMARAESGuimarães fa parte della regione vinicola del Vinho Verde, popolata da quintas locali, che producono l’omonimo vino, dal gusto fresco e leggero. Inaspettato e sorprendente.La Strada del Turismo del Vino di Guimarães è composta da 10 aziende vinicole. aperte a ospitare visite e degustazioni. Alcune di queste quintas dispongono sia di ricercate residenze sia di alloggi rurali, che consentono un soggiorno nella calma della natura circostante.
Una “quinta” spettacolare : Casa de Sezim
Tra tutte vi segnaliamo la suggestiva Casa de Sezim , casa coloniale nata nel 1376, poco distante da Guimaraes. Circondata dai vigneti e foreste millenare, offre magniche sale e camere matrimoniali, decorate con arredi originali e suggestive stampe del 1800, quando già da allora il suo Vinho Verde era apprezzato.Oggi dai locali vitigni, tra cui Loureiro, Arinto, Azal, la Casa produce meravigliosi vini come il Sezin DOC, Loureiro, Sauvignon Blanc oltre ai premiati Grande Escolha, Reserva.
Jose Paulo Pinto de Mesquita e i suoi vini prodotti a Casa de Sezim
DOVE ALLOGGIARE E MANGIARE BENE…Hotel Da OliveiraNel cuore della città, nella Piazza omonima.Tutte le camere sono dedicate a personalità storiche della città e sono dotate di aria condizionata, bagno privato con set di cortesia e asciugacapelli, TV via cavo a schermo piatto e tablet, minibar e balcone che si affaccia sulla bellissima Piazza.Il personale vi accoglierà con simpatia e professionalità, nel salottino dell’ingresso troverete  the e tisane a disposizione degli ospiti e una biblioteca dove scegliere un libro e rilassarsi nella sala comune. Per conoscere meglio la zona circostante e il centro storico, la reception aperta 24 ore su 24 mette a disposizione degli ospiti i servizi di noleggio auto e bicicletteIn più potrete cenare nel suo ristorante HOOL che nella sua sala storica, nel dehors e nell’ ampia terrazza propone un menù vario, compresi piatti tradizionali portoghesi e piatti internazionali.Al timone della cucina troviamo la Chef Liliana Moura, mentre il menu vede la consulenza del pluripremiato Chef Vítor Matos. CONOSCIAMO GLI CHEF
Liliana Moura
Liliana Moura è uno spirito libero e fantasioso. “Anche quando cucino a casa, mi racconta, pur amando inventare e sperimentare, mi piace ricorrere a prodotti tipici della cucina portoghese, come il nostro Quejo Ilha Sao George, un formaggio che vagamente ricorda il parmigiano che insaporisce un piatto vegetariano fatto con barbabietole, fichi, vaniglia e aceto balsamico.Barbabietola e fichi insaporiti dal Formaggio dell ‘Isola San Giorgio“Hool propone una cucina dall’ influenza mediterranea, mi spiega Liliana, creativa e multisensoriale, utilizzando i migliori prodotti, freschi e genuini, dal produttore alla tavola, spesso trasformandoli ma senza cancellarli, mantenendone ed esaltandone tutto il gusto. Ogni ingrediente è accuratamente realizzato in sfumature di colore e trame diverse, creando composizioni visive accattivanti e appetitose.”“Oltre al menu “a la Carta” troviamo “Raízes”, percorso attraverso le radici di prodotti, sapori e profumi di una cucina delicata e sensoriale mentre “Terra Mãe”,  un’avventura tra i prodotti e le loro origini, con senso di responsabilità per le loro culture e profondo rispetto per la terra e la sua essenza”“Nel menu, continua Liliana, troverete molti vegetali del nostro territorio, come il couve galega, una particolare varietà di cavolo dal colore verde cupo, tipico del Portogallo che amo accoppiare al baccalà fritto nella nostra versione del “Bacalhau a La Narcisa””
La versione di HOOL del tradizionale “Bacalhau à la Narcisa”

” Sentimento, delicadeza, dedicação, amor, essência…”cosi definisce la sua cucina Vitor Matos, che ho incontrato per una breve intervista.

Buongiorno Vitor, domanda di rito: quale auto guida?BMW M2 grigio chiaro. Mi piace molto la sua velocità e la sua giovinezza Qual è stato un viaggio indimenticabile? La Thailandia, per la sua diversità culturale e gastronomica, sono affascinato dalle sue spezie i dolci, le salse, i sapori di agrumi.

