I 10 cibi più costosi del mondo

Rari, difficili da trovare, oppure perché crescono o vengono prodotti in particolari zone del mondo e per questo più ricercati e costosi. Alcuni cibi si gustano letteralmente “a peso d’oro”. Ma vi siete chiesti quali sono i cibi più costosi del mondo? Di seguito vi presentiamo una TOP 10. Naturalmente, non può mancare una delizia italiana.

1. Tartufo bianco d’Alba

È una delle delizie italiane “proibite” e ambite sulle tavole di tutto il mondo. Il Tartufo Bianco d’Alba è raro e costoso non solo per il suo gusto inconfondibile, dalle note piccanti e aromatiche, ma anche perché è impossibile da coltivare. Ha un aspetto liscio e chiaro, quasi latteo, con una polpa gialla con striature. Venduto nelle aste a peso d’oro, la sua quotazione è salita alle stelle dopo che un imprenditore di Hong Kong si è aggiudicato un tartufo di Alba di 1,5 kg a più di 160 mila dollari.

2. Miele Elvish

È il miele più costoso al mondo. E dalla sua incredibile storia si capisce subito il perché. Era il 2009 quando alcuni apicoltori della valle di Saricayir, nel nord est della Turchia, notarono uno strano via vai di api in una grotta. Qui, a 1800 metri di profondità trovarono ben 18 chili di questo miele unico al mondo e iniziarono a lavorarlo. La profondità e i minerali presenti nella grotta gli conferiscono un gusto particolare. Il primo kg è stato venduto a 45 mila euro. Oggi, invece, il prezzo è calato a cinquemila euro al chilo. Si trova in confezioni da 250 grammi.

Il prezioso Miele Elvish, si produce nelle grotte nel Nord Est della Turchia

3. Caffè Kopi Luwak

Viene dall’Indonesia ed è il caffè più pregiato del mondo, anche se la sua origine non è delle più edificanti. Il Kopi Luwak si ricava infatti dalle bacche parzialmente digerite e poi…espulse dall’intestino dallo zibetto delle palme. Naturalmente, prima di venire messo in commercio, viene ripulito. Il suo prezzo varia da 650 a 2500 euro al chilo. La versione più cara è quella vietnamita. Negli ultimi anni gli animalisti sono insorti per come gli zibetti vengono catturati e rinchiusi in gabbie per la produzione del prezioso caffè.

Il pregiato caffè Kopi Luwak si ottiene dalle bacche digerite dello zibetto

4. Formaggio Pule

Si vende per circa 1300 euro al chilo ed è in formaggio più caro e introvabile del mondo. Viene prodotto nella zona della Serbia e del Montenegro e il suo prezzo esorbitante è fato dal tempo e dalle materie prime utilizzate per la sua produzione. Per produrne un solo chilo occorrono infatti ben 25 litri di latte d’asina dei Balcani.

5. Caviale Almas

Il caviale è sempre stato simbolo di cibo raro e costoso, ma ce n’è uno in particolare che viene considerato il più caro del mondo. È il caviale Almas, una varietà di caviale Beluga prodotto dallo storione centenario albino. Dal tipico colore bianco, viene prodotto in Iran e venduta in Europa esclusivamente da The Caviar House & Prunier con sede a Piccadilly Circus, a Londra. Si trova in una confezione in oro 24 carati a 22.500 euro al chilo. Meno costoso il caviale Beluga proveniente dal Mar Nero e dal Mar Caspio, venduto a “solo”, 7000 euro al chilo.

Il prezioso Caviale Almas si vende in una confezione d’oro

6. Melone Yubari King

Il melone più costoso del mondo, con cifre che possono arrivare anche a 20 mila euro, è lo Yubari King, che si coltiva nella piccola città di Yubari, da cui prende il nome, sull’isola di Hokkaido, in Giappone. Ogni anno ne vengono coltivati solo pochissimi esemplari che vengono letteralmente “coccolati”, massaggiati e lavati più volte al giorno. I primi vengono poi venduti all’asta, dove raggiungono prezzi record. In Giappone vengono annoverati tra i doni di lusso.

I meloni Yobari King, si vendono a coppie e a peso d’oro

 7. Nidi di rondine

Sono una specialità della cucina cinese e probabilmente in Italia non ci sogneremo mai di mangiarli! I nidi più pregiati sono quelli costruiti dalle salangane, e vengono costruiti sulle pareti più nascoste e inaccessibili di grotte e anfratti, utilizzando la particolare saliva di questi uccelli. Per costruirne uno occorrono circa 30 giorni. Tutte queste caratteristiche fanno lievitare il loro prezzo, che può arrivare anche a 7200 euro al chilo.