Un delizioso piatto di HOOL: capesante, burro “marinhas”, funghi morcella, finocchio gamberi, accompagnato da un vino bianco della Valle del Douro

Un luogo del suo territorio dove ritorna spesso?Le Isole Azzorre, per la natura e la calma che mi trasmettono. Ogni volta che sono lì, mi sento più vivo e mi fa dimenticare tutto il resto.

Le isole Azzorre, famose per l’omonimo anticiclone che condiziona il meteo dell’Europa intera, sono un arcipelago nel mezzo dell’oceano Atlantico, regione autonoma del Portogallo. –

l piatto che “non scordera’ mai”?La “Zuppa del contadino”, fatta in grandi pentole di ferro, cucinata da mia nonna. Semplice, schetta, Ineguagliabile!C’è un piatto che ama mangiare solo se cucinato da qualcun altro?(sorride) Certo, è il capretto cotto preparato in una tradizionale pentola di argilla nera e servito in una Tavera vicino alla mia città natale., in un ambiente accogliente, pieno di ricordi e grande fonte di ispirazione.

Il mezzo più comodo per raggiungere Guimaraes è il treno, dalla stazione di Sao Bento di Porto, circa 1 ora di viaggio.

INFOVisit Guimaraes

CESARE ZUCCATravel, food & lifestyle.Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

For the english version, Click Next>Guimaraes let’s spend a “vinho verde” great moment in the city where Portugal was bornBy Cesare ZuccaToday we take you to Guimaraes, to discover a real medieval gem, a Unesco Heritage city that seems to have remained behind in time, small alleys surrounded by ancient houses, fourteenth-century palaces, churches, convents and local craft shops.Guimaraes is considered the “cradle of the nation”, in fact Alfonso Henriques, the first King of Portugal, was born here and from here the history of the nation began.TO BE SEENLargo da Oliveira, in the Old Town, where the Igreja de Nossa Senhora da Oliveira and the Gothic Loggia stand outConvento de Santo António dos Capuchos –Igreja de São Miguel, the church where King Alfonso I was baptized.Palace of the Dukes of Braganza, built in 1400 in the style of French stately homes and characterized by 39 unusual brick chimneys. Inside is an imposing banquet hall with a splendid wooden ceiling and a rich collection of fine tapestries and Chinese porcelain.The Castle built in the 10th century to protect the population from attacks by the Moors and Normans and later enlarged by King Afonso, who was baptized in the small Romanesque chapel next to the castle Park Penha beautiful natural site accessible by funicularPlataforma das Artes and da Criatividade, museum and cultural center that exhibits the works of Josè de Guimaraes, one of the most important Portuguese paintersGREEN CITY

When solar energy replaces the stove for cooking sausages …
The city proclaims its devotion to the green to which it dedicates an entire week, populated by stalls, street food, vendiat of plants and flowers, all local products, while for a dip in the green and a spectacular view of the city, the Penha Park awaits you offering a beautiful natural site accessible by funicularTHE TYPICAL CUISINE OF GUIMARAES AND THE DISHES OF TRADITIONThe art of good cooking and good eating is associated with the entire Minho region and Guimarães, with traditional recipes handed down from generation to generation. The local vegetable and legume soups triumph, such as turnips and beans. cabbage or the typical “green broth”.
il tipico “brodo verde”.
Bread finds its most traditional form in cornbread, and starters include roasted chorizo, cod meatballs, “cod handshake”, chicken gizzards, octopus in green sauce. Among the main dishes we point out the “rojões à Minhota with sarrabulho porridge”, the “pica-no-chão”, the “stuffed tripe”, the roasted young goat, the “racheado cod”, the cod with bread and the tasty octopus ” à Lagareiro “,
rojões à Minhota con porridge di sarrabulho”
SWEET TEMPTATIONSConfeitaria ClarinhaFor more than 70 years, it has been considered the best pastry shop in Guimarães and its showcase is overflowing with freshly made cakes and desserts. Many traditional specialties: Torta de Guimarães, Douradinhase and Toucinho-do-Céu delicious almond cake.THE “GREEN WINES” OF GUIMARAESGuimarães is part of the Vinho Verde wine region, populated by local quintas, which produce the wine of the same name, with a fresh and light taste. Unexpected and surprising.The Guimarães Wine Tourism Route consists of 10 wineries. open to host visits and tastings. Some of these quintas have both refined residences and rural accommodations, which allow a stay in the calm of the surrounding nature.
Una “quinta” spettacolare : Casa de Sezim
Among all we point out the suggestive Casa de Sezim, a colonial house born in 1376, not far from Guimaraes. Surrounded by vineyards and millenary forests, it offers magnificent halls and double bedrooms, decorated with original furnishings and evocative prints from the 1800s, when its Vinho Verde was already appreciated since then.Today from the local grape varieties, including Loureiro, Arinto, Azal, the House produces wonderful wines such as Sezin DOC, Loureiro, Sauvignon Blanc and see award-winning photos Grande Escolha, Reserva,
Jose Paulo Pinto de Mesquita with Casa de Sezim Wines
WHERE TO STAY AND EAT WELL …Hotel Da OliveiraIn the heart of the city, in the square of the same name.All rooms are dedicated to historical personalities of the city and are equipped with air conditioning, private bathroom with complimentary toiletries and hairdryer, flat screen cable TV and tablet, minibar and balcony overlooking the beautiful square.The staff will welcome you with sympathy and professionalism, in the entrance lounge you will find tea and herbal teas available to guests and a library where you can choose a book and relax in the common room. To get to know the surrounding area and the historic center better, the 24-hour reception offers guests car and bicycle rental services.In addition you can dine in its HOOL restaurant which in its historic hall, in the dehors and in the large terrace offers a varied menu, including traditional Portuguese dishes and international dishes.At the helm of the kitchen we find Chef Liliana Moura, while the menu sees the advice of the award-winning Chef Vítor Matos.LET’S MEET THE CHEFS
Liliana Moura
Liliana Moura is a free and imaginative spirit. “Even when I cook at home, she tells me, I love to invent and experiment, I like to use typical products of Portuguese cuisine, such as our Quejo Ilha Sao George, a cheese vaguely reminiscent of Parmesan cheese that flavors a vegetarian dish made with beets, figs, vanilla and balsamic vinegar”
Barbabietola e fichi insaporiti dal Formaggio dell ‘Isola San Giorgio
“Hool offers a cuisine with a Mediterranean influence, explains Liliana, creative and multisensory, using the best fresh and genuine products from the producer to the table, often transforming them but without deleting them, keeping them and enhancing all the flavor. Each ingredient is carefully crafted in different shades of color and textures, creating captivating and appetizing visual compositions. ““In addition to the ” a la Carta ” menu you will find” Raízes “, a journey through the roots of products, flavors and aromas of a delicate and sensorial cuisine while” Terra Mãe “, an adventure between products and their origins, with a sense of responsibility for their cultures and deep respect for the earth and its essence ““On the menu, continues Liliana, you will find many vegetables from our territory, such as couve galega, a particular variety of cabbage with a dark green color, typical of Portugal that I love to pair with fried cod in our version of” Bacalhau to La Narcisa “”
HOOL’s version of the traditional “Bacalhau à la Narcisa”
“Sentimento, delicadeza, dedicicação, amor, essência …” This is how Vitor Matos defines his cuisine about him, whom I met for a short interview.Good morning Vitor, let’s start with the ritual question: which car do you drive?BMW M2 light gray. I really like his speed of him and his youthWhat was an unforgettable trip?Thailand, for its cultural and gastronomic diversity, I am fascinated by its spices, sweets, sauces, citrus flavors.
A delicious dish of HOOL: scallops, marinhas butter, morcella mushrooms, fennel, prawns, accompanied by a white wine from the Douro Valley
A place in your territory where you often return?The Azores Islands, for the nature and calm they transmit to me. Every time I’m there, I feel more alive and it makes me forget everything else.
The Azores islands, famous for the homonymous anticyclone that affects the weather of the whole of Europe, are an archipelago in the middle of the Atlantic Ocean, an autonomous region of Portugal. –
The dish that you “will never forget”?The “Soup of the farmer”, made in large iron pots, cooked by my grandmother. Simple, schetta, incomparable!Is there a dish that you love to eat only if it is cooked by someone else?(smiles) Of course, it’s the cooked kid prepared in a traditional black clay pot preparared in a tipical restaurant in Tavera near my hometown, such a welcoming environment, full of memories and a great source of inspiration.The most convenient way to reach Guimaraes is by train, from Sao Bento station in Porto, about 1 hour journey.