I nidi di rondine, una prelibatezza della cucina asiatica

8. Zafferano

Tra i cibi più costosi del mondo c’è anche lo zafferano, che siamo abituati a trovare anche sulle nostre tavole in uno dei piatti più famosi d’Italia, il risotto alla milanese. Si ricava dallo stimma del Crocus sativus, ma a renderlo particolarmente costo, si va da 700 a 8000 euro al chilo, è la sua lavorazione. Per ottenere un solo kg, infatti, servono ben 150 mila fiori e circa 40 ore di lavoro. Lo zafferano più pregiato è quello iraniano, dal colore rosso intenso, il cui costo oscilla da 15 a 40 euro al grammo. Una curiosità: all’epoca della colonizzazione spagnola nei Caraibi, il prezzo dello zafferano era uguale a quello dell’oro.

Raccolta di fiori di zafferano in Iran

9. Angurie Densuke

Le angurie più costose del mondo arrivano ancora una volta dal Giappone. Crescono infatti solo a nord dell’Isola di Hokkaido e sono caratterizzate dal tipico colore nero. Difficili da coltivare, sono famose e apprezzate per la loro dolcezza, sempre equilibrata e mai eccessiva. Come per i meloni, anche le Deisuke sono spesso protagoniste delle aste, dove si è raggiunta la cifra record di 580 euro al chilo. Per una sola anguria un imprenditore è arrivato invece a spendere ben 5500 euro.

Le angurie nere Densuke, arrivano dal Giappone

10. Funghi Matsutake

Questi rari e costosi funghi appartengono alla stessa famiglia dei porcini ma sono molto più rari e crescono solo in alcune zone del mondo, tra cui Giappone, Cina, Corea, Stati Uniti, Canada, Finlandia e Svezia. La varietà più rara è tuttavia la “pino rosso” che cresce nei boschi del Giappone solo in alcuni periodi dell’anno. A causa di un insetto che se ne ciba, questo fungo è diventato ancora più raro e il suo prezzo è ulteriormente lievitato: può arrivare infatti a 2000 euro al chilo.

I funghi matsutake appartengono alla famiglia dei porcini, ma sono molto più rari e costosi

Vi abbiamo presentato i 10 cibi più costosi del mondo. Ma che cosa succederebbe se diventassero ingredienti di piatti di lusso, a loro volta abbinati ad altri ingredienti altrettanto costosi? Ve lo racconteremo nella prossima puntata.




La dolcezza che viene dalla natura

Lo zucchero bianco non solo è ricco di calorie, ma un consumo elevato può portare a malattie come diabete, osteoporosi e obesità. Per disincentivare il consumo delle bevande e degli alimenti che ne contengono in grande quantità, in Gran Bretagna è persino entrata in vigore una tassa che aumenta il prezzo di prodotti che ne contengono.

Il comune zucchero si ottiene dalla barbabietola che però, durante il processo di raffinazione, viene cotta, raffreddata, centrifugata, filtrata e sottoposta a processi di decolorazione e ricolorazione in bianco, per cui si utilizzano calcio, anidride carbonica e acido solforoso. Il risultato è che lo zucchero ottenuto è privo di vitamine e sali minerali contenuti nella barbabietola, ma ricco di calorie.

Dobbiamo rassegnarci ad assumere cibi e bevande amare, allora? Niente affatto. L’alternativa viene dalla natura, che fornisce dolcificanti non trattati che hanno anche il vantaggio di conservare le sostanze nutritive. Il loro potere dolcificante, poi, è superiore allo zucchero e le calorie introdotte, quindi, molto inferiori.

Per esempio, il succo di agave si ottiene dalla pianta agave blu messicana. La vera differenza, però, consiste nel metodo di estrazione. Quella “a freddo”, cioè a temperatura ambiente, consente di conservare le vitamine e i sali minerali contenuti nella pianta. L’estrazione a caldo, invece, consente di ottenere uno sciroppo dal potere dolcificante superiore, ma senza i benefici delle sostanze, che vanno perse nel processo di lavorazione.

Diffusi ormai ovunque anche i dolcificanti a base di stevia, una pianta originaria del Sud America. Il suo potere dolcificante è molto elevato. Si possono utilizzare direttamente anche le foglie essiccate, allo stesso modo di quelle di tè. Il lato negativo è il forte retrogusto di liquerizia, che può alterare, per esempio, il sapore dei dolci quando si utilizza nella loro preparazione.