INFOVISIT GUIMARAES
CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ” non touristy tourist ” style 



OLTRE CANOVA: UN WEEKEND SULLE PROSECCO HILLS

Di Raffaele d’Argenzio

Ecco un Weekend con Gusto, con il gusto del buono e il gusto italiano del bello, che si sublimano questa volta in un Wine Weekend dal Massiccio del Grappa alle colline dell’Asolano, dove si trovano l’arte del Canova ed il vino spumante più venduto al mondo.

Facciata della Gipsoteca – museo Canoviano

Ma come scegliere il percorso del nostro weekend? Varie indicazioni le abbiamo trovate sul sito visitproseccohills.itquello di una dinamica rete di imprenditori locali innamorati del proprio territorio, che insieme al buono dell’enogastronomia vogliono farne scoprire anche il bello.

DA POSSAGNO AD ASOLO, DA CANOVA ALLA DUSE

Non si può non cominciare che da Possagno, dove il 1° novembre 1757 nacque il celebre scultore Antonio Canova, di cui nel 2022 si sono celebrati i 200 anni dalla morte, avvenuta a Venezia il 13 ottobre1822.

Calchi in gesso delle opere di Canova alla Gipsoteca

Qui, oltre alla casa natale, c’è la Gypsotheca, con i calchi in gesso delle sue opere, comprese anche quelle gigantesche, che oggi si trovano sparse in tutto il mondo. La Gypsotheca consente quindi di vedere in un solo giorno tutta la sua produzione. Recentemente, a queste opere si è aggiunto anche il quadro da poco ritrovato della Maddalena Penitente. 

Riproduzioni delle opere di Canova

Importanti sono poi i bozzetti in gesso o in terracotta che Canova creava prima di realizzare l’opera in marmo. Il piccolo Antonio nacque da una famiglia di scalpellini che, visto il suo talento, lo mandò a bottega a Venezia.

Bozzetti di Canova

Da Venezia si spostò poi a Roma dove, ispirandosi all’arte dell’antichità, diventò il maggior rappresentante del Neoclassicismo. A Possagno si trova anche il maestoso tempio che custodisce le sue spoglie.

Il tempio in cui riposa Antonio Canova
Dopo Canova ci aspetta l’incontro con Eleonora Duse, ad Asolo, interessantissimo borgo che dà il nome anche all’Asolo Prosecco Superiore DOCG, che occupa la parte centrale della scala del Prosecco.
Il castello di Asolo

I suoi portici, il castello, la Rocca, i panorami, la casa della Cornaro regina di Cipro e la casa di Eleonora Duse ne fanno una tappa interessante e coinvolgente. La mitica attrice qui si riposava dopo le sue stancanti tournée nel mondo, raggiunta talvolta da Gabriele D’Annunzio, e proprio qui ora giace nel cimitero di Asolo, accanto alla chiesa di Sant’Anna.

Casa di Eleonora Duse ad Asolo

Da non dimenticare la camera 202 dell’Albergo Al Sole, dove lei amava soggiornare durante i lavori di restauro della sua casa. E se ai suoi tempi in questo albergo si mangiava bene come adesso, capiamo meglio perchè lo avesse scelto.

Weekend sulle Prosecco Hills

Ma a proposito di gusto per la cucina locale, è interessante il ristorante ANTICA ABBAZIA, a Borso del Grappa, dove si gustano prodotti locali ed anche birre artigianali di loro produzione, oltre naturalmente al Prosecco d’Asolo. Di questo ristorante ci ha colpito favorevolmente lo spazio che il proprietario Emanuele dà ai giovani: dal direttore di Sala allo chef. Naturalmente sotto il suo occhio vigile. Da ricordare gli gnocchi con i funghi e le porzioni stellari, spaziali, non da ristorante stellato.

Uno dei piatti del menù del ristorante Antica Abbazia e le Cantine di Villa Sandi

ALTRE TAPPE DA NON PERDERE

Altre tappe che consigliamo sono la maestosa cantina Villa Sandi, in villa stile palladiano, con oltre un chilometro di cantine, a Crocetta del Montello. La palladiana Villa Maser, patrimonio UNESCO, del 1550, con l’effervescente ristorante Ca’ Diamante.

Villa Sandi e una delle botti della sua cantina da cui nasce il Prosecco

A Cornuda è da visitare assolutamente la La Tipoteca Italiana, il più importante polo museale dell’arte della stampa, da Gutenberg a oggi, per capire da dove veniamo e quanto si deve alla stampa. Importante è anche vedere il percorso della grafica e della comunicazione.

Una sala della Tipoteca

Ma non finisce qui, ci sono altre cose da assaporare per il nostro gusto del buono e del bello. Ma ve ne parleremo in un prossimo weekend.




Vienna, città imperiale, verde, eclettica e… al dolce sapore di Torta Sacher

(Sacher Torte ‘s recipe in English at the end of article)di Cesare Zucca Un weekend del bello e del gusto?La risposta è Vienna, città eclettica che spazia dall’Art Nouveau, al gotico, al barocco, al celebre “Ringstraßenstil”. Vi aspetta una città d’arte, storia, innovazione e delizie-enogastronomiche.GREENVienna è una delle città più verdi del mondo Più di duemila parchi e giardini , il Prater, Vienna Woods e Lobau n il Wienerwald (il bosco viennese), i vigneti e l’area del Danubio mentre nel Volksgarten in primavera troverete più di 400 varietà di rose.

Il Prater
MUSICAVienna è musica: la Filarmonica, l’Opera e l’Orchestra Sinfonica. In questa cittò hanno vissuto Franz Schubert, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, di cui potrete visitare la casa.
Nella casa di Beethoven
LE STELLE BIANCHELa Scuola di Equitazione Spagnola, patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO e unica istituzione al mondo che pratica l’equitazione classica nata dall’alta scuola del Rinascimento, dove potrete ammirare stupefacenti coreografie dei cavalli lipizzanI in armonia con la musica.Attenzione: niente foto, niente flash, potrebbero infastidire i cavalli.KLIMTVisita d’obbligo al lussuoso  Palazzo Belvedere dove vi aspetta il ‘Bacio’, di Klimt, icona univesale di eros e bellezza. Vi consiglio di visitare anche la sua casa-atelier nel 13° distretto, dove scoprirete attrezzi, tele, abiti e le famose modelle particolarmente significative nella vita dell’Artista.
L’atelier di Klimt
MUSEIHofburg , Museumsquartier, Kunsthistorisches con opere d’arte degli Asburgo e Klimt, e il Museo Albertina che ospita periodicamente delle mostre straordinarie.

VIENNA E LA TORTA SACHER: DOVE MANGIARE

Labstelle Wien, gastronomia di alto livello, ottimo pesce e verdure del blün.Se invece volete gustare la tipica eno-gastronomia austriaca, tuffatevi in una delle taverne heuriger, dove impera la tradizionale wiener schnitzel, di taglio bovino o maiale.  Tra le più frequentate la Stift St Peter, Heuriger Sirbu, Welser nei borghi di Oberlaa, Mauer e Hernals e quelle nei quartieri di Stammersdorf e Strebersdorf al di là del Danubio.