Il miele è conosciuto fin dall’antichità non solo per il suo potere dolcificante, ma anche per essere un alimento completo e benefico per la salute. Assunto la sera con un po’ di latte caldo ha un effetto rilassante. Un cucchiaino in caso di afte e ferite alla bocca esercita un’azione analgesica.  Cautela per chi è allergico al veleno delle api perché la sua assunzione può attivare gli antigeni.

Ultimo arrivato, è l’amasake che si ottiene dalla germinazione del riso bianco ed è molto utilizzato come dolcificante in Giappone e nella cucina orientale in genere. È molto ricco di vitamine e sali minerali.

Pudding al miele d’arancio

Ingredienti

  • 150 gr di farina
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 130 gr di burro
  • 80 gr di mollica di pane
  • 2 uova
  • 50 gr di miele millefiori
  • 100 ml di latte intero
  • 180 gr di miele d’arancio
  • Sale q.b
  • Arancia candita q.b
  • Panna per dolci

Setacciate in una terrina la farina e la bustina di lievito. Passate nel mixer la mollica di pane e aggiungetela al composto. In un’altra terrina montate il burro, il miele millefiori e un pizzico di sale. Aggiungete successivamente un uovo alla volta. Unite al composto con il pane e la farina, poi mescolate bene con il latte fino a ottenere un composto omogeneo. Prendete circa 8 stampini per budino senza scanalature dalla capacità di circa 1 dl e rivesti teli con una base di miele di arancia e con i pezzetti di arancia candita. Suddividete il composto negli stampini. Copriteli con la carta da forno, fermatela con uno spago e mettete a cuocere al vapore per 40 minuti. Una volta intiepiditi, sfornate i pudding nelle coppette per il dessert e decorate con un cucchiaio di panna montata.

 

 

 




Ricetta della Settimana: I Maritozzi marchigiani

I maritozzi sono un dolce tipico di Roma e del Lazio dalle origini antichissime. E’ stato importato nelle Marche dalla campagna laziale dove, alla fine dell’800, i primi braccianti marchigiani si recavano a lavorare per dissodare i campi. Si racconta che le donne lo stivavano nelle bisacce di pelle o di stoffa dei braccianti che, lontano da casa per tutto il giorno, dovevano portare con sé l’essenziale per nutrirsi.

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Sia per la lunga conservazione che per la completezza della tabella nutrizionale, poteva considerarsi un vero e  proprio pasto. Già al tempo dei Romani esistevano delle pagnotte che erano addolcite con l’aggiunta di miele e uva passa. Da questo “pane dolce” probabilmente derivano i maritozzi.

Ingredienti:
550 g di farina
200 g di farina manitoba
25 g di lievito di birra
120 g di zucchero
250 g di latte tiepido
1 cucchiaio di miele
50 g di olio di semi
3 uova
1 cucchiaio di semi di anice
40 g di vino cotto
Latte zuccherato per spennellare
Scorza d’arancia grattugiata q.b.

maritozzi

Preparazione:
Prima fase: sciogliere il lievito nel latte, aggiungere il miele, lo zucchero e l’olio, mescolare, aggiungere infine le farine e impastare, coprire con la pellicola e lasciare lievitare a temperatura leggermente calda per circa sei ore.
Seconda fase: riprendere l’impasto e aggiungere i semi d’anice, le uova leggermente sbattute, la scorza d’arancio e il vin cotto. Questo secondo impasto è più semplice se si usa l’impastatrice, a mano risulta un po’ faticoso. L’impasto deve risultare non appiccicoso. Una volta impastato bene coprire con la pellicola e lasciare lievitare fino al raddoppio.
Terza fase: dividere l’impasto in porzione da 80 g, dare ai panetti una forma a filoncino, adagiarli nella placca del forno ricoperta di carta da forno, lasciarli lievitare fino al raddoppio. Una volta lievitati spennellarli con latte zuccherato e infornarli a 200° per 15 minuti.

maritozzi

Segreto dello chef:
Appena sfornati e ancora caldi è necessario spennellarli ancora con latte zuccherato e cospargerli di zucchero semolato prima di servirli.

Vino consigliato:
Il Moscato Rosa Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito è un vino che si presenta dal color giallo dorato carico con riflessi ambrati. Il suo aroma profuma di bouquet intenso, agrumato, muschiato di frutta candita e frutta fresca. Ha un gusto pieno e dolce, morbido, equilibrato con lunga persistenza gusto olfattiva, armonico. Nel finale si possono assaporare sensazioni di miele e camomilla.