Una succulenta wiener schnitzel,
IN CARROZZA!Godetevi la città con un giro in  ‘flaker’  tradizionale carrozza trainata da cavalli. Scoprirete piazze fino ai viali dei parchi del Castello di Schönbrunn, dove un tempo soggiornò l’Imperatore Franz e l’ imperatrice Sissi. A proposito di Sissi, sapevate che la bellissima imperatrice andava pazza per le dolcissime violette di zucchero che troverete un po’ dappertutto.
L’Imperatrice Sissi e le sue violette di zucchero
VINOGemischte Satz, la vigna mista, i vitigni di Veltliner, Riesling, Pinot Bianco o vari vini rossi. Tra i vini più amati: Gemischte Satz, Grüne Veltliner o Blaue Zweigelt.
Il popolare Blaue Zweigelt.
La degustazione più suggestiva sarà nel Abbazia di Klosterneuburg.  Nella sua storica cantina, che vanta 900 anni di  produzione vinicola, vi aspetta un’imperdibile visita guidata e una degustazione vini nella più antica azienda vinicola dell’Austria. Attraverso un’esplorazione suggestiva e istruttiva del complesso di cantine barocche che, sostenuto da muri di mattoni spessi un metro, si estende su quattro livelli fino a una profondità di 36 metri.
L’ Abbazia e la Cantina di Klosterneuburg
i SUGGESTIVI “CAFE'”Vienna ha una lunga tradizione nella cultura del caffè, Cosa meglio di un caffè servito con tutte le regole e magari accompagnato da un dolce viennese?
Un Cafè viennese, tra dolci squisitezza. selfie di rigore….
Ecco la mia top listHawelka Famosi buchten, bigné alla vaniglia.Landtmann 125 anni. Qui sono tutti passati, da Freud a Lady GagaMozart Torta di biscotto, crema ai pistacchi, mousse di cacaoSperl Marmi e specchi fine ‘800. Frequentato dai veri viennesiCentral  Spettacolare ma troppo turisticoL’ICONICA E MERAVIGLIOSA TORTA SACHERImpossibile lasciare Vienna senza aver visitato il Cafè Sacher per gustatare una fetta di Torta Sacher, orgoglio nazionale, dolce simbolo della città e forse la torta al cioccolato più famosa del mondo. Fu inventata nel 1832 dall’allora sedicenne Franz Sacher per il principe Klemens von Metternich e da allora ha conquistato il mondo. Da degustare con un caffè, un the o con un buon vino locale.  Abbiamo scoperto la ricetta di Ernst Knam, uno dei Maestri Pasticceri più conosciuti e ve la raccontiamo .
Ernst Knam e gli ingredienti della “sua” Torta Sacher. (Foto Courtesy Facebook )
TORTA SACHERIngredienti75 gr. cioccolato fondente a pezzetti65 gr. burro20 gr. zucchero a veloqb un pizzico di vaniglia in polvere3 uova90 gr. zucchero semolato65 gr. farina 00250 gr. crema ganache150gr. confettura di albicoccheqb burro e farina per lo stampoIngredienti per la ganache250 ml. panna liquida375 gr. cioccolato fondente in pastiglie o a pezzettiPreparazioneVersate la panna in una casseruola e mettetela a scaldare sul fuoco.Portatela in ebollizione, poi aggiungete il cioccolato fondente.Mescolate accuratamente con un cucchiaio di legno, finché il cioccolato non si sarà completamente sciolto e ben amalgamato con la panna.Raccogliete il cioccolato fondente in una ciotola; quindi fatelo fondere a bagnomaria. Intanto, in una terrina, montate con una frusta il burro con lo zucchero a velo, il sale e la vaniglia. Quando il composto é ben amalgamato, unisci un po’ alla volta i tuorli leggermente sbattuti, mescolate e aggiungete il cioccolato fuso.A parte, in una ciotola ampia, montate a neve con una frusta gli albumi insieme allo zucchero e uniteli delicatamente all’impasto.Mescolate con cura fino ad ottenere un impasto omogeneo.Versate il tutto in uno stampo imburrato e infarinato del diametro di circa 22-24 cm e ponete nel forno preriscaldato a 170°C per 35-40 minuti.Sfornare la torta e lasciatela raffreddare; quindi toglietela dallo stampo, capovolgendola delicatamente. Tagliatela a metà in senso orizzontale con un coltello sottile, a sega, in modo da ottenere 2 dischi.Preparare ora la ganache. Portate a bollore la panna in un pentolino e versarvi il cioccolato tritato o in pastiglie, amalgamare con una frusta sino a quando la ganache non sarà del tutto emulsionata. Con una spatola stendetene uno strato sul primo disco e chiudete la torta con il secondo disco.Spalmate la confettura su tutta la superficie della torta; quindi ricoprite il dolce con la rimanente ganache. Mettete in frigorifero per 20 minuti finché la glassa non si solidifica.
L’originale “Sacher Torte “servita nell’Hotel Sacher , Vienna
CIOCCOLATO… DOVUNQUE! Visto che siete lì…. perchè non godersi un momento davvero indimenticable…Nella Sacher Spa godete di coccole per il corpo e l’anima , grazie ai trattamenti che combinano gli ingredienti più preziosi della fava di cacao per un piacere esclusivo e per il massimo del benessere.  Nei trattamenti viene utilizzata una gamma di prodotti teneri, cremosi e profumati: la linea Time to Chocolate®, pensata per addolcire l’anima e nutrire la pelle, lasciandola più morbida e levigata che mai. Ricchi di effetti nutrienti e vitali, i prodotti sono la ricreazione ideale per la pelle delle clienti. La cura cremosa al cioccolato, in particolare il burro di cacao, fornisce risultati immediati, una pelle più soda e garantisce un aspetto radioso con un effetto duraturo.INFOwww.klimtvilla.atwww.wien.info/www.austria.infoFor the English version of the htstory and the recipe of the SACHER CAKE, Just click Next>Here the story and the recipe of the …THE ICONIC AND WONDERFUL SACHER CAKE It is impossible to leave Vienna without visiting the Cafè Sacher to enjoy a slice of the Sacher cake, national pride, sweet symbol of the city and perhaps the most famous chocolate cake in the world. . It was created in 1832 by the then 16-year-old Franz Sacher for Prince Klemens von Metternich and has since conquered the world. To be enjoyed with a coffee, a tea or a good local wine. We have discovered the recipe of Ernst Knam, one of the best known Master Pastry Chefs and we will tell you about it.

Ernst Knam e gli ingredienti della “sua” Torta Sacher. (Foto Courtesy Facebook )

SACHER TORTEIngredients75 g. chopped dark chocolate65 g. butter20 g. powdered sugara pinch of vanilla powder to taste3 eggs90 g. caster sugar65 g. flour 00250 g. Ganache cream150gr. Apricot jamto taste butter and flour for the mouldIngredients for the ganache250ml. liquid cream375 g. dark chocolate in pellets or piecesPreparationPour the cream into a saucepan and heat it over the heat.Bring to the boil, then add the dark chocolate.Mix thoroughly with a wooden spoon until the chocolate has completely melted and well blended with the cream.Collect the dark chocolate in a bowl; then let it melt in a water bath. Meanwhile, in a bowl, whip the butter with the icing sugar, salt and vanilla with a whisk. When the mixture is well blended, add the lightly beaten egg yolks a little at a time, mix and add the melted chocolate.Separately, in a large bowl, whip the egg whites with a whisk until stiff together with the sugar and gently fold them into the mixture.Mix carefully until a homogeneous mixture is obtained.Pour everything into a buttered and floured mold with a diameter of about 22-24 cm and place in the preheated oven at 170°C for 35-40 minutes.Take the cake out of the oven and let it cool; then remove it from the mold, gently turning it upside down. Cut it in half horizontally with a thin, saw-like knife, in order to obtain 2 discs.Now prepare the ganache. Bring the cream to the boil in a saucepan and pour in the chopped chocolate or in tablets, mix with a whisk until the ganache is completely emulsified. With a spatula, spread a layer of it on the first disc and close the cake with the second disc.Spread the jam over the entire surface of the cake; then cover the dessert with the remaining ganache. Refrigerate for 20 minutes until the glaze sets.

The original “Sacher Torte” served in the Hotel Sacher, Vienna

 




Umbria: Wine Weekend con Poesia a Orvieto e dintorni

di Raffaele d’Argenzio

Umbria, Wine Weekend con Poesia a Orvieto e dintorni. A volte capita un colpo di fortuna e a me è capitato d’affacciarmi un mattino da un’antica finestra e vedere quel miracolo della natura che è l’Umbria.

Qui è più facile che appaiano magie. Una terra senza tempo che muore e rinasce per restare sempre la stessa. È stato un lungo weekend, forse davvero po’ magico, alla scoperta di cantine, indicatemi dall’efficiente e ospitale Movimento Turismo del Vino dell’Umbria. Ma oltre le cantine, ho scoperto, a volte riscoperto, borghi, chiese, castelli e inaspettati musei come quello del Vetro a Piegaro e quello di Narni sotterranea.

Senza accennare alle tracce dei Cavalieri Templari e a quelli di Malta, che qui ancora risiedono nel Castello di Magione. Cavaliere anch’io, cavalcando una penna ed un taccuino, prima di raccontavi le tappe di questo lungo weekend, ringrazio l’Umbria con queste mie parole che, se volete, potreste chiamarle poesia.

UMBRIA D’AUTUNNO

Chiese e Castelli si tingono d’antico
mentre il cuore verde ruba l’oro ai suoi tramonti.
Le vigne ora sono strade ricamate 
e nelle etrusche cantine il  vino riporta
un caldo ricordo nelle vene.
E le foglie diventano farfalle.
Raffaele d’Argenzio, novembre 2022

A Orvieto, alla scoperta del vino degli Etruschi ai giorni nostri

La storia di Orvieto è, senza dubbio, segnata dal vino fin dall’epoca degli Etruschi, che per primi vi coltivarono la vite, intuendo peraltro le potenzialità del terreno tufaceo della zona per la vinificazione. Anche successivamente il vino ebbe una valenza notevole sul territorio se, come testimonia un importante documento conservato nell’archivio del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto proprio il vino veniva usato come moneta per il pagamento delle maestranze. Non di meno, oggi, il vino è prodotto simbolo del territorio, che gode, dal 1971, anche della Denominazione di Origine Controllata.

Il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto

La visita a Orvieto non può prescindere dal maestoso Duomo, una delle più importanti testimonianze architettoniche e artistiche del tardo Medioevo, in cui spiccano la facciata riccamente decorata e gli splendidi affreschi di Luca Signorelli, che adornano la Cappella Nova.

La Cappella Nova con gli affreschi di Luca Signorelli

Una passeggiata per il centro storico ci permetterà di scoprire la grande importanza rivestita da Orvieto in ogni epoca, di cui sono testimoni silenziosi i suoi numerosi monumenti, palazzi e musei. La visita a Orvieto, tuttavia, non può prescindere dalla conoscenza delle sue cantine e delle produzioni enologiche.

Il Duomo di Orvieto in tutta la sua bellezza

L’offerta enoturistica del territorio orvietano è particolarmente ricca. Noi di Weekend Premium, in collaborazione con il Movimento Turismo del Vino dell’Umbria, abbiamo visitato alcune cantine di Orvieto e della vicina Ficulle.

Umbria: Wine Weekend con Poesia a Orvieto e dintorni. Palazzone, cantina e boutique hotel con vista sulla città

Realizzata in un antico ospitale per pellegrini risalente al Trecento, Palazzone è cantina e boutique hotel, gestito dalla famiglia Dubini. La struttura, storica e dotata di tutti i comfort, è circondata dai vigneti, con una meravigliosa vista su Orvieto e su Rocca Ripesena, permettendo un soggiorno rilassante e di qualità. È possibile anche effettuare diverse esperienze degustative degli ottimi vini della cantina, che esprimono bene il carattere del territorio.

La cantina Palazzone si trova in un edificio del Trecento

Per informazioni e prenotare il soggiorno o una delle degustazioni proposte: www.palazzone.com

Alle Cantine Neri il vero “vino degli Etruschi”

Immersa nel verde delle colline orvietane, in un alternarsi di vigneti e oliveti, Cantine Neri firma una produzione boutique di vini bianchi e rossi, oltre a una apprezzata Muffa nobile, per cui l’azienda è nota anche all’estero. Il turista ha l’opportunità di fare interessanti visite guidate ai luoghi di produzione, tra cui un’antica tomba etrusca, usata per l’invecchiamento e degustazioni di vino e prodotti del territorio.

La sede delle Cantine Neri
È possibile prenotarle direttamente online sul sito www.cantineneri.it

Castel Noha, fra tradizione e innovazione

A pochi chilometri da Orvieto, nel territorio di Ficulle, la Cantina Castel Noha è il frutto del progetto enologico di Valentino Cirulli, che parte dalla tradizione vitivinicola umbra per combinarsi con una visione decisamente moderna della produzione e del ruolo della cantina. A caratterizzarla, l’uso di tecnologie all’avanguardia e la presenza di spazi per ristorazione, eventi e degustazioni. Castel Noha si presenta, dunque, come sintesi perfetta fra tradizione e innovazione.

Veduta di Castel Noha
Info e prenotazioniwww.castelnoha.com

Nella Tenuta Vitalonga nascono i vini bio

Alla Tenuta Vitalonga la tradizione etrusca del vino è ancora fortemente presente nelle antiche grotte e nella tecnica delle “viti maritate”, molto usata nella zona.  Passeggiando tra le vigne non è difficile imbattersi in conchiglie preistoriche che raccontano come un tempo queste terre fossero sommerse dal mare. Paesaggi unici, Vini rigorosamente bio che nascono in stretto contatto con il territorio e che lo rappresentano in ogni bottiglia.

I vigneti della Tenuta Vitalonga a Ficulle
Info e prenotazioni: www.vitalonga.itIl nostro wine weekend in Umbria continua. Nella seconda e ultima puntata andremo alla scoperta della tradizione vitivinicola del Lago Trasimeno, dei sui prodotti tipici e del Museo del Vetro, ci sposteremo poi al Castello di Magione, passeremo per Madrevite, per poi concludere la nostra avventura nelle splendide Narni e Amelia